Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. SIGNORE, SALVACI!
Attraversare nella fede il mare della vita

Domenica IV dopo l’Epifania, Meditazione, Castel Gandolfo, 31 gennaio 19601


Domenica IV dopo l’Epifania: il Vangelo [è] ricavato da san Matteo, capo ottavo.

«Gesù salì in una barca con i suoi discepoli per attraversare il lago. All’improvviso si sollevò una burrasca tale che la barca veniva coperta dalle onde e Gesù dormiva. Gli apostoli lo svegliarono gridando: Signore, salvaci: siamo perduti! Gesù rispose: Perché temete, o uomini di poca fede? Allora si alzò, comandò al vento e al mare e si fece subito una grande calma. Tutti restarono meravigliati e si domandavano: Chi è mai costui al quale obbediscono il vento e il mare?»2.

Il mare che3 Gesù stava attraversando con la barca e con i suoi discepoli... questo mare significa il mondo, il mondo attuale. Tutti attraversiamo questo mare della vita, questo mondo traversiamo... E durante la traversata possiamo incontrare tempeste, burrasche: e la Chiesa trova tempeste e burrasche; però, nella barca c’era Gesù con i suoi discepoli: nella Chiesa ci sono tutti i fedeli, i discepoli di Gesù e c’è Gesù... nella Chiesa c’è Gesù. Le burrasche possono spaventarci, le difficoltà che incontra la Chiesa possono farci impressione,
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ma sempre abbiamo da ricordare che c’è Gesù nella barca, nella barca che è l’arca di salvezza.
Allora abbiamo da farci la domanda se noi meriteremmo e se meritiamo il richiamo di Gesù ai suoi discepoli: Perché temete, o gente di poca fede?: meritiamo noi un richiamo simile?
Ed ecco che se ci sono nella Chiesa le persecuzioni - e qualche volta abbiamo da pensare che la storia è tutta punteggiata di martiri: martiri della fede, martiri della carità, sì -, ma sappiamo anche sempre che Gesù può alzar la sua voce, comandare alla tempesta, alla burrasca e torna [la] calma. Coloro che credevano di potere vincere, ecco, ad un certo punto restano umiliati... poi viene la morte, scompaiono i regni e i persecutori, e la Chiesa continua il suo cammino, incontrando altre difficoltà ma sempre sicura della Parola di Gesù: «Portae inferi non praevalebunt adversum eam» [Mt 16,18], le porte dell’inferno, cioè le forze dell’inferno, non prevarranno contro la Chiesa. E allora ritorna un po’ la calma e la barca, cioè la Chiesa, continua il suo cammino e porta le anime alla salvezza, al porto dell’eternità felice.
Perciò non spaventarsi dei mali che si incontrano; piuttosto abbiamo da pregare e non dubitare, piuttosto abbiamo da recitare l’Oremus che è stato letto adesso nella Messa: O Signore, che conosci assai bene l’umana fragilità in mezzo a tanti pericoli, ai quali non possiamo resistere, donaci la salute dell’anima e del corpo, affinché vinciamo con il tuo aiuto ciò che soffriamo per i nostri peccati4.
Oh! Le battaglie, le burrasche non avvengono solamente nella Chiesa in generale, ma avvengono anche in ogni anima in particolare. Vi son giornate di scoraggiamento, vi son giornate di maggiori tentazioni, vi sono giornate in cui l’influenza del mondo, anche dei parenti, può fare impressione; e può essere che un’anima si scoraggi, si avvilisca così, che
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in certi momenti sembra arrendersi o perché la tentazione è interna e dura per molto tempo o perché le tentazioni e le difficoltà vengono dall’esterno. Uomini di poca fede, perché temete?. Se siamo con Gesù, se noi chiamiamo Gesù, vinceremo! Vinceremo le tentazioni, vinceremo l’influenza che il mondo ha sopra di noi e le resistenze stesse che il mondo può opporre alla vita religiosa... vinceremo.
Ma bisogna che facciamo come gli apostoli [che] han gridato: «Domine, salva nos, perimus»! Questa esclamazione o preghiera, durante la guerra, il Papa l’aveva indulgenziata perché i soldati che andavano in battaglia la ripetessero: Signore, salvaci, se no siamo perduti!5 Oh! Così anche nelle battaglie intime dello spirito, le difficoltà che si presentano, le incomprensioni, tante cose crediamo e speriamo che vadano così bene e poi dopo invece sul cammino si incontrano delle difficoltà, sul cammino si trovano delle opposizioni che si possono paragonare ai venti più forti e alle burrasche e alle tempeste, sì... allora che cosa abbiamo da fare? «Salva nos, perimus», Signore, salvaci!
Però, non perder la fede: Gente di poca fede, non temete!. Sì, noi abbiamo sempre da richiamarci a Gesù, ricorrere a lui con la preghiera, con la divozione a Maria, con il fervore nella Comunione e nelle altre pratiche di pietà: sempre ricorrere al Signore, in sostanza. E le tempeste si calmeranno, i giorni oscuri passeranno, ritornerà la serenità, il cielo si mostrerà di nuovo limpido e il sole brillerà come prima. Nel corso della vita si incontrano di queste battaglie! E generalmente serve il paragone: si passa attraverso delle gallerie nella vita: però son gallerie, sebbene scure, difficili... e allora [si muovono] i passi. Ma camminiamo con prudenza e camminiamo con costanza e ricorriamo al Signore, e dopo si uscirà dalla
