36.
USO DEI SACRAMENTI
(PB 3, 1939, 439-445)
I.
1. La prima via della grazia è costituita dai sette sacramenti. Dicesi sacramento quel segno sensibile permanentemente istituito da Dio per significare la grazia e per produrre nella nostra anima la santità. I1 Sacerdote è primieramente considerato come il ministro dei sacramenti: dispensatore dei misteri di Dio (cf 1Cr 4,1).
Il ministro deve amministrare i sacramenti. Questo obbligo proviene dalla dottrina della Chiesa, dato che il Concilio di Trento esplicitamente stabilisce: «Per precetto divino è fatto obbligo a tutti quelli ai quali è affidata la cura delle anime, di pascere il loro gregge... con l'amministrazione dei sacramenti». I1 parroco e tutti i Sacerdoti aventi cura di anime sono tenuti, sotto pena di peccato grave, e per giustizia, ad amministrare i sacramenti, quando si tratta di sacramenti necessari alla salvezza. In caso di estrema necessità o in necessità quasi estrema, sono obbligati ad amministrarli anche con pericolo della vita.
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L'amministrazione dei sacramenti è parte essenziale della cura d'anime. Cristo mandò gli apostoli a predicare ed a governare il popolo, ma anche a santificarlo: «Andate dunque ad ammaestrare tutte le genti, battezzandole...» (Mt 28,19); «Il buon pastore dà la propria vita per le sue pecore» (Gv 10,11), e perciò i vescovi, i parroci, i loro vicari, i superiori dei religiosi e tutti i vicari parrocchiali devono procurare alle anime i mezzi necessari alla salvezza, anche con pericolo della loro vita. Nell'anno 1577, la sacra Congregazione del Concilio ha dichiarato che in tempo di peste non è lecito al pastore abbandonare il suo gregge, anche se un altro Sacerdote idoneo lo potesse sostituire. Perciò il pastore pecca gravemente se non provvede al suo gregge, quando si tratta di sacramenti necessari alla salvezza, come sono il battesimo e la penitenza, ed in alcuni casi anche l'estrema unzione, e quando il fedele è nell'estrema o quasi estrema necessità, e vi è speranza di poterlo aiutare a ben morire.
Il Sacerdote che non ha cura di anime, è pure tenuto ad amministrare i sacramenti a titolo di carità. In caso di estrema necessità è tenuto ad amministrarli anche con pericolo della vita, se vi manca l'altro ministro al quale spetterebbe per dovere di giustizia.
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2. Il ministro deve amministrare i sacramenti in modo degno. Ciò richiede: a) Che ponga gli elementi essenziali ed integrali dei sacramenti in modo conveniente, e che osservi nell'amministrazione solenne dei sacramenti i riti della religione cattolica approvati e prescritti; b) Che amministri i sacramenti alle persone degne; infatti i sacramenti esigono, da parte di chi li riceve, le dovute disposizioni. Raccomanda la sacra Scrittura: «Non date le cose sante ai cani, e non gettate le vostre perle ai porci» (Mt 7,6). Questa raccomandazione ha specialmente importanza quando si tratta del sacramento dell'Ordine; il bene pubblico esige che non si introducano dei lupi nell'ovile di Cristo; c) Che li amministri nel modo dovuto, ossia validamente, lecitamente e decorosamente. Prescrive il Rituale: «Ancorché i sacramenti non possano venire macchiati da un impuro, né possa il loro effetto essere impedito da ministri indegni, tuttavia quelli che li amministrano in modo impuro ed indegno, incorrono nel reato di morte eterna» (Tit. 1, cap. 1, n. 4).
