Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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15. «PER IPSUM, CUM IPSO ET IN IPSO»
C’è una sola via per la santità: è Cristo
Meditazione, Torino (SAIE), 25 luglio 19631


[…] e della sera. La Chiesa desidera che noi tre volte al giorno ci rappresentiamo l’inizio, il principio della redenzione2, e cioè l’apparizione dell’arcangelo san Gabriele a Maria annunziando che stava per compiersi la redenzione. E difatti si iniziò: «Ecce ancilla Domini: fiat mihi secundum verbum tuum. Et Verbum caro factum est: et habitavit in nobis». E Maria si dichiarò la serva di Dio e il Figlio di Dio si è incarnato in lei: cominciò allora la redenzione dell’umanità. Quindi, in questo Angelus noi troviamo pensieri e per le Annunziatine e per i Gabrielini. Lì assieme si inizia la redenzione e quindi la grande missione del Figlio di Dio che s’incarna nel seno di Maria: Ecco l’ancella di Dio… E il Verbo di Dio si è fatto carne – cioè si è fatto uomo – e venne a convivere con gli uomini.

Altro pensiero. Vi è nella Messa una orazione la quale molto spesso è considerata, ma anche molto spesso non è considerata abbastanza. Dopo la Consecrazione e dopo alcune preghiere che seguono la Consecrazione, vi è una preghiera
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breve, ma di immenso valore, prima del Padre nostro3. Questa preghiera riassume tutta la teologia e l’ascetica e la mistica; e chi vivesse del tutto questa preghiera – non solo recitarla ma viverla! –, sarebbe veramente santo… sarebbe veramente santo, perché [darebbe] «omnis honor, et gloria», tutto l’onore e la gloria a Dio! Se noi arrivassimo a vivere con i pensieri di Dio: Dio che creò il mondo e redense il mondo e santifica il mondo… perché? Per la sua gloria. Se noi entrassimo nei pensieri e nei desideri della Trinità, noi, vivendo tali pensieri, tali desideri, tali azioni, avremmo raggiunto l’apice della perfezione. E quale? Questo di immedesimarci con i pensieri di Dio e con i desideri di Dio. E perché Dio creò il mondo, e lo redense, e lo santifica? Per la sua gloria: «Omnis honor, et gloria». Noi, glorificandolo, saremo felici in eterno… saremo felici in eterno. Dio, creandoci, ci comunicò la sua bontà, sì, e mostrò le sue perfezioni. Ma quante sono le anime che arrivano a concepire e vivere di questi pensieri della Trinità? Tutto per la gloria di Dio! Siano le cose piccole o siano le cose grandi, e il mangiare e il bere, e il riposarsi, e quello che si deve fare lungo la giornata, e l’apostolato, eccetera… tutto alla gloria di Dio: «Omnia in gloriam Dei facite» [1Cor 10,31], dice la Scrittura, fate tutto a gloria di Dio! Se un’anima fosse così perfetta che cerca solo la gloria di Dio e si santifica per la gloria di Dio… oh, la beatitudine! E allora l’anima che vive già dei pensieri eterni di Dio, dei desideri e dei voleri eterni di Dio, è già, quest’anima, come immedesimata in certa maniera – come è possibile a noi – con Dio, con Dio! Come viveva Gesù Cristo, «vivit vero in me Christus» [Gal 2,20]: così, come si esprimeva san Paolo, non solamente vivere uniti a Dio ma che Dio, cioè Gesù Cristo, che viva in noi!
Qual è dunque questa preghiera? Il sacerdote scopre il calice e fa genuflessione, prima del Pater; poi prende fra le sue dita della mano destra l’Ostia consecrata; quindi fa cinque segni di croce, tre sul calice e due sul corporale; e facendo
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il segno di croce sul calice dice: «Per ipsum», che vuol dire per Cristo, e fa un segno di croce; poi un secondo segno: «Et cum ipso»; e poi un altro segno di croce: «Et in ipso», cioè in Cristo; quindi due segni di croce sul corporale [mentre dice]: «Deo Patri omnipotenti, [in unitate] Spiritus Sancti, omnis honor, et gloria», al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, in Cristo ogni onore e gloria.
Cosicché per Cristo: cioè le nostre preghiere valgono per Gesù Cristo, le nostre opere buone avranno il merito e sono santificate per la grazia di Gesù Cristo, «per Christum, Dominum nostrum».
E poi, con Cristo: quando facciamo il bene, un’opera buona, qualunque cosa che facciamo, anche il mangiare, il bere e il riposare, «omnia in gloriam Dei facite» [1Cor 10,31], glorifichiamo Dio con Cristo, avendo Gesù Cristo con noi, cioè la grazia del Signore… Gesù Cristo unito a noi.
E poi, «in ipso», in Gesù Cristo: In Gesù Cristo, a Dio Padre onnipotente e allo Spirito Santo ogni onore e gloria.
E quindi il valore immenso delle nostre azioni per Cristo, con Cristo, in Gesù Cristo. E allora sale a Dio, Padre onnipotente, e allo Spirito Santo, alla Trinità, ogni onore e gloria. Se noi fossimo unificati e vivessimo questa preghiera… saremmo santi. Anzi, bisogna dire che solo due persone hanno subito raggiunto la perfezione di unione con i pensieri e con i desideri della Trinità, e cioè la Vergine concepita senza peccato originale dal momento in cui è concepita, Maria; e dal momento [in cui] «Verbum caro factum est» [Gv 1,14], [il] Figlio di Dio [si è] incarnato. Anche i santi sono arrivati più tardi a questa perfezione. I pensieri di Dio e i desideri di Dio, cioè mirare soltanto alla gloria di Dio e anche santificarci per la gloria di Dio. E alla beatitudine arriviamo glorificando Dio dopo questa vita, e glorificando Dio saremo felici e aumenteremo la gloria estrinseca a Dio. Anime che arrivano fino a un certo punto… ma c’è una sola via, ora, per la santificazione: è il Cristo! Perché Gesù Cristo ha detto: Chi vuol arrivare al Padre, propter me, deve passar attraverso a me [cf Gv 14,6], cioè per Cristo, con Cristo, in Cristo.
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Abbiamo qualche volta fatto attenzione a questa preghiera? In Cristo, ad esempio, perché il punto è un po’ più difficile da capirsi… In Cristo, che cosa significa? Significa che l’anima nostra è in grazia di Dio. E facciamo un’azione: supponiamo, state scrivendo o state mangiando: sono sempre azioni [da compiere] secondo il volere di Dio. Ora in Cristo vuol dire che noi portiamo frutto di vita eterna, di santità, di glorificazione a Dio… ma da noi soli? No: in Cristo. La stessa azione si fa da noi e in Cristo: Gesù Cristo che vive in noi.
Gesù ha voluto portare quel paragone per farci capire, e molte volte si scorre sopra le espressioni di Gesù quasi non badandoci, quasi cose che annoiano; e si capisce come si legge tante volte il Vangelo e non si comprende e si va avanti come se leggessimo un qualsiasi libro… In Cristo: siamo noi con Cristo a fare il bene, a far quell’opera buona; ho detto: «Sia che mangiate sia che beviate» [1Cor 10,31], dice san Paolo. Il paragone è questo. Gesù dice: Io sono la vite – e delle viti ne avete vedute tante! – e voi siete i tralci [Gv 15,5], cioè i rami della vite; vedete che dalla vite si allungano i rami e i rami, cioè i tralci, portano l’uva. Ma che cosa è che dà l’uva? È la linfa. Sono in due a fare il frutto: la vite e il tralcio, perché c’è una sola linfa che fa l’uva, e cioè la linfa che è nella vite e la linfa che è nel tralcio, cioè nel ramo. Noi con Cristo facciamo [i frutti], e li facciamo in Cristo, perché siamo noi con Cristo; perché quando si vive in grazia e specialmente in fervore, ricordare le parole di sant’Agostino: «Christus facti sumus»4, siamo fatti Cristo. Il Cristo è totale non da sé, è totale quando vive in noi, cioè c’è il Cristo più noi, e facciamo Gesù Cristo corpo mistico, corpo mistico. Gesù Cristo… lui il Cristo, noi in lui: si opera, si fa il bene e si ha un merito che, quasi si direbbe, confina con l’infinito, con il perfetto.
Quanto prezioso, questo, quanto è preziosa questa preghiera! E quanto è preziosa la giornata e i meriti che si fanno: e allora si vivrà e si glorificherà in Cristo per tutta l’eternità
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la Santissima Trinità. Che felicità! Che beatitudine! Quanta gloria estrinseca si darà alla Trinità!
Vedete, chiedere e aspirare a questo: capire la preghiera Per Cristo, con Cristo e in Cristo, «est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor, et gloria», ogni onore e gloria. Questa sarà l’eternità felice nostra. Qui [in terra] si può pregustare. E vi sono anche persone che sono ben poco istruite, ma capiscono queste cose e cercano solo la gloria di Dio. Di sant’Alfonso si diceva: Alfonso non cerca che la gloria di Dio: il resto non gli importa, nelle cose, che vada a suo onore o che non vada a suo onore… vuole solo la gloria di Dio5. Allora aveva già raggiunto la perfezione, che pure ha dei gradi però, eh! A 90 anni aveva consumato la sua vita nel vivere secondo Gesù Cristo e avere gli stessi pensieri di Gesù Cristo, che sono i pensieri eterni del Padre celeste: Andiamo al Padre6… e, quindi, chi passa per me sarà santificato [cf Gv 14,6;17,19].
Questa divozione non è come l’esame di coscienza o come una lettura di un libro: no! È costituire la vita nostra in Cristo. È già santo molto: sono unito a Gesù Cristo… ma più santo: «Vive in me Cristo» [Gal 2,20], «mihi vivere Christus est» [Fil 1,21], la mia vita è Cristo. Anime che tendono a questa perfezione… e allora c’è la preparazione diretta al paradiso, e quindi una beatitudine incommensurabile. Ho detto che qui c’è tutta la teologia e c’è tutta l’ascetica e c’è tutta la mistica. Per andare al Padre c’è una via sola adesso: è Cristo… Io sono la via [Gv 14,6]. Quante divozioni alle volte danno importanza a cose che sono… hanno anche del valore: Andiamo in pellegrinaggio fino a Lourdes…, Eh, ma l’hai qui in chiesa, se ti trasformi in Gesù Cristo c’è il paradiso con te, perché lì vive il Cristo. E ci sembra quasi che quando si arriva a questa
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preghiera, durante la Messa, si affollano gli angeli attorno al calice. Ed essi hanno la loro beatitudine così, perché anche gli angeli hanno rinnovato la loro vita a Gesù Cristo: «Instaurare omnia in Christo sive quae in caelis [et] sive quae in terra sunt»7 [Ef 1,10]… Gesù Cristo, per gli angeli che son rimasti fedeli.
Non il volto, ma l’intimo, il profondo! Non una santità che non si risolve e non si manifesta nella vita: gente che fanno delle preghiere anche lunghe, ma poi dopo mancano con la stessa lingua alla carità, criticano, giudicano male. La santità è qualche cosa d’altro, non sono solamente pratiche; le pratiche sono i mezzi necessari per arrivare, ma non sono il fine: sono mezzi… mezzi. Vorrei che miraste tutti a questa perfezione, cercando soltanto la gloria di Dio. La santità stessa si fa in ordine alla gloria di Dio, e Dio non può cercare altro che la sua gloria, la gloria estrinseca da noi, e cioè ad maiorem Dei gloriam tutto, tutto quel che facciamo per la maggior gloria di Dio. Vedete di aver molti lumi da Dio, considerare il valore delle cose! E siccome il valore è lì: Gesù Cristo è la via e la vita e la verità [cf Gv 14,6], allora la divozione paolina è incentrata nel Cristo, perché quello è il mistero che ha predicato san Paolo, il mistero di Cristo. Ecco, cosa abbiamo allora? Abbiamo la Messa e la Comunione e la Visita: il centro della vita paolina, e cioè vivere il Cristo secondo il mistero del Cristo spiegato da san Paolo, presentato da san Paolo; ed egli è arrivato a quella perfezione: La mia vita è Cristo [cf Fil 1,21], quello… perché è più… perché è perfetto quindi: «Vivit vero in me Christus» [Gal 2,20], non solo noi uniti a lui ma lui che vive in noi, e che domina in noi: e ti fa muovere le mani e la lingua e i piedi e la bocca… tutto! Perché è lui che comanda in noi, che fa operare, fa pensare: allora «vivit vero in me Christus», è lui che vive, e noi siamo come le membra che eseguiamo, come la testa dà gli ordini alle membra, alle mani e ai piedi che camminano, e alla bocca che mangia, e alla mano che scrive; e noi siamo prolungamenti – per esprimerci –
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della sacra umanità – per esprimerci –, sacra umanità di Gesù Cristo.
Vi vorrei più perfette. In questa via manca ancora tanta purificazione nostra. E poi, sapere dare il valore a ogni cosa… quello che è indispensabile è il Cristo. Vi è una sola cosa e cioè: Nessuno va al Padre se non attraverso a me: io sono la via [cf Gv 14,6]. Quindi bene… questa è la teologia, neh!, come vi ho detto, le fondamenta della teologia; ma non fa bisogno di avere molta scienza, purché uno faccia bene Comunione, bene la Messa, bene la Visita; e ogni tanto si riunisca a Gesù Cristo nella giornata, o sia che uno faccia una cosa, sia che faccia un’altra, «sive manducatis sive bibitis» [1Cor 10,31], sia che mangiate sia che beviate: è l’unione.
Ma lo star sempre in questa casa dove abita Gesù, e noi con lui, è una cosa preziosa, ma bisogna che lui sia in noi per essere perfetti e cioè: «Vivit vero in me Christus» [Gal 2,20], così raggiungiamo la perfezione: non solamente perché abita nella stessa casa ma perché abita nella nostra anima e la fa operare.
Vi vorrei molto più perfette… anche nel valutare le cose: giudiziosità, spirito soprannaturale nelle cose. Se leggerete molto la Bibbia e se zelerete la diffusione della Bibbia, avrete questa comunicazione dei pensieri di Dio e dei desideri di Dio, che sono poi riassunti [nel] gloria a Dio, pace agli uomini [cf Lc 2,14], e cioè è il motivo dell’incarnazione del Figlio di Dio.
Dunque, il valore a ogni divozione… ma la divozione è questa, però! Le altre sono aiuti. Questa è la vita di divozione!

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 123/62 (Nastro archivio 138c. Cassetta 138bis, lato 1. File audio AP 138c). Titolo Cassetta: “Per ipsum, cum ipso et in ipso. Programma di perfezione: Cristo vive in noi”. La stessa meditazione è stata pubblicata anche in GIACOMO ALBERIONE, Alle Pie Discepole del Divin Maestro, (APD), 1963, Roma 1987, pp. 291–299. Evidentemente, fu predicata ai membri della Famiglia Paolina presenti alla SAIE.

2 Il PM si sta riferendo alla preghiera dell’Angelus Domini che si recita tre volte al giorno, al mattino, a mezzogiorno e alla sera.


3 Si tratta della Dossologia che conclude la Preghiera Eucaristica. Missale Romanum, Ordo Missae, Canon Missae.

4 «Siamo diventati Cristo stesso». AGOSTINO DI IPPONA, Commento al Vangelo di San Giovanni, Omelia 21, 8.

5 Il suo primo biografo, a questo proposito, riporta le parole stesse di sant’Alfonso de Liguori: «Si dica di me, disse Alfonso, ciò che si vuole: io non cerco la mia gloria, ma il bene delle Anime, e la gloria di Gesù Cristo». ANTONIO M. TANNOIA, Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori…, Marietti 1880, libro II, capitolo 38.

6 L’espressione rimanda al volume di EMILE GUERRY, Andiamo al Padre. Meditazioni, Milano 1938, 357 pp., che il PM cita in altre meditazioni.

7 «Ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra».