Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. I GIORNI MIGLIORI DELL’ANNO
Determinare il fine e come vivere gli Esercizi
Esercizi Spirituali, Istruzione iniziale
Ariccia (Casa Divin Maestro), 31 luglio 1963
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Gesù Maestro aveva mandato i suoi discepoli a predicare nei vari paesi dove egli intendeva di arrivare, e i discepoli hanno compiuto bene la loro missione. Ritornando, raccontavano quello che avevano trovato e come erano stati ricevuti; Gesù li ascoltò, poi conchiuse così: Venite in un luogo solitario. Riposatevi un po’ dal lavoro fatto [cf Mc 6,31]; e il riposo era essenzialmente la preghiera e la riflessione, così come un ritiro… ritiro che sarà stato un po’ più lungo o un po’ più breve.
Ecco, anche voi avete compìto la vostra missione in questo anno, dall’ultimo corso di Esercizi ad oggi, e molto avete lavorato in varie occupazioni. Ecco che Gesù vi ha invitate: Venite in luogo solitario, riposatevi un poco. Riposo in Dio, con Dio, ecco, riposo dello spirito. Se nel corso dell’anno si è trattato con molte persone, si ebbero le relazioni di famiglia ed altre, ora il discorso, la conversazione è con Dio, con Gesù. Questi sono i giorni belli, i giorni migliori dell’anno: dedicati
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intieramente a che cosa? A ciò che è eterno, ciò che è la nostra salvezza, la nostra santificazione, sì. «Ecce nunc tempus acceptabile» [2Cor 6,2], ecco il tempo che vi dà il Signore per gli interessi dell’anima; «ecce nunc dies salutis»: e sono i giorni in cui noi maturiamo la nostra santificazione, i giorni degli Esercizi. Sono i giorni più belli, più preziosi della vita! Allora, con animo generoso, anche se si richiederà qualche sacrificio, con animo generoso accogliere questo tempo che il Signore vi concede.
Che cosa sono gli Esercizi? Che nome hanno? Esercizi sono esercizi, e cioè sono quei giorni in cui noi ci esercitiamo in tre cose: cioè riflessione, la mente; e secondo: la preghiera, il cuore, la pietà, il parlar con Dio; e poi la pratica delle virtù, e cioè di quello che il Signore vi chiederà: per esempio la silenziosità, la bontà di animo, il raccoglimento, sì. Sono esercizi, in sostanza, di riflessione e di preghiera e di virtù, cioè di opere buone, opere di preghiera… l’orario, la silenziosità e poi tutto quello che serve per la santificazione. Sì, che possiate avere questi giorni sereni, sotto lo sguardo di Dio. Ecco, siete arrivate vicino al tabernacolo, siete arrivate a Gesù che in questi giorni vorrà parlare con voi e vorrà sentire voi, quello che voi volete dirgli, specialmente i problemi spirituali e i problemi della vita. Gesù! Si degna di stare con noi: «Vobiscum sum omnibus diebus» [Mt 28,20], sono con voi ogni giorno, Gesù. Ed egli di qui vuole illuminare, vuole illuminare ogni anima nostra perché comprendiamo quello che egli vuole e quello che è più utile per la nostra anima, la nostra santificazione e salvezza. Come la Maddalena si è ritirata con Gesù in un ambiente un po’ appartato per sentire e per parlare con Gesù, ecco, così vi raccogliete con Gesù per parlare con lui e sentire lui e domandargli quello che ogni anima ha bisogno di ricevere.
E vi è Maria, che vi ha attese. Ecco, le sue mani sono piene di grazie: sono preparate le grazie per ogni anima, anima vostra. È la Madre, essa, la Madre! Come ella ama ogni anima! Noi siamo figlioli di Maria, e questa Madre quanto ci ama! Se conoscessimo bene il suo cuore!
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Poi san Paolo. San Paolo che è il nostro protettore, padre e maestro: protettore per intercedere per noi, padre in quanto siamo… e l’Istituto ha come questa sua paternità; e poi maestro di ogni sapienza, di ogni santità, di ogni opera di zelo, di ogni apostolato, sì.

