Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. L’UFFICIO MARIANO DELLA PIA DISCEPOLA
La cooperazione della donna
Esercizi Spirituali, 8° giorno (1a), Ariccia (Casa Divin Maestro), 8 agosto 19631


Sotto la mensa dell’altare vi è il segno della croce con le quattro parole o lettere, meglio: ALBA2. [Le lettere] formano queste quattro iniziali dei [simboli dei] quattro evangelisti. A, san Matteo; B, san Marco; L, san Luca; A, san Giovanni: secondo le iniziali dei simboli che tante volte si vedono nelle chiese.
La cooperazione della donna.
Primo, secondo la natura: nella famiglia.
Secondo, la cooperazione della donna nella redenzione: Maria accanto a Gesù, il grande Sacerdote; Maria che serviva nello stesso tempo il suo Figlio Gesù, il Sacerdote eterno «secundum ordinem Melchisedek» [Sal 110(109),4] e il servizio a san Giuseppe, religioso, il primo religioso laico, come Maria è la prima religiosa delle anime che si consacrano a Dio. Così le Pie Discepole hanno da accompagnare tutta la Famiglia
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Paolina con il contributo necessario e di primo ordine e di maggiore efficacia: la preghiera, le adorazioni. Perché gli altri contributi sono di minore importanza, pure avendo ciascheduno la propria importanza, sì. Contributo quindi primo: la preghiera, l’adorazione.
Poiché la Famiglia Paolina ha un’anima propria, uno spirito proprio, che [è] da interpretarsi con esattezza, e cioè il Vangelo, Gesù Cristo, Salvatore, Maestro, Sacerdote, nella maniera che ce lo presenta san Paolo nelle sue Lettere. Quindi lo spirito paolino: l’interpretazione di san Paolo, interpretazione del Vangelo. Egli, san Paolo, che fu istruito direttamente dal Maestro Divino nelle sue estasi, nelle sue contemplazioni, specialmente nel periodo che san Paolo trascorse nel deserto per circa tre anni: la trasformazione di se stesso in Cristo. Il mio vivere, la mia vita è Gesù Cristo, «vivit vero in me Christus» [Gal 2,20]; e l’altra frase che è ancora più significativa sotto un certo aspetto, e cioè: La mia vita è Cristo, «mihi vivere Christus est», [Fil 1,21], la sua vita.
Ieri sera già abbiamo parlato: il contributo delle Pie Discepole che danno ai vocazionari della Società San Paolo. Ho accennato a questo, e cioè [che] occorre spirito di fede e una speranza viva e una carità costante, paziente: «Caritas patiens est» [1Cor 13,4]. E cioè, considerarsi, la Pia Discepola che dà il suo contributo nelle Case paoline, da considerarsi come fu la missione di Maria accanto a Gesù, Gesù Sacerdote, Gesù il religioso del Padre, come viene chiamato, il religioso del Padre, sì, perché la virtù della religione è la virtù dei religiosi. Gesù Cristo è il religioso del Padre. Considerare la cosa sotto quell’aspetto: l’ufficio di Maria3.
E in questo senso sentirsi più elevate, sebbene tante cose nel corso della giornata o nel corso dell’anno si possono vedere, oppure si è tentate di vedere in senso umano, soltanto
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in senso umano, e allora possono nascere degli scoraggiamenti e quasi delle delusioni. Sì, lo spirito di fede: «Lucerna pedibus meis» [Sal 119(118),105]. La lucerna è sempre Gesù Cristo: «Io sono la luce» [Gv 8,12], ecco. Vivere di fede: la base di ogni virtù e di ogni apostolato è sempre la fede; la fede la quale poi matura la speranza e matura la carità, la quale rimane poi in eterno [cf 1Cor 13,8]… rimane in eterno, carità, che beatifica l’anima in cielo.
Poi nutrire la speranza, e cioè: quel premio particolare che avrà la Pia Discepola che ha fatto questo servizio, ecco, questo servizio sacerdotale… un premio particolare.
E poi in secondo luogo vi è tutta una continuità di lavoro, si può dire incessante: non vi sono giorni festivi, e dei giorni che vi sono maggiori solennità, la Pia Discepola ha da lavorare più ancora. Oh! E allora può nascere uno scoraggiamento anche. Però, se c’è lo spirito di fede e c’è la speranza…
