Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PARTE III
I GRANDI MEZZI DI VITA

35.
LE VIE DELLA GRAZIA

(PB 3, 1939, 380-385)

I.

1. La grazia è il tesoro dell'anima: «Accumulatevi dei tesori nel cielo» (Mt 6,20). La grazia è un dono soprannaturale di Dio, dato all'uomo, in ordine alla vita eterna.
Ogni dono perfetto viene da Dio e tende a Dio, affinché la vita di Cristo si manifesti in noi. Dio è il vero ed unico fonte della grazia, e nello stesso tempo è il supremo fine per cui la grazia è donata all'uomo. Dice il Signore: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Si formi l'homo Dei sempre più completo.
La santità è vita di grazia; è merito della vita presente; è gloria nel secolo futuro. Acquistare grazia mediante l'esercizio delle virtù è il lavoro per l'uomo cristiano; è la sapienza di un buon amministratore; è la ragione, ossia lo scopo della presente vita.
Affinché l'uomo viva per la grazia, il Padre ci ha donato il Figlio suo; il Figlio nascendo si costituì nostro compagno; morendo si fece nostro prezzo.
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2. La grazia viene comunicata all'uomo per varie vie. La prima grazia è fondamentale, ossia è la stessa volontà divina di salvare l'uomo: «Il quale [Dio] vuole che tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4). Il fatto stesso per cui il Verbo di Dio assunse natura umana manifestò il proposito di rendere gli uomini figli di Dio. Gesù, con la sua morte sul patibolo della croce, liberò tutti gli uomini dalla servitù del demonio. Questa volontà, in concreto, si realizza presso tutte le generazioni che si susseguono nei secoli, quando i singoli uomini arrivano alla Chiesa mediante il battesimo, e possono assistere al santo sacrifizio della Messa, che già viene celebrato in tutti i paesi del mondo. Così il fedele si avvicina alla croce del Signore, e partecipa ai frutti della redenzione. Infatti coloro che assistono devotamente alla Messa, si uniscono al Sacerdote secondario, e per lui allo stesso Sacerdote primario Cristo. Assistere alla Messa equivale ad avvicinarsi alla croce. Dice il Concilio tridentino: «Questa senza dubbio è quell'oblazione monda, che non può venir macchiata da nessuna indegnità o malizia degli offerenti, che il Signore, per bocca di Malachia che parlava a nome suo, nome che doveva essere grande fra le nazioni, predisse che «in ogni luogo si sacrifica un'ostia pura (Ml 1,11)» (Denzinger n. 939). Dice infatti l'apostolo S. Giovanni: «Egli stesso [Gesù] è vittima di propiziazione pei nostri peccati; e non soltanto pei nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo» (1Gv 2,2).
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La grazia santificante viene da Dio comunicata ordinariamente attraverso i sacramenti, sia dei morti e sia dei vivi. Inoltre, in casi particolari, l'elargizione della grazia può anche venire diversamente, per esempio, mediante la contrizione perfetta. Cristo istituendo i sacramenti non intese precludersi altre vie di conferire la grazia.
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La grazia attuale è molteplice: di illustrazione, di affetto e di ispirazione, secondo che riguarda maggiormente l'intelletto, o le facoltà sentimentali, o la volontà. È di fede che ogni grazia attuale, di qualsiasi specie, procede dall'azione dello Spirito Santo; il Tridentino infatti stabilisce: «Senza la preveniente ispirazione dello Spirito Santo ed il suo aiuto, l'uomo non può credere, sperare, amare o pentirsi come bisogna affinché gli venga conferita la grazia della giustificazione» (cf Canones de iustificatione, c. 3. - Denzinger n. 813).
Molte grazie attuali sono comunicate nella Chiesa ancora per altre vie. Cristo, come ha istituito la Chiesa per perpetuare nei secoli l'opera di salvezza, così, per mezzo della medesima Chiesa, continua a distribuire i doni di salvezza. Per l'infallibilità della Chiesa e del suo Capo visibile, Cristo diffonde la grazia di illustrazione. Per mezzo dello splendore del culto, vengono diffuse nei cuori le grazie di affetto, per produrre con più facilità frutti di opere buone. Per mezzo dell'esercizio della giurisdizione ecclesiastica viene conferita la grazia di ispirazione, con la quale i singoli sono guidati nell'esecuzione della legge divina. Tutto ciò si riferisce specialmente alla grazia esterna. Ma innumerevoli sono le grazie interne che abbondantemente vengono diffuse attraverso quei riti istituiti dalla Chiesa, e che si chiamano sacramentali, ad esempio, le processioni, le sacre funzioni, il breviario, le benedizioni, le devozioni, le letture sacre.