Perciò, adesso, cominciando gli Esercizi, non siamo venuti e non siete venute così, senza un determinato scopo, cioè un determinato fine: siete venute per qualche cosa, sì. Ora gli Esercizi Spirituali devono avere un fine. Ciascheduna ha da proporsi un fine: che cosa voglio ottenere in questi giorni? Cosa voglio in questi giorni dire al Signore, e quali grazie chiedere al Signore, e come prepararvi per le grazie? Esercizi vari, secondo la condizione spirituale di ogni anima.
Primo luogo: gli Esercizi possono essere di conversione. Un’anima che ha bisogno di Dio, un’anima che si è separata da Dio e sente il bisogno di Dio, sente che è la pecorella smarrita… la pecorella smarrita: vagando di qua e di là senza accompagnare il buon Pastore il quale guidava il gregge. E possiamo anche paragonarci al figliol prodigo, allontanatosi dal Padre, caduto nella miseria spirituale e morale e fisica, anche! Oh, bisogno di Dio! Bisogno che il figlio ritrovi suo Padre, che la pecorella sia ritrovata da Gesù… e Gesù come ha trattato la pecorella smarrita? Se l’è messa sulle spalle per riportarla all’ovile. Gesù cosa vuol dire [con l’espressione] sulle sue spalle? Ha preparato le grazie, e vuole di nuovo che la pecorella lo segua e quindi cammini insieme al gregge, cammini verso la santificazione: cambiamento [cf Lc 15,1–7.11–32]. Gli Esercizi possono essere di conversione.
Secondo: possono essere gli Esercizi, invece, di scelta dello stato, cioè lo studio della vocazione. E cioè che, dopo giorni di preghiera e di riflessione… inoltre il consiglio, ecco, in modo che gli Esercizi servono a orientare definitivamente la vita: la scelta dello stato, quello che il Signore vuole per la santificazione, ecco. Tutti sono chiamati alla santificazione, ma chi in uno stato e chi in un altro; e chi nella santificazione avrà più grazie perché adopera i mezzi più efficaci,
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e chi invece avrà altre grazie secondo la preghiera, la prudenza e tutte quelle attitudini, quelle vie che servono alla nostra santificazione, alla nostra salvezza eterna. Si tratta della salvezza eterna: si tratta non di guardare avanti a una vita di cinquanta, sessanta, e vogliate anche – se al Signore piacerà – ottanta o novanta o cento, ma di là, guardare di là dai cento anni; dai cento anni, se supponiamo che il Signore voglia darveli, là si entra nell’eternità: non cento milioni di secoli ma l’eternità.
Terzo luogo: gli Esercizi possono essere ordinati a ottenere fortezza. Dopo tanti propositi, dopo tante decisioni, dopo le professioni, si è camminato o si è, così, proceduto con la tiepidezza, la freddezza, trascuranza? Occorre domandare la virtù cardinale, la fortezza! Ecco, non solo la giustizia e la prudenza ma la fortezza; poi questa fortezza sarà accompagnata dalla prudenza e non solo, ma anche dalla temperanza. Bisogno di fortezza… Perché non abbiamo ancora tagliato certi fili che ci tengono legati? Quel passero è legato da un piccolo filo, ma il ragazzo che lo ha legato al piedino, l’uccello, non lo lascia lanciarsi nel volo, lo tiene come prigioniero; e [così] quest’anima che non ha finito con il romperla con certi difetti, certe tendenze, eccetera, non ha ancora rotto quelle abitudini… allora è necessario ottenere in questi giorni la fortezza! Che se poi si sono già fatti degli sforzi per superare alcune difficoltà, che può essere anche alle volte una sola difficoltà, allora ecco abbiamo bisogno di raggirare l’ostacolo, raggirare l’ostacolo: se non riusciamo a vincere in quel punto, passiamo a un’altra cosa, a un’altra virtù… passare all’amor di Dio, passare allo spirito di fede, passare alla fiducia in Dio. E allora, se abbiam trovato un ostacolo che abbiam finito con il dire: Ho sempre i medesimi difetti, passare d’accanto e camminare… spirito di fede: ho fiducia nella misericordia e nella grazia di Dio che è poi, questo, per la speranza; e poi nell’amore a Dio, nell’anima tesa verso il Signore, verso la santità. E poi allora l’ostacolo sarà superato. Quindi, anime che hanno bisogno di ottenere in questi giorni il dono della fortezza.
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Camminare… camminare! La vita nostra non può essere sempre piatta, orizzontale; la nostra vita deve essere una crescita: fu seminato il più piccolo granello, sì, nel terreno, ma quel piccolo granello si è sviluppato… è nata quella semente e va crescendo e si alza e diviene una pianta, un albero, sì. Ecco, la grazia del Battesimo che abbiamo ricevuto deve crescere! Perché la santità è lo sviluppo della grazia del Battesimo; lo sviluppo, in maniera che si cresca ogni giorno. E Gesù che cosa ha detto? Sono venuto a portarvi la vita, cioè la grazia, ma abundantior2 [cf Gv 10,10], perché vi facciate santi, e più santi… più santi. Allora, anime che sentono ora il bisogno di maggior santità. E cosa ha detto Gesù alla Samaritana? Ecco, se tu mi avessi chiesto l’acqua… ecco, a me! Ma darò l’acqua che sale alla vita eterna [cf Gv 4,10.14], l’acqua, cioè la grazia, che sale alla vita eterna, e cioè: se siamo già santi, più santi! «Qui sanctus est, sanctificetur adhuc»3 [cf Ap 22,11].
Vedere se, in terzo luogo, noi abbiamo compìto quello che si richiede, il complesso delle cose, quello che si richiede per vivere perfettamente la vita religiosa secondo il vostro stato, e cioè l’osservanza delle Costituzioni e la pratica dell’apostolato. Osservanza delle Costituzioni: perché una volta che si è professato, la via della santità è quella, segnata dalle Costituzioni; ed è sicura, piace a Dio, è approvata dalla Chiesa: che cosa ci vuole di più? Non andar troppo in cerca di predicatori e di confessori e di libri, ma le Costituzioni hanno già decisa la vita, e si ha da meditare ogni articolo delle Costituzioni e compiere quello che nelle Costituzioni si dice riguardo all’apostolato.

