Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PREFAZIONE

«HAEC MEDITARE»

«Haec meditare, in his esto, ut profectus tuus manifestus sit omnibus» (1Tm 4,15).
Beato chi arriva al sacerdozio convenientemente preparato alla sua missione altissima. La Santa Sede sempre, ma particolarmente dal Concilio di Trento, ed in modo specialissimo in questo ultimo secolo, ha dato norme sapientissime ed usò cure continue per la formazione degli aspiranti al sacerdozio. E molto si è ottenuto; in generale i novelli Sacerdoti sono forniti delle virtù, della scienza, dello zelo necessario per ricevere il divino mandato: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Andate...» (Gv 20,21; Mt 28,19).
Ma l'Apostolo avverte di non lasciare perire il tesoro accumulato..., anzi di renderlo sempre più completo: «Noli negligere gratiam quae in te est, quae data est tibi per prophetiam cum impositione manuum presbyterii» (1Tm 4,14). Ed indicò i mezzi: «Attende tibi et doctrinae; insta in illis; hoc enim faciens et teipsum salvum facies et eos qui te audiunt» (1Tm 4,16).
Si tratta di salvare noi stessi e salvare le anime.
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Allora? Progredire nella pietà, nello studio, mentre che si compiono i vari ministeri. Tra le opere di pietà, fondamentale è la meditazione: da essa l'amore sacerdotale a Dio e l'amore sacerdotale alle anime, l'attività in ogni apostolato: «In meditatione mea exardescet ignis» (Sl 38,4): «Si infiamma il mio cuore dentro di me; e nel pensarci si avvampa un fuoco in me»1.
Chi ben medita, ben celebra, ben vive, ben predica...
Il canone 125 del Codice di Diritto Canonico dispone: «Curent locorum Ordinarii ut clerici... quotidie orationi mentali per aliquod tempus incumbant».
Pio X nella sua Esortazione al Clero vi insiste con parole calde e forti2.
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Pio XII ha scritto recentemente nel ricordo dell'Anno Santo lasciato ai Sacerdoti: «La Chiesa ci esorta innanzi tutto alla meditazione, la quale solleva l'anima alla contemplazione delle cose celesti, la guida verso Dio, e la fa vivere in quell'atmosfera soprannaturale di pensieri e di affetti che costituiscono la migliore preparazione ed il più fruttuoso ringraziamento alla Santa Messa. La meditazione inoltre dispone l'anima a gustare e comprendere le bellezze della liturgia, e le fa contemplare le verità eterne ed i mirabili esempi ed insegnamenti del Vangelo.
«Ora a questo il Sacerdote deve continuamente mirare per riprodurre in se stesso la virtù del Redentore.
«Ma come il cibo materiale non alimenta la vita, non la sostenta, non la accresce, se non è convenientemente assimilato, così il Sacerdote non può acquistare il dominio di se stesso e dei suoi sensi, né purificare il suo spirito, né tendere - come deve - alla virtù, né, infine, compiere con alacre fedeltà e con frutto i doveri del suo sacro ministero, se non avrà approfondito, con meditazione assidua ed incessante, i misteri del Redentore Divino, modello supremo della vita sacerdotale e fonte inesauribile di santità.
«Stimiamo pertanto essere grave Nostro obbligo di esortarvi alla pratica della meditazione quotidiana, pratica raccomandata al Clero anche dal Codice di Diritto Canonico. Come infatti lo stimolo alla perfezione sacerdotale è alimentato e rinforzato dalla meditazione quotidiana, così dal trascurare e negligere questa pratica, trae origine la tiepidezza dello spirito, per cui la pietà diminuisce e langue, e non soltanto cessa od è ritardato l'impulso alla santificazione personale, ma tutto il ministero sacerdotale soffre non lievi danni. Perciò si deve con fondamento asserire che nessun altro mezzo ha l'efficacia particolare della meditazione, e che la pratica quotidiana di essa è quindi insostituibile»3.
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Vi sono molti libri ed anche ottimi, per la meditazione del Sacerdote, si dirà. Ed è vero. Quello che offro, però, ha una particolarità: esso mira a formare tutto il Sacerdote l'«alter Christus»4. Che possieda: la mentalità sacerdotale, la virtù sacerdotale, la pietà sacerdotale, lo zelo sacerdotale.
La Pia Società di San Paolo diffonde parecchi libri per la meditazione: cercando di offrire al Clero il meglio. Questo ha, tuttavia, un modo proprio di presentare le considerazioni comuni.
Gesù Cristo, che dobbiamo riprodurre e vivere in noi ed in mezzo al mondo, diede di sé la definizione più completa quando disse: «Ego sum via, veritas et vita» (Gv 14,6).
Il Sacerdote diviene via, se pratica, oltre i comandamenti, le virtù sacerdotali.
Diviene verità, se pensa e ragiona e giudica secondo il Vangelo e secondo la fede.
Diviene vita, se, vivendo unito a Gesù Cristo, alle anime comunica la vita soprannaturale.
Perciò questo libro è diviso in tre parti: meditazioni sulle verità principali; meditazioni sulle virtù più necessarie; meditazioni sui mezzi di grazia.
Su ogni argomento vi sono tre meditazioni; per esporre verità, via, vita; e formare un tutto unico e completo. Per ogni giorno basta un punto o considerazione.
Possa fare un po' di bene ai Sacerdoti che tanto aspirano alla santità e ad essere veramente sale, luce, e città posta sul monte.

San Giuseppe, 1951.

Sac. Giacomo Alberione

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1 Sull'arbitrarietà di questa citazione, e sulla sua vera versione e significato, si cf Giuseppe Ricciotti, Bibbia e non Bibbia, 4ª ed. (Brescia, Morcelliana 1946) pp. 99-100.

2 Pio X, Esortazione Haerent animo, 4 agosto 1908.

3 Pio XII, Esortazione apostolica Menti Nostrae, 23 settembre 1950. - Versione tolta dal libro di Pietro Veuillot, Il nostro sacerdozio. Documenti pontifici da Pio X ai nostri giorni. Volume II: Pio XII (Milano, Ancora, 1956) pp. 196-198.

4 Cf Pio X, Lettera enciclica E supremi apostolatus, 4 ottobre 1903. - Questa frase viene spesso ripetuta senza le dovute precisazioni e perciò può essere fonte di confusione.