Voi che operate in questo vostro apostolato, parteciperete a tutto il bene che farà il religioso e che farà il sacerdote, partecipate a tutto il bene. E quale bene? Tutto quello che predicherà il sacerdote; tutta l’amministrazione dei sacramenti che darà il sacerdote; tutte le Messe, in modo particolare con frutto speciale che viene a chi ha contribuito a formare il sacerdote, contribuito o spiritualmente o materialmente; tutti i Breviari che reciterà tutta la sua vita. Così dell’apostolato: l’apostolato che eserciterà il sacerdote in tante maniere, nel nostro caso specialmente l’apostolato delle edizioni. Una partecipazione propria e quindi una letizia propria deve avere la suora che dà questo contributo ai vocazionari: un premio particolare, un merito particolare, suo.
Perciò fare con letizia e allora si frutta: che cosa? La carità: lo si ama, lo si fa in spirito di devozione, di devozione lo si fa.
E poi, ricordando che non è il principale vostro contributo [quello] materiale – supponiamo per la cucina o per il bucato, eccetera –; il vostro contributo principale sono le adorazioni, il contributo di preghiera, il contributo di preghiera! Affinché tutte le vocazioni arrivino, cioè vi sia reclutamento e vi sia la
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formazione; e poi, per chi è arrivato o alla professione perpetua o all’ordinazione sacerdotale, si santifichi, perseveri e operi secondo la sua vocazione.
La Santa Sede ha approvato varie Messe: la Messa per la professione del religioso, la professione della religiosa; la Messa per la perseveranza e per la santificazione di chi si è consecrato a Dio, sì4. Quindi il contributo: contributo di preghiere quando il sacerdote è infermo; contributo di suffragi quando il sacerdote è passato alla eternità. Ma sottolineate bene questo: il frutto particolare che risulta a chi opera nei vocazionari, il frutto particolare della Messa, perché la Messa ha il suo valore, valore infinito, e vi sono i quattro frutti della Messa di cui una parte va sempre a chi contribuisce alle vocazioni religiose, sacerdotali.
Oh! Ora, quali sono le virtù più necessarie in questo caso per chi è addetto a questo ufficio, a questo apostolato? In primo luogo l’obbedienza. E quando si dà l’obbedienza, l’obbedienza viene detta chiara affinché ci sia veramente la comunicazione della volontà di Dio, sì, la quale comunicazione ha già una benedizione da Dio. E poi l’accettazione chiara fa sì che l’obbedienza sia illuminata; e poi dallo spirito di fede verrà la gioia di fare questo apostolato, e farlo sempre meglio. Oh, questa obbedienza che si perfezioni, perché la responsabilità è notevole.
Se adesso vi è quella cura della scuola anche di economia domestica, e poi tutte le cose che sono date e dette per questo apostolato, ecco: come Gesù si comportava con Maria, come Maria si comportava con Gesù, sì. Certo, vi sono difetti da una parte e dall’altra, non si è perfetti nessuno, ma da questo dipende la virtù della prudenza, che è necessaria. La
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prudenza: «Est est, non non» [Mt 5,37], nessuna parola inutile ma secondo il Maestro Divino: Sì, sì, no, no e basta! Non commenti e non lungaggini e non discorsi che non appartengono, e non occuparsi di quello che non spetta e di occuparsi bene di quello che spetta: perché una suora che fa bene la parte della cucina, ad esempio, può prolungare la vita di un religioso, di un sacerdote. E come? Facendo bene il suo ufficio; anche degli anni può prolungare la vita, e allora il merito è più grande; e d’altra parte sarà ancora il lavoro per qualche anno, per più anni, lavoro del sacerdote… lavoro, l’apostolato del religioso. Certamente questo ha un’influenza. Prudenza quindi.
E tuttavia si può sempre migliorare, ho detto. Non che si sia come sopra un piano orizzontale, ma tutto si può migliorare, tutto. E si può migliorare quello che riguarda le virtù e qui c’è l’esercizio di una virtù. Le virtù che chiamiamo domestiche: e sotto un aspetto domestiche, e sotto l’altro aspetto più generale, sociali. Sì, Maria, Maria. Oh!