Perciò, ciascheduna deve proporsi il fine di questi Esercizi: cosa voglio ottenere? cosa aspetta da me il Signore? Sì. Determinato bene il fine, cosa si ha da fare? Tre cose si hanno da fare.
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In primo luogo, la voce di Dio, sentire la voce di Dio. Ci sono le prediche, ci sono i buoni libri, ci sono le ispirazioni di Dio, ci sono i consigli che vengono dati in qualche maniera, ci sono le conferenze, ecco. Allora, in primo luogo questo: essere illuminati… essere illuminati. Specialmente la fede, le verità di fede; e tra le verità di fede, quella da tenersi presente come principio: perché son creato? Per conoscere, amare e servire il Signore, e goderlo in eterno al di là: la felicità eterna allora. Ecco, abbiamo da considerare proprio questo: siamo usciti dalle mani di Dio, siamo venuti su questa terra a fare qualche cosa, e poi lasciamo la terra e ritorniamo a Dio. Ma siamo usciti dalle mani di Dio, e forniti poi della sua grazia per santificar la vita; e poi arrivare alla fine, presentarci a Dio: come abbiamo fatto, come abbiam speso i nostri giorni? Gesù disse lo stesso, se possiamo esprimerci… dice Gesù: Sono venuto dal Padre, sono venuto in questo mondo – è venuto a fare la sua missione di redenzione dell’umanità – e di nuovo lascio il mondo e ritorno al Padre [cf Gv 16,28]. Così. [Avere] presente questo: la vita, il concetto della vita; il concetto della vita: quel tempo, quelle grazie che noi dobbiamo usare per tornare a Dio, ma ricchi di meriti… ricchi di meriti. Non pensiamo solo alla vita che può durare più o meno… lunga, più anni o meno anni, ma quello che importa è tornare al di là, al sicuro. Conoscere, amare e servir Dio… e godere Dio per tutta l’eternità: prepararsi il posto lassù. Quindi considerare la vita sub specie aeternitatis4, sotto la luce dell’eternità. Questi pensieri che devono dominare! Eh, ci sono tante ragioni, tante considerazioni umane: e il mondo e i parenti e le tentazioni e il diavolo che tenta! La fede deve tenerci illuminati: qual è la via che devo tenere per giungere là? Ecco. Questo è il pensiero dominante degli Esercizi.

