Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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43.
L'ESTREMA UNZIONE

(PB 5, 1941, 51-56)

I.

1. «Si ammala qualcheduno tra di voi? Faccia chiamare i preti della Chiesa, ed essi preghino sopra di lui ungendolo coll'olio nel nome del Signore. E la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore gli darà sollievo, e, se egli avesse dei peccati, gli saranno perdonati» (Gc 5,14s.). Per gli uomini che si trovano in stato anormale, il benignissimo Redentore ha provveduto con il sacramento dell'estrema unzione. Mediante questo sacramento, l'uomo viene prossimamente disposto ad entrare nella celeste patria. È chiamato sacramento della nuova legge, e per esso, mediante l'unzione con l'olio benedetto, e la preghiera del Sacerdote, al cristiano gravemente ammalato viene data la sanità dell'anima, ed anche del corpo, se è a bene della salute dell'anima. Questo sacramento fu promulgato da S. Giacomo apostolo.
S. Tommaso dice: «È chiaro perciò che questo sacramento è l'ultimo, ed in certo modo consumativo di tutta la cura spirituale, con il quale l'uomo viene quasi preparato a mandare ad effetto la gloria; si chiama perciò unzione estrema» (Summa contra Gent., 1. 4, c. 73). È considerato anche come consumativo della penitenza, cancella infatti le reliquie del peccato, e pone termine alla vita cristiana, che deve essere una continua penitenza. «L'estrema unzione, dice S. Tommaso, è paragonata alla penitenza, come la confermazione al battesimo; così è chiaro che la penitenza è di maggiore necessità, mentre l'estrema unzione è di maggior perfezione» (Summa, p. 3, q. 65, a. 3).
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2. Cristo, nella sua misericordia, ha provveduto a tutte le necessità della vita spirituale. Siccome spesso succede che l'uomo si ammali, e che la malattia sia con probabilità mortale, si vengono a determinare speciali necessità; in questo caso l'uomo ha bisogno di uno speciale aiuto di Dio per sopportare i dolori, per vincere le insidie del demonio, per riacquistare la sanità corporale se così piace al Signore, per purificarsi ancora da ogni rimasuglio di peccato, per disporre bene l'anima in prossimità del giudizio. Ed il Signore che è sempre misericordioso, lo è ancora di più con l'uomo in fine di vita: il suo Cuore è rifugio e speranza di tutti i malati e di tutti i moribondi. Questo sacramento è come il supremo aiuto di grazia e di amore, dato all'uomo, prima che entri nel regno della giustizia.
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3. L'estrema unzione produce [meglio: accresce], nell'anima la grazia santificante, essendo primieramente sacramento dei vivi, e soltanto qualche volta sacramento dei morti alla grazia. Questo sacramento è ordinato ad aumentare la grazia, ma per sua istituzione produce anche la remissione dei peccati, come consta dal Concilio di Trento: «La sostanza e l'effetto di questo sacramento è dunque spiegato da quelle parole: E la preghiera della fede salverà l'infermo e il Signore lo consolerà; e, se è in peccato, gli sarà rimesso (Gc 5,15). La sostanza infatti di questo sacramento è la grazia dello Spirito Santo, perché l'unzione deterge, se ancora ve ne sono, i peccati e le reliquie dei peccati» (sess. 14, cap. 2. - Denzinger n. 909).
Cristo coi sacramenti volle liberare gli uomini dal peccato ed aprire ad essi la porta dei cieli. Siccome però, in molti casi, l'infermo è fuori dei sensi e non può né confessarsi, né dare segni di penitenza, il Signore ha provveduto istituendo il sacramento dell'estrema unzione. Innocenzo I così scrisse: «Poiché la tua bontà ha voluto consultarsi su ciò... S'ammala alcuno tra voi? ecc.... Non c'è dubbio che si tratta di fedeli ammalati, e che si deve intendere che possono essere unti col sacro olio» (Lettera al vescovo Decenzio. - Denzinger n. 99)
Rendiamo grazie al Signore per tutti i suoi benefici, e in modo speciale per l'istituzione del sacramento dell'olio santo; è l'ultimo sigillo della carità del Cuore di Gesù, il quale vuole salvi gli uomini, ed offre loro, fino all'estremo della loro vita, i rimedi di eterna salute.
Prego perciò il suo Cuore sacratissimo, affinché non mi chiami subito ed improvvisamente, ma mi conceda di dispormi alla morte mediante il sacramento istituito per i gravemente ammalati, ossia con l'olio santo. Per ottenere questa grazia, ti prometto, o Pastore buono, di aiutare con tutte le forze i moribondi, affinché non si partano da questa vita senza i sacramenti; anzi con diligenza ammaestrerò il mio gregge sulla natura, necessità ed utilità dell'estrema unzione.
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II.

1. Oltre alla grazia santificante, l'estrema unzione produce altri effetti, che si chiamano grazia sacramentale, e (ciò che è molto importante) cancella le così dette reliquie del peccato, dà conforto spirituale, rimette parte della pena, restituisce condizionatamente la salute corporale. L'effetto primario consiste nel rafforzare l'anima nella sua ultima lotta: «Consola e conforta l'anima del malato coll'eccitarne la fiducia nella divina misericordia; sicché l'infermo, come più agevolmente sopporta i disturbi e gli affanni della malattia, così resiste più facilmente alle tentazioni del demonio, che insidia al calcagno» (Concilio di Trento, sess. 14, cap. 2. - Denzinger n. 909).
Effetti secondari: toglie, come già fu detto, le reliquie dei peccati, come l'oscurità della mente, la durezza del cuore, l'amore alle cose sensibili, le diffidenze, le ansietà e simili. Toglie una parte delle pene, che rimangono da scontarsi per i peccati; e ciò secondo il grado di disposizione del malato. Conferisce condizionalmente la salute del corpo, ed a questo fine sono dirette anche le preghiere del Rituale; la guarigione non si ottiene però in modo miracoloso, ma mediante una certa virtù soprannaturale che aiuta le forze naturali.
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2. La materia remota e valida di questo sacramento è l'olio ricavato dalle olive, e benedetto dal vescovo con una benedizione speciale. Questo olio, ogni anno, deve venire rinnovato. La materia prossima e necessaria di questo sacramento è l'unzione del corpo del malato; di necessità di precetto è l'unzione di alcune parti del corpo, fatta dal Sacerdote, secondo il Rituale Romano. La forma poi per i casi di vera necessità è più breve e l'unzione è unica, nei casi comuni è più lunga e riguarda i singoli sensi.
Esame di coscienza: Come conservo l'olio degli infermi? Come osservo le cerimonie nell'amministrazione dell'estrema unzione? Come pronunzio le parole della forma?
Ogni Sacerdote amministra validamente questo sacramento, ma solo il pastore delle anime, od il Sacerdote da lui delegato, amministra lecitamente. Spetta infatti al pastore pascere le sue pecore, e condurle ai pascoli della beata eternità, ed il parroco è tenuto ad amministrare ai suoi fedeli che la richiedono l'estrema unzione, e vi è tenuto per giustizia a causa del suo ufficio, e vi è tenuto sub gravi. Inoltre, in qualche caso, è tenuto ad amministrare questo sacramento anche con pericolo della vita; ciò si può verificare quando il malato non si è più confessato da lungo tempo, e probabilmente si giudica che sia in peccato mortale, e non può essere assolto se non sotto condizione, essendo privo dei sensi. Così insegna S. Alfonso de' Liguori.
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3. Per ricevere in modo lecito e fruttuoso l'estrema unzione si richiedono alcune disposizioni del malato: l'intenzione almeno presunta, e questo anche per la validità; la confessione dei peccati, se il malato è in peccato mortale; la contrizione almeno presunta, nel caso in cui non sia possibile confessarsi; secondo la consuetudine, ormai generale nella Chiesa, deve premettersi la comunione. È da condannarsi l'uso, o meglio l'abuso di amministrare questo sacramento solo quando si è certissimi che il malato morirà, o quando il malato è già fuori dei sensi; basta invece un pericolo probabile di morte, quando cioè la malattia è tale da poter produrre, per sua natura, la morte.
Esame di coscienza: con quale zelo aiuto i malati e specialmente i moribondi? Qualche malato morì senza ricevere l'estrema unzione, per negligenza del pastore? Dice il Rituale Romano: «Infine, secondo la qualità della persona, si possono dare salutari avvisi, in modo breve, per aiutare il malato a morire nel Signore, e per rafforzarlo a cacciare le tentazioni del demonio» (Titolo 5, cap. 2, n. 13). Questo però si deve fare dopo aver amministrato l'olio santo.
Richiamerò alla mente le parole del Concilio di Trento: «Ancorché il nostro avversario cerchi e prenda occasioni durante tutta la vita per cercare di divorare le anime nostre, non vi è tempo alcuno in cui in modo più veemente metta in opera tutte le sue astuzie per perderci per sempre, e per farci perdere, se può, la fiducia nella misericordia divina, come quando vede che siamo alla fine della vita» (Sess. 14. - Denzinger n. 907).
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III.

