Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. ABBANDONIAMOCI NELLE MANI DI DIO
Conformiamoci nella bontà al Cuore di Gesù

Domenica tra l’Ottava del SS. Cuore di Gesù (III dopo Pentecoste)
Meditazione, Torino (SAIE), 26 giugno 1960
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Volete bene al Signore? Avete fiducia nella Madonna? Questo è un giorno per crescere nell’amore a Gesù, e crescere pure nell’amore a Maria e nella fiducia.
Il Vangelo2 ci ricorda la parabola della pecorella smarrita. E il buon pastore, portate le pecorelle, le novantanove pecorelle al sicuro, andò sulle tracce3 della centesima pecorella, che non era più con le altre: si era perduta... discostata un poco dall’ovile, dal gruppo delle pecorelle. E finalmente - dice il Vangelo - la ritrovò e se la mise sulle spalle; ed il buon pastore la riportò all’ovile; e fece festa, mostrò la sua gioia agli altri pastori, ai suoi amici. Così, vi dico che in paradiso si farà più festa per un peccatore che ritorna a Dio, che fa penitenza, che non per novantanove che non ebbero bisogno di penitenza, perché eran già giusti.
E Gesù aggiunge anche l’altra parabola. Una donna che aveva dieci monete, ne ha perduta una; e allora tutta in affanno si mise a cercarla: accese la lucerna, e smosse i mobili e spazzò la casa. Finalmente la ritrovò, e allora comunicò la sua gioia alle amiche e alle vicine. Perché in paradiso si fa gran festa per un peccatore che si è pentito4.
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Ecco, il buon pastore che cerca la pecorella è Gesù; la donna che ha smarrito la moneta e la cerca e la ritrova e fa festa, quando l’ha ritrovata, è pure simbolo di Gesù, cioè della bontà di Gesù.
Come è simbolo della bontà di Gesù il padre del figliol prodigo: quando vide che il figliolo così un po’ cieco - e si capisce nella sua gioventù, non avendo ancora esperienza - si allontanò da casa, e poi si mise sopra una strada cattiva... E finalmente ritornò... e il padre lo ricevette con gioia e fece un gran convito, una festa sontuosa per celebrare il ritorno: Questo figliolo era perduto e fu ritrovato, era morto ed è risuscitato [cf Lc 15,11-24]. Ecco, questo tratto del Vangelo, bellissimo, è proprio quello che ci fa conoscere la bontà di Gesù.
Ma poi, mettendo insieme la circostanza che siamo nell’Ottava del Cuore di Gesù5, cuore pieno di bontà, e che d’altra parte vi è una Parola nell’Epistola6 che fa per noi: Abbandonatevi nel Signore: in ogni ansietà e pena e preoccupazione, rimettetevi nelle mani di Dio, che egli ha cura di voi.
Dunque la bontà del Figliolo di Dio che morì per noi sulla croce, per ricuperare le pecorelle smarrite, tutti i peccatori; e d’altra parte la bontà del Signore con tutti. Gesù aveva raccontato quelle due parabole perché i farisei mormoravano: Ecco, il maestro Gesù va a mangiare anche con i peccatori, con i pubblicani. E sempre, in ogni occasione che era possibile avere un pretesto, ecco, mormoravano di lui... mormoravano di lui, eh! Vi sono sempre persone che mormorano. E vedete quella piccola scena di sant’Ambrogio con sua sorella Marcellina, la quale venne a dire a sant’Ambrogio, vescovo di Milano: Ma la gente mormora di te. E perché, cosa dice?. Dice la gente che sei troppo buono. E uno ti offende, l’altro si ostina sulla via cattiva... al primo segno che mostra di ravvedimento, se domanda perdono, subito lo accogli e lo ritieni di nuovo fra i tuoi amici. Sei troppo buono!. E sant’Ambrogio
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rispose: Mi sono studiato di esser buono, ma non sono ancora riuscito ad essere buono come Gesù. E voglio essere buono sempre di più7.