Poi pregare: pregare Maria, pregare san Paolo, pregare Gesù Maestro. Prima della istruzione al mattino, dire la preghiera
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che nel libro ha il titolo il Segreto di riuscita5. E adoperate abbondantemente il libro delle preghiere che usiamo a San Paolo6. Poi, alla sera, prima dell’istruzione, si può recitar la preghiera per una morte santa, cioè il nostro ritorno al Padre celeste. Che cos’è la morte? È il ritorno al Padre celeste, è il ritorno a Casa del Padre: Padre nostro che è nei cieli. Così va considerato… Oh, quindi molta preghiera. E vi sono da una parte la via crucis e dall’altra parte i misteri del rosario, sì: così, anche passeggiando, si può pregare7. Quindi domini la preghiera, e i rosari e poi tutte le altre orazioni che siete abituate anche singolarmente a recitare.
Il compito quindi complesso degli Esercizi sarà questo: purificarci. Abbiamo qualche debito con Dio? Abbiamo bisogno della Confessione? Questo, ecco: purificare l’anima nostra. Diceva il libro che stavo meditando questa stamattina: la più bella grazia è di capire il grave male che è il peccato: allora uno prende orrore dal peccato e detesta ogni mancanza che c’è stata, e fugge con tutte le forze dal peccato, dalle occasioni di peccato e dalle tentazioni o interne o esterne. Una, la più bella grazia, dice, è di concepire un orrore profondo al peccato8.
Secondo, poi, in questi giorni arricchirsi di grazia, di santità. Oh! Passare otto giorni con Gesù Cristo, sì, con Gesù: e «per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor, et gloria»9. Glorificare Dio, ringraziare Dio che siamo qui! Sue creature che egli ama, e che ci vuole in paradiso felici. Ci ha creato per questo, perché noi lo glorifichiamo… e glorificandolo: la
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nostra felicità eterna… per il paradiso, per il paradiso. Come è buono il Signore! Che cosa ci ha preparato? Ecco: paradiso!
Quindi in questi giorni santificarsi. Sì, unione a Dio. E consigliarvi anche per quei mezzi che volete adoperare per maggiore santificazione, per il progresso spirituale.
Oh! Otto giorni, quindi, dedicati intieramente all’anima. Nel corso dell’anno si è occupati e preoccupati di molte cose, qui occupati e preoccupati solo della salvezza eterna e della santificazione. Questo è il problema, questo è da risolversi in questi giorni di Esercizi.

Sia lodato Gesù Cristo.

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1 Nastro originale 151/63 (Nastro archivio 139a. Cassetta 139, lato 1. File audio AP 139a). Titolo Cassetta: “Che cosa sono gli Esercizi Spirituali e condizioni per farli bene”.
Questo Corso di Esercizi è stato il primo vissuto nella Casa Divin Maestro di Ariccia dalle Apostoline. Si tenne nei giorni 31 luglio – 8 agosto, insieme alle Pie Discepole addette al servizio sacerdotale. Fu predicato, oltre che dal Fondatore, da don Luigi Lenta (1908–1997) e da don Luigi Rolfo (1910–1986), paolini; le quattro meditazioni comuni del PM, come la presente, sono già state pubblicate dalle Pie Discepole in APD 1963, pp. 312–329; 338–351. Con le Apostoline, erano presenti anche otto ragazze interessate alla vita religiosa, motivo per cui il PM dettò anche per loro alcune meditazioni più specifiche sulla scelta dello stato di vita.

2 Il testo latino dice: «Ego veni ut vitam habeant, et abundantius habeant». In latino la desinenza del comparativo può terminare in –ius e in –ior.

3 «Il santo si santifichi ancora».

4 Locuzione latina che letteralmente significa: sotto l’aspetto dell’eternità. Formula, usata per lo più in filosofia, con la quale si intende dire: guardare le cose dal punto di vista dell’eternità.

5 Cf Preghiere, ed. 1957, pp. 124–125; ed. 1985, pp. 193–194.

6 Ossia, il libretto che si usa nella Famiglia Paolina.

7 Si riferisce agli spazi esterni della Casa Divin Maestro, dove si trovano appunto le edicole marmoree della via crucis e dei 15 misteri del rosario, ai lati della casa.

8 È alquanto probabile che si tratti del volume di spiritualità del padre saveriano Amato Dagnino, stampato dalle Edizioni Paoline. Cf AMATO DAGNINO, La vita interiore, op. cit., pp. 239; 245. In particolare, l’autore afferma: «Il sacerdote non dimentichi che capire l’infinita malizia del peccato è la più grande grazia che il Signore possa concedergli».

9 «Per lui, e con lui, e in lui, è a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria».