Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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33. LO SPIRITO DI PIETÀ
ANIMA TUTTA LA GIORNATA E LA VITA

Esercizi Spirituali, 5° giorno, II Istruzione, Castel Gandolfo, 12 agosto 19601


[...] Avremo a2 pregare ogni settimana, pregare ogni mese, pregare ogni anno, pregare più volte al giorno, sì, e non cessare mai: che la pietà sia sempre viva, sempre sentita, sì. E [il Vangelo] dice: è necessario, «oportet»; il verbo è chiaro: è necessario. Sempre pregare e mai trascurare la preghiera [cf Lc 18,1].
Tuttavia qui non solamente vogliamo intendere delle pratiche fatte ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, ma intendiamo lo spirito di preghiera che accompagna sempre. Vi è la preghiera orale, supponiamo il rosario: si dice con la bocca; vi è la preghiera mentale, supponiamo la meditazione: si fa con l’interno, con la mente e con il cuore; e vi è la preghiera vitale che è il far opere buone con retta intenzione, per qualche fine buono: per esempio, quest’anno tutto quello che farò, lo offro al Signore e intendo che sia offerto sempre ogni giorno al Signore per ottenere lo spirito di fede, supponiamo, per ottenere la carità, per ottenere l’amore al prossimo, per ottenere un maggior fervore nella mia vita, per rafforzare la mia volontà - che non ci sia solamente il voglio di un momento, ma voglio, sempre voglio, fortemente
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voglio3 in continuità -; oppure voglio ottenere lo spirito di mortificazione, voglio ottenere lo spirito religioso, eccetera...offerto tutto l’anno per una di queste intenzioni o per varie di queste intenzioni ed altre. C’è allora tutta l’annata... tutto quello che si fa nell’annata diviene preghiera, se fatto in grazia di Dio. Che cosa è lo spirito di preghiera? Perché la virtù è il pregare sempre, non sospendere mai le pratiche; ma lo spirito di preghiera, che cos’è? Lo spirito di preghiera è una profonda convinzione della necessità, bellezza, efficacia della preghiera; una profonda convinzione e un amore sincero per la pietà, per la preghiera, in modo tale che si preferisce assai più di conversare a lungo con Dio che con gli uomini, si preferisce assai più di trattenersi su pensieri di fede, su sentimenti buoni interni, che non andare ai divertimenti o a chiacchiere con il mondo, con altre persone; si arriva al gusto della preghiera, non si può stare senza la preghiera... talmente che se [uno] si sveglia di notte ricorre un po’ a qualche preghiera, e se un momento ha di libertà, senza nessuna occupazione, di nuovo pensa o a qualche giaculatoria o a qualche preghiera sua particolare, eccetera.
Lo spirito di pietà è assai più che la virtù della preghiera, e [assai più] che le pratiche di preghiera, le pratiche divote, perché lo spirito di pietà domina poi tutta la vita allora, domina tutta la vita. Quando uno ha uno spirito, viene dominato. L’uomo ha l’anima, l’anima domina il corpo, cioè l’anima è quella che conduce il corpo, e l’anima dice: Bisogna andare là e le gambe si muovono, bisogna far questo e le mani si muovono, eccetera. Ma lo spirito è più che l’anima ancora: domina l’anima lo spirito.
Facciamo l’esempio in un altro campo: l’avaro - chi ha lo spirito di avarizia - dappertutto pensa, sogna, combina anche a danno degli altri con ingiustizie e con il lavorare di
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domenica, con l’ingannare - e vuol far soldi! -; e siccome l’avarizia si limita alle spese, fino alle volte a patirne nella salute e esagerare anche nel lavoro per far guadagni, quindi dal mattino alla sera il suo pensiero è lì: e quando vede una cosa, quando si parla di un’altra, quando pensa a qualche fatto o a qualche progetto, subito: Quanto si guadagna?. Ecco, questo è ciò che lo preoccupa. Invece a san Francesco d’Assisi suo padre gli chiede: Rinuncia a tutta la tua eredità. Perché? Perché Francesco dava tutto in elemosina quel che gli veniva in mano, quello di cui disponeva... Rinunzia!. E san Francesco, citato dal Vescovo, disse: Ecco, non rinuncio solamente di quel che c’è a casa, ti dò anche il mantello, portatelo via. E adesso dirò più facilmente e più sicuramente Padre nostro, che sei nei cieli..., sì! E tutto quel che poteva radunare elemosinando e facendo dei lavori, ma specialmente chiedendo la carità... sì, usava per sé solamente quel che era strettamente necessario, il resto lo dava in elemosina. E si è ridotto ad un abito così sdrucito, a un vitto, a un pane così ridotto che si accorciò la vita, e quando fu