Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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9. LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI
figura del dono inesauribile dell’Eucarestia

Domenica IV di Quaresima, Meditazione, Castel Gandolfo, 27 marzo 19601


Quest’oggi nella Messa si legge la seconda moltiplicazione dei pani operata miracolosamente da Gesù Cristo. Anche questa moltiplicazione dei pani è simbolo di quello che Gesù avrebbe fatto, cioè l’istituzione del Pane Eucaristico.

«In quel tempo: Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade; e lo seguiva una gran folla, perché vedeva i prodigi fatti da lui sugli infermi. Salì pertanto Gesù sopra un monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la grande festa dei Giudei. Gesù, avendo alzati gli occhi e vedendo la gran turba che veniva a lui, disse a Filippo: Dove compreremo il pane per sfamare questa gente? Lo diceva soltanto per metterlo alla prova, perché egli sapeva quanto stava per fare. Gli rispose Filippo: Duecento denari non bastano neanche a dare un pezzetto di pane per uno. Gli disse uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che è questo per tanta gente? Gesù disse: Fateli mettere a sedere. C’era lì molta erba. Gli uomini, circa cinquemila, si misero pertanto a sedere. Allora Gesù prese i pani e rese le grazie, li distribuì alla gente seduta e così pure fece dei pesci finché ne vollero. Saziati che furono, disse ai suoi discepoli: Raccogliete gli avanzi perché non vadano a male. Così fecero e riempirono dodici grandi canestri dei pezzi che erano avanzati a coloro che avevano mangiato di quei cinque pani d’orzo. Ora
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quegli uomini, visto il prodigio fatto da Gesù, dicevano: Questo è davvero il profeta che deve venire nel mondo. Gesù accortosi che venivano a rapirlo per proclamarlo re, si ritirò di nuovo solo sul monte a pregare»2.

L’Eucarestia è il centro del culto cristiano, perché è la presenza continuata di Gesù fra gli uomini, ed è la rinnovazione del sacrificio della croce, ed è il Pane nostro spirituale dove l’anima si nutre3 della mente, del corpo, sangue, anima, divinità di Gesù Cristo. E allora, essendo cosa centrale nel culto cristiano, nella liturgia cristiana, venne figurata, l’Eucarestia, nei molti sacrifici dell’antica legge; raffigurata nell’immolazione dell’agnello pasquale; raffigurata particolarmente nella manna che il Signore fece piovere dal cielo per gli Ebrei affamati nel deserto. Ma poi, quando venne Gesù, preparò i suoi discepoli alla istituzione di questo principale fra i sacramenti, cioè il sacramento che non solo contiene la grazia, conferisce la grazia, ma ancora contiene l’autore della grazia che è Gesù Cristo stesso. Gesù, dopo la prima moltiplicazione dei pani, glielo disse: Io sono il pane disceso dal cielo... e istruì quei suoi discepoli sopra quello che intendeva fare: Il pane che io vi darò, la bevanda che vi darò... E quale? Io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita e vita in eterno [cf Gv 6,51]: se si fa bene la Comunione... se [uno] è pio, si è uniti a lui, sì.
La Comunione sotto le due specie non è necessaria, perché basta che ci sia la Comunione sotto una specie, cioè il pane, il quale contiene - il pane eucaristico - sotto le specie di pane, contiene il corpo e il sangue, l’anima, la divinità di Gesù Cristo.
Quindi Gesù promise l’istituzione dell’Eucarestia. Poi per moltiplicare altre volte il pane e proprio vicino a Pasqua, come dice addirittura il Vangelo: Era vicina la Pasqua, la grande festa dei Giudei [Gv 6,4], quando Gesù avrebbe istituito questo sacramento... e allora ecco il simbolo. La moltiplicazione del pane materiale che fece, indicava che l’Eucarestia si sarebbe
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come moltiplicata: cioè, in ogni Ostia consecrata da chi ha il potere, cioè dal sacerdote, viene sostituito alla sostanza del pane, sostituita la sostanza - proprio qui - del corpo, sangue, anima, divinità di Gesù Cristo. Quello è il Pane per l’anima che viene dato a quanti si avvicinano e che vengono e si accostano preparati a ricevere la Santissima Eucarestia, il Pane Eucaristico.
Quindi con pochi pani saziò cinquemila persone... E quanti saranno gli uomini che vorranno nutrirsi del Pane Celeste? Quanti vorranno mangiare di questo Pane Eucaristico, tutti potranno farlo, tutti potranno farlo - s’intende, che abbiano lo stato di grazia -. Quindi il Pane Eucaristico è inesauribile, inesauribile. In ogni chiesa del mondo, ecco [il luogo] dove si conserva la Santissima Eucarestia, quando sono chiese che servono per i fedeli, [cioè] quelle in cui si conserva il Santissimo Sacramento.
Quindi, prima lo promise e adesso lo figurò, affinché nessuno potesse dubitare che, mangiando uno [il Corpo di] Gesù, non [ne] rimanga per l’altro: Gesù è in ogni Ostia consecrata e quanto prende uno, tanto può prender l’altro da Gesù. E poi, dopo aver[la] annunziata, simboleggiata, figurata, Gesù la istituì: venne l’istituzione nel Giovedì Santo - che noi celebreremo con solennità tra poco tempo nella Settimana Santa; anche allora ci sarà l’adorazione e ci saranno i santi sepolcri da visitare -.
Oh! Difatti, dopo che Gesù ebbe consumata la cena ebraica, prese il pane e lo benedisse, e rese grazie al Signore; quando Gesù operava i suoi miracoli, per lo più ringraziava. Noi stentiamo a ringraziare per quei benefici ricevuti, egli ringraziava il Padre Celeste che gli dava, comunicava questo potere, e che voleva che egli usasse questo potere a salvezza delle anime. Benedisse il pane e disse: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Benedisse il vino, posto nel calice: Prendete e bevete, questo è il sangue che sarà sparso per tutti [cf Mt 26,26-28]. Quindi diede agli apostoli il potere di fare essi altrettanto: Qualunque volta lo farete, lo farete in memoria di me [cf 1Cor 11,25-26], cioè in memoria del sacrificio
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della croce, in memoria della presenza di Gesù stesso nell’Ostia, «in mei memoriam facietis»4.
Oh! Quel prendete e mangiate non si riferiva mica soltanto agli apostoli: si riferiva a tutti gli uomini che si sarebbero succeduti, nel corso dei secoli, nella Chiesa; tutti quelli che avrebbero voluto chiederlo5, che fossero preparati a ricevere il Signore nella Santissima Eucarestia.
Oh! Allora, primo: istruire i bambini, istruire in ogni occasione che si presenta anche gli adulti, perché sappiano chi c’è nell’Ostia santa, sappiano che è il cibo dell’anima e sappiano prepararsi con le dovute disposizioni... cioè con la fede, in grazia di Dio, con amore al Signore, con fiducia della sua grazia, con fiducia che egli nutra l’anima: cioè rafforzi i pensieri in noi, pensieri santi, sentimenti santi, e la virtù, rafforzi in noi le virtù... Istruire.
E d’altra parte noi stessi partecipare bene a questa mensa eucaristica. «Probet autem seipsum homo»6 [1Cor 11,28], dice san Paolo: ciascheduno prima della Comunione faccia l’esame di coscienza. La Comunione richiede lo stato di grazia e la retta intenzione; e allora, se vi fosse un peccato grave, non si può far la Comunione: prima bisogna togliere [il peccato]. Secondo: se invece fossero solamente venialità, si possono togliere queste venialità con un atto di dolore sentito, perché il peccato veniale si può togliere con la confessione ma si può togliere anche con altri mezzi, per esempio con il dolore, con atti di carità, subito un po’7. Oh! Allora non bisogna credere che se vi è una venialità, uno non possa fare la Comunione. Tuttavia, quanto più l’anima è monda anche dalle venialità, tanto più è abbondante la grazia che Gesù comunica dando se stesso8. Nella Comunione è proprio lì che l’anima si incontra con Dio, con Gesù; e dopo la Comunione il raccoglimento più... a parlare con intimità con
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Gesù: sentire quello che Gesù ci dà, ci comunica al cuore; ed esporre i nostri bisogni a Gesù, parlargli come Pietro con fede, sì, con amore, con riconoscenza, e sentire sempre la nostra gratitudine verso Gesù che si è fatto cibo delle anime nostre. Quale delizia!
Sulla croce non si vedeva più la divinità, ma si vedeva ancora in Gesù l’umanità; nell’Eucarestia non si vede più né divinità né umanità: allora esercizio di fede... e piace a Gesù e guadagna merito9. La fede supplisca a quello che i sensi non vedono e non sentono: «Praestet fides supplementum sensuum defectui»10.
E poi è anche utile questo. Vi è un libro che è intitolato Trenta comunioni spirituali11 da farsi12 dai fedeli che vogliono... E cioè in quel libro sono esposti... e sono messe davanti come trenta formule per fare una comunione spirituale per trenta giorni. C’è la comunione sacramentale e c’è la comunione spirituale, ecco: allora è buona cosa prendere questa abitudine e rinnovare nel corso della giornata qualche volta la comunione spirituale: quello si può fare in qualunque luogo, in chiesa, durante l’apostolato, per strada, eccetera. Chi conserva abitualmente il raccoglimento, non può dimenticarsi di Gesù tutta la giornata... se si vuol bene a Gesù.
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Quando si ha una cosa in cuore, ce ne ricordiamo spesso, anche magari fino ad avere distrazione nella preghiera. Oh, allora, ricordarsi di Gesù, ché dal tabernacolo c’è un seguito: dove stiamo, cosa facciamo, cosa diciamo. Ricordarsi e invitarlo a stabilire la sua dimora nel nostro cuore, nell’anima nostra.
Questa comunione spirituale aumenta il frutto della Comunione sacramentale che magari si è fatta al mattino. Chiediamo questa grazia di far sempre delle Comunioni tènere, in abito bianco, cioè con la veste nuziale: la veste nuziale dell’anima è il candore, candore spirituale, la mondezza spirituale, e poi fede. Certamente tutte le Comunioni daranno qualche frutto, quando son fatte con le dovute disposizioni; ma il frutto sarà tanto più abbondante quanto migliori sono le disposizioni. Quanto più candida è l’anima, tanto maggiore è la fede, maggiore è la speranza, la fiducia, e maggiore è la carità verso il Signore, sì.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 64/60 (Nastro archivio 64b. Cassetta 64, lato 2. File audio AP 064b). Titolo Cassetta: “Moltiplicazione dei pani. Eucaristia”.

