45.
I SACRAMENTALI
(PB 5, 1941, 315-320)
I.
1. I sacramentali sono così chiamati, perché hanno una analogia con i sacramenti, quasi si dicessero «sacramenti secondari», o di ordine inferiore. Ugo di S. Vittore li chiama sacramenti minori, perché, ancorché in essi non risieda principalmente la salvezza, tuttavia da essi la salvezza viene accresciuta, in quanto la devozione ne resta ravvivata.
I sacramentali sono cose o azioni, delle quali la Chiesa, con una certa imitazione dei sacramenti, suole servirsi per ottenere, con la sua impetrazione, degli effetti specialmente spirituali. I sacramentali comprendono molte cose, ed il Sacerdote li incontra nella sacra liturgia. Alcuni sacramentali sono detti cerimonie, ed integrano i sacramenti; sono tali, per esempio nel battesimo, tutte le azioni e parole (eccettuate le parole della cosiddetta forma, e l'applicazione della materia): esse occupano molto posto, e sono tutte sacramentali. Altri sacramentali sono più particolarmente delle azioni come, ad esempio, l'elemosina prescritta dalla Chiesa, la predicazione della parola di Dio, il battersi il petto, ecc. Altri sono cose sacre, alle quali, per istituzione divina (come il SS. Nome di Gesù ed il segno di croce), o per benedizione della Chiesa (come l'acqua lustrale), è annessa una certa forza salutifera.
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2. I sacramentali differiscono dai sacramenti: a) per il loro autore; infatti i sacramenti furono istituiti da Cristo; i sacramentali invece dalla Chiesa; b) per il loro effetto; i sacramenti infatti conferiscono la grazia santificante, la grazia sacramentale, e tre di essi imprimono anche il carattere; i sacramentali invece sono precipuamente ordinati alle grazie attuali, o anche a dare gli aiuti temporali; c) per il modo; infatti i sacramenti conferiscono la grazia ex opere operato; i sacramentali invece, ex opere operantis, ossia secondo le disposizioni dei richiedenti. I sacramentali sono ordinati anche ad effetti temporali, i quali, qualche volta, non possono giovare alla salute spirituale dell'anima, per circostanze particolari; per questo non è conveniente che il loro effetto sia prodotto ex opere operato.
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3. I sacramentali derivano dalla potestà liturgica della Chiesa, la quale ha ricevuto da Cristo l'autorità sia per insegnare, sia per governare il popolo, e sia per regolare il culto. La Chiesa inoltre viene incontro a tutti i bisogni, e tutto santifica nella fede e nella preghiera, e con sollecitudine, innalza tutti i figli fedeli alle cose spirituali ed eterne.
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I sacramentali si possono includere in sette classi: a) Nella prima classe vengono annoverate tutte le sacre cerimonie istituite dalla Chiesa per integrare il cerimoniale della Messa e dei sette sacramenti. Nei singoli sacramenti, oltre la materia e la forma, sono compresi molti elementi o cerimonie disposte per una più santa amministrazione; questo deve tanto più dirsi del Sacrifizio dell'altare; infatti, prima e dopo la consacrazione, esso è completato da molte letture, preghiere e cerimonie. Tutti questi atti sono chiamati sacramentali. b) Nella seconda classe vengono messi tutti gli esorcismi sia comuni, sia speciali, e parimenti tutte le assoluzioni, tra le quali vi è pure quella che precede la santa Comunione. c) Nella terza classe si trovano quei riti coi quali si implora la virtù divina per produrre diversi effetti nelle persone, e nelle cose che devono servire a bene delle persone od al culto divino. Sono tra questi riti: le consacrazioni, per esempio, di un calice, di una chiesa ecc., dei luoghi, delle persone, delle cose; le aspersioni di acqua benedetta, della cenere, dell'incenso, ecc. d) Alla quarta classe si trova la parola di Dio, sotto tutte le forme con le quali dalla Chiesa viene comunicata ai fedeli. Vengono prima di tutto i vari libri della sacra Scrittura, specialmente le parti che si leggono nella Messa e nel Breviario; appartengono pure alla predicazione della parola di Dio i catechismi, le omelie, le letture spirituali e simili. e) Alla quinta classe si possono ascrivere le sacre orazioni che si leggono nella Messa, nel Breviario, nel Pontificale, nel Rituale; per esempio le Litanie minori e maggiori. f ) Nella sesta classe vengono enumerate tutte le funzioni liturgiche ordinarie e straordinarie, generali e speciali. g) Finalmente, nella settima classe, si può inserire tutto l'anno liturgico, sia del tempo, sia delle feste, nel suo triplice ciclo: domenicale, mariale e santorale.