in punto di morte, domandò al corpo perdono perché l’aveva trattato così male, l’aveva fatto lavorare e l’aveva sostentato così scarsamente, mentre che, se avesse dato al corpo quel che veniva, la sua vita si sarebbe prolungata assai di più, per quanto si può prevedere4. L’avaro ha spirito d’avarizia, san Francesco persise5 lo spirito di povertà: questa povertà, questo amore alla povertà dominava tutto. E quando venne a Roma per la prima volta per chiedere l’Approvazione della sua Regola, venne con degli abiti... lui e i suoi compagni con degli abiti sdruciti, e non volevano ammetterli alla presenza del Papa... eh, così: ma lui non cambiò mica abito! Lo spirito di povertà, che doveva apparire anche all’esterno6.
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Così vi sono quelli che hanno spirito di pietà e vi sono quei che mancano dello spirito di pietà. Quando c’è lo spirito di pietà, come si gusta la liturgia! Quelle Messe, quegli Introiti, quegli Oremus, quelle Epistole, quei Vangeli... e poi tanto più la parte centrale della Messa che chiamiamo il Canone, e comprende l’Offertorio e poi la Consecrazione e va fino al Pater: come si gusta, come si sente! Se potesse sentir più Messe quell’anima, ne ascolterebbe di più, ma almeno è tutta penetrata dalla liturgia del giorno; e quella Messa rende assai di più che la Messa di un’altra che non ha lo spirito di pietà: va avanti così, magari anche legge curiosamente il significato o la traduzione di qualche preghiera liturgica, ma poco la sente, poco la sente. Quando si ha lo spirito di pietà, come si recita il rosario! Sarà molto diverso da quelli che dicono così e son sempre distratti. Come si prepara alla Comunione chi ha spirito di pietà? Ci pensa già la sera prima, fa già degli atti di desiderio, e al mattino il suo pensiero ricorre: Stamattina vado a nutrirmi del Pane Eucaristico, il Pane del cielo, il Pane che è veramente Gesù stesso... Io sono il pane vivo, disceso dal cielo [Gv 6,51], sì, come si prepara, che intimità! E come si vede anche dall’aspetto esterno un poco... sì, dal raccoglimento, da quegli occhi che guardano con una fede viva che pare che quegli occhi vedano Gesù vivo con la sua persona fisica come lo vedevano gli apostoli, come lo toccava Maria. Sì, lo spirito di pietà.
Lo spirito di pietà porta a sempre vedere in tutto Dio: questo piace a Dio, quello disgusta Dio... sempre la sua volontà, ciò che a lui è più accetto... ed evitare le imperfezioni che è così facile commettere: chi ha lo spirito di pietà non teme altro di più che l’offesa di Dio e di dare disgusto a Dio, di fare azioni con tiepidezza, con negligenza. Chi ha spirito di pietà, va proprio a fare quelle azioni - e non so, sarà la scuola o dove va per imparare, sarà invece un ufficio più materiale che è fare la cucina oppure condurre la macchina -, ma lo fa con spirito di pietà, con delicatezza, come Dio l’assistesse, la guardasse quell’azione - come difatti guarda, eh!, l’occhio di Dio ci segue dappertutto: vi è un occhio che tutto vede e
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che tutto osserva -. Anche le cose minime hanno un senso di pietà, perché c’è l’amor di Dio, lo si fa per amor di Dio, la si offre a Dio quell’azione; quando si fa la ricreazione, sotto lo sguardo di Dio... per rendere contente e liete le sorelle, perché sono a immagine di Dio, e quasi pensando [che] la comunità religiosa è il primo paradiso, in attesa del secondo paradiso lassù, quando ci troveremo assieme. Santa Teresina, quando metteva le particole nella pisside o l’ostia grande sopra il calice per la consecrazione, si sentiva tutto il cuore quasi tremante in petto di amore: Ecco, questo sarà domani Gesù Cristo7.
Lo spirito di pietà si sente particolarmente in certe occasioni. È più facile che si svolga nella Visita con la lettura, con l’esame, con la preghiera, ma è anche facilissimo che si svolga nella consecrazione, quando si pensa: Gesù è morto per me, voglio morire per lui... morire a tutti i miei sentimenti di amor proprio, di orgoglio, di volontà propria; proprio abbandonarmi in Dio come Gesù si è consegnato ai crocifissori, li ha lasciati fare; e quando ricevette l’ordine di stendere le braccia: pronto... «haec est hora vestra» [Lc 22,53], questa è la vostra ora - quelli cioè che la vollero -, l’ora delle tenebre, l’ora in cui la vostra vendetta sarà piena... i suoi nemici: i soldati erano esecutori materiali... ma parlo di coloro che gli hanno invocato la morte, eh, davanti a Pilato.