1. È utile per il Sacerdote, specialmente se è pastore, considerare qualche volta ciò che si legge nel Rituale Romano, sotto il titolo: «Modo di amministrare l'estrema unzione» (tit. 5, cap. 2). «Ero infermo e mi visitaste» (Mt 25,16).
Il Sacerdote, entrando nella stanza del malato, dice: «Pace a questa casa»; il chierico gli risponde: «E a tutti quelli che abitano in essa». Asperge poi con acqua benedetta l'infermo, la stanza ed i presenti, dicendo l'antifona: «Aspergimi, o Signore, ecc.»; indi soggiunge: «Il nostro aiuto è nel nome del Signore», «Che ha fatto il cielo e la terra»; «Il Signore sia con voi», «E con il tuo spirito». «Preghiamo: Entri, o Signore Gesù Cristo, in questa casa, con l'ingresso del nostro umile ministero, la felicità eterna, la divina prosperità, la serena gioia, la carità fruttuosa e la salute eterna; stiano lontani da questo luogo i demoni; siano presenti gli angeli della pace, e si parta da questa casa ogni discordia maligna. Esalta, o Signore, sopra di noi il tuo santo nome, e benedici la nostra vita; santifica l'ingresso del nostro ministero, tu che sei santo e pio e con il Padre e con lo Spirito Santo regni per tutti i secoli dei secoli. Cosi sia.
«Preghiamo e scongiuriamo il nostro Signore Gesù Cristo che benedica con la sua benedizione questa casa e tutti quelli che vi abitano, dia loro per custode l'angelo buono e li renda suoi servitori fedeli, attenti alle meraviglie della sua legge; allontani da loro ogni potestà avversa; li liberi da ogni timore e confusione e si degni di custodirli sani in questa casa. Egli che vive e regna Dio con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.
«Preghiamo: Ascoltaci, o Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, e degnati di mandare dal cielo il tuo santo angelo che custodisca, incoraggi, protegga, visiti e difenda tutti quelli che abitano in questa casa. Per Cristo Signore nostro. Così sia» (Rit. Rom., tit. 5, cap. 2, nn. 3-5).
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2. I presenti preghino, e l'infermo, se lo può, risponda. Tutti siano convinti dell'importanza del momento. Il Sacerdote, stesa la mano destra sul capo dell'infermo, dice: «Nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, si smorzi in te ogni potere diabolico per l'imposizione delle nostre mani e per l'invocazione di Maria Vergine gloriosa e santa Madre di Dio e di S. Giuseppe suo inclito Sposo, di tutti i santi angeli, arcangeli, patriarchi, profeti, apostoli, martiri, confessori, vergini e di tutti i Santi assieme. Così sia».
Compiute poi le unzioni, secondo il rito, e dette le rispettive formule, il Sacerdote prosegue: «Signore, abbi pietà di noi. Cristo, abbi pietà di noi. Signore, abbi pietà di noi. Padre nostro....», in segreto fino a: «E non c'indurre in tentazione», «Ma liberaci dal male». Poi, alternativamente con l'inserviente, il Sacerdote dice ancora: «Salva il tuo servo», «Mio Dio, che spera in te», «Mandagli l'aiuto dall'alto», «E da Sion difendilo»; «Sii per lui, o Signore, torre di fortezza», «Davanti al nemico»; «Il nemico non possa nulla su di lui», «E il figlio d'iniquità non opponga ostacoli»; «Signore, esaudisci la mia preghiera», «E il mio grido giunga fino a te»; «Il Signore sia con voi», «E con il tuo spirito» (Rit. Rom., tit. 5, cap. 2, nn. 7.12).
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3. Il Sacerdote conclude con le seguenti preghiere: «Preghiamo: Signore, Iddio, che per mezzo del tuo apostolo Giacomo hai detto: Si ammala qualcuno tra di voi? Faccia chiamare i preti della Chiesa che preghino sopra di lui ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera della fede salverà il malato e il Signore gli darà sollievo e se avesse dei peccati gli verranno perdonati; cura, te ne preghiamo, o nostro Redentore, i malanni di questo infermo con la grazia dello Spirito Santo, sana le sue ferite, perdonagli i peccati, allontana da lui ogni dolore di anima e di corpo e donagli per tua misericordia una perfetta sanità interna ed esterna, affinché ristabilito nella salute primitiva riprenda i suoi doveri. Tu che vivi e regni Dio col Padre e con lo stesso Spirito Santo nei secoli dei secoli. Così sia.
«Preghiamo: Guarda, te ne preghiamo, o Signore, il tuo servo... che si trova nelle infermità del corpo e dà vita all'anima che hai creato affinché emendato dai castighi si senta guarito per la tua medicina. Per Cristo nostro Signore. Così sia.
«Preghiamo: Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che, custodisci con la tua molteplice misericordia la tua creatura, infondendo nei corpi ammalati la grazia della tua benedizione, ascoltaci benigno, mentre invochiamo il tuo nome, e questo tuo servo liberato dall'infermità e ricuperata la salute sostienilo con la tua destra, confortalo con la tua virtù, proteggilo con la tua potenza e restituiscilo alla tua santa Chiesa con ogni desiderata prosperità. Per Cristo nostro Signore. Così sia» (Rit. Rom., tit. 5, cap. 2, n. 12).
Mi considererò come prossimo a morire, ed emetterò atti di fede, di speranza, di carità e di dolore, come preparazione prossima al giudizio.
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