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3. La grazia viene pure comunicata attraverso la cooperazione umana, per via del merito e della supplica.
Che la grazia si acquisti per il così detto merito de condigno, è di fede, secondo le parole del Tridentino: «Il giusto, con le opere buone, che da lui, per grazia divina e per il merito di Gesù Cristo, vengono fatte, veramente merita l'aumento della grazia, la vita eterna, ed il raggiungimento della stessa vita eterna, ed anche l'aumento della gloria» (cf Canones de iustificatione, can. 32. - Denzinger n. 842). È certo poi che l'uomo mediante l'atto di contrizione perfetta, de congruo infallibili, può meritare la prima grazia santificante, come pure è certo che può meritare molte grazie, de congruo fallibili.
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Con la supplica si può ottenere tutto quello che è necessario per la salvezza eterna. Inoltre si può ottenere anche ciò che è necessario per la vita temporale, purché non sia di ostacolo alla salvezza eterna, secondo quel detto: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» (Lc 11,9). Questa via di impetrazione è molto larga. L'uomo può ottenere grazia non soltanto per se stesso, ma anche per gli altri uomini viventi e defunti, secondo il detto: «Pregate l'uno per l'altro, per essere salvati» (Gc 5,16). In modo speciale la via di impetrazione appare nella dottrina sull'intercessione dei santi e specialmente della beata Maria Vergine e di S. Giuseppe. Coloro che si raccomandano agli angeli ed ai santi ricevono quotidianamente innumerevoli grazie spirituali e temporali. Iddio, che ama le anime, è generosissimo verso tutti coloro che lo invocano.
Preghiamo: «Dio, la cui misericordia è senza limiti, e la cui bontà è un tesoro infinito, rendiamo grazie alla tua piissima maestà per i doni ricevuti, scongiurando sempre la tua clemenza, che tu, il quale esaudisci le domande di quanti ti pregano, non li abbandoni, ma li disponga ai premi futuri. Per il Signore» (Messale Romano: Messa di ringraziamento, Orazione).
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II.

1. Cristo è la causa meritoria della grazia. Egli ci ha meritato la grazia con la sua passione e morte in croce; lo Spirito Santo ci comunica la grazia mediante la sua azione nell'anima nostra. S. Paolo dice: «Lo Spirito di Dio dimora in voi» (1Cr 3,16); ed altrove: «O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi?» (1Cr 6,19). Taziano disse: «Lo Spirito di Dio... è in quelli che sono giusti; inabita ed aderisce all'anima» (Adversus Graecos oratio, 13). La grazia di Dio viene data all'uomo attraverso tre vie: per mezzo dei sacramenti, dei sacramentali e della preghiera.
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a) I sacramenti. - Alcune grazie sono all'uomo massimamente necessarie, e costituiscono il fondamento della vita soprannaturale. Tra queste vi è la rigenerazione per il battesimo, perché tutti nascono nel peccato. Così la grazia della penitenza che è necessaria a tutti coloro che dopo il battesimo sono caduti in peccato mortale. Altre grazie sono necessarie al popolo cristiano in genere, come la grazia di vivere bene nello stato coniugale, o di esercitare bene il divino ministero sacerdotale. Queste grazie comunicano all'uomo beni sommi.
È poi sommamente importante che gli uomini abbiano la morale certezza riguardo al conseguimento delle grazie necessarie. In questo, ha provveduto la sapiente misericordia di Cristo, istituendo i sacramenti, che producono l'effetto ex opere operato, ossia per l'azione di Cristo stesso.
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Del battesimo si legge: «Ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo in remissione dei vostri peccati» (At 2,38); e della confermazione: «Allora imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo» (At 8,17). Parimenti dell'eucaristia: «Chi mangia di questo pane vivrà in eterno» (Gv 6,58). Della penitenza: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno loro rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti» (Gv 20,22s.). E dell'estrema unzione: «Si ammala qualcuno tra voi? Faccia chiamare i sacerdoti della Chiesa, ed essi preghino sopra di lui, ungendolo coll'olio nel nome del Signore. E la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore gli darà sollievo e, se egli avesse dei peccati, gli saranno perdonati» (Gc 5, 14s.). Riguardo all'ordine si hanno le parole: «Non trascurare il dono, che è in te e che per ispirazione profetica ti fu conferito, con l'imposizione delle mani dal collegio dei presbiteri» (1Tim 4,14). Questo effetto dei sacramenti è ben espresso in sintesi da Tertulliano: «Il corpo viene lavato affinché l'anima venga smacchiata; il corpo viene unto, affinché l'anima resti consacrata;... il corpo viene sostentato con il corpo ed il sangue di Cristo, affinché l'anima resti nutrita di Dio» (De carnis resurrectione, 8).
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2. b) I sacramentali. - Vengono poi date altre grazie, di sommo valore, ma meno necessarie delle precedenti. Queste grazie o riguardano la preparazione ai sacramenti, o la recezione dei sacramenti con maggior frutto, o la maggiore significazione della grazia. Queste grazie furono da Cristo affidate alla Chiesa, per essere distribuite attraverso i sacramentali. Secondo il Tridentino: «Essendo la natura umana siffatta che difficilmente può essere innalzata alla meditazione delle cose divine, senza l'aiuto di esterni amminicoli, la Chiesa, buona madre, istituì alcuni riti: stabilì cioè che alcune parti vengano nella Messa dette sottovoce, ed altre invece siano pronunziate a voce alta; similmente fece uso di cerimonie, come di mistiche benedizioni, di lumi, di profumi d'incenso, di vesti e di molte cose di questo genere, per apostolica disciplina e tradizione, per così far vedere la maestà di sì grande sacrifizio, e per eccitare, attraverso a queste cose visibili, segni della religione e della pietà, le menti dei fedeli, alle altissime verità che in questo sacrifizio rimangono nascoste» (Sessio 22, cap. 5. - Denzinger n. 943).
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3. c) La preghiera. - Vengono in terzo luogo alcune grazie che sono a volte di massima necessità, anzi di necessità frequentissima.
Si pensi al caso della tentazione. Se si potesse impetrare la grazia di vincerla solo attraverso i sacramenti od i sacramentali, non potendo sempre avere questi a portata di mano, ne conseguirebbe che, in molti casi, a noi mancherebbe il mezzo per evitare il peccato. Perciò Dio stabilì un mezzo universale e perpetuo, che ad ogni istante è alla portata di chiunque ne abbisogni. Questo mezzo è posto nella preghiera, secondo quel detto: «Voglio adunque che gli uomini preghino ovunque» (1Tm 2, 8); ed ancora: «Gesù narrò ad essi una parabola per far vedere loro la necessità di pregare sempre senza scoraggiarsi mai» (Lc 18,1).
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Perciò la triplice via della grazia: i sacramenti, i sacramentali e l'orazione, viene a costituire una specie di scala. I sacramenti, che stanno nella parte superiore della scala, abbracciano le grazie minori di numero, ma di necessità più universale, e grazie poi che si acquistano con la massima certezza: i sacramenti infatti producono l'effetto per la potenza di Cristo. I sacramentali si estendono ad un maggior numero di grazie, ma con essi la grazia si ottiene con minore certezza, perché operano soltanto per disposizione della Chiesa. Infine l'orazione ha la massima estensione delle grazie, ma ha minor certezza di essere esaudita, perché facilmente può verificarsi un difetto nelle condizioni dell'orazione stessa.
Ecco quanto è misericordioso il Signore nostro! Ecco quanti mezzi di salvezza sono messi a nostra disposizione!
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III.

1. Esame di coscienza sull'uso dei sacramenti. - Ricorderò la parabola dei talenti: Il regno dei cieli è «come un uomo che, stando per fare un lungo viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. Ad uno dette cinque talenti, all'altro due, e a un altro uno solo,... e partì... Ora, dopo molto tempo, ritornò il padrone di quei servi e li chiamò a render conto» (Mt 25,14.15.19). Coloro che avevano negoziato i talenti ricevettero un premio, colui invece che volle sotterrare il suo talento fu punito. Così avverrà al giudizio futuro.
In quei talenti sono raffigurati i sacramenti, che con industria e diligenza devo curare, se desidero ricavarne qualche frutto. Ho studiato sufficientemente la dottrina dei sacramenti, dogmatica, morale e liturgica? Progredisco in essa ogni giorno, affine di venire a possederla sempre più pienamente e con maggior competenza? Predico sufficientemente questa dottrina ai fanciulli ed agli adulti ? Se ne ho occasione, la divulgo anche con gli scritti?