Lo spirito di pietà non si diffonde e non si estende soltanto alle pratiche, ma anima tutto: lo studio, la mensa, il riposo, la ricreazione, l’apostolato, il lavoro, comunque sia, le relazioni... se scrive una lettera, se riceve una lettera; se prende un libro per leggere, se lo cambia8 voglio dire, se vi è una cosa che gli fa bene come lettura, se non gli fa bene; delicatezza
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con chi parla, affinché tutto sia ispirato bene. Pietà: c’è la pietà che è amor di Dio, pietà che è amore al prossimo, pietà che porta a trattare con i superiori in un modo molto diverso, a trattare con le sorelle e con il prossimo in modo molto diverso da chi non ha pietà, da chi non ha pietà.
Allora vediamo di portarci veramente fino a questo punto. Domandare al Signore lo spirito di pietà.
Quasi la figliola, l’anima, previene l’occupazione del paradiso! Paradiso è continua lode a Dio, è continua docilità nel far ciò che il Signore dispone: là si fa sempre la volontà del Padre Celeste! Quest’anima che ha lo spirito di preghiera, opera così, quasi prevenendo il paradiso: come vede Gesù nel prossimo, come vede Gesù dappertutto, come vede il volere del Padre Celeste! Il suo cuore è penetrato dei sentimenti del Cuore stesso di Gesù, sì, forma come un cuore solo con Gesù, il cuore di questa persona che ha lo spirito di pietà...
Come si ottiene? Si ottiene prima con la convinzione della necessità della preghiera, e poi [...]9 grazia di vivere alla presenza di Dio, di tenere la mente elevata al Signore, di stabilire la loro unione con Dio. San Luigi si alzava di notte, si metteva in ginocchio per terra e poi pregava; e se voleva fare un’ora di preghiera, quando gli veniva una distrazione, contava il tempo già passato come non passato, come se la preghiera cominciasse di nuovo allora: e magari la distrazione veniva dopo mezz’ora, dopo tre quarti d’ora... ripigliava finché avesse potuto fare un’ora senza distrazioni10. Eh, è uno sforzo eroico questo, però: non è di tutti e neppure posso consigliarlo però a tutti, ma che ci sia la preghiera per chiedere questo spirito di preghiera, a tutti... a tutti si consiglia. Domandarlo al Signore: il dono della pietà, dono dello Spirito Santo! Quindi questo dono si ottiene con lo sforzo da
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una parte, e si ottiene con la preghiera al Signore: «Emitte Spiritum tuum et creabuntur»11 [cf Sal 104(103),30], che venga lo Spirito di Dio in noi. Oh!
Poi bisogna evitare di leggere troppo nelle meditazioni, ma cercare di pensare di più, per ottenere questo spirito; poi, di non leggere tanti libri ma approfondirli, e soprattutto leggere la Bibbia, il Vangelo e cercare di approfondirne il senso, domandando a Gesù che ci spieghi le sue Parole. Come gli apostoli quando avevano sentito la parabola della semente, e si ritrovarono da soli con Gesù e il popolo si era allontanato... gli apostoli domandarono che spiegasse loro la parabola [cf Lc 8,9-15], ecco: domandare al Signore che ci spieghi le sue Parole, ce le faccia penetrare, sì. Sforzo e buona volontà, e intanto esercizio, esercizio.
Teneva l’occhio ordinariamente rivolto al tabernacolo, oppure quasi socchiudeva gli occhi e rifletteva su se stesso: la preghiera allora diventava così intima che per poter dirgli una parola o chiamarlo occorreva scuoterlo, toccargli il braccio, tanto veniva ad essere assorto; ma questo perché aveva l’abitudine di fare due ore di adorazione ogni giorno e si era sforzato per lunghi anni... molti anni, ad ottenere questo spirito di unione con Gesù. Questo era il canonico Chiesa, mio direttore spirituale12.
Chiedere lo spirito di preghiera. Allora son certo: venialità deliberate non se ne commettono; imperfezioni se ne commettono ancora, ma meno; meriti se ne fanno molti di più, e in tutto si è attente a non portare disordine, non dire
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parole che turbino, non fare atti o segni che possano essere un po’ contrari alla delicatezza rispetto alla carità, rispetto all’umiltà, rispetto all’obbedienza... spirito di pietà! Che non si restringe alla preghiera, ma si estende a tutto l’essere: la mente, volontà e il cuore, sì. Persone da cui trapela questo spirito di preghiera e di pietà, trapela... e si può dire: esce dall’animo questo spirito. Ora dunque domandiamolo questo spirito: «Spiritum praecum et gratiae» [cf Zc 12,10], spirito di preghiera e di grazia.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 76/60 (Nastro archivio 73a. Cassetta 73, lato 1. File audio AP 073a). Titolo Cassetta: “Necessità della preghiera continua”.