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3. Affinché poi il ministro tratti le cose sante in modo decoroso, si richiedono le condizioni interne ed esterne. Tra le condizioni interne si richiede che il ministro conosca bene ciò che riguarda la retta amministrazione di ciascun sacramento; che conosca quello che prescrivono sia la teologia dogmatica, e sia specialmente la teologia morale ed il Rituale Romano. Si richiede che il ministro procuri di avere, per quanto è possibile, l'attenzione attuale. Ancorché questa non sia necessariamente richiesta, tuttavia è certo che un'attenzione maggiore conferisce molto alla riverenza del sacramento. Se in tutte le cose, anche nel giuoco, si pone l'attenzione, perché non si dovrebbe porre in quest'opera così grande, quale è l'amministrazione dei sacramenti dove il ministro agisce in luogo della persona di Cristo? Bisogna poi che il ministro si studi di amministrare il sacramento per impulso di fede, di speranza e di carità; ciò importa che il ministro, per quanto può, operi con lo spirito di Dio, pensando profondamente che agisce a nome di Cristo, con la potenza di Cristo, e per produrre un effetto che in tutto dipende dalla volontà di Cristo. Questo effetto è l'estensione della redenzione, che fu lo scopo dell'incarnazione, e che principalmente perviene agli uomini attraverso i sacramenti. Simile pensiero è molto utile e fecondo, e riesce molto istruttivo per la degna amministrazione di ogni singolo sacramento.
Tra le condizioni esterne, per rettamente amministrare i sacramenti, si richiedono la tranquillità, la gravità, e l'esclusione di ogni fretta. La tranquillità e la gravità del ministro infatti molto conferiscono alla riverenza del sacramento da parte del ministro stesso, ed alla edificazione dei fedeli.
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II.
1. I sacramenti producono effetto ex opere operato; tuttavia il frutto dei sacramenti sarà tanto più abbondante quanto più la cooperazione del ministro è sapiente e pia. Amministrare i sacramenti in modo che meglio conseguano il loro scopo è arte divina e pastorale.
Il Signore nostro Gesù Cristo, come ci insegna il Vangelo, mandò gli apostoli a tutte le genti, affinché salvassero tutti, dicendo: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21). Come è di fede che il Verbo divino assunse la natura umana per salvare tutti gli uomini: «Per noi uomini e per la nostra salute discese dai cieli» (Messale Romano, Ordinario della Messa: Credo); così è di fede che gli apostoli furono inviati in tutto il mondo: «Andate per tutto il mondo» (Mc 16,15). Nessun uomo è escluso dalla cura dei Sacerdoti: «Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15)... «Andate dunque ad ammaestrare tutte le genti» (Mt 28,19). Gli apostoli ubbidirono al comando divino: «Per tutta la terra ne trascorre la voce e sino all'estremo del mondo ne va la parola» (Sl 18,5).
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Agli uomini non si deve solo conferire il battesimo, ma anche gli altri sacramenti, specialmente la penitenza e l'eucaristia. È perciò necessario che siano moltiplicati i ministri. È nota infatti la constatazione del divino Maestro: «La messe è veramente grande, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe di mandare operai nella sua messe» (Mt 9,37s.). È dunque ottima cosa cercare e curare le vocazioni, sia con le preghiere, sia con le esortazioni, e sia con le offerte in danaro, ed il lavoro personale.
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2. In ogni parrocchia, il parroco deve provvedere a tre cose: a) Istruire il popolo sui sacramenti. Il Sacerdote, per quanto è possibile, abbia una profonda conoscenza dei sacramenti; specialmente sappia bene che i sacramenti sono stati istituiti da Gesù Cristo ed operano per virtù divina. L'industria umana ha inventato innumerevoli macchine per tutte le arti, e con queste macchine anche un uomo incolto può compiere certe opere quasi perfette, come ad esempio la scrittura fatta con la macchina. Ma la perfezione della scrittura così ottenuta non è tanto merito del dattilografo, ma piuttosto di colui che ha inventato e perfezionato la macchina da scrivere. In modo analogo deve dirsi dei sacramenti, i quali producono l'effetto non per merito di colui che li conferisce o di colui che li riceve, ma per volontà di Gesù che li ha istituiti. Se il ministro è rettamente istruito su questo e lo spiega in modo chiaro ai fedeli, a poco a poco il popolo viene ad acquistare una giusta conoscenza dei sacramenti.