Considererò con quale diligenza, con quale alacrità, con quale devozione amministro i sacramenti, specialmente quando si tratta del battesimo, della penitenza, dell'eucaristia e dell'estrema unzione. Io stesso, poi, sono solito accostarmi ogni settimana al sacramento della penitenza, con la sufficiente preparazione, e con un devoto ringraziamento? Vado a celebrare la santa Messa con la coscienza pura, e dopo aver premessa la preparazione? Eseguisco degnamente, attentamente e devotamente le cerimonie della Messa, e ne pronuncio bene le parole? Dopo la Messa, mi trattengo abbastanza nel ringraziamento ?
Richiamerò alla memoria le parole che l'Apostolo rivolgeva a S. Timoteo: «Ti raccomando di ravvivare il dono di Dio, che è in te per l'imposizione delle mie mani» (2Tm 1,6); questo viene detto per il sacramento dell'ordine, e tuttavia suppone che la grazia sacramentale possa rimanere nello stato latente, in modo che si palesi necessario di ravvivarla diligentemente per farla fruttificare. Mi interrogherò: Santifico io il mio sacerdozio? Lo rendo ogni giorno più fruttuoso; e la mia vita reca onore al carattere sacerdotale?
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2. Mi esaminerò sull'uso dei sacramentali. I sacramentali, secondo Ugo di S. Vittore, sono come sacramenti minori, che servono ad aumentare l'effetto salutifero [dei sacramenti]. Mi interrogherò a questo riguardo: Curo di conoscere a sufficienza i sacramentali? Predico su di essi abbastanza?
I sacramentali si possono dividere in diverse classi. Alla prima classe appartengono tutte le cerimonie istituite dalla Chiesa, per la celebrazione della Messa, e per conferire maggiore solennità ai sacramenti. In ciascun sacramento infatti e nel sacrifizio della Messa, oltre agli elementi essenziali, che consistono nella materia e nella forma, vi sono molte cerimonie e parole. Nella seconda classe vengono posti tutti gli esorcismi sia comuni e sia speciali, ed anche tutte le assoluzioni; per esempio quelle che si impartiscono prima della santa comunione. Alla terza classe appartengono quei riti coi quali si implora la virtù di Dio per produrre diversi effetti nelle persone e nelle cose che devono servire a bene degli uomini od al culto divino. Questi riti sono le consacrazioni, le benedizioni e le aspersioni. Alla quarta classe appartiene la parola di Dio comunicata in diversi modi dalla Chiesa ai fedeli, e la predicazione orale fatta sia a modo catechistico, sia a modo omiletico, sia in qualsiasi altro modo. Nella quinta classe vi sono le orazioni sacre, specialmente il breviario, il rosario, la «via crucis», l'adorazione al SS. Sacramento. Nella sesta classe si possono mettere tutte le così dette funzioni liturgiche ordinarie e straordinarie, generali e speciali. Infine nella settima classe si può porre tutto l'anno liturgico, sia del tempo sia delle feste nel suo triplice ciclo: domenicale, mariale e santorale.
Su ognuna di queste classi mi esaminerò diligentemente, per vedere quale è la mia stima, la mia condotta ed il mio zelo per ognuna.
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3. Mi esaminerò sull'orazione. L'orazione è l'elevazione della mente in Dio, e la domanda di cose convenienti fatta a Dio. L'orazione è assolutamente necessaria, ed a tutti viene concessa la grazia di pregare. Mi esaminerò dunque: Forse la mia anima è in desolazione, perché troppo poco rifletto su me stesso? Cado forse in peccato, perché trascuro la meditazione quotidiana? Mi interrogherò: Quanta e quale è la mia orazione vocale? Faccio gli esercizi spirituali almeno con quella frequenza minima prescritta dalle leggi della Chiesa? Soddisfo al precetto di pregare per il popolo? Faccio io l'orazione al SS. Sacramento, la lettura spirituale, e recito il rosario?
Affinché l'orazione abbia effetto infallibile, si richiedono alcune condizioni: stato di grazia, domanda di cose lecite. Come disposizioni di animo e di cuore si richiedono: umiltà, fiducia, perseveranza. La mia preghiera è sempre fatta con tali condizioni?
Concludendo, con S. Tommaso, dirò: dopo il battesimo è necessaria all'uomo una continua preghiera per ottenere la grazia di entrare in cielo. E con S. Roberto Bellarmino: ogni giorno bisogna domandare la perseveranza, per poterla ogni giorno ottenere. Dio vuole salvare la mia anima e santificarla; a questo fine mi diede un grande numero di mezzi... Che cosa doveva egli fare di più per la mia vigna? Ora attende i frutti... e nel giorno del giudizio me ne domanderà conto. «Pietà di me, o Dio, per la tua misericordia, e per la tua grande clemenza cancella i miei delitti» (Sl 50,3).
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