28.
BEATI I DESIDEROSI DI GIUSTIZIA, I MISERICORDIOSI, I PURI
(PB 7, 1943, 140-144)
I.
1. «Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati» (Mt 5,6). Secondo l'interpretazione più comune, per fame e sete di giustizia si intende il desiderio ardente di conseguire la salvezza eterna e la perfezione morale e soprannaturale. La giustizia infatti è servire e piacere a Dio; il desiderio di adempiere in tutto la sua volontà: «È conveniente che noi si adempia così ogni giustizia» (Mt 3,15); «Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33). Il costante e ardente desiderio di progredire ogni giorno, provato dai fatti, è la sete e la fame di giustizia. Il Sacerdote deve considerare attentamente il campo spirituale della sua anima.
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Si legge nel Vangelo: «Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna. Andò a cercarvi il frutto, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son già tre anni che vengo a cercare del frutto da questo fico e non ne trovo affatto; taglialo! Perché deve occupare il terreno inutilmente? Il vignaiolo gli rispose: Signore, lascialo ancora per quest'anno, per darmi il tempo di scavar tutt'attorno, e mettergli del concime; se farà dei frutti, bene; se no, lo taglierai» (Lc 13,6-9). Commentando questo luogo, S. Massimo di Torino scrive: «Quanto dura condizione è quella di un podere che dovrebbe dare al suo padrone la soavità dei frutti, e che invece lo trafigge con la puntura delle spine... Riflettete adunque, o fratelli, riflettete, affinché anche di voi non si debba dire: Dopo aver aspettato che mi facesse l'uva, m'ha fatto delle lambrusche» (cf Is 5,4) (Sermo de S. Cipriano).
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2. La sterilità di questa ficaia ci è di ammonimento per la sterilità delle opere nostre; è una tristissima immagine dell'anima che produce soltanto foglie e fiori, ossia si ferma ai vani desideri. Inoltre vi sono anime che producono frutti cattivi e dannosi, anche dopo aver ricevuto tante grazie da Dio; sono come alberi piantati nella vigna del Signore, e che già da tre, dieci e più anni, occupano inutilmente il terreno. Che sarà di costoro, se dopo tante prove di amore, non producessero frutto alcuno?
«O Signore Gesù Cristo, concedimi di produrre con fervore frutti di opere buone, e di perseverare in essi di continuo, affinché io, trovato senza frutto, non meriti di essere tagliato e gettato nel fuoco eterno» (Ludolfo di Sassonia). Quanto tu sarai felice, se con ragione Dio ti può rivolgere quelle parole che si leggono presso Isaia: «Tu sei il mio servo,... in te sarò glorificato» (Is 49,3). Sarai così, se veramente bramerai, con volontà sincera, la perfezione e la santità. «L'anima mia ha sete di Dio» (Sl 41,2). «Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4, 4). «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4,34).
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3. «Saranno saziati» (Mt 5,6). I veramente affamati ed assetati non rifiutano alcun cibo. Costoro non tralasciano alcun atto di virtù, ancorché costoso, ed ancorché ripugnante alla sensibilità. Vi sono quelli che desiderano ardentemente di compiere un atto di virtù al quale sia unito qualche onore, ma non quell'atto di virtù che loro appare abietto e vile, o difficile e costoso.
Gli affamati ed assetati, mangiano e bevono con più gusto; nell'ordine spirituale costoro operano con una maggiore consolazione interna: «Il Signore è buono... per l'anima che lo cerca» (Lm 3,25). Interrogherò me stesso: Esperimento io qualche volta un'interiore letizia nel compiere cose spregevoli e difficili? Sono privo di ogni consolazione spirituale, e forse per colpa mia? Questo si verifica perché manca nel mio cuore la fame e la sete spirituale? Cerco piuttosto le cose mondane invece delle eterne?
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Chi mangia e beve con appetito riesce più facilmente a convertire il nutrimento in sangue. Chi fa le opere buone con un grado più elevato di carità acquista maggior merito, ed avrà maggior gloria. Il tiepido invece è nauseato da qualsiasi opera di zelo.
Sull'esempio di Cristo, il mio cibo è quello di fare la volontà di Dio? Ho sete di anime, come aveva sete Gesù crocifisso, che era più assetato di anime che di acqua? Vi sono quelli che hanno fame dell'eucaristia, sete dell'orazione; quelli che cercano la gloria di Dio; quelli che rinunziano a tutto pur di guadagnare anime a Cristo. Voglio io diventare santo, grande santo, in breve tempo, con la grazia di Dio?
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II.
