Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12.
LA PRESENZA REALE DI CRISTO NELL'EUCARISTIA

(PB 4, 1940, 53-57)

I.

1. L'eucaristia è lo stesso Signore Gesù Cristo, reso realmente presente, in forza delle parole della consacrazione, sotto le specie del pane e del vino, affinché con la sua oblazione incruenta sull'altare commemori e continui nella Chiesa, fino alla fine dei secoli, il sacrifizio della croce; affinché la sua presenza e la comunicazione del corpo e del sangue a tutti i fedeli sia assieme via, verità e vita. L'eucaristia è il più importante dei sacramenti, e la fonte di tutte le grazie; è la gloria, la ricchezza e la consolazione dei Sacerdoti; è il Dio che rimane in mezzo di noi fino alla fine del mondo.
L'eucaristia ha una molteplice dignità, che si riconosce anche dagli stessi nomi con cui viene designata. È infatti chiamata pane eucaristico, pane di vita, pane degli angeli; corpo del Signore, sacramento del corpo e del sangue di Gesù Cristo, cena del Signore, sacramento grande e santissimo; sacramento di amore, vino germinante la verginità, viatico di vita e dei morenti.
Nel Vecchio Testamento l'eucaristia è prefigurata nell'oblazione di Melchisedec, il quale va incontro ad Abramo offrendo pane e vino; nei pani che si ponevano al cospetto del Signore; nel pane subcinericio, mangiato il quale Elia camminò per quaranta giorni fino al monte di Dio, l'Oreb. Così tutti i sacrifizi dell'antica Legge e specialmente l'Agnello pasquale erano presignativi della eucaristia; così l'albero della vita che conferiva l'immortalità; la manna avente in sé ogni diletto, e le varie oblazioni preannunziavano la virtù di questo sacramento.
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2. Nell'eucaristia vi è la continuazione della vita di Cristo e del mistero dell'incarnazione. Gesù ha trovato un modo sapientissimo di rimanere tra gli uomini, anche dopo la sua ascensione al cielo. Nell'eucaristia vi è un'estensione dell'incarnazione, perché per mezzo della eucaristia, vi è la presenza corporale di Cristo in ogni luogo dove vi sono le specie consacrate. Nell'eucaristia vi è la consumazione dell'incarnazione, che è un avvicinamento di Dio all'uomo: «Ed abitò fra noi» (Gv 1, 14), in essa Dio intimamente si unisce agli uomini.
L'eucaristia è il centro di tutti i sacramenti, perché negli altri sacramenti vi è la virtù di Cristo strumentale partecipata, mentre che nell'eucaristia vi è lo stesso Cristo, perfetto Dio e perfetto uomo. Gli altri sacramenti sono ordinati a questo, come mezzi per preparare l'unione con Cristo, unione che viene attuata nell'eucaristia.
Gli altri sacramenti o si ricevono una volta soltanto, o si possono ricevere con meno frequenza, mentre l'eucaristia è veramente il pane nostro di ogni giorno.
L'eucaristia è il centro di tutta la sacra liturgia. La liturgia è tutta orientata al sacrifizio come a centro di tutto il culto religioso, perché tutti gli elementi liturgici sono o preparazioni, o cerimonie concomitanti o conseguenti al divino sacrifizio. L'eucaristia poi è lo stesso sacrifizio. Tutti gli elementi e le parti di un tempio che veramente sia costruito secondo le regole d'arte sono ordinati al tabernacolo che è l'abitazione del Dio vivente sotto le specie eucaristiche consacrate.
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3. L'eucaristia è la vera opera mirabilissima di Dio. Infatti per mezzo di essa Dio abita tra gli uomini e gli uomini si avvicinano a Dio, in modo analogo all'incarnazione, nella quale la divinità e l'umanità si uniscono in una unità di persona. Il Vecchio Testamento ci ha dato il Cristo, che si conserva nell'eucaristia. Nel Nuovo Testamento la vita civile e religiosa si perfeziona in proporzione al come si perfeziona il culto eucaristico. L'eucaristia è il più grande dei miracoli, il miracolo che supera e contiene qualche elemento della creazione stessa del mondo, dell'incarnazione del Signore, della redenzione dell'universo, della glorificazione e della resurrezione finale.
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Considera pertanto, o Sacerdote, con quanta riverenza e frequenza debba tu accostarti all'altare del Signore. Considera quanto spesso e con quale fervore conviene che tu parli di questo sacramento. Considera con quanto zelo tu debba dedicarti al culto eucaristico, e curare la casa di Dio. Considera chi è la fonte di tutti i beni, e la sorgente della tua forza. Considera in questa meditazione i tuoi doveri verso la reale presenza di Cristo; proponi ed agisci poi in modo che in punto di morte il viatico eucaristico ti sia di conforto e non di pena.
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II.

1. Nella santissima eucaristia vi è presente in modo soprannaturale il Signore nostro Gesù Cristo, in corpo, sangue, anima e divinità. In forza delle parole della consacrazione diviene presente il corpo ed il sangue: «Questo è il mio corpo» (Lc 22,19); «Questo è... il calice del mio sangue» (Messale Romano, Ordinario della Messa: Canone). Il corpo esiste con tutte le sue parti, perciò possiamo considerare nell'eucaristia la faccia mansueta del Salvatore, la sua fronte serena, i suoi occhi misericordiosi, il suo cuore ardente di carità, il suo sangue sparso sulla croce, i suoi piedi e le sue mani con le ferite dei chiodi.
Nell'eucaristia vi è presente l'anima di Gesù Cristo, perché il corpo è vivificato dall'anima. L'anima esiste nel corpo di Cristo e lo vivifica, ed informa con la sua virtù i sensi sia esterni che interni. Cristo è presente con quella mente e volontà, della quale disse nel Getsemani: «Non la mia, ma la tua volontà sia fatta!» (Lc 22,42); è presente con quel cuore col quale ci ha amati fino a morire; con quel cuore che lo fece esclamare: «Mi fa pietà questa folla» (Mc 8,2); è presente con tutte quelle facoltà che abbiamo anche noi, e che procedono naturalmente dall'anima.
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2. In forza dell'unione ipostatica, nell'eucaristia è presente la persona del Verbo. Questa unione è indispensabile, sia per il tempo trascorso da Gesù sulla terra, sia mentre regna in cielo; egli è perciò presente con tutti gli attributi della divinità. È presente con la sua onnipotenza con la quale ha creato dal nulla tutte le cose, come viene narrato nella Genesi, e tra queste cose anche l'uomo con quella onnipotenza con la quale conserva e governa il mondo. Gesù Cristo, dalla piccola ostia, regge gli astri immensi e mantiene e dirige tutte le leggi naturali. Gesù è presente con la sua sapienza divina, che ordinò tutto fin dall'eternità sia le creature e sia i fatti storici. Tutto conosce il Figlio, e la sua conoscenza infinita si estende dalle cose più sublimi a quelle infime, penetra nei segreti del cuore, e dispone ogni cosa da una estremità all'altra del creato; prevede la futura ed eterna destinazione di tutte le creature e di tutti gli uomini.
Gesù è presente con il suo amore divino, col quale ci ha amati fin dall'eternità, e mosso a misericordia, ha voluto redimere gli uomini peccatori. Gesù è presente con la sua divina immensità, in virtù della quale è presente in ogni luogo con la sua essenza; con quell'immensità che penetra non solo nel regno della gloria, od in ogni luogo della terra, ma in tutta l'estensione dello spazio, anche in quei luoghi dove la luce naturale giunge soltanto dopo milioni di anni. Gesù è presente con la sua eternità divina, perché il Verbo di Dio esiste da sempre: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio» (Gv 1,1).
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3. In virtù della circuminsessione, con la persona del Verbo è presente nell'eucaristia anche la persona del Padre e quella dello Spirito Santo. Essendo le tre Persone un solo Dio, è di fede che dove se ne trova una, necessariamente vi devono pure essere le altre due. Così, mentre diciamo: «Padre nostro che sei nei cieli» (Mt 6,9), non soltanto in cielo vi è il Padre, ma è anche presente con il Verbo nell'eucaristia; ma vi è inoltre anche lo Spirito Santo che scese sugli apostoli in forma di lingue di fuoco, con tutte le sue grazie, doni e virtù.
In tal modo, quella piccola figura di pane, che pare inerte ed abbisogna della mano del ministro per muoversi, è invece il centro dal quale dipendono e cielo e terra, e dal quale l'universo dipende nella sua creazione, conservazione, azione e finalità naturale e soprannaturale.
«Veneriamo adunque prostrati un tanto sacramento, e l'antico rito ceda al nuovo: supplisca la fede al difetto dei sensi. Al Padre e al Figlio sia lode e giubilo, salute, onore, potenza e benedizione: allo Spirito Santo sia pari lode. Così sia» (Inno «Pange lingua», str. 5s.).
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III.