Ora un accenno ad altre cose.
Formarvi cooperatori: cooperatori e cooperatrici nelle adorazioni. Nelle case dove è possibile, accanto a voi, nelle ore di adorazioni potrebbero esserci dei secolari, quando questo è possibile; ma mentre che non è sempre possibile che possiate riceverli nelle case vostre, ispirare, zelare l’adorazione del Santissimo Sacramento, particolarmente poi della Messa. Che possano cioè, i semplici fedeli, possano stimare di più la Messa, e nello stesso tempo stimare di più la Comunione; e anche scegliersi una ora al mese, supponiamo, un’ora di adorazione, oppure un’ora settimanale di adorazione.
Con la Rivista5 che fa una bella missione, e che si allarga sempre di più, istruisce il popolo in tutta la parte della liturgia, specialmente le parti più essenziali che sono la Messa e poi la Comunione… L’Eucarestia è il centro di tutto, di tutta la liturgia. Quindi, questo: tutte cooperate a essere illuminate
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sempre di più da Dio, dal Maestro Divino per presentare sempre meglio la sacra liturgia. E nelle illustrazioni anche, tanto più poi nei vari articoli: e più li fate voi e più hanno la benedizione, quegli articoli, perché nascono dal vostro cuore e dalla vostra mente… anime consecrate a Dio che hanno una grazia e un’unzione particolare. Sì, che sia sempre migliorata. Oh, quindi, cooperazione.
Poi domandare al Signore che possiate essere maestre nel vostro ufficio di liturgia. Sì, perché, come alle Pastorelle spetta la pastorale, così a voi spetta illuminare questo punto: la religione, e cioè il culto, ecco. C’è dogma, morale e culto. La terza parte della virtù della religione è il culto: in questo avete da fare un grande contributo… un grande contributo. Maria ha dovuto seguire due liturgie: la liturgia del tempo antico fino a che Gesù non aveva ancora trenta anni, la liturgia del tempo antico che essa seguiva, liturgia mosaica; ma dopo, ecco Gesù che ha introdotto l’altra liturgia, la liturgia del Nuovo Testamento quindi. Invocare Maria per la liturgia. Il contributo, l’illuminazione.
Cooperatori, eccitare dei cooperatori che cerchino le vocazioni sia per voi e sia per tutta la Famiglia Paolina. Ora poi vi è una ragione molto importante ed è questa: un merito che adesso è temporaneo – così possiamo dire, sotto un certo aspetto –, cioè la costruzione della chiesa al Divin Maestro. Che tanti contribuiscano! Se voi faceste anche tutta la vostra costruzione senza nessuno aiuto, ecco, avreste un gran merito… ma è bene far partecipare altri a questo merito: erigere un monumento al Maestro Divino, in Roma… in Roma.
Avevo chiesto, quando ci hanno chiamato per accettare la parrocchia, una parrocchia in Roma, nella diocesi di Roma…avevo detto: la nostra parrocchia la chiameremo a Gesù Maestro. E la risposta: È molto bella ma non è ancora popolare, perché poco viene ancora onorato questo titolo a Gesù Maestro. E allora ho risposto: al Buon Pastore. Ma verrà il suo tempo in cui Gesù, proprio in centro di Roma, avrà il suo onore: una chiesa nella quale si domanderà sempre la luce al mondo. Il Maestro vuole illuminare: «Io sono la luce» [Gv 8,12],
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ecco. «Di qui voglio illuminare»6: e illumina dal tabernacolo. E voi, con le preghiere, otterrete sempre più che questa luce si dilati e arrivi a tutte le anime del mondo, a tutti gli uomini.
Ora abbiamo da consolidare le ultime iniziative, sì, che voi conoscete; gli impegni che abbiamo, e quindi la necessità di molta grazia. Allora orientare anche le vostre preghiere in questo senso: che le opere iniziate siano sviluppate, si consolidino e abbiano la loro vita normale. Oh, pregare perché l’opera liturgica vostra sia allargata, sia penetrata anche nelle convinzioni. Su questo punto, il Concilio Ecumenico molto già si è interessato, sì, nella prima sessione; e ora è in preparazione, o anche – se possiamo dire – è preparato lo schema definitivo che riguarda la liturgia. Pregare perché tutti i Padri conciliari siano illuminati, sì, e tutti comprendano quello che è essenziale nella liturgia, non soltanto la parte tecnica, ma soprattutto la parte spirituale, intima, quella che costituisce la vita7. E voi avete intitolato il periodico: La Vita. Sì, ci vuole anche la parte tecnica perché bisogna regolare le cose nel senso giusto; tuttavia, quello che sta più a cuore è il senso, è l’intimo della liturgia. La liturgia ha all’esterno un corpo, ma questo corpo deve avere un’anima e l’anima è lo spirito, sì.