Inoltre il pastore deve suscitare nel cuore dei fedeli il desiderio dei sacramenti; ciò si può ottenere con una chiara esposizione degli effetti prodotti dai sacramenti. Chi non si sentirà ardere il cuore dal desiderio di ricevere i sacramenti, dopo aver rettamente compreso che i sacramenti conferiscono la grazia santificante e sacramentale; che alcuni di essi imprimono il carattere, e che conferiscono inoltre un certo diritto a ricevere in seguito tutti gli aiuti di cui avremo bisogno?
Il pastore deve anche rafforzare il proposito nella volontà dei fedeli di ricevere i sacramenti. Otterrà questo esponendo il comando divino od ecclesiastico che ci impone l'obbligo di riceverli: la loro necessità per avere la grazia, i loro frutti, e la facilità che si ha di riceverli.
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b) Dare comodità di ricevere i sacramenti. Bisogna dare ai fedeli la possibilità di ricevere i sacramenti, ma per quanto è possibile, si dia anche loro la comodità. Il ricevere infatti i sacramenti appartiene alla perfezione della vita cristiana, e richiede fatica; molti perciò, in vista di tale fatica, si astengono dai sacramenti. È necessario rimuovere ogni difficoltà. Ciò otterrà il buon pastore di anime, specialmente procurando un numero sufficiente di confessori, esimii per bontà, e concordi nei principi morali da applicare ai penitenti. La sufficienza del numero fa sì che in breve si può soddisfare alla necessità di tanti. Che la fama di bontà di cui gode il confessore renda il sacramento più fruttuoso, ce lo insegna l'esperienza. Santi confessori infatti, con brevi esortazioni dette una volta sola ottennero più ampi frutti di santità nei penitenti, che non altri in lungo tempo e con numerose e lunghe esortazioni. La storia ci dice come in breve tempo molto siano progrediti nello spirito una S. Teresa, una S. Margherita Maria, dopo aver trovato un santo confessore. Bisogna porre massima diligenza nell'eleggere i confessori; è molto importante eleggere confessori che siano concordi nel metodo di amministrare il sacramento della penitenza.
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I sacramenti devono poi essere amministrati a tempo opportuno. L'evidenza insegna abbastanza; i fedeli sono infatti presi da molte, gravi e necessarie preoccupazioni, e anche volendolo, non sarebbe loro possibile in certi tempi accostarsi ai sacramenti. Altra attenzione va posta al luogo dove debbono essere amministrati i sacramenti. Se si deve costruire una chiesa, bisogna considerare, nella scelta del luogo di costruzione, anche che riesca comoda per poter amministrare i sacramenti. Anche fuori di questo caso, il pastore di anime può scegliere ed adattare dei luoghi opportuni. L'esperienza insegna, che molti, specialmente tra gli uomini, non frequentano i sacramenti per la mancanza di un luogo loro adatto. Vi sono zelanti pastori di anime che, avendo la canonica più o meno discosta dalla chiesa, per dare ai fedeli comodità di ricevere gli ordinari sacramenti, misero in chiesa un campanello elettrico, onde essere così avvisati e poter accorrere. Vi sono dei religiosi zelanti, i quali per poter soddisfare alle necessità dei fedeli sogliono recitare il Breviario, ad un'ora prestabilita, in prossimità del loro confessionale. I fedeli sono, in tal modo, sicuri di trovare all'ora stabilita il confessore, e poter così soddisfare alla propria divozione. Col passare del tempo, si rivelerà quanto questi vari metodi siano utili.
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3. c) Dare l'occasione di ricevere i sacramenti. La prima e principale occasione è il tempo pasquale. In questo tempo si manifesta l'ingegno di molti pastori, i quali preparano i fedeli con alcuni giorni di predicazione fatta da un predicatore forestiero, e chiamano pure, per comodità del popolo, alcuni confessori straordinari. Lungo l'anno ecclesiastico sono disseminate molte occasioni propizie alla frequenza dei sacramenti; alcune di queste occasioni sono date dalla sacra liturgia, altre appositamente combinate. Un'opportuna occasione di accostarsi ai sacramenti è data dalle principali feste, quali sono il Natale, la Circoncisione, l'Epifania, la Pasqua, l'Ascensione, la Pentecoste, Tutti i Santi; e dalle feste della B. V. Maria, di S. Giuseppe, dei Santi protettori della parrocchia, della congregazione o della confraternita. Si aggiungano le comunioni mensili, quelle dei primi venerdì del mese ad onore del Cuore di Gesù, quelle dei primi sabati ad onore del Cuore Immacolato di Maria, la comunione mensile per le varie categorie di persone, o per i vari rami dell'Azione Cattolica; la comunione stabilita per certe circostanze, per gli ascritti ad associazioni o congregazioni, per l'anniversario del battesimo, della cresima, del matrimonio, o della morte di qualche parente o conoscente. Il pastore di anime deve pure raccomandare di fare la comunione nelle varie necessità della vita, sia per vincere le tentazioni, sia per ottenere una guarigione, sia per ottenere altri spirituali o temporali benefici.
In tutte queste circostanze si abbia riguardo non tanto al numero di quelli che si accostano ai sacramenti, ma specialmente al modo con cui i sacramenti vengono ricevuti. I1 pastore d'anime perciò non solo insegnerà, a suo tempo, nelle ordinarie istruzioni, il retto modo di ricevere i sacramenti, ma anche, in occasione specialmente di comunioni generali, insisterà, inculcando ai fedeli una devota e fervorosa suscezione dei sacramenti. Ha sempre valore quel detto: in tutte le cose bada al fine! Essendo il fine dei sacramenti la santificazione dei fedeli, la loro amministrazione dovrà sempre essere fatta in quella maniera che si è dimostrata più adatta a santificare le anime.
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III.
1. La cultura dei sacramenti. - Nella suscezione dei sacramenti, alcune cose sono richieste per la loro validità, altre per la loro liceità, ed altre perché con maggior frutto essi siano ricevuti; perché l'uomo ad essi si prepari e perché, dopo averli ricevuti, ringrazi. È necessario perciò una diligente educazione sacramentaria. L'opera e l'industria dei fedeli per ricavare dai sacramenti più abbondanti frutti, costituiscono la così detta «cultura» dei sacramenti. Tutti sono tenuti a questa cultura: «Prese dunque il Signore Iddio l'uomo e lo pose nel giardino di Eden per coltivarlo e custodirlo» (Gn 2,15); dopo il peccato, la necessità del lavoro è severamente inculcata: «Con sudore del tuo volto mangerai il pane» (Gn 3,19). Affinché il campo possa produrre è richiesta l'agricoltura, ossia l'aiuto prestato alla terra dall'umana attività ed industria, affinché possa portare frutto. Analogamente avviene per i sacramenti, i quali, ancorché siano stati da Cristo istituiti, tuttavia per portare frutti più abbondanti richiedono l'opera degli uomini.< Questo lavoro dell'uomo può riguardare la suscezione medesima dei sacramenti; sappiamo infatti quante difficoltà qualche volta impediscono la frequenza dei sacramenti della penitenza e dell'eucaristia; allora appunto è necessario il lavoro, l'industria ed il sacrificio dell'uomo. Inoltre ci vuole molto lavoro sia per la preparazione prossima come per la preparazione remota al sacramento, sia prima e sia specialmente dopo averlo ricevuto. Questo lavoro è più necessario quando si tratta del battesimo, della confermazione e dell'Ordine.
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2. Questa cultura è necessaria, come lo dimostra anche la parabola dei talenti. «Un uomo,... stando per fare un lungo viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno dette cinque talenti, all'altro due, e a un altro uno solo: a ciascuno secondo la sua capacità, e partì... Ora, dopo molto tempo, ritornò il padrone di quei servi e li chiamò a render conto» (Mt 25,14 s. 19). Quelli che fecero fruttare i loro talenti, ricevettero un premio; colui invece che aveva nascosto il suo talento fu punito. Possiamo vedere raffigurati in questi talenti i sacramenti, che dobbiamo, con la nostra industria, diligentemente trafficare, per farli maggiormente fruttificare. Così dobbiamo fare nelle tentazioni e nei pericoli della nostra vita, se vogliamo sperimentare il frutto dei sacramenti. Per questo l'Apostolo scrive a Timoteo: «Ti raccomando di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani» (2Tm 1, 6); ed ancora: «Non trascurare il dono, che è in te, e che per ispirazione profetica ti fu conferito, con l'imposizione delle mani, dal collegio dei presbiteri» (1Tm 4,14).
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La grazia attuale si riceve dai sacramenti quando, mediante la cultura di essi, se ne attua la potenzialità. I sacramenti infatti conferiscono anche un certo diritto ad avere, a tempo opportuno, quelle grazie attuali che ci sono necessarie nelle varie circostanze della vita, e che sono conformi alla natura di ciascun sacramento. Quando si presenta l'occasione, viene data la grazia attuale necessaria od utile. Per spiegare questo è opportuno l'esempio dell'orologio. Perché l'orologio cammini e segni le ore, è necessario che abbia la carica. La carica gliela si dà in breve tempo, e poi l'orologio dovrà camminare per lungo tempo, magari per uno o più giorni. La carica conferisce all'orologio la potenzialità a segnare il tempo nei periodi successivi, fino a tanto che essa stessa dura.
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3. I mezzi per coltivare i sacramenti si possono ridurre a tre, ossia alla meditazione, alla preghiera ed all'opera.
a) La meditazione. - È ricordata dall'Apostolo nella lettera a Timoteo. Dopo aver raccomandato: «Non trascurare il dono che è in te» (1Tm 4,14), soggiunge: «Medita queste cose» (1Tm 4,15). Se qualcheduno per esempio, per ciò che riguarda il sacramento dell'Ordine, legge attentamente tutto ciò che scrisse il beato Giovanni Olier nel suo «Trattato dei Santi Ordini», e medita queste cose, avrà certamente trovato un mezzo efficacissimo per eccitare la grazia che forse è assopita nel suo cuore; quella grazia che gli fu conferita «con l'imposizione delle mani, dal collegio dei presbiteri» (1Tm 4,14). Lo stesso si deve dire della grazia della confermazione, del battesimo, e del matrimonio.
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b) La preghiera. - Essa ha una singolare efficacia riguardo a quelle grazie che sono virtualmente contenute nella stessa grazia sacramentale. Vi è una grande differenza tra colui che ha ricevuto il sacramento della confermazione e colui che ancora è privo di questo sacramento, quando tutti e due, recitano, in una data occasione, un «Padre nostro», per vincere una tentazione, per esempio, di rispetto umano. Per colui che non ha ancora la grazia della confermazione la preghiera che recita ha il valore ordinario della preghiera comune; ma per l'altro invece questa preghiera ha una certa efficacissima virtù, quasi ex opere operato; poiché mediante questa preghiera, viene attuata la grazia sacramentale ricevuta nel sacramento della confermazione.
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c) L'opera. - Siccome ogni sacramento conferisce una sua speciale grazia per una data azione, ecco che l'iniziare quest'azione è già un mezzo per provocare il frutto del sacramento. Così, siccome la sacra ordinazione conferisce la grazia per attendere ai divini misteri, se uno intraprende qualche ministero, per esempio, la catechizzazione dei fanciulli o la predicazione al popolo o entra in confessionale per udire le confessioni, o incomincia la cura parrocchiale, per questo stesso fatto, la grazia sacramentale viene provocata a produrre grazie attuali ad essa corrispondenti.
Farò l'esame di coscienza, e reciterò il salmo Miserere!: «Pietà di me, o Dio, per la tua misericordia, e per la tua grande clemenza cancella i miei delitti» (Sl 50,3).
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