Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. LA FEDE DEL LEBBROSO E DEL CENTURIONE
La salvezza è per tutti i popoli

Domenica III dopo l’Epifania, Meditazione, Castel Gandolfo, 24 gennaio 19601


[…] volentieri, frequentemente, il Pange lingua2. È bene che una volta l’istruzione catechistica venga fatta con una traduzione [del testo latino]: la traduzione che si trova in molti libri di pietà, nei messalini anche, specialmente per la festa del Corpus Domini. Così si canta con più conoscenza, con più intelligenza e con più soddisfazione, anche con più merito... perché si capisce allora cosa si dice al Signore.

Quest’oggi, la Domenica III dopo l’Epifania, il Vangelo è tratto da san Matteo:

«Gesù, disceso dalla montagna, fu seguito da una grande folla. All’improvviso si presentò un lebbroso che si prostrò ai suoi piedi dicendo: Signore, se vuoi tu puoi guarirmi! Gesù stese la mano e lo toccò: Lo voglio, sii guarito. E subito sparì la lebbra. Gesù aggiunse: Ti raccomando, non dirlo a nessuno. Ma va a presentarti al sacerdote e fai l’offerta prescritta da Mosè per avere il certificato
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di guarigione. Poi Gesù entrò in Cafarnao. Gli si presentò un centurione, che lo pregò: Signore, il mio servo giace paralizzato in casa e soffre terribilmente. Gesù rispose a lui: Io verrò e lo guarirò! Il centurione soggiunse: Signore, non son degno che tu entri nella mia casa, ma di’ soltanto una parola ed il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, sebbene subalterno, ho dei soldati ai miei ordini, e non ho che da dire ad uno: Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo e lo fa. Gesù, all’udire queste parole, restò ammirato e disse: In verità vi dico: non ho mai trovato una fede così grande in Israele. Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e parteciperanno con Abramo, Isacco e Giacobbe al regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno gettati nelle tenebre più fitte, ove sarà pianto e dolore, come lo stridor di denti. E quindi, disse al centurione: Va’ e ti avvenga come hai creduto. Sull’istante il servo si trovò guarito»3.

Nel commento qui4 si parla della virtù della fede. La fede che ebbe il lebbroso per cui ottenne la guarigione e la fede che ebbe il centurione - cioè il capo di una centuria, di cento soldati -, che era pagano e che venne a Gesù, e mostrò tanta fede al punto5 da essere ammirato da Gesù stesso.
La fede del lebbroso. Il lebbroso era un israelita, cioè un ebreo, e venne a Gesù come poi venne a Gesù il centurione che era pagano. E così abbiamo da considerare che Gesù era venuto per tutti: gli israeliti, cioè ebrei, e pagani. La salvezza è per tutti e tutti possono parteciparne, non solamente le popolazioni più civili ma anche le popolazioni ancora più arretrate: le persone che appartengono ancora alla religione pagana e che sono oltre un miliardo. Allora Gesù vuole la salvezza di tutti, ma la salvezza, initium salutis, è la fede6.
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E si va a Gesù credendo a lui, a quello che ha rivelato, sì, di verità - per esempio, un Dio solo in tre Persone -, ma anche ai comandamenti che egli ha dati, e a tutte le beatitudini, cioè: Beati i poveri, beati i miti, eccetera…. [cf Mt 5,3-11]. Credere proprio che chi vuol andare dietro di lui rinneghi se stesso e prenda la sua croce e lo segua [cf Mt 16,24; Mc 8,34; Lc 9,23]. Non soltanto quindi alle verità, ma anche ai comandi, anche ai consigli ascetici7. E quando uno è chiamato: Se vuoi esser perfetto, vieni, lasciando tutto, e seguimi! [cf Mt 19,21]... Credere poi al valore dei sacramenti, e cioè: il Battesimo che ci fa cristiani; e la Confessione che ci comunica più grazia e serve a rimettere i peccati, ancora prima…, o meglio, con l’infusione della grazia; e il valore della Comunione, della Messa...: credere. Io credo già, si può dire: ma c’è sempre fede e fede, sì, come c’è del vino scadente e c’è del vino buono; e come c’è un ricamo brutto, scadente, una pittura brutta, scadente, e c’è una pittura bella, c’è un ricamo bello, ecco, c’è una cosa bella! Come [se] uno va a scuola e prende due di lavoro, e un altro va a scuola e prende dieci, sì. E allora chiedere l’aumento di fede. Il lebbroso che veniva a Gesù credeva al suo potere; difatti gli disse: Signore, se vuoi, tu puoi guarirmi, puoi mondarmi dalla lebbra, se vuoi; vuol dire: credeva che Gesù potesse! Alla potenza di Gesù già credeva: il Signore onnipotente. Se vuoi, perché non tutti i mali vengono guariti, no. Come a Gesù il Padre Celeste non tolse… non lo dispensò dalla passione e morte per redimere il mondo, e Gesù accettò. Ma, se vuoi, come Gesù pregava: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! [Lc 22,42]. Oh! Gesù rispose [al lebbroso]: Lo voglio, ecco, e fece il miracolo.
La lebbra è una malattia terribile. Ci sono ancora, anche oggi, un numero di lebbrosi, e anