2. INIZIO DELLA VITA PUBBLICA DI GESÙ
La vita privata a Nazaret, scuola di formazione
Domenica II dopo l’Epifania, Meditazione, Castel Gandolfo, 17 gennaio 19601
La domenica II dopo l’Epifania sarebbe quella che segna l’entrata di Gesù nella sua vita pubblica, e questa entrata nella vita pubblica già in qualche maniera si stava incominciando; ma i suoi discepoli cominciarono a credere dopo che videro il miracolo di Gesù, quando cambiò l’acqua in vino per intercessione di Maria. Così come Gesù era entrato nel mondo, diciamo, era nato a Betlemme, presentato agli uomini per l’opera di Maria, per il consenso di Maria, così entra nella vita pubblica per il miracolo che ha compìto, ma... sulla preghiera di Maria.
«In quel tempo vi era un banchetto nuziale in Cana di Galilea e vi era la madre di Gesù. Alle nozze fu pure invitato Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre disse a Gesù: Non hanno più vino. Gesù rispose: Che importa a me e a te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta. Ma la madre disse ai servi: Fate tutto quello che egli vi dirà. C’erano sei anfore di pietra, preparate per la purificazione dei giudei, contenenti due o tre metrete da ottanta a centoventi litri ciascheduna. Gesù disse loro: Riempite d’acqua le anfore. Quando furono riempite fino all’orlo, Gesù soggiunse: Attingete ora e portate al capo di tavola. E gliene portarono. Allorché il capo della tavola ebbe assaggiato l’acqua mutata in vino – egli non sapeva donde venisse
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il vino, ma lo sapevano i servi che avevano attinto dall’acqua – allora chiamò lo sposo e gli disse: Tutti da principio servono il vino migliore; poi, quando sono brilli, quello inferiore. Tu invece hai serbato il vino migliore fino ad ora. Così Gesù fece il primo dei suoi miracoli in Cana di Galilea e manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui»2.
Così ha l’inizio la vita pubblica [di Gesù]. E si può dire che in qualche maniera Maria ha fatto suonare l’ora. Gesù aveva detto a Maria: Non è ancor venuta l’ora mia... ma la preghiera di Maria era efficace: ella sapeva di essere ascoltata da Gesù e quindi ordinò ai servi che facessero tutto quanto Gesù avrebbe detto [loro]; e così l’ora, che non sembrava ancora venuta, suonò, e Gesù si manifestò: si manifestò com’era il Messia, il Figlio di Dio fatto uomo, mostrando la sua potenza e quindi la sua gloria. E credettero in lui i discepoli, che prima lo seguivano un po’ incerti di quello che dovevano pensare di Gesù sebbene già in qualche maniera lo seguissero, ed erano i primi discepoli.
Ora noi dobbiamo avere una gran fiducia nella intercessione di Maria. Sempre [pregare] come dice un Oremus della Chiesa: Signore, per la tua misericordia e per l’intercessione di Maria, dammi questa... quell’altra grazia3. Quindi, la misericordia di Dio e l’intercessione di Maria.
Maria è fatta la mediatrice, distributrice della grazia. La grazia ella la prende da Dio: quindi intercede, prega Dio; e la dà a noi: distribuisce; e sta come in mezzo a Gesù, che conquistò la grazia con la sua passione e morte, e noi, che siamo bisognosi, e abbiamo bisogno di aumento di grazia, di luce soprannaturale, di buona volontà, di amor di Dio e di fede, sì. Maria sta in mezzo fra Gesù e noi: riceve da Gesù,
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riceve dal Signore e dà a noi. Quindi, interviene la misericordia di Dio onnipotente e amorosissimo, e interviene la intercessione della Vergine, e la grazia conquistata da Gesù, suo Figliolo.
Ecco, in questi giorni, però, dopo l’Epifania, la Chiesa ci fa considerare più attentamente la vita di Gesù a Nazaret. Abbiamo letto questo Vangelo domenica scorsa, quando Gesù, ritrovato nel tempio da Maria e Giuseppe, tornò a Nazaret; e il Vangelo dice che «erat subditus illis»4 [Lc 2,51], obbediva a Maria e a Giuseppe, e cresceva in età, sapienza e grazia, ecco, davanti a Dio e davanti agli uomini [Lc 2,52]. Pensate a questo: Gesù volle passare dei suoi trentatré anni di vita circa, trentatré... poco più, ne volle passare trenta in vita privata, in vita nascosta, in obbedienza, e in perfezionarsi davanti a Dio e agli uomini, cioè; cresceva in sapienza, età e grazia: come crescevano gli anni, cresceva la sapienza in lui, cresceva la santità, la grazia in lui, in quanto era uomo anche.
Ecco, occorre dire: tre anni di vita pubblica e trent’anni invece di vita privata, nascosta. Perché la vita privata, la vita raccolta, la vita di separazione dagli uomini è così importante? A Nazaret c’è stata la prima famiglia religiosa: Gesù, Giuseppe e Maria. Vissero nella povertà, castità, obbedienza, sì: sono i modelli della vita religiosa Gesù, Giuseppe e Maria! E noi li consideriamo in quella vita umile, nascosta. Gesù stava a Nazaret ma non si mostrava; e quando invece poi uscì e cominciò a predicare e a operare prodigi, i suoi parenti stessi e i suoi concittadini, che avevano trattato con lui, si stupivano, si stupivano: lo avevano sempre creduto un buon cittadino, un buon parente, ma non chi era: il Figlio di Dio incarnato [cf Lc 4,22; Mc 6,2-3]. Così non conoscevano che Maria fosse la Regina del cielo e della terra, la Immacolata, che poi sarebbe [stata] a suo tempo assunta al cielo; e non conoscevano tutta la santità di Giuseppe.
Oh! Allora domandare questa grazia: di santificarsi nella vita attuale, privata, quasi nascosta. Sì, cominciando
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l’apostolato, però dare tanta, tanta importanza al periodo di formazione che non è mai superfluo, per quanto lungo.
Anime che hanno fatto una vita umile e nascosta per molto tempo, poi in poco tempo, in pochi anni hanno operato un bene immenso, un bene immenso... perché anime più di Dio, quindi più illuminate dal Signore, più generose con il Signore: e perciò, quando sono uscite5 - diciamo così - da quella vita nascosta, umile e da tutti non considerata, piene di Dio hanno operato con la predicazione, hanno operato con gli esempi, hanno operato con lo zelo per la conversione dei peccatori, per illuminare gli uomini, richiamarli sulla via del cielo. La vita privata, umile, di formazione ha un’importanza massima, decisiva, perché ci vuole tanta sapienza celeste e «si quis indiget sapientia, postulet a Deo» [cf Gc 1,5], e se qualcheduno ha bisogno di sapienza, la domandi al Signore; ci vuole tanto amor di Dio, ci vuole tanta fortezza nella pratica delle virtù.
Oh! Persone che han preceduto il tempo, diciamo, della vita pubblica, e hanno dato poi poco al mondo; persone che invece han fatto una preparazione interna, di spirito, di obbedienza, di carità, di mitezza, di fervore, persone che hanno fatto tutto in obbedienza, in docilità, persone che hanno amato il Signore quasi perdutamente - possiamo dire così - e seppero mortificarsi e vivere nella povertà; persone, invece, che non si sono preparate con la santità... Perciò, non troviamo mai troppo lungo il periodo di formazione! Invece, crescere con gli anni – con riuscita età –, con gli anni, sapienza e grazia. Sapienza. Sapienza si può ridurre6 per chi è religiosa, per chi aspira alla santità... sapienza è questa: di radunare nella vita quanto più è possibile di meriti e di fare del bene anche agli altri e di pregare per la propria santificazione e per il mondo. Sapienza è questa: che quanto più si ama il Signore, tanto più abbonda la grazia nel cuore, abbonda la grazia nel cuore, si stabilisce l’unione fra Gesù e l’anima, sì. Oh! «Crescebat...