Allora, chi vuol conformare il suo cuore al cuore di Gesù? Alle volte nel cuore ci entra un po’ di malignità, non è vero? Può entrarci un po’ di invidia, un po’ di orgoglio; possono entrare nella testa dei pensieri, dei sospetti cattivi, dei giudizi temerari; alle volte si incomincia a veder non tanto bene una persona, e allora si è più inclinati ad interpretare in male che interpretare in bene le sue azioni. Oh, la bontà di Gesù! Un po’ di bontà su questa terra! Stavano facendo una pellicola e mi hanno chiamato a vedere lo sviluppo e qualche scena e qualche ripresa. C’era con me un bravo sacerdote, il quale stette a vedere; e la scena non era ispirata molto alla bontà, ma piuttosto a vendetta. Alzò [la voce] e allora disse forte: Ma un po’ di bontà in questo mondo. C’è troppa violenza8, c’è troppo di odio, c’è troppo di vendetta, c’è troppo di malignità; c’è troppo nei pensieri, nei sentimenti - vedete - o sospetti o giudizi, malevolenze, egoismo... Bontà, bontà!.
Vedere quanto siamo già buoni; e poi certamente tutti vogliamo essere buoni, vogliamo imitar la bontà di Gesù. A che punto siamo arrivati? Nel ritiro mensile pensarci, far l’esame di coscienza e venire ai propositi, e pregare: Gesù, fate il mio cuore simile al vostro. Cioè: com’era il suo Cuore? Mansueto ed umile! Mansueto avercelo, come Gesù il quale pregò anche per i crocifissori. E se [ci] avessero anche crocifisso qualche volta? Non ci crocifiggono - vero? - ad un legno e non ci piantano i chiodi per fissare le mani e i piedi sopra di un legno, ma ci sono delle cose che fan soffrire tanto nel cuore... Siamo buoni, da pregar per loro, da compatire, e ancora da dire: Io posso... soffrendo m’immolo; io ho già ricevuto tante grazie e non ho ancora corrisposto bene di quel che dovevo fare; forse loro ne han ricevuto meno... e tanta gente che non cammina bene, è perché non ebbe le
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grazie che abbiam ricevuto noi. La bella educazione che si è avuta in famiglia, la bella educazione che si è ricevuta in parrocchia, le belle grazie, le ispirazioni, le luci interiori, e poi l’aiuto dei confessori, dei predicatori, dei genitori, dei buoni maestri. Quante grazie! E da noi il Signore aspetta di più, allora. E perché noi vogliamo atteggiarci a giudici degli altri? Allora ricordiamo le parole del Salvatore: Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati. Non pretendete di togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello, mentre che nel vostro occhio c’è un trave! E togliti prima il trave dal tuo occhio e poi dirai al fratello: Permetti che ti tolga quella pagliuzza che è entrata nel tuo occhio, che te ne liberi [cf Mt 7,1-5].
Prima però l’esame su tutto. Dunque a che punto è arrivata la nostra bontà di pensieri, di sentimenti, di parole, di atteggiamento, di azione, nell’operare? E poi ricordare anche la domanda e il patto che facciamo sempre con Dio al mattino quando si dice il Padre nostro, e specialmente quel Padre nostro che si dice prima della Comunione: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori [cf Mt 6,12]. E se noi, quando diciamo queste parole, intendiamo di fare un patto, e cioè: tu perdonami che io perdono... ah, bravi allora... bisogna perdonare bene! Bisogna che perdoniamo a9 tutti e che facciamo ancora del bene a chi ci ha fatto dispiacere, perché noi vogliamo che non solo il peccato sia perdonato in confessione, ma che sia tolta anche la pena del peccato. E che il Signore non ci castighi per il passato nostro, per venialità, imperfezioni volontarie, eccetera... commesse. Vogliamo che il Signore, anzi, dopo che ci ha perdonato, voglia abbondare maggiormente in grazia. Allora abbondiamo in bontà! La misura che usate per gli altri, sarà usata per voi, dice Gesù: «[In] qua mensura mensi fueritis, remetietur vobis» [cf Mt 7,2]. È la bontà di Gesù. Non pensate che la vita passi senza che si ricevano dei dispiaceri. Anche le anime che son delicate soffrono pene, e han dispiacere anche
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quando vedono gli altri a far male, a peccare, a contraddire la Chiesa, a contraddire i ministri di Dio, a contraddire il Papa, a contraddire la religione, a contraddire Dio e contraddire la Chiesa, contraddire Gesù Cristo... E allora usiamo bontà in qualche modo10...