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Il buon pastore istruisce spesso i suoi fedeli intorno ai sacramentali, specialmente intorno a ciò che riguarda la Messa, la benedizione o consacrazione della chiesa, le processioni, i funerali, ecc. Il Sacerdote farà uso dei sacramentali in modo pio, con attenzione e devozione; in modo da fare, per spirito di religione e per ubbidienza alla Chiesa, grande stima di ogni singola parola e cerimonia; in modo da riuscire di edificazione ai fedeli e da servire degnamente Dio ottimo e massimo.
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II.
1. La Chiesa istruita dal suo divin Fondatore istituì alcuni sacramentali, e ne fece uso fin dai primi tempi. Ciò è già accennato nella sacra Scrittura, dove Paolo, parlando del rito da osservarsi nella distribuzione dell'eucaristia, dice: «Le altre cose poi regolerò alla mia venuta» (1Cr 11,34). I santi Padri, quali Giustino, Basilio, Agostino, e lo stesso Tertulliano, enumerano molte cerimonie, che dicono in parte istituite dagli Apostoli e parte sorte col passare degli anni. Perciò il vescovo, nella consacrazione dei Sacerdoti, dice: «Degnati, o Signore, consacrare e santificare queste mani, mediante questa unzione e la nostra benedizione... Affinché tutto ciò che benediranno sia benedetto, e sia consacrato e santificato tutto ciò che consacreranno. Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo» (Pontificale Romano, De ordinatione Presbyteri).
La stessa Incarnazione è il grande sacramento dal quale procede la salvezza del genere umano; il Verbo incarnato poi istituì la Chiesa, la quale è il suo corpo mistico, e la sua estensione attraverso i secoli. Come Cristo diede i sacramenti che sono mezzi sensibili, così la Chiesa, calcando le orme di Cristo, offre agli uomini altri mezzi sensibili, nei sacramentali. E così sacramenti e sacramentali sono effetti di un unico e medesimo Spirito che governa la Chiesa e la santifica; questo Spirito in verità, per opera di Cristo, istituì i mezzi principali nei sacramenti, ed in seguito, per opera della Chiesa, diede altri mezzi di valore minore, che sono i sacramentali.
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2. Gli effetti derivanti dai sacramentali sono vari; la Chiesa infatti con la sua azione continua, compie la missione di Gesù Cristo, dando agli uomini i mezzi della salute. Adempie a questo suo ufficio: sia corroborando le istituzioni che procedono da Cristo, affinché abbiano una maggiore efficacia, come avviene nelle prescrizioni riguardanti la preparazione e la solennità delle sacre ordinazioni, sia istituendo altri mezzi nuovi, per provvedere alle singole necessità, come avviene nella benedizione dei malati, della «via crucis», delle immagini, delle tipografie, dei pozzi, del telegrafo, delle centrali elettriche, ecc. Se il pastore considera attentamente le cerimonie, le orazioni, le letture della Messa, del battesimo, della confermazione, dell'estrema unzione, certissimamente amministrerà i sacramenti con maggior frutto per le anime. Se poi considera quante siano le benedizioni, gli esorcismi, le preghiere nel Rituale, adatte ad ogni bisogno, soddisferà facilmente alle domande del popolo cristiano.
