32. NON SAPETE CHE DEVO OCCUPARMI DELLE COSE DEL PADRE MIO?
Ritiro alle ragazze, 3a Meditazione, Torino (SAIE), 22 settembre 1963 (?)1
[…] Quanto a vocazione, di distinguere tre vocazioni. Tutti chiamati al paradiso, quindi vocati, tutti indistintamente chiamati al paradiso. Tutti chiamati alla santità: cioè in ogni stato si può raggiunger la santità. Terzo, la vocazione particolare, che è la vocazione allo stato di perfezione.
Cioè ogni cristiano deve seguire i comandamenti, i dieci comandamenti; ma poi vi è uno stato di perfezione, cioè che l’anima vuole amare Gesù di più e vuole un paradiso più bello… e allora [il cristiano] è chiamato ad una vocazione particolare, religiosa. Perché il giovane che si era presentato a Gesù, lo interrogò: Maestro, cosa devo fare per salvarmi?, e Gesù gli rispose: Osserva i comandamenti, ecco quel [che è] necessario. Ma il giovane rispose: Io i comandamenti li ho sempre osservati – cioè obbedire a padre e madre, non uccidere, non dire falsa testimonianza, non rubare –. Che cosa ancora mi manca?, domandò il giovane; gli rispose Gesù al giovane: Se vuoi essere perfetto, lascia tutto, vendi quello che hai, dallo ai poveri, e poi seguimi… Vieni e segui me [cf Mc 10,17–21; Mt 19,21]. Quello è poi quello che chiamiamo2 generalmente vocazione.
Mentre che è anche vocazione al paradiso, vocazione alla santità in qualunque stato o coniugale o religioso, e vocazione
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speciale cioè a uno stato più perfetto. Questo stato più perfetto, ho detto stamattina, può essere in tre maniere: vocazione alla vita contemplativa, vocazione alla vita religiosa attiva e vocazione agli stati secolari. Ecco, questo.
Ora, come seguire la vocazione? Vocazione a tutti al paradiso: e molti non seguono la via del paradiso, seguono invece il peccato. Santificarsi nel proprio stato: padri di famiglia, madri di famiglia, figli di famiglia, buoni cittadini. Lo sanno sempre? Lo sono sempre? E molte volte non lo sono…
E quanto poi a vera vocazione che chiamiamo vocazione allo stato di perfezione, ecco allora il terzo mistero gaudioso, ma specialmente il quinto mistero gaudioso. Quando si decide proprio: Io sono nella via del buon cristiano – cioè quello che fa una buona figliola, la quale si prepara a diventare una buona sposa, una buona madre –, o la via di consecrazione a Dio.
Gesù aveva dodici anni, venne condotto secondo la legge mosaica, secondo l’antico tempo, venne condotto a Gerusalemme per le feste – allora si andava tutti a Gerusalemme per le feste di Pasqua ed altre due circostanze nell’anno –. Venne condotto da Maria e da Giuseppe… il fanciullo in mezzo. Finite le feste che duravano otto giorni, Maria e Giuseppe si incamminarono per ritornare a Nazaret – notando che gli uomini camminavano con gli uomini e le donne con le donne; i figli, i fanciulli potevano andare con le donne oppure potevano andare con gli uomini –. Gesù non andò né con gli uomini né con le donne: quindi Maria pensava che fosse con Giuseppe e Giuseppe pensava che fosse con Maria. Si accorsero alla sera nella fermata, perché la notte la passavano in luogo solitario sotto qualche pianta, si accorsero che mancava Gesù. Cercarono la stessa sera, poi all’indomani, poi al giorno seguente. Finalmente ritrovarono Gesù, che allora aveva dodici anni, e era nel tempio: là in quella parte del tempio dove i sacerdoti ebrei disputavano e interpretavano la legge, e insegnavano al popolo come osservare la legge di Dio; stavano in piedi i giovani e stavano seduti gli uomini, i dottori, cioè gli uomini più capaci di interpretare la legge di
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Dio e quindi di spiegarla al popolo. Venivano anche interrogati i fanciulli, [per vedere] se capivano. Gesù era fanciullo di 12 anni… capiva più di tutti: e faceva domande e dava risposte piene di sapienza, tanto più se le profezie allora erano interpretate riguardo al Messia. Allora, Maria e Giuseppe lo trovarono là in quel luogo, in mezzo ai dottori, fanciullo di dodici anni che li ascoltava, li interrogava e dava risposte sapientissime. Maria che aveva per tre giorni, quasi, sentito un grande affanno per avere smarrito il Figlio, si fece avanti: Figlio, perché ci hai fatto così? Non sapevi che tuo padre e tua madre ti cercavamo?. E Gesù cosa rispose? E voi non sapevate che io devo seguire quello che è il volere del Padre, cioè io devo interessarmi delle cose del Padre mio, che io ho una vocazione speciale?. E Maria e Giuseppe tacquero: non avevano capito. Voleva dire: Sono qui per dare un saggio della mia vocazione, cioè di esser chiamato a predicare il Vangelo [cf Lc 2,41–50]… in parole povere, chiare.
Quante volte i genitori obiettano, fanno difficoltà alle figliole che fanno questo, fanno quello, si sposano, prendono la decisione di farsi suore, [di entrare negli] Istituti Secolari! Eh, ma tu devi assistere tua mamma che è anziana!, Tu non devi essere suora perché noi desideriamo che un giorno tu abbia una figliolanza. E poi, in sostanza… tante scuse e tanti pretesti quando una figlia non vuole essere assecondata: vogliono tirar fuori molte ragioni per contrariare una vocazione. Oh, questa è la storia di quasi tutte le vocazioni! Poche sono le vocazioni subito capite dai parenti, dai genitori, e subito assecondate. Ma Gesù rispose quello che ha da rispondere una figliola: Non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?.
Se Gesù dice così a Maria ed a Giuseppe… ecco la risposta che danno le buone figliole ai loro genitori: Io mi sento una vocazione speciale, io sono chiamata da Dio, Gesù mi vuole ed io voglio esser sua, corrispondere, seguire la chiamata di Dio, ecco. Allora, in questo caso, vi sono genitori che ascoltano, rispettano il volere di Dio: Se vuoi… se tale è la tua chiamata.
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Genitori, parenti ed altri che non vogliono: se è la mamma… se sono le sorelle che hanno invece chiamata allo stato coniugale… ma chi ha la vocazione allo stato coniugale, si è rispettato la sua chiamata! E chi invece ha la vocazione allo stato religioso, sia rispettata! Nessuna cosa è più libera che seguire la propria chiamata, la scelta del proprio stato.
C’è una legge che dice che fino ai diciotto anni si è soggetti ai genitori, fino ai ventuno anni per uscire di casa, eccetera. Questa è la legge civile3. La legge naturale, la legge divina, è che ognuno si prenda la strada per cui si sente chiamato. Se vi è la legge civile che obbedisce fino ai ventun anni, si può anche osservare, e si dovrà osservare quando si incontrano genitori che non comprendono e sono ostinati; ma allora si aspetta, si aspetta che si arrivi a quell’età e poi dopo: Ora scelgo la mia strada. Qualche figliola più coraggiosa dice ai genitori: E tu hai pensato la via che hai voluto? Perché sei entrata nel matrimonio ed hai seguito la tua strada e adesso hai una figliolanza. Io voglio anche esser libera come sei libera tu. Dio mi ha chiamato, Dio solo è colui al quale io voglio obbedire. Oh, allora, se quando c’è una legge civile così, si deve sottostare, e si deve sottostare con pazienza, aspettando. Mai [pensare]: perché la mamma vuole così… perché…; la figliola non deve esser sacrificata ai genitori, ma sono i genitori che [si] sacrificano per i figli! O non metterli al mondo, oppure sostentarli e avviarli per una vita più perfetta! Eh, hanno dei doveri i genitori! E i doveri sono in riguardo a tutta l’educazione, particolarmente poi alla scelta del loro stato. Oh, allora, ecco, Gesù ne diede una grande lezione: Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?. E se anche tu fuggi…
Oh, ecco, una volta è entrata a San Paolo una figliola brava che aveva anche fatto studi, su cui i genitori contavano: Questa sarà una insegnante, guadagnerà nella nostra vecchiaia per lei e per noi, e poi moriremo con la pace: essa ci chiuderà gli occhi. Ma ella voleva essere consecrata a Dio
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ed a un certo punto, sebbene avesse appena appena diciotto anni, ecco, io l’ho accettata in Istituto religioso. Vengono i genitori, chiamano i carabinieri per farla ritornare a casa e la figliola non voleva andare. Allora i genitori, per persuaderla, si richiamarono al vescovo, ecco […]
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1 Nastro originale 132/62 (Nastro archivio 121d. Cassetta 121bis, lato 2. File audio AP 121d). Titolo Cassetta: “Tutti siamo chiamati alla santità”.
2 Parola incerta.
3 Cf AP 1958/2, p. 68.