2 Le parole iniziali sono ricavate dal Nastro originale, il quale risulta corrotto perché in questo punto è stato ricongiunto con nastro adesivo.

3 Queste parole sono un richiamo alla celebre frase: «Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli» del poeta e drammaturgo italiano Vittorio Alfieri (1749-1803), utilizzata per indicare la sua volontà decisa di applicarsi nello studio, fino al punto di farsi legare alla sedia per non smettere (cf Lettera responsiva a Ranieri de’ Calsabigi, 1783).

4 Cf TOMMASO DA CELANO, Memoriale nel desiderio dell’anima [Vita seconda], 12, in Fonti Francescane, (FF), Padova 2004, 596-597; Vita del beato Francesco [Vita prima], 97-98, in FF 488-490.

5 Il verbo “persidere” è un piemontesismo e sta per: restare fermi, rimanere.

6 Cf BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, Leggenda maggiore (Vita di san Francesco d’Assisi), 9a, in FF 1063.

7 Le notizie relative all’incarico di sacrestana di santa Teresa di Gesù Bambino sono state riportate durante il Processo per la canonizzazione sia da madre Agnese di Gesù e suor Geneviève, sorelle di Teresa, sia da Maria della Trinità, sua novizia. Nel 1952 in Francia fu pubblicato il testo Conseils et Souvenirs (Consigli e Ricordi) a cura della sorella Geneviève, in cui essa raccolse i ricordi contenuti nei taccuini intimi e negli appunti, usati per la deposizione nei due Processi canonici. Cf TERESA DI LISIEUX, Consigli e ricordi, I edizione minima, Roma 2006. Inoltre, guardando le fotografie divulgate e più note del Carmelo di Lisieux, se ne trova una delle sacrestane al lavoro: tra esse, Teresa sta mettendo le particole nella pisside.

8 Parola incerta.

9 Interruzione della registrazione sul nastro per circa 10 secondi.

10 Questa notizia relativa al gesuita Luigi Gonzaga (1568-1591), morto in giovane età e vissuto in modo eroico, è riportata da un suo contemporaneo Virgilio Cepari (1564-1631), anch’egli gesuita e compagno di studi del santo, che scrisse una biografia pubblicata la prima volta nel 1606, e poi accresciuta e stampata da diversi editori fino al secolo scorso. Una delle ultime edizioni: Vita di S. Luigi Gonzaga della Compagnia di Gesù, Pia Società San Paolo, Alba 1928.

11 «Manda il tuo Spirito, e [tutte le cose] saranno create». Dominica Pentecostes: Breviarium Romanum, Ad Nocturnum, Ant. 3; Missale Romanum, Alleluja.

12 Il canonico Francesco Chiesa (Montà, 2 aprile 1874 - Alba, 14 giugno 1946), dichiarato Venerabile l’11 dicembre 1987, fu professore nel seminario di Alba, scrittore e parroco, confessore e direttore spirituale. Accompagnò e incoraggiò la vocazione di Don Alberione e fu “padrino della Famiglia Paolina”, come scrisse di lui il PM. Il 4 febbraio 1959 fu aperto ad Alba il suo processo di beatificazione, sollecitato dallo stesso Don Alberione che poi vi testimoniò, e si concluse il 21 dicembre 1964. A novembre del 1960 il suo corpo fu traslato nel Tempio di San Paolo in Alba. In quello stesso periodo era stata affidata la stesura di una biografia del Canonico Chiesa ad un sacerdote albese, monsignor Agostino Vigolungo. Fu pubblicata con il titolo: “Nova et vetera”. Can. Francesco Chiesa Servo di Dio, Edizioni Paoline, Alba 1961, pp. 268.