Altri sacramentali provocano grazie da Dio, come avviene nella predicazione e nell'assoluzione; altri spingono l'anima a cooperare alla grazia, come avviene nella meditazione, e nel trascorrere dell'anno liturgico.
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3. Facciamo qualche esempio. Il segno di croce ha grande potere, sia a modo di invocazione, cioè di Cristo crocifisso e dei suoi meriti; sia anche come opera di fede e come professione di religione cristiana; sia per l'onore tributato alla croce. Altro esempio: l'aspersione dell'acqua lustrale ossia benedetta, fin dagli antichi tempi, è un simbolo della interna purificazione. L'acqua, santificata dalle preghiere della Chiesa, riesce di molta efficacia, specialmente a cacciare i demoni. Con quest'acqua benedetta vengono aspersi i malati, affinché divengano più forti contro le tentazioni di satana; vengono aspersi, pregando, i cadaveri, affinché le anime abbiano mitigati ed estinti gli ardori delle fiamme del purgatorio; vengono aspersi i fedeli prima della Messa parrocchiale, affinché essi assistano all'azione sacra più degnamente e con coscienza più pura.
L'impetrazione che si fa con i sacramentali viene esaudita con più efficacia che non una impetrazione privata basata solo su mezzi ordinari, nei sacramentali vi è l'impetrazione stessa della Chiesa. Nella Messa, prima della Comunione, si dice: «Signore,... non riguardare ai miei peccati, ma alla fede della tua Chiesa» (Messale Romano: Canone della Messa). Secondo la dottrina dei teologi, i sacramentali agiscono a modo di cause occasionali, e non a modo di cause efficienti; cioè in occasione dell'applicazione dei sacramentali, Dio stesso eccita pii affetti, ma ciò non viene determinato da nessuna forza inerente ai sacramentali medesimi, ma soltanto dalle preghiere, con le quali la Chiesa ha prima domandato che venga, in quella data occasione, prodotto quel determinato effetto.
Il buon pastore, almeno una volta all'anno, per esempio durante gli esercizi spirituali, legge di nuovo e considera le preghiere, le cerimonie e le funzioni che spesso deve compiere, per poter sempre operare e santificare con quella pietà da lui richiesta.
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III.
1. Il buon pastore deve considerare, tra i sacramentali, l'anno liturgico. Esso è l'ordinata successione dei tempi sacri e delle feste della Chiesa che si incontrano lungo l'anno. Sfilano difatti, in quest'anno davanti ai nostri occhi, dalla prima domenica di Avvento fino al sabato prima del prossimo Avvento, in modo ordinato, le domeniche, le ferie, le feste del Signore, della beata Maria Vergine e dei Santi, e così la pietà del pastore e dei fedeli viene dalla Madre Chiesa nutrita.
L'anno liturgico comprende un duplice ordine: a) Il proprio del tempo. Il proprio del tempo si basa su due punti: il primo è determinato dal sole, ed il secondo è determinato dalla luna; risultano perciò due parti, che dividono l'anno liturgico in quanto al proprio del tempo.< Il primo centro è posto nella festa del Natale, che sempre viene celebrata il 25 di dicembre; da questa festa vengono determinate le quattro domeniche dell'Avvento e le loro rispettive ferie; così pure l'ottava di Natale, la Circoncisione, l'Epifania, ecc. La seconda parte ha il centro nella solennità di Pasqua, che cade nella prima domenica dopo il plenilunio di marzo, e da essa sono determinate le domeniche dopo l'Epifania, la settuagesima ecc., fino alla domenica delle palme. In seguito le domeniche dopo Pasqua, l'Ascensione, Pentecoste, e le domeniche dopo Pentecoste. b) Il proprio delle feste ci dà: il ciclo domenicale, ossia delle feste del Natale, dell'Epifania, di Pasqua, ecc., fino alla festa della Regalità di Gesù Cristo; il ciclo mariale contiene le feste della beata Maria Vergine; il ciclo santorale è la successione delle feste dei Santi che sono espressamente celebrate nella Chiesa. Come la luce di una stella differisce da quella di un'altra, così i santi sono venerati alcuni con un culto più solenne, ed altri con un culto minore.
