Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7.
LE DUE ETERNITÀ

(PB 6, 1942, 372-376)

I.

1. Eternità dell'inferno. - Ti adoro, o Signore Gesù, giudice universale e supremo, mentre mi annunzi il giorno grande e molto amaro. «E costoro [i cattivi] andranno all'eterno supplizio, i giusti invece alla vita eterna» (Mt 25,46). Io pure, come gli altri uomini, o salirò al cielo, o discenderò all'inferno, irreparabilmente. Ripenserò anche al giorno della morte: «Mettono i buoni [pesci] nei canestri e buttano via i cattivi» (Mt 13,48). Una delle due: o sempre beato tra gli eletti, o sempre infelice tra i dannati. Che cosa eleggerò? La salvezza eterna è nelle mie mani. La vita mia è la via degli eletti, o la via dei dannati? Trafiggi, o Signore, la mia carne con il timore dell'inferno; infondi la speranza e l'ardore del cielo.
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2. Purché non cada nell'inferno! Il Sacerdote deve temere più ancora degli altri fedeli; infatti il peccato del Sacerdote riveste una gravità speciale, anzi è qualche cosa di diabolico. Satana peccò nel luogo santo. L'anima del Sacerdote è un paradiso, santificata in modo particolare dal sacramento dell'ordine e dalla comunione quotidiana. Il Sacerdote è un uomo di Dio, è un altro Cristo. Se lui pecca si avvera il fatto dell'«abominazione della desolazione... posta nel luogo santo» (Mt 24,15). Satana, mentre peccava, era vicino a Dio, era il primo degli astri che splendeva al mattino (cf Is 14,12). Il Sacerdote è più vicino a Dio; abita nel santuario, presso il santo dei santi, ha relazioni con anime sante, predilette da Dio; è dunque posto «negli atri del tempio divino, in mezzo a te, o Gerusalemme» (Sl 114-115,19). Satana peccò avendo maggiori lumi, era infatti lucifero, ossia apportatore di luce. Del Sacerdote si dice: «Le labbra del sacerdote custodiranno la scienza, e alla bocca di lui [i popoli] chiederanno la legge» (Ml 2,7); «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14).
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Satana peccò con maggior scandalo, infatti una quantità di angeli cadde con lui. Così il Sacerdote peccatore diffonde scandalo perché ordinariamente tira al male anime elette, verginali; sono difatto queste che si avvicinano a lui. Quando il male diventa pubblico, allora ecco il disonore ed il dolore della Chiesa; quando il male è occulto, allora «non può l'albero cattivo dare frutti buoni» (Mt 7,18); «Il Signore ha sfogato il suo furore, ha versato l'ira sua furibonda... per i peccati dei suoi profeti, per le iniquità dei suoi sacerdoti» (Lm 4,11.13). Satana ha peccato con maggior disperazione. Il Sacerdote sacrilego è spesso anche un peccatore accecato, ed indurito, ed impenitente. Giuda non volle udire la parola dell'amantissimo Gesù: «A che scopo sei qui?» (Mt 26, 50), «ed impiccatosi, crepò nel mezzo» (At 1,18).
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3. Il Sacerdote deve inoltre maggiormente temere, perché per lui la sentenza di condanna sarà amarissima.
«Andate lontano, da me, voi maledetti, nel fuoco eterno, preparato pel diavolo e per gli angeli suoi» (Mt 25,41). Andate lontano da me: La pena del danno sarà più grave, perché il Sacerdote era più unito a Dio; possedeva infatti la scienza sacra su Dio, conversava più frequentemente con Dio; l'abitudine di comunicarsi e di celebrare operavano tra lui e Dio una maggior familiarità; quanto gli riuscirà più doloroso perciò essere da Dio abbandonato e rigettato! Voi maledetti: Dire di uno che è maledetto, per Dio equivale a dargli questo male. Dio ama fortissimamente l'innocente, e fortissimamente odia il suo nemico. Il male [che Dio dà] sarà l'eterno supplizio dell'inferno «dove il loro verme non muore» (Mc 9, 48). Nel fuoco: «Il fuoco non si estingue» (Mc 9,48). Nella parabola del ricco si legge: «Spasimo dal dolore in questa fiamma» (Lc 16,24). E: «Chi di voi potrà stare col fuoco divoratore?» (Is 33,14). Eterno: Poiché ho voluto gustare un po' di miele, ecco la morte eterna; infatti ciò che diletta è momentaneo; ma ciò che tormenta è eterno. Preparato pel diavolo: Il diavolo odia particolarmente il Sacerdote, che gli strappa le anime dalle mani. Se qualche Sacerdote va dannato, il diavolo si precipita su di lui con crudeltà. E quale grande perdita sarà vedere il Sacerdote tra i demoni, mentre i fedeli saliranno al cielo! E per gli angeli suoi: Il Sacerdote dannato andrà ad abitare con gli angeli che perdettero il cielo. Colui che si cibava del Cibo eucaristico, e che offriva il sacrifizio tra gli angeli eletti, abbandonò il suo trono.
Saranno molto adatte per l'esame di coscienza e per vedere come fu la mia vita, le parole di S. Gregorio il Grande: «Fratelli carissimi, [Gesù] ci ammonisce con sollecitudine, affinché noi che figuriamo tra coloro che più hanno ricevuto in questo mondo, non siamo anche giudicati dal Creatore del mondo con maggiore severità. Quando crescono i doni, crescono anche le responsabilità dei doni» (Hom. 9 in Ev. n. 1).
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Quale Sacerdote si dannerà? Dice il Maestro: «Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché serrate in faccia agli uomini il regno dei cieli; e non ci entrate voi, né lasciate che c'entrino quelli che ci vogliono entrare... Guai a voi... che divorate le case delle vedove... Guai a voi, guide cieche... Guai a voi... che pulite il di fuori del bicchiere e del piatto, mentre il di dentro è pieno di rapina e d'immondezza...» (Mt 23,13.14.16.25 ); «Ma guai a voi, o ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione! Guai a voi che ora siete sazi, perché patirete la fame! Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e nel pianto! Guai a voi, quando tutti gli uomini diranno bene di voi...» (Lc 6,24-26); «Guai a voi,... che pagate la decima della menta,... ma trascurate... la giustizia, la misericordia e la fedeltà» (Mt 23,23); «Guai a voi,... perché amate i seggi d'onore...» (Lc 11,43).
Medita queste cose, e prega: O Signore, libera noi dal male!
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II.

1. Eternità del paradiso. - «Per questo, o fratelli, studiatevi sempre più di rendere sicura per mezzo delle opere la vostra vocazione ed elezione» (2Pt 1,l0), dice l'apostolo S. Pietro. «Sappiate che nessuno il quale sperò nel Signore è restato confuso. Chi perseverò nei suoi comandamenti e fu abbandonato? Chi l'invocò e fu disprezzato? Dio ha compassione ed è misericordioso, nel giorno della tribolazione perdona i peccati» (El 2,11-13 Vg). «Una sola cosa io chiedo al Signore, e la richiederò: di abitare nella casa del Signore» (Sl 26,4). Il Sacerdote più degli altri può sperare il cielo; egli è più amato da Dio degli altri.
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È un segno di predestinazione il numero speciale delle grazie ricevute, delle quali si legge nei libri santi: «Lo hai prevenuto con fauste benedizioni» (Sl 20,4); «Io ho eletto voi» (Gv 15,16); «Vi ho chiamati amici» (Gv 15,15); «Dove sono io, ivi sarà pure il mio servo» (Gv 12,26). È un segno di predestinazione l'obbligo particolare di imitare Cristo, che ha il Sacerdote: «Poiché coloro che egli ha conosciuti nella sua prescienza, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo... Coloro poi, che ha predestinati, li ha pure chiamati, e quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati» (Rm 1,29s.). È un segno di predestinazione la vocazione stessa sacerdotale: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Vi è inoltre una promessa divina: «Allora... quelli che insegnano la giustizia alla moltitudine risplenderanno come stelle per tutta l'eternità» (Dn 12,3). È segno di predestinazione la maggiore infusione di Spirito Santo: «Avendo ad esso [al Vangelo] creduto, siete stati improntati del sigillo dello Spirito Santo promesso, che è arra della nostra eredità, per la piena redenzione di coloro, che Dio si è acquistati, a lode della sua gloria» (Ef 1,13s.); «Ora, se lo spirito di Colui, che risuscitò Gesù da morte, abita in voi, egli, che risuscitò Cristo Gesù da morte, vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rm 8,11). Se ciò si può dire di tutti i fedeli, quanto più si dovrà dire dei Sacerdoti, che ricevettero maggior infusione dello Spirito Santo? Nell'ordinazione a sottodiacono, a diacono, a presbitero, sempre viene aumentata la virtù del divino Spirito.
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2. Il Sacerdote deve desiderare il paradiso di più degli altri; infatti riceverà maggior premio, per il maggior lavoro fatto. Il grado di gloria sarà proporzionato al grado di conoscenza; dove vi è maggior conoscenza di Dio, vi sarà maggior merito. Ora, in forza del suo ufficio, il Sacerdote considera di più Dio e lo conosce meglio. Il grado di gloria sarà proporzionato al grado di amore, di dedizione e di adesione a Dio. Il Maestro Gesù, a Pietro che interrogava: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito: che cosa dunque avremo noi?» (Mt 19,27), rispose: «Voi che avete seguito me nella rigenerazione, ... sederete anche voi sopra dodici troni per giudicare le dodici tribù d'Israele» (Mt 19,28); «riceverete il cento per uno, ed avrete in eredità la vita eterna» (cf Mt 19,29). Il Maestro Gesù disse pure: «Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore» (Gv 14,2). Le migliori di queste dimore certamente verranno assegnate «ai suoi», ossia ai Sacerdoti; a coloro che acquistarono doppio merito: «Chi invece li avrà osservati [i precetti] e li avrà insegnati sarà grande nel regno dei cieli» (Mt 5,19).
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Il Sacerdote è la luce del mondo, il maestro dei fedeli; è il sale della terra, poiché comunica alle anime la vita eterna; è il pastore del gregge che conduce le pecore ai pascoli salutari; è una città posta sopra il monte, che i popoli ammirano. Quanti sono i suoi nomi, altrettanti sono i titoli di preeccellenza in paradiso, perciò splenderà come stella mattutina per tutta l'eternità.
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3. Quale Sacerdote si salverà? Considererò le parole di Cristo: «Beati voi, che siete poveri, perché vostro è il regno di Dio! Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati! Beati voi, che ora piangete, perché riderete! Beati sarete quando gli uomini vi odieranno,... Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa sarà grande in cielo» (Lc 6,20-23).
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III.

