5. GESÙ È MAESTRO DI VERITÀ, DI SANTITÀ, DI GRAZIA
Nessuno si costruisce una santità senza Gesù
Domenica III dopo l’Epifania, Festa del Divin Maestro, Meditazione
Castel Gandolfo, 27 gennaio 19631
Oggi festa di Gesù Maestro, e leggiamo il Vangelo [secondo] san Matteo, capo XXIII:
«In quel tempo Gesù, parlando alle turbe e ai suoi discepoli, disse: Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Fate dunque e osservate tutto ciò che vi dicono ma non imitate le loro opere, perché dicono e non fanno. In verità mettono insieme pesanti fardelli, difficili da portare e li mettono sulle spalle degli altri; ma essi non vogliono toccarli neppure con un dito. Fanno poi tutte le loro opere per essere veduti, perciò portano filatterie più larghe e frange più lunghe. Amano i primi posti nei conviti e i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze ed essere chiamati maestri dalla gente. Non voi fatevi chiamare maestri. Uno è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno sulla terra padre: uno solo è il Padre vostro, colui che abita nei cieli. E non fatevi chiamare maestri, perché uno è il vostro Maestro»2.
Certamente che chi sente questo la prima volta, si domanda: Ma i maestri sono tanti. I maestri, quelli che noi chiamiamo tali, sono maestri che potrebbero essere chiamati, e sarebbe meglio che fossero chiamati, insegnanti.
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Primo luogo: Gesù è il Maestro unico, perché? Perché egli è tutta la sapienza, è lui la verità. E questo nessuno può esserlo. Uno può far dei ragionamenti propri, avere dei pensieri propri, e aver anche studiato e formarsi dei sistemi di pensare… ma se andiamo nella verità, allora andiamo in Gesù, perché è lui la verità; ma se non andiamo nella verità, noi siamo fuori di Gesù e cioè noi non stiamo nella verità. Quindi solo Gesù è la verità, e quindi uno solo è il vostro Maestro, Cristo, «magister vester unus est, Christus».
In secondo luogo, Maestro, Gesù, unico Maestro. Perché non faceva come gli scribi e i farisei che insegnavano: E sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei, sì, ma – dice Gesù – non facevano quel che insegnavano. L’insegnamento migliore è prima con i fatti, con le opere, con le virtù. Gesù ha vissuto la sua vita terrena, e per trent’anni una vita privata in cui esercitava tutte le virtù, e ha dato molta più importanza all’insegnamento degli esempi, il contrario di quello che avveniva degli scribi e i farisei: Dicono e non fanno, ha affermato Gesù, e danno tanti consigli spirituali e poi non li praticano, non li praticano. E volevano e esigevano delle penitenze, delle austerità, e intanto essi non seguivano, cioè non facevano le penitenze, le mortificazioni; sì, si mostravano digiunanti all’esterno, ma poi questa era una ipocrisia perché poi si nutrivano in altre maniere. Oh, allora è l’unico, Gesù, perfetto! E quindi lui solo ha dato l’esempio di una vita santissima: perfetto come è il Padre celeste: Chi vede me, vede il Padre [cf Gv 12,45], vede Dio… rifletteva tutta l’immagine di Dio, ed egli Dio stesso!
Ora questo insegnamento della più alta santità è solo in Gesù. E anche i santi sono quelli che han copiato qualcosa di Gesù, ma non raggiungeranno mai l’altezza di santità di Gesù. Come i predicatori, noi che predichiamo, non predichiamo cose nostre: predichiamo, e cioè siamo ripetitori di quello che ha detto Gesù. E nessuno pensi che viene da noi, nessuno pensi se ragioniamo bene o male: noi diamo quel che dice Gesù, che è la verità. E volete confutare il Vangelo? Sarebbe pretesa di confutare nostro Signore Gesù Cristo. Lui
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solo è il Maestro di santità: e prima ha fatto, e per trent’anni ha fatto, e solo tre anni ha insegnato, perché è più importante fare che parlare.
Poi Gesù ha un’altra caratteristica per cui è Maestro unico. Possiamo consigliare alle anime le vie della santità, ma possiamo dare a loro la grazia? No, solo Gesù. Ma, e il prete non deve pregare? Sì, prega, ma la grazia deve darla Gesù: quindi non viene da noi, viene da Gesù perché si prega; ma proprio la grazia, la forza per vivere quello che abbiamo consigliato, viene da Gesù. E chi mai dei maestri può dare la grazia? Nessuno. Tutti gli altri sono insegnanti, ma per essere Maestro perfetto bisogna esser via, cioè prima dare l’esempio; e verità, e cioè tutta la verità, la verità infallibile, Dio stesso; e, terzo, vita, cioè la grazia per fare. Non c’è altro Maestro che questo.