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2. L'anno liturgico mette innanzi l'ordine cronologico della storia universale: le quattro domeniche di Avvento rappresentano gli anni che precedettero la venuta del Signore; dal Natale all'Ascensione, la storia universale viene identificata con la storia di Cristo, le ventiquattro domeniche poi dopo Pentecoste rappresentano i secoli nei quali il regno di Dio viene esteso a tutti gli uomini lungo la storia della Chiesa. Parimenti l'anno liturgico espone la vita di Cristo: prima è atteso, poi nasce, si manifesta, conduce vita privata, ed in seguito (da settuagesima alla domenica delle palme) vive la sua vita pubblica, e predica la sua parola di salvezza. Segue la sua passione, morte e risurrezione; vengono poi le apparizioni di Cristo, l'ascensione, la missione dello Spirito Santo e la vita celeste di Cristo.
L'anno liturgico inoltre espone la vita mistica di ciascun fedele: la vita d'innocenza è ricordata nella festa di Natale, comincia quando ognuno rinasce spiritualmente con il battesimo; l'Epifania ricorda le prime manifestazioni della vita, le prime azioni compiute dopo l'acquisto dell'uso di ragione; la vita continua poi, ma con azioni buone e anche cattive. Spesso infatti segue un periodo di peccati, che può essere più o meno lungo, ma, se uno desidera veramente di salvare l'anima sua, si induce a fare penitenza. La penitenza è ricordata dalla settuagesima, dalla quaresima e dalla settimana santa; l'anima perviene alla risurrezione con Cristo: «Come il Cristo è risuscitato da morte per la gloriosa potenza del Padre, così anche noi camminiamo in una nuova vita» (Rm 6,4). E la vita continua con il disprezzo delle cose temporali, e con la preparazione al cielo, come Cristo entrò nella sua gloria. Con l'elargizione dei doni dello Spirito Santo, l'anima del fedele viene difatti innalzata a cose migliori. Le ventiquattro domeniche che seguono la Pentecoste, significano la vita cristiana, che cresce di virtù in virtù, fino alla visione di Dio nel paradiso; e significa l'attuazione del regno di Dio per mezzo della Chiesa.
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3. Riguardo poi all'ordine proprio delle feste dei santi, abbiamo ogni giorno esempi da imitare ed intercessori da pregare, perché ci ottengano la grazia di imitarli. Riguardo al ciclo delle feste della beata Vergine, sia generali che particolari, e specialmente riguardo ai due mesi di maggio e di ottobre, ogni fedele esperimenta intimamente quale aiuto apportino al progresso spirituale. E, fatte le dovute proporzioni, lo stesso si può asserire delle feste dei Santi e degli Angeli. Il calendario che riporta l'elenco dei Santi, esercita una vera azione benefica tra il popolo cristiano.
La Chiesa ci somministra ogni giorno, nel Breviario e nel Messale, un alimento spirituale, che consiste nel proporci sante letture, esempi di virtù, preghiere adattissime al progresso della vita interiore, così che, di anno in anno, noi possiamo giungere alla pienezza dell'età in Cristo.
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Inoltre, dal succedersi dell'anno liturgico, viene dato un grande impulso alla stessa scienza speculativa della religione, la quale così diventa, - congiunta con la pratica della vita spirituale, e confermata dall'esempio dei Santi, e rafforzata dalla grazia di Cristo, - non causa di orgoglio, ma di grande edificazione. L'anno liturgico può essere paragonato ad una lunghissima pellicola cinematografica che fa passare ogni anno, davanti ai nostri occhi, tanto la storia universale, come la vita di Gesù Cristo, della Vergine SS. e dei Santi, e la nostra stessa storia spirituale.
Recitando il Breviario, piissimamente ripenserò a quello che ora ho meditato. Chi infatti considera queste cose, viene condotto per mano, da quella buona madre che è la Chiesa, ogni giorno, verso cose sempre più perfette.
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