47.
ESORCISMI, ASSOLUZIONI, BENEDIZIONI
(PB 5, 1941, 426-432)
I.
1. Esorcismi. - Il Sacerdote, come Cristo, è costituito affinché: «abbia fine il peccato... venga l'eterna giustizia» (Dn 9,24). Questo si ottiene primieramente coi sacramenti, ed in secondo luogo con i sacramentali. Vi sono alcuni sacramentali ordinati a togliere l'iniquità; sono di questi: gli esorcismi e le assoluzioni. In principio Dio creò l'uomo nello stato di santità, poiché, nello stesso tempo che ne creava la natura, gli elargiva la grazia» (S. Agostino). Tutte le creature in qualche maniera partecipavano della grazia dell'uomo, ed ordinavano la loro attività all'utilità dell'uomo. Siccome poi l'uomo, col peccato, si sottrasse a Dio, anche le altre creature, in qualche maniera, insorsero contro l'uomo, per rivendicare l'ingiuria inferta dall'uomo al loro creatore. Dopo il peccato di Adamo, Dio non solo maledisse il serpente, ma anche la terra: «Maledetto il terreno per cagion tua... Triboli e spine ti produrrà» (Gn 3,17.18). E questa maledizione colpì anche tutta la natura materiale, e, come lo stato dell'anima in grazia o meno influisce sul corpo, così anche il morale stato dell'uomo maledetto dilagò sull'universa terra.
Con la redenzione di Cristo venne tolta la maledizione del peccato, secondo che ce ne assicura la Scrittura: «È Cristo che ci riscattò dalla maledizione della Legge» (Gt 3,13); «Cancellò il chirografo, che per ragione dei santi suoi precetti ci accusava ed era a noi contrario» (Cl 2,14). La redenzione però riguarda direttamente ed immediatamente soltanto il peccato, che è a noi impedimento principale per conseguire la salvezza eterna. L'integrale ripristino dell'uomo non avverrà se non dopo la risurrezione ed il giudizio universale. Per la misericordia di Cristo, però, la Chiesa ha il potere di istituire dei mezzi che non solo tolgano il peccato, ma che tolgano anche le cattive conseguenze del peccato, sia nell'uomo, sia nelle stesse cose materiali che l'uomo adopera nella vita presente. Queste cattive conseguenze procedenti dalla maledizione del peccato, possono venire diminuite, o totalmente anche tolte da Cristo, il quale togliendo la maledizione diede la benedizione, e vincendo la morte ci diede la vita eterna. Di qui l'istituzione degli esorcismi fatta dalla Chiesa.
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2. Gli esorcismi sono sacramentali, mediante i quali la Chiesa esercita quei poteri ricevuti da Cristo: «Cacceranno i demoni in nome mio» (Mc 16,17). S. Paolo, rivolto alla fanciulla posseduta dallo spirito di Pitone, disse allo spirito: «In nome di Gesù Cristo, t'ingiungo di uscire da lei. E sull'istante se ne andò» (At 16,18). I demoni, per permissione di Dio, possono recare molti mali agli uomini, con le tentazioni, con le infestazioni, con le ossessioni. E quanti mali avvengono nel mondo per opera dei demoni! Preghiamo: «O san Michele arcangelo, difendici; nella guerra contro la nequizia e le insidie del diavolo sii nostra difesa. Comandi a lui Iddio, supplichevoli ti imploriamo, e tu, principe della milizia celeste, caccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni che vagano nel mondo» (Preghiere dopo la Messa). Ogni pastore preghi a favore del suo gregge, contro le incursioni del demonio; e specialmente preghi per esserne lui liberato: «Ponimi, o Signore, sul mio capo l'elmo della salvezza, per vincere gli attacchi diabolici» (Preghiera da recitarsi vestendo i paramenti sacerdotali).