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sapientia et gratia» [cf Lc 2,40.52], e cioè cresceva anche davanti agli uomini, per quel che si accorgevano gli uomini, per gli esempi che egli lasciava: conoscevano un uomo, un giovane, poi un uomo... sempre più perfetto, più santo, pieno di bontà e in letizia santa; un uomo umile che lavorava in un mestiere molto umile e sapeva trattar tutti con benevolenza, bontà; un uomo che aveva spirito di raccoglimento e conservava l’amore alla preghiera, l’unione con Dio, ecco, sì, anche davanti agli uomini... si accorgevano che egli progrediva: «Crescebat sapientia et aetate et gratia» [cf Lc 2,40.52].
Può esser che uno più avanti [negli anni] dica: Oh, io ormai ho già acquistato certe virtù. Oh!, quando è che possiamo dire basta? Mai! Solo quando saremo in punto di morte; ma anche in punto di morte chiederemo più amore a Gesù, più spirito di obbedienza, più abbandono nel volere di Dio, più fede, più fiducia nella preghiera, sì.
Sempre chiedere al Signore questa grazia di amare la vita comune, e prendere, apprendere ogni giorno quel che viene detto... e subito fare, perché così si cresce in sapienza, età e grazia. Solo l’andare avanti negli anni non basta. Quando andiamo solo avanti senza progredire, allora noi non corrispondiamo alle nuove grazie, e le grazie nuove sono distribuite dal Signore col passare del tempo. Ogni anno a venire è ricco delle grazie di Dio, ma è la corrispondenza che ci vuole a queste grazie di Dio: nuove grazie man mano che si va avanti, maggior corrispondenza alla grazia man mano che passa il tempo.
Dunque, stimare la vita pubblica... Prima la vita privata, la vita di formazione, di preparazione, crescendo non solo negli anni ma in sapienza celeste e grazia, amore di Dio, spirito di fede. Utilizzare al sommo questi giorni di vita, possiamo dire nascosta, questi giorni di formazione, tempo di formazione. Persone che vorrebbero subito fare, subito lanciarsi nel bene... - sì, aspirare a questo sempre! - ma è come andare, supponiamo, di qui a Venezia: sì, aspirare, perché si deve andare là, però passo passo, ogni giorno qualche passo in preparazione, in preparazione. Non precedere il Signore, attendere! E Gesù
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aveva detto: «Nondum venit hora mea» [Gv 2,4], non è ancora venuta l’ora mia. Eppure Gesù, come Figlio di Dio, uomo Figlio di Dio incarnato, quanta sapienza celeste aveva nel suo cuore! Quanto amore al Signore, quanta santità! Tuttavia... trent’anni in vita privata, nascosta. E poi il frutto che ottenne nella sua vita pubblica, specialmente con la sua predicazione e con la sua passione e morte, il frutto è immenso. Noi godiamo i frutti del suo ministero pubblico e della sua passione.
Corrispondere, apprender tutto, apprendere tutto tutto, per far tutto, perché tutto quel che viene insegnato è grazia di Dio, è grazia di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 60/59 (Nastro archivio 62b. Cassetta 62, lato 2. File audio AP 062b). Titolo Cassetta: “Le nozze di Cana”.
2 Vangelo: Gv 2,1-11. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.
3 Si riferisce ad una delle orazioni di Secreta, pronunciate dal sacerdote prima del Prefazio “in segreto”, cioè sottovoce, che concludevano il rito dell’offerta del pane e del vino. Questa citata dal PM, usata per le feste con indole mariana, ha come incipit la formula: «Tua, Domine, propitiatione, et beatae Mariae semper Virginis intercessione...», «Per la tua clemenza, o Signore, e per l’intercessione della Beata Maria sempre Vergine... ».
4 «Stava loro sottomesso».
5 Da qui in poi il PM usa il plurale maschile. Per uniformare con il testo che precede, abbiamo lasciato il femminile.
6 Il verbo è da intendere nel senso di “ricondurre”.