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galleria, si ritornerà a vedere il bel sereno, il bel sole che splende e la strada ben illuminata. Quindi, quando tutto è fervore, tutto sembra che vada bene, aspettiamoci anche di incontrar delle gallerie, cioè dei momenti scuri, perché ogni anima deve aver le sue prove, le sue difficoltà, appunto per fortificarsi e perché guadagni più meriti; e sono quelle che hanno più battaglie ma che sono vittoriose... queste anime si rafforzano. Nella vita faranno anche del bene. Quindi non assecondare lo scoraggiamento interno e non fermarsi davanti alle difficoltà esterne: sempre avanti in umiltà e in fede, e vedremo ritornar la calma.
Tutti restarono meravigliati e si domandarono: Chi è mai costui al quale obbediscono il vento e il mare?. E obbediscono anche i diavoli che tentano, obbediscono davanti al potere di Gesù; e si calmano le tentazioni e le sentimentalità troppo forti; e gli uomini ad un certo punto pur si dovranno calmare, cioè, davanti alla potenza di Dio. Se ci fanno opposizioni, se dicono male, se anche ci perseguitassero proprio come han perseguitato i martiri, non temiamo. Gesù diceva: Anche quando vi avessero ucciso il corpo, che cosa potrebbero ancor farvi? Non uccideranno l’anima... [cf Mt 10,28; Lc 12,4], e l’anima se ne vola al cielo, felice; e appunto perché gli uomini l’han perseguitata di più fino alla morte, quell’anima è vittoriosa e in paradiso ha la palma del martirio, una gloria e un’aureola particolare, sì.
Però noi stiamo sempre umili, perché, come dice l’Oremus, noi non possiamo resistere da noi con le nostre forze, non possiamo sussistere in mezzo a tanti pericoli in cui ci troviamo; e allora, fiducia nel Signore. Anime che sono agitate, trovan difficoltà... abbandonano la preghiera: questo è proprio un errore grave. [È] proprio allora che c’è più bisogno di preghiera!
Come quando uno non ha appetito, non c’è bisogno del pane; ma quando la fame si fa sentire, è proprio allora che c’è bisogno del pane! E perché uno è debole, non deve più mangiare? Mangiare per rinforzarsi, invece! E se uno si sente debole di spirito, che cosa deve fare? Pregare di più: non abbandonare
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la preghiera, perché la preghiera è la nostra arma e la nostra forza; e il diavolo, se ci trova senza forza e senza le armi di difesa, vincerà... vincerà.
Bisogna allora pregare di più. Ma son sempre preoccupato... sempre dispersioni...: si va alla preghiera con buona volontà, e allora, quando noi abbiamo buona volontà, anche se la distrazione ci sorprende, non è che tolga il valore alla preghiera, purché noi continuiamo; e se ci accorgiamo di aver delle distrazioni, di nuovo cerchiamo il raccoglimento... Ecco, sì, e perseveriamo.
Dunque, pregare per la Chiesa: sì, per la Chiesa in generale, per il Papa; pregare per tutta la gerarchia ecclesiastica; pregare per tutti i fedeli... tutte le anime che sono in qualche pericolo, specialmente per la gioventù e per le vocazioni che si perdono per l’incorrispondenza, perché si arrendono alle difficoltà, [si] arrendono a consigli di chi non ha autorità di consigliare o non ha intelligenza, sapienza e amore quale ci vuole per consigliare in certi momenti più difficili della vita. Sì, pregare per le vocazioni che sono sempre in pericolo di perdersi e pregare per ogni anima tentata; e pregar per la Chiesa quindi, e per noi stessi. La Chiesa non perirà, ma possono perire le anime: allora pregare perché le anime siano salve e perché la Chiesa, sostenuta dal suo capo che è Gesù Cristo, possa continuare la sua grande missione attraverso i secoli e portare al maggior numero possibile di anime la salvezza.
Allora adesso ringraziamo il Signore di quello che ci ha fatto capire; e d’altra parte, mentre lo ringraziamo, noi ci teniamo sempre pronti ad alzare la nostra voce in qualunque difficoltà: anche in una piccola tentazione, una giaculatoria.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 61/60 (Nastro archivio 63a. Cassetta 63, lato 1. File audio AP 063a). Titolo Cassetta: “La tempesta sedata: fiducia in Gesù”.

2 Vangelo: Mt 8,23-27. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Il PM dice: il mare su cui...

4 Il testo latino dell’Oremus recita: «Deus, qui nos in tantis periculis constitutos, pro humana scis fragilitate non posse subsistere: da nobis salutem mentis et corporis; ut ea, quae pro peccatis nostris patimur, te adiuvante vincamus» (Missale Romanum, Dominica Quarta post Epiphaniam, Oratio).

5 Si riferisce a Papa Pio XII durante la II Guerra Mondiale (1939-1945). Con Decreto del 18 agosto 1943, veniva concessa l’indulgenza a coloro che avrebbero recitato a voce o a mente questa invocazione o in lingua latina o nella propria lingua di origine. Cf SACRA PAENITENTIARIA APOSTOLICA, Decretum indulgentiae conceduntur piam invocationem recitantibus, in AAS, 10(1943), p. 92; Enchiridion Indulgentiarum, ed. 1950, p. 11, n. 31.