1. «Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia!» (Mt 5,7). Altre sono le opere di misericordia corporale ed altre quelle di misericordia spirituale. Nel giudizio universale, Cristo ricorderà sei opere di misericordia riguardanti il corpo, fatte agli uomini, come fossero fatte a lui stesso. Queste opere sono: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, alloggiare i pellegrini, vestire gli ignudi, visitare i malati, consolare i carcerati. A queste sei opere, possiamo aggiungerne una settima, secondo il libro di Tobia: seppellire i morti. Le opere di misericordia che riguardano l'anima sono: sfamare con il pane della parola di Dio quelli che hanno fame di giustizia, ed estinguerne la sete, con la bevanda della sapienza spirituale; richiamare gli erranti nella casa della Madre Chiesa; preservare gli innocenti dai cattivi; rivestire di virtù coloro che ne sono privi; ricevere i malati nella fede; portare sollievo ai tribolati.
Secondo il cardinale Ugone, la misericordia dell'uomo è triplice: propria, paterna, fraterna. Propria, riguarda se stesso e si ha con la contrizione; fraterna, riguarda i fratelli, e si esercita con la compassione; paterna riguarda i figli, e si esercita con la correzione.
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2. La misericordia merita altra misericordia. Dice il Maestro divino: «Perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato... Sarà usata verso di voi la stessa misura di cui voi vi siete serviti» (Lc 6,37s.). Avranno una misura buona, pigiata, scossa e straboccante coloro che abbondano in misericordia; e questo avverrà spesso fin da questa vita. Quando perdoniamo piccole offese, a noi vengono perdonati grandi delitti; quando porgiamo un tozzo di pane, o prestiamo qualche servizio per carità, ci viene assegnato in cielo per l'eternità un grande grado di gloria. Disse un antico e pio autore: «Davanti alle porte dell'inferno sta la misericordia, e non permette che venga chiuso in quel carcere chi ha usato misericordia». S. Antonio di Padova scrisse: «La misericordia fa tre cose: purifica dai vizi, aumenta le ricchezze dei carismi, accumula ricchezze di godimenti celesti».
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3. Mi esaminerò sulle singole cose proposte: specialmente sulle opere di misericordia del buon pastore; sia quelle riguardanti l'anima, sia quelle riguardanti il corpo. Se correggo gli erranti, se invito i peccatori a penitenza, se visito i malati, se prego per i defunti, se insegno il catechismo ai fanciulli, ecc.
Se non posso sovvenire i miseri con opere e con parole, li posso tuttavia soccorrere con la preghiera e con i sacrifizi. Esercito io la misericordia corporale o spirituale volentieri, ma con prudenza, avendo riguardo alle circostanze di luogo, di tempo, di persona, di necessità? Soccorro gli amici come i nemici e gli ingrati, senza fare discriminazione di persone, procurando solo di esercitare la misericordia? Dio infatti fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, e fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi (cf Mt 5,45).
Compio la misericordia con animo ilare e pronto? Preferisco di più farla silenziosamente che pubblicamente? La faccio senza grettezza e senza prodigalità? Senza che la mia destra sappia ciò che fa la mia sinistra? Soccorro i poveri e gli umili? Agisco mosso piuttosto dalla divina misericordia, che non dall'affezione, dalla speranza di lucro, o di favori umani?
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Due cose principalmente metterò nelle mie intenzioni: a) l'esempio di Cristo, il quale discese dal cielo per soccorrerci; passò facendo del bene e guarendo tutti gli oppressi dal demonio; pregò per coloro che lo crocifissero, e morì per il bene di tutti; b) la speranza di ricevere lode al giudizio finale dalla bocca stessa di Gesù, il quale esalterà le opere di misericordia dinanzi a tutti gli uomini: «Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla creazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare... Ogni volta che voi avete fatto queste cose a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatta a me» (Mt 25,34 s. 40).
S. Agostino dice: «In nessun luogo devono maggiormente fiorire i sentimenti di misericordia come nella Chiesa cattolica»; ed un pio autore riduce questa raccomandazione alla pratica dicendo: «Nessuno deve avere maggior compassione di quanta ne deve avere il Sacerdote!». S. Bernardo soggiunge: «La natura dell'uomo porta maggiormente ad indignarsi che ad aver compassione;... tuttavia ciò che non può fare la natura lo può la grazia».
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III.
1. «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio!» (Mt 5,8). Dice S. Giovanni Crisostomo: «Sono beati non quelli che hanno puro e limpido l'intelletto, come i filosofi; né coloro che sono mondi e puliti nel corpo e nel vestito: ciò che a molti riesce impossibile; ma coloro che sono mondi di cuore, ossia coloro che hanno pura e casta la mente: ciò che a tutti è possibile».
Il cuore puro ha tre gradi: a) Cuore mondo è la mente casta e pura da ogni libidine e da ogni concupiscenza della carne; b) In modo più generale e completo, il cuore mondo è la coscienza pura. Tale è la coscienza di coloro che purificarono il cuore da ogni peccato, dai cattivi pensieri e desideri, dalle passioni e dai turbamenti, da ogni cattiva intenzione e specialmente da ogni doppiezza ed ipocrisia; c) In modo verissimo e perfettissimo, in grado sommo, sono mondi di cuore coloro che sono liberi da ogni disordinato affetto od attaccamento eccessivo alle creature, così che il loro cuore sia specchio e tempio della Divinità, come è degli angeli; ed in modo che tutta l'intenzione della loro mente, tutto il loro affetto ed il loro amore sia fisso in Dio.
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2. Questa purità è sommamente stimata da Dio. Disse infatti per bocca di un suo profeta: «Meglio è non aver figli, ma virtù; perché immortale è la memoria di essa, essendo riconosciuta e da Dio e dagli uomini» (Sp 4,1). Inoltre Gesù dimostrò la bellezza della purità: poiché elesse per madre una vergine, per padre nutrizio un vergine, per precursore un vergine, per amico tra tutti carissimo, ancora un vergine. S. Ambrogio asserì, e nessuno contraddisse, che l'uomo casto è un angelo, e che l'uomo impudico è un demonio. Quanto sarà beato il Sacerdote casto! Come è ornato delle virtù degli angeli, così pure abbonda delle delizie degli angeli. Quanto è infelice quel Sacerdote dal cui cuore cadde la castità! Ha lo stesso fetore del demonio, la stessa malizia, la stessa crudeltà; è tormentato dai medesimi rimorsi con cui è tormentato il demonio, mentre brucia nella fiamma dell'impurità.
Il Sacerdote che è mondo di cuore vede Dio, perché sente di più, conosce di più, gusta di più i misteri della fede, i precetti dell'amore, la speranza della vita eterna. Vede Dio, perché più facilmente e più volentieri medita la passione di Cristo, parla con Gesù eucaristico, e va a Maria SS. Vergine, con affetto di figlio. Vede Dio, perché facilmente si intrattiene a considerare i misteri della nascita di Gesù Cristo, della risurrezione, dell'ascensione, della Pentecoste, del Corpus Domini, del sacro Cuore di Gesù, ed attraverso a questi misteri sente e vede l'incorporazione in Cristo. Vede Dio, perché sia nelle cose avverse come nelle liete, sente ed intuisce la Provvidenza di Dio, in essa si allieta, da essa è soavemente guidato. Vede Dio perché considera nel prossimo un fratello, nei superiori venera Dio, in tutti contempla l'immagine del Creatore. Vede Dio: infatti in cielo i vergini sono i più vicini a Gesù, con più perfetta visione sono fissi in Dio, con maggior gaudio sono allietati.
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3. Esame di coscienza. - La mia mente è veramente casta e libera dalle concupiscenze della carne? Sono libero da ogni peccato volontario? dai cattivi pensieri e dai cattivi desideri? dalle perturbazioni della mente e del cuore? da ogni cattiva intenzione? da ogni doppiezza ed ipocrisia? Il mio cuore è libero non solo da ogni peccato volontario, ma anche da ogni affetto alle creature, che non sia approvato dalla ragione e dalla fede? Custodisco a sufficienza i miei sensi, specialmente gli occhi, le orecchie, la lingua? Mi tengo sufficientemente immune dalle cattive letture, dai cattivi discorsi e dai cattivi affetti? Mi guardo da tre cose nelle quali tanti perirono: dal bere, dalla donna, dall'ozio? Uso i due sussidi della purezza: la vigilanza e la preghiera? Il Signore custodisca i nostri cuori ed i nostri corpi.
Concludendo: farò una confessione con uno scopo determinato, ossia per ottenere la massima purità affinché possa più degnamente accostarmi all'altare. Inoltre nelle singole confessioni esaminerò e detesterò qualche peccato particolare, con uno speciale proposito di evitare detto peccato. Così farò pure nel ritiro mensile. Anzi ogni giorno avrò un proposito particolare, farò un particolare esame, avrò una speciale vigilanza, affinché i difetti diminuiscano di numero e di gravità.
O santissima ed immacolata Maria, Vergine delle vergini e Madre nostra amantissima, purifica ogni giorno il mio cuore e l'anima mia; ottieni a me il timore del Signore, ed una singolare diffidenza di me stesso.
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