Oh! Una intenzione, nelle vostre preghiere, che volevo raccomandare è questa: la Società Biblica Cattolica8, che è primaria nella Chiesa, ha degli impegni, impegni per quel che riguarda l’Italia e quel che riguarda le altre nazioni. Ora la raccomando alle vostre intenzioni, questa, particolarmente per quello che vogliamo iniziare; e io ho l’impegno di fare questo, essendo Presidente di questa Unione Biblica Cattolica: allora questo impegno di portare la Bibbia a ogni famiglia. Questo impegno cerchiamo di iniziarlo e di compierlo da ottobre prossimo. Intanto la Bibbia è in corso di stampa, ed è
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un impegno grande. Bisognerà trovare anime calde, anime che amino la Parola di Dio, e quindi fare un lavoro, come si dice ordinariamente, a tappeto, che significa: famiglia per famiglia; passare da famiglia per famiglia: portare la Bibbia9. Oh, questo richiederà un tempo notevole, eh! Perché in Italia ci sono quattordici milioni di famiglie. Ora lasciamo da parte un due milioni, perché o hanno già la Bibbia oppure vi sono famiglie disfatte… purtroppo in Italia anche questa pena abbiamo. Allora almeno che entri in dodici milioni di famiglie: ci vorranno degli anni. Ma quanto più avremo contributo di forze, di persone, tanto più la cosa si compirà.
Oh! In ultima conclusione sempre avere di mira questo: Famiglia Paolina in terra, Famiglia Paolina in cielo. Lassù, sperare! Già il vostro pensiero va a sorelle, a fratelli che confidiamo siano già nel gaudio e si occupano di noi con le loro preghiere presso il trono dell’Altissimo. Che la Famiglia Paolina cresca sulla terra, sì, ma per popolare un bel posto, il cielo, il cielo. Il vostro contributo di preghiere per questo: tutti salvi, tutti santi!
Secondo la distribuzione della grazia, secondo i disegni di Dio, secondo [quanto] dice san Paolo [cf 1Tm 2,4], questo. Qualche volta alzare lo sguardo al cielo: lassù c’è un mondo tutto diverso, tutto un mondo spirituale di angeli e di anime attorno a Maria, attorno a Gesù, attorno alla Santissima Trinità… e lodando Dio, son tutti felici. Che la Famiglia Paolina su in cielo… ecco, dove siamo attesi: «Me exspectant iusti» [Sal 142(141),8], i giusti ci aspettano, tutti i santi. Chiedere questa grazia: che nessuno si perda. È sempre un po’ misteriosa la Parola, cioè: Non si è perduto che il figlio della perdizione [cf Gv 17,12], [detta da] Gesù quando parlava della salvezza degli apostoli. Pregare: nessuno abbia da smarrirsi per la strada e tutti teniamo la via retta senza fermarsi a
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destra e a sinistra, guardando le altezze, lassù, lassù! Questo Gesù che è qui presente, questo Gesù ci aspetta in paradiso.
Avanti tutti! E felici che il Signore vi abbia dato una vocazione così bella e una Congregazione così organizzata e di spirito soprannaturale… e nelle cose più importanti! I contributi maggiori che si potessero dare alla Chiesa: il servizio eucaristico, il servizio sacerdotale, il servizio liturgico.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 2 s.d. (File audio AP 192). Questa meditazione e la successiva sono state dettate dal PM alle Pie Discepole e alle Apostoline.
Poiché il nostro Nastro originale è fortemente deteriorato, e mancante di diversi minuti iniziali, per completare la sbobinatura ci siamo servite dell’audio delle Pie Discepole: Nastro 68/d [Cassetta 140a. File audio 1963APD_38]. Pur essendo una meditazione indirizzata esplicitamente alle Pie Discepole, abbiamo deciso di pubblicarla, visto che è stata registrata negli appunti degli Esercizi di suor Nazarena De Luca.