2 Vangelo: Gv 6,1-15.

3 Il PM dice: nutrisce.

4 «Lo farete in mia memoria». Cf Missale Romanum, Ordo Missae, Canon Missae.

5 Espressione incerta.

6 «Ciascuno, dunque, esamini se stesso [e poi mangi del pane e beva dal calice]».

7 Espressione incerta.

8 Espressioni incerte.

9 Espressione incerta.

10 Parole dal Tantum ergo Sacramentum, cantato alla Benedizione Eucaristica. Vedi p. 28, nota 2.

11 In una meditazione alle PDDM dell’11 ottobre 1961, il PM afferma: «Abbiamo stampato un libro in cui si parlava di 30 comunioni spirituali, tante formule» (APD, 1961, Roma 1987, p. 268). Non abbiamo trovato questo testo e abbiamo ipotizzato, con alcune riserve, che potrebbe trattarsi del noto volume Visite al SS. Sacramento ed a Maria SS. di Alfonso Maria de Liguori, pubblicato anche dalle Edizioni Paoline di Pescara nel 1958 (pp. 142) e da quelle di Bari nel 1959 (pp. 16), che ebbe diverse ristampe. In questo libro, sant’Alfonso propone uno schema di preghiera eucaristica per ogni giorno e nell’introduzione dà spiegazione di cosa sia la comunione spirituale e quale frutto produca in chi la pratica, aggiungendo due formule come Atto per la comunione spirituale. Se si trattasse realmente di questo libro, stupisce alquanto che il PM non abbia citato l’autore, cioè sant’Alfonso, né alle PDDM né a noi. Per una edizione recente e commentata di questo testo, cf MARIO COLAVITA, S. Alfonso M. de Liguori, Visite al SS. Sacramento e a Maria Santissima, Todi 2011. Ad ogni modo, nei primi del ’900 era in circolazione un libretto con questo titolo: L’AUTORE DELLE SCINTILLE EUCARISTICHE, Trenta Comunioni Spirituali, Torino 1908, pp. 96.

12 Il PM dice a bassa voce: «Lo tenete...». Si sente rispondere, sempre piano: «Sì».