Poi c’è un altro pensiero da ricordare oggi ed è quello che è contenuto nell’Epistola della Messa dove, fra le altre cose, si dice: «Humiliamini, carissimi», umiliatevi carissimi - è san Pietro che parla - «sub potenti manu Dei», umiliatevi sempre e abbandonatevi nelle mani di Dio; nelle vostre preoccupazioni, nei vostri grandi fastidi, abbandonatevi a Dio, il quale «qui cura nobis... de vobis»11, il quale ha cura di voi. Tante volte nella vita non sappiamo per quali vie passiamo, e non sappiamo spiegare come il Signore abbia permesso sopra di noi quei dispiaceri, quelle malattie; abbia permesso che altri ci giudicassero male; magari anche che il Signore ci abbia permesso di cadere in quella cosa. Il Signore ha dei disegni tutti di bontà e ha dei disegni tutti di sapienza: abbandonarsi alle mani di Dio!
Qualche volta ci sentiamo quasi inasprire; qualche volta può essere che anche il tedio, la noia e la malinconia e, diciamo qualche cosa di più, la tristezza... Anche san Paolo: «Continuus dolor cordi meo» [Rm 9,2], il continuo dolore nel mio cuore; perché vedeva i suoi fratelli, i fratelli di nazione, cioè gli Ebrei, camminare per vie storte e rigettare Gesù Cristo. Tante volte si ha da fare un’obbedienza che non si capisce quale fine abbia e che cosa voglia il Signore e perché lo permetta: abbandonarsi nelle mani di Dio per far la sua volontà e star serene! «Qui cura est12 de vobis», il Signore ha cura di voi: ha cura di te in particolare... di te in particolare... E non solamente manda il cibo come agli uccellini e non solamente manda le vesti come veste di bei colori il giglio, ma ci manda le ispirazioni e gli inviti alla santità [cf Mt 6,26-33].
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Alle volte le cose sembrano proprio a rovescio, proprio che vogliono andare a rovescio in quanto noi volevamo tenere una via che era buona, e invece il Signore ha visto che abbiamo bisogno di un’altra cosa. E quella [persona] chiede sempre la carità, la carità... e il Signore le manda delle umiliazioni, per umiliarla, perché ha più bisogno di questo qua13, ha più bisogno di umiltà. Lasciamo fare un po’ al Signore, eh!, che fa meglio di noi! E allora noi abbandoniamoci nelle mani del Signore serenamente, quotidianamente, amabilmente: Gesù, ti vogliam bene.
E proprio questo tempo, ottava del Sacratissimo Cuore di Gesù, fare così. Gesù era all’Ultima Cena ed era anche in pena il suo cuore: vedeva vicina la passione, vedeva il tradimento di Giuda. Ora san Giovanni pose il suo capo sul petto adorabile del Salvatore... mettete un po’ la testa sul cuore di Gesù, e il cuore vicino al suo cuore: cosa vi ispira? La bontà, la bontà del suo cuore. Che cosa vuole? Che vi abbandoniate al suo amore. Credere all’amore, credere! Abbandonarsi al suo amore. Non ha che dei disegni di amore e di bontà, non ha che dei desideri di bene nostro uniti ai desideri della gloria del Padre, Gesù! Mettetevi vicine al cuore di Gesù, sentite i palpiti del suo cuore... uniformiamo i palpiti del nostro cuore al suo.
Allora comprenderemo la bontà di Dio, di Gesù che proprio allora si apprestava ad andare a morire sulla croce per noi, e capiremo anche come dobbiamo rimetterci a lui, abbandonarci nelle sue mani: Fa’ di me quel che vuoi, o Signore. Io non ho dei desideri: ho solo il desiderio di desiderare quel che vuoi tu. Almeno questo, se non abbiamo ancora il desiderio: desiderare di avere questo desiderio, cioè di abbandonarci sempre nelle mani di Dio, uniformarci sempre al suo divin volere, lasciarci condurre anche se la via ora, la via è scura. Non vedi per dove passiamo: ma se c’è lui che precede, ma se c’è la Madonna che ci tiene per mano... camminate tranquille! Non conduce per una via falsa, conduce solo per le vie della santità, della pace e del paradiso.
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Dunque esaminarsi bene su due punti. Quanto noi confidiamo nel Signore, e poi ci abbandoniamo nelle mani del Signore; è tutta la vita, sempre, anche quando dobbiam dire: Accetto la morte, quella che vorrai mandarmi con le pene e le sofferenze... e magari i dolori che l’accompagneranno. Accetto tutto, tutto: so che tu disponi anche quello. La morte è la porta del paradiso: disponi anche quello perché io venga alla tua felicità. Signore, Padre Celeste, che io venga alla mensa preparata da te nel regno tuo, nella casa tua paterna. Tutto, sempre. Che non ci siano barriere, progetti fissi, no: abbandono nelle mani di Dio - ci guiderà bene san Paolo14 -.

E intanto chiediamo la sua grazia per far la sua volontà.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 68/60 (Nastro archivio 66c. Cassetta 66bis, lato 1. File audio AP 066c). Titolo Cassetta: “La pecorella smarrita. Fiducia in Dio”.

2 Vangelo: Lc 15,1-10, che viene citato dal PM nella prima parte della meditazione.

3 Il PM dice: andò in traccia.

4 Il PM dice: perduto.

5 La solennità del Santissimo Cuore di Gesù ricorreva il venerdì dopo la II Domenica di Pentecoste.

6 Epistola: 1Pt 5,6-11. Il PM cita a senso la frase iniziale del brano. Più avanti, riprende il testo e lo commenta.

7 Cf AP 1959, p. 125.

8 Non termina la parola.

9 Il PM dice: da.

10 Espressione incerta.

11 La frase biblica in latino è: «Qui cura est de vobis».

12 Il PM dice: habet.

13 Espressione incerta.

14 Era vicina la festa liturgica del santo, il 29 e 30 giugno.