2 Si tratta dell’altare della Chiesa Divin Maestro a Casa Divin Maestro in Ariccia, luogo dove si stavano tenendo gli Esercizi. Come ben sappiamo, l’acrostico è particolarmente caro a Don Alberione, perché riporta alla città di Alba, dove la Famiglia Paolina è nata.

3 Cf APD 1963, pp. 330–337. In questa meditazione, il PM mettendo in evidenza l’ufficio mariano delle Pie Discepole per le vocazioni sacerdotali, le esorta alla preghiera per le vocazioni, e accenna alla Pia Unione Preghiera, Sofferenza e Carità per tutte le vocazioni, confermata e riconosciuta da Giovanni XXIII il 19 febbraio 1963 (cf Le Associazioni della Famiglia Paolina, Roma 1963, pp. 86–96).

4 Cf San Paolo, Febbraio 1962, I, pp. 1–9, dove vengono riportati i Riti (in latino ed italiano) di queste tre Messe votive: «in die professionis Religiosorum»; «in die professionis Religiosarum», e «ad vocationes religiosas petendas et fovendas», cioè per chiedere al Signore il dono di vocazioni religiose, e la perseveranza dei consacrati. Vedi anche APD 1962, pp. 30–37. Ricordiamo che la richiesta alla Santa Sede per ottenere questo formulario di Messa votiva fu avanzata nel 1950 durante il Congresso Internazionale degli Stati di Perfezione, e che Don Alberione la caldeggiò molto.

5 Si tratta del mensile La vita in Cristo e nella Chiesa, nata nel 1952.

6 Cf GIACOMO ALBERIONE, Abundantes divitiae gratiae suae, (AD), Storia carismatica della Famiglia Paolina, Roma 1998, 152.

7 Come è noto, la Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, fu il primo documento conciliare ad essere approvato il 4 dicembre 1963.

8 Vedi il San Paolo, Agosto–Settembre–Ottobre–Novembre 1960, pp. 2–3; Dicembre 1960, pp. 2–3 (CISP, pp. 503–505) per il Decreto dell’Erezione Pontificia (14 ottobre 1960). Cf Le Associazioni…, op. cit., pp. 48–62.

9 Per questa iniziativa vi fu realmente un grande dispiego di energie e una mobilitazione di tutta la Famiglia Paolina. Come era nello stile del Fondatore, egli non fece mancare l’incoraggiamento dei Pontefici e della Santa Sede. Cf Il Cooperatore Paolino, n. 2–3, Febbraio–Marzo 1963, p. 8; n. 11–12, Novembre–Dicembre 1963, pp. 28–29.