Non chiamate nessuno sulla terra padre, uno solo è il Padre vostro. Perché non chiamarlo, il nostro padre, con questo nome? Perché solo Dio ha creato il tutto, è solo lui che crea l’anima. Cioè lo si può chiamare padre, come si chiama maestro colui che fa scuola. Ma tutto viene da Dio, e la stessa nostra anima viene creata dal Signore e infusa nel nostro corpo: quello è il Padre perfetto. E così come non merita del tutto il nome di padre colui che ci ha dato la vita, ma asservito a Dio soltanto; così come insegniamo: perciò non fatevi chiamare maestri, perché uno è il vostro Maestro. Maestri nel senso di insegnare sì, maestro nel senso perfetto, no! Se insegniamo qualche cosa, cioè insegniamo qualche verità, presentiamo Dio che è la verità stessa. Oh! comprenderlo sempre di più. E perciò, ecco, volerlo seguire.
Però sempre notare che noi possiamo sentire delle ottime cose ma ci vuole sempre, per farle, la grazia di Gesù! La grazia di Gesù è quella che ha fatto sentir la vocazione, ed è la grazia che ha portato a corrispondere. Se no, uno vedrebbe la cosa bella… ammirarla, ma non farla. Se poi si è entrate nella propria vocazione, per capire bene dove sta la perfezione, dove sta l’osservanza della povertà, castità, obbedienza, sempre ci vuol la grazia a capire, ma soprattutto ci vuol la grazia a fare.
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Perché possiamo ammirare le persone obbedienti, ammirare le persone piene di carità, possiamo leggere dei libri sublimi, secondo noi, ma se poi non vi è la grazia in noi, la luce di Dio, non faremo niente. Come se uno sentisse uno che canta molto bene e non apre neppur la bocca. Occorre che noi abbiamo sempre l’infusione della grazia, lo Spirito Santo, lo Spirito Santo… Quindi, anche se leggiamo il Vangelo, che è la Parola di Gesù Cristo, la Parola ispirata, quindi Parola che viene da Dio, se noi lo ammiriamo quel che viene letto nel Vangelo… però per praticarlo ci vuole sempre la grazia. Non solamente essere istruiti, ma portati a fare, a vivere.
Se non capiamo alle volte cose che altri capiscono in riguardo allo Spirito, chiediamo al Signore la grazia di capire e soprattutto di fare. Quando uno ha avuto la vocazione, per viverla, oh!, si può vivere alle volte la vita religiosa così all’ingrosso, alla buona, come si direbbe; ma non merita che si dica alla buona: non è alla buona, è alla cattiva, quando si trascura di qua, si trascura di là… quando non si è delicati nella vita comune, nella carità vicendevole, delicati nell’osservanza della povertà, delicati di coscienza riguardo ai pensieri, i sentimenti interni… oh, l’obbedienza si fa così così! Bisogno di maggior luce, bisogno di grazia di fare. Sì, star sempre umili: Signore, illuminami. Ma non solamente fammi conoscere, ma dammi la grazia di volerlo e di farlo bene… volerlo e far bene!.
Basterebbe una pagina del Vangelo per farsi santi: per esempio, le beatitudini [cf Mt 5,3–12; Lc 6,20–23]. Ma è che comprendiamo bene il significato intimo delle beatitudini, e che poi cerchiamo di vivere le beatitudini con la grazia di Gesù, con la sua misericordia. Nessuno si costruisce una santità senza Gesù: «Sine me nihil potestis facere» [Gv 15,5], senza di me non fate nulla, non potete fare; ma con Gesù tutto, tutto possiamo fare… sì, tutto. E allora desiderare cose grandi, sublimi, ma pensare che deve operarlo Gesù in noi, Gesù in noi. E noi andar disponendo il cuore nell’umiltà e nella fede: umiltà che non possiamo niente, fede che Gesù può tutto in noi e ci può trasformare come ha trasformato san Paolo.
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In pochi minuti san Paolo si è arreso: Allora che cosa vuoi che io faccia, Gesù? [cf At 9,6;22,10]. E ascoltò ciò che Gesù gli disse e divenne santo e apostolo grande, ebbe doni grandi, sublimi. Che noi abbiamo le buone disposizioni di fede e di umiltà.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 138/62 (Nastro archivio 134c. Cassetta 134bis, lato 1. File audio AP 134c). Titolo Cassetta: “Gesù è l’unico maestro: è la verità”.
2 Vangelo: Mt 23,1–10. Il PM cita e commenta il brano.