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3. Negli esorcismi, non solo opera la virtù impetratoria dell'esorcista e della Chiesa, ma si esercita un vero potere, ancorché non sempre ne segua l'effetto. Si possono dare delle cause per le quali Dio permette le tentazioni e le ossessioni. Molti esorcismi sono parti integranti dei sacramenti e dei sacramentali: così avviene nel battesimo, nella riconciliazione dell'apostata, dell'eretico e dello scismatico, nella benedizione del sale e dell'acqua. Vi sono poi degli esorcismi direttamente ordinati ad espellere il demonio. Ne abbiamo degli esempi nel Rituale.
Mediante i sacramenti il pastore dà quello che è essenziale per la salvezza; mediante gli esorcismi e le benedizioni dà ciò che è utile. Egli ammaestri su queste cose il popolo. Mediante gli esorcismi infatti i demoni vengono cacciati dalle persone, dalle cose e dai luoghi: in tal modo viene esteso il frutto della redenzione; Cristo infatti è l'Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo, e le conseguenze dei peccati. Bisogna considerare e valutare quante volte nel Vangelo Cristo cacciò i demoni; ciò appare più evidente nel Vangelo secondo S. Marco. Il pastore poi viene rivestito di poteri dall'alto, affinché si diporti fortemente nella guerra contro il demonio a difesa propria e del suo gregge. Così pure devono essere valutati nel loro vero valore gli esorcismi della Chiesa: «Ti esorcizziamo, ogni spirito immondo, ogni potere satanico, ogni incursione infernale dell'avversario, ogni legione, ogni congregazione e setta diabolica, in nome ed in virtù del Signore nostro Gesù + Cristo; affinché sii cacciato e fugato dalla Chiesa di Dio, dalle anime create ad immagine di Dio, e redente dal prezioso sangue dell'Agnello divino +. Non osare più oltre, o astutissimo serpente, ingannare il genere umano, perseguitare la Chiesa di Dio, e far cadere e vagliare come il grano gli eletti di Dio +... Perciò, o dragone maledetto, ed ogni diabolica legione, ti scongiuriamo, per il Dio + vivo, per il Dio + vero,... cessa di ingannare le creature umane, e di somministrare ad esse il veleno dell'eterna perdizione; cessa di nuocere alla Chiesa e di gettare lacci alla sua libertà. Va' via, o satana, inventore e maestro di ogni errore, e nemico della salvezza umana. Fa' luogo a Cristo, nel quale non hai trovato nulla delle tue opere; fa' luogo alla Chiesa una santa cattolica ed apostolica, che Cristo stesso ha comperata con il suo sangue. Umìliati sotto la potente mano di Dio; trema e fuggi,... all'invocazione del nome santo e terribile di Gesù,... che i cherubini ed i serafini con incessanti voci lodano, dicendo: santo, santo, santo è il Signore Dio degli eserciti... Dalle insidie del diavolo, liberaci, o Signore. Fa' che la tua Chiesa ti possa servire in libertà; te ne preghiamo, esaudiscici. Degnati di umiliare i nemici della Chiesa santa; te ne preghiamo, esaudiscici» (Rituale Romanum, tit. 11, cap. 3).
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II.
1. Assoluzioni. - L'assoluzione che si dà nella Penitenza, opera ex opere operato. Qui consideriamo altre assoluzioni. Alcune di queste liberano dal peccato veniale; altre dalle pene dovute per il peccato; altre da cose avverse di vario genere. Nell'amministrazione dei sacramenti e dei sacramentali vi sono delle assoluzioni. Nella penitenza, nell'estrema unzione, nell'eucaristia il Sacerdote dice: «Abbia misericordia di te l'onnipotente Iddio, e rimessi i tuoi peccati... L'onnipotente e misericordioso Iddio ti conceda il perdono, l'assoluzione e la remissione dei tuoi peccati...». Lo stesso viene detto dal Sacerdote nella celebrazione della Messa dopo la confessione fatta dall'inserviente. In questi casi, l'assoluzione non rimette di per sé il peccato mortale, ma ha il potere di liberare dai peccati veniali.
Alle assoluzioni devono associarsi le indulgenze, con le quali mediante opere prescritte, la Chiesa concede la remissione di pena temporale dovuta per il peccato; la concede almeno ai vivi. Ai defunti invece viene applicata a modo di suffragio, non a modo di assoluzione.
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Tra questi sacramentali si possono pure mettere quelle assoluzioni dalle censure, dalle scomuniche, dalla sospensione e dall'interdetto. Secondo il Pontificale Romano, nel dare l'assoluzione dalla scomunica, mentre si recita il Miserere ed il Deus misereatur nostri, ad ogni versetto, il vescovo con una verga batte lievemente sulle spalle dell'assolvendo. Poi, recitato il Kyrie eleison ed altre preghiere, il vescovo prosegue: «Per autorità di Dio onnipotente, e dei beati apostoli Pietro e Paolo e della sua santa Chiesa, e per autorità mia, ti assolvo dal legame della scomunica che ti era stata inflitta per la tale causa; in nome del Padre, ecc.». Poi, il vescovo si alza e preso l'assolto per la mano destra lo introduce nella Chiesa, dicendo: «Ti riconduco nel grembo della santa Madre Chiesa, e nel consorzio e nella comunione di tutti i cristiani, dai quali eri stato per la sentenza di scomunica separato; e ti restituisco alla partecipazione dei sacramenti della Chiesa; in nome del Padre, ecc.». Un rito analogo si ha per la riconciliazione degli eretici e degli apostati.
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2. Le aspersioni sono o sacramentali a sé, oppure parti costitutive di un sacramentale.
Ricordiamo, in modo speciale, l'aspersione dell'acqua benedetta, che si fa in tante benedizioni; l'aspersione delle ceneri che si fa nel mercoledì detto appunto «delle ceneri», quando ha inizio la quaresima; l'aspersione del sale, dell'olio e del vino, nella consacrazione dell'altare.
Il simbolismo racchiuso in queste aspersioni generalmente è questo: come l'acqua pulisce [il corpo] dalle macchie, così, per l'anima; si dice, rivolgendosi a Dio: «Purificami, (o Signore), con issopo e sarò mondo» (Sl 50,9); l'aspersione delle ceneri invita alla penitenza ed a correggere i vizi.
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3. Deve specialmente essere ricordata l'assoluzione generale data in punto di morte: «O clementissimo Iddio, Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione che non permetti che alcuno perisca di quelli che confidano e sperano in te; guarda propizio secondo la moltitudine delle tue misericordie, questo tuo servo che la vera fede e la speranza ti raccomandano. Visitalo nella tua salvezza e per la passione e morte del tuo Unigenito concedigli il perdono e la remissione di tutti i suoi peccati, onde la sua anima nell'ora della morte ti trovi placato, e, purificata da ogni macchia nel sangue del tuo medesimo Figliuolo, meriti di passare alla vita eterna per lo stesso Cristo nostro Signore...» (Rituale Romano, tit. 5, cap. 6, n. 5). «Il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, il quale diede al suo beato apostolo Pietro il potere di legare e di sciogliere, riceva, per la sua piissima misericordia, la tua confessione, e ti restituisca la tua prima stola che hai ricevuto nel battesimo. Ed io, in virtù della facoltà a me concessa dalla Sede Apostolica, ti concedo l'indulgenza plenaria e la remissione di tutti i peccati...» (Rituale Romano, tit. 5 cap. 6, n. 6). Nella formula di benedizione con l'indulgenza plenaria per i Terziari secolari si dice: «Egli (Gesù Cristo) ...vi assolva da ogni legame di delitto...». «Per la sacratissima passione e morte del Signore nostro Gesù Cristo... vi impartisco l'indulgenza plenaria di tutti i vostri peccati».
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Il buon pastore istruirà, con grande diligenza, il popolo riguardo alle indulgenze, e ne curerà l'acquisto sia per sé, e sia per i suoi fedeli, specialmente se si tratta di moribondi. Avrà grande stima delle confraternite del SS. Sacramento, della Dottrina cristiana, del S. Rosario, della Vergine Immacolata, dell'Addolorata. Diffonderà, quando se ne presenta l'occasione, il Terz'Ordine di S. Francesco e di S. Domenico, affinché gli iscritti possano più facilmente acquistare le indulgenze. È cosa ottima benedire spesso con il segno della santa croce, i fedeli, sia in gruppo, sia isolati; così il benedirli con il SS. Sacramento dell'eucaristia, con le sacre reliquie; benedirli sia nella chiesa, come nei campi, durante i viaggi, durante la malattia, nel sabato santo passando per le case, ed in ogni altra occasione.
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III.
1. Benedizioni. - La benedizione è un'istituzione della Chiesa, con la quale, mediante l'invocazione del nome di Dio, si conferisce o si domanda qualche bene. Molte sono le benedizioni invocative, con le quali si invoca la benignità divina a favore di una persona, di un luogo, di una cosa comunemente in uso presso gli uomini. Sono tali le benedizioni di un luogo, di una casa, di un talamo, di una nave, del frumento e della vigna, dei pellegrini che vanno ai luoghi santi o che ne ritornano; inoltre anche le benedizioni dell'agnello, delle uova, del pane, dei nuovi frutti, dei diversi commestibili, dell'olio, della biblioteca, dell'archivio, della nave da pesca, dei veicoli e carri, dei greggi e degli armenti, dei cavalli e degli altri animali, ecc. Tra le benedizioni devono essere molto apprezzate quelle ultimamente inserite nel Rituale, come la benedizione degli aeroplani, delle ferrovie e dei treni, delle scuole, delle centrali elettriche.
Altre benedizioni si dicono costitutive, perché mediante esse, le cose, i luoghi e le persone, vengono sottratte all'uso profano, e dedicate al culto di Dio od a Dio. Sono di questo genere le benedizioni delle candele nel giorno della Purificazione, dei paramenti sacerdotali per la celebrazione della Messa, delle tovaglie dell'altare, delle palle e dei corporali, delle ceneri al mercoledì detto appunto «delle ceneri», dei rami d'olivo (e delle palme) nella domenica detta appunto «delle palme». Sono pure benedizioni costitutive quelle dell'oratorio sacro, del cimitero per i defunti, dell'acqua battesimale, dei vasi sacri.
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2. Vi è una grandissima varietà di benedizioni. Secondo la loro importanza, alcune sono riservate al Sommo Pontefice, come la benedizione papale con annessa l'indulgenza plenaria in punto di morte (sebbene spesso venga data da altri per delegazione); la benedizione della rosa d'oro e degli agnus dei. Altre sono riservate ai vescovi, e sono generalmente le benedizioni delle cose che riguardano la materia dei sacramenti, come gli olii santi, e quelle benedizioni che si danno usando l'olio santo, come la consacrazione dell'altare, del calice, della chiesa, ecc. Altre sono benedizioni parrocchiali, perché sono ordinate alla diretta utilità del popolo, come la benedizione delle puerpere, del fonte battesimale, la solenne benedizione nuziale, ecc.
Queste benedizioni si danno o col semplice segno di croce, o con l'aspersorio dell'acqua benedetta, o con un'immagine, una statua, una reliquia; tra queste reliquie la più importante è quella della santa Croce. Eccellentissima è la benedizione data con il santissimo Sacramento chiuso nella sacra pisside o nell'ostensorio: questa benedizione è devotamente e con frequenza desiderata dai fedeli.
Perché le benedizioni che si danno dai Sacerdoti siano veramente efficaci, bisogna adoperare la materia prescritta e recitare la formula dovuta. Il rito generale da osservarsi in quasi tutte le benedizioni è questo: il Sacerdote rivestito di rocchetto e di stola del colore prescritto, in piedi, a capo scoperto, comincia con l'invocazione: «Il nostro aiuto, ecc.», ed «Il Signore sia con voi». In seguito recita la debita orazione; in fine asperge con acqua benedetta la cosa o la persona.
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3. Mediante la benedizione si chiede l'aiuto di Dio a favore della persona, della cosa, del luogo, affinché diventino degne ed atte al culto di Dio, e possano venire rettamente usate a servizio di Dio. Giova considerare perciò quello che il Rituale Romano dice riguardo alle benedizioni.
Può impartire le varie benedizioni qualsiasi Sacerdote; sono escluse quelle riservate al Romano Pontefice, ai vescovi o ad altri. Se il Sacerdote dà una benedizione riservata, senza averne avuta licenza, la benedizione è illecita, ma valida, a meno che, nella riserva, la Santa Sede non abbia determinato diversamente. I diaconi ed i lettori possono dare validamente e lecitamente soltanto quelle benedizioni che dal diritto vengono esplicitamente loro permesse. Le benedizioni, sia costitutive sia invocative, sono invalide se non si osserva nell'impartirle la formula prescritta dalla Chiesa. Le benedizioni devono prima di tutto darsi ai cattolici; possono essere impartite anche ai catecumeni, anzi, quando non vi è la proibizione della Chiesa, possono anche essere impartite agli acattolici, al fine di ottenere ad essi il lume della fede, e con la fede anche la sanità corporale. Le cose benedette con una benedizione costitutiva, devono essere usate con riverenza, e non per uno scopo profano o disdicevole, e ciò anche se sono in possesso di un privato.
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La benedizione di quelle sacre suppellettili, che, a norma delle leggi liturgiche, devono venire benedette prima di essere usate allo scopo a cui sono destinate, la possono impartire: a) I cardinali della Chiesa Romana e tutti i vescovi; b) Gli ordinari del luogo, che non sono vescovi, per le chiese e gli oratori del proprio territorio; c) I parroci, per le chiese e gli oratori posti nel territorio della loro parrocchia, ed i rettori delle chiese per la loro chiesa; d) I Sacerdoti delegati dall'Ordinario del luogo, nei termini della delega e della giurisdizione del delegante; e) I superiori religiosi ed i Sacerdoti dello stesso istituto da essi delegati, per le chiese ed oratori proprii, e per le chiese di monache loro soggette.
In ogni benedizione data fuori della Messa, il sacerdote faccia uso almeno del rocchetto e della stola del colore conveniente al tempo; eccetto il caso che sia disposto altrimenti. Si benedica sempre stando in piedi, ed a capo scoperto. In principio di ogni benedizione, se non è prescritto diversamente, si dica: «Il nostro aiuto è nel nome del Signore». «Il quale ha fatto il cielo e la terra». «Il Signore sia con voi». «E col tuo spirito». Si recitino poi le preghiere proprie, una o più, come è notato nel Rituale. Si asperga in seguito la cosa con acqua benedetta, e, se è prescritto, la si incensi anche, senza dire nulla. Quando il Sacerdote deve benedire qualche cosa sia accompagnato dall'inserviente che porta il secchiello dell'acqua benedetta e l'aspersorio; ed abbia il Rituale od il Messale. Si abbia cura di non mettere, affine di benedirla, qualche cosa di sconveniente sull'altare, come sono ad esempio le cose commestibili. Queste cose si pongono sopra un tavolino, preparato in luogo adatto.
Attendiamo l'ultima benedizione che ci verrà data dal Signore nostro Gesù Cristo, quando, nel giudizio finale, ci dirà: «Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi» (Mt 25,34). Più facilmente ciascun pastore meriterà quella benedizione, se spesso e devotamente avrà benedetto ed avrà ricevuto benedizioni.
Ricordi ciascun Sacerdote le parole a lui indirizzate dal vescovo nel giorno della sacra ordinazione: «Il Sacerdote deve offrire e benedire»; e queste altre: «Degnati o Signore, consacrare e santificare queste mani mediante questa unzione e la nostra benedizione... affinché tutto ciò che benediranno sia benedetto, e sia consacrato e santificato tutto ciò che consacreranno» (Pontificale Romano, De ordinatione Presbyteri).
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