1. Il Signore nostro Gesù Cristo è presente nell'eucaristia perché tutti si accostino a lui. E siccome Egli abita in mezzo a noi, è nostro dovere di andare a lui, di visitarlo e di adorarlo: «O Signore, amo la dimora della tua casa, e il luogo ove si posa la tua maestà» (Sl 25,8).
La visita al santissimo Sacramento dell'altare è una pratica di pietà che si realizza così: il Sacerdote va in chiesa, si inginocchia davanti al Santissimo, parla mentalmente con Gesù e lo ascolta; chiede fervore e nutrimento per la sua vita spirituale; chiede forza spirituale, adora e ringrazia; chiede perdono e domanda grazie. La visita, oltre ad una parte introduttiva ed una conclusiva, ha la sua parte sostanziale che consiste in un'intima comunicazione con Gesù Ostia. Non è perciò la visita una semplice lettura spirituale, od un semplice esame di coscienza, o la recita del santo Rosario o dell'Ufficio divino.
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2. Vi sono diversi modi di fare la visita. Il maestro Gesù nostro Signore disse: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Basandosi su queste parole, alcuni dividono la visita in tre parti, delle quali la prima è diretta a considerare gli esempi di santità di Cristo, ed a modellare la nostra vita su quella di Cristo; la seconda è diretta a meditare le verità evangeliche e ad emettere atti di fede; la terza parte è diretta ad ottenere i divini carismi e grazie, specialmente quelle che si riferiscono alla santificazione propria.
Pure buona è la divisione della visita in quattro parti, secondo i quattro doveri di: adorazione, ringraziamento, propiziazione ed impetrazione. Inoltre altri aggiungono ancora a questi quattro atti l'oblazione, la riparazione e l'intercessione. L'oblazione, riguardo alla quale si legge dei Magi nel Vangelo: «Aperti poi i loro tesori, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt 2,11): l'oblazione della nostra libertà, dell'affetto, dell'azione, della vita, dell'intelligenza, del lavoro, ecc. La riparazione per i peccati nostri e per quelli del nostro prossimo, specialmente per i peccati delle anime a noi affidate. L'intercessione per gli infedeli, gli eretici, i peccatori, le anime purganti, per tutti gli uomini, secondo l'ammonimento: «Pregate l'uno per l'altro, per essere salvati» (Gc 5, 16); «Si facciano preghiere per tutti gli uomini» (1Tm 2,1 ).
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3. Si possono aggiungere, ai sette ora ricordati altri tre atti, ossia l'atto di fede, di speranza e di carità, raggiungendo così il numero di dieci: «O Dio, un canto nuovo a te voglio cantare, sull'arpa a dieci corde inneggiare a te» (Sl 143,9). Fede nel santissimo Sacramento, dove veramente vi è il nostro Dio nascosto; dove egli è presente in verità, in realtà e in sostanza. Speranza, perché il regno dei cieli richiede sforzo ed arrivano ad esso quelli che si fanno violenza; il pegno della nostra futura gloria lo abbiamo proprio nell'Ostia. La carità verso Colui che ama l'anima nostra e che è nascosto nel tabernacolo. Buona parte della visita può essere impiegata nel ripetere atti di carità e nel dire: «Avreste veduto l'amato del mio cuore?» (Cn 3,3).
Qualche volta sarà sufficiente la recita lenta, meditando le singole parole, delle preghiere seguenti: il Credo, il Padre nostro, l'atto di dolore, il «Miserere», qualche inno del Breviario, ecc.
Vi sono alcuni che ricorrono ad un metodo liturgico: durante il tempo natalizio considerano i misteri della natività; nel tempo di quaresima i misteri della passione; nel tempo di Pentecoste adorano lo Spirito Santo, ecc.
Altri si uniscono a Dio con piissime elevazioni ed affetti, considerando i misteri della vita, della morte e della risurrezione del Salvatore. Altri si eccitano ad atti di fede, di dolore, di amore verso il divinissimo Sacramento, nella considerazione dei novissimi.
Altri infine ripensano all'argomento della meditazione, e così facilmente vengono devotamente mossi alla fede, alla carità, all'adorazione ed alla preghiera.
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