1. Raccomandazione dell'anima. - «Gesù Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento innanzi a voi con un cuore contrito e confuso, vi raccomando la mia ultima ora e ciò che dopo di essa mi attende.
«Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando le mie mani tremule ed intorpidite non potranno più stringervi crocifisso, e mio malgrado vi lascerò cadere sul letto del mio dolore: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando i miei occhi offuscati e stravolti all'orrore della morte imminente fisseranno in voi gli sguardi languidi e moribondi: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando le mie labbra fredde e tremanti pronunzieranno per l'ultima volta il vostro nome adorabile: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando le mie guance pallide e livide ispireranno agli astanti la compassione ed il terrore; ed i miei capelli bagnati dal sudore della morte sollevandosi sulla mia testa annunzieranno prossimo il mio fine: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando le mie orecchie, presso a chiudersi per sempre ai discorsi degli uomini, si apriranno per intendere la vostra voce adorabile che pronunzierà l'irrevocabile sentenza, onde verrà fissata la mia sorte per tutta 1'eternità: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.
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2. «Quando la mia immaginazione, agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi, sarà immersa in mortali tristezze, ed il mio spirito turbato dall'aspetto delle mie iniquità e dal timore della vostra giustizia lotterà contro l'angelo delle tenebre, che vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie e precipitarmi in seno alla disperazione: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando il mio debole cuore oppresso dal dolore della malattia sarà sorpreso dagli orrori di morte e spossato dagli sforzi che avrà fatto contro i nemici della mia salute: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. Quando verserò le mie ultime lacrime, sintomi della mia distruzione, ricevetele in sacrificio di espiazione, affinché io spiri come una vittima di penitenza, ed in quel terribile momento: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando i miei parenti ed amici stretti a me d'intorno, s'inteneriranno sul dolente mio stato e v'invocheranno per me: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando avrò perduto l'uso di tutti i sensi e il mondo intero sarà sparito da me, ed io gemerò nelle angosce dell'estrema agonia e negli affanni di morte: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno l'anima mia ad uscire dal corpo, accettateli come atti di una santa impazienza di venire a voi, e voi, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.
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3. «Quando l'anima mia sull'estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo, e lascerà il mio corpo pallido, freddo e senza vita, accettate la distruzione del mio essere come un omaggio che io vengo a rendere alla vostra divina maestà ed allora: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Finalmente quando l'anima mia comparirà innanzi a voi e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra maestà, non la rigettate dal vostro cospetto; degnatevi di ricevermi nel seno amoroso della vostra misericordia, affinché io canti eternamente le vostre lodi. Misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.
«O Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete occultato il modo e l'ora, fate che io passando nella giustizia e nella santità tutti i giorni della mia vita, possa meritare di uscire da questo mondo nel vostro santo amore. Per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con voi nell'unità dello Spirito Santo. Così sia.
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«Atto di accettazione della morte. - Signore, Dio mio, fin d'ora, con pieno consenso e con animo volenteroso, accetto dalle vostre mani qualsiasi genere di morte, con cui a voi piaccia di chiamarmi e colpirmi, insieme con tutti i dolori, con tutte le pene, con tutti gli affanni che dovranno accompagnare il mio ultimo passaggio»1.
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1 1) Massime eterne (Roma, Pia Società San Paolo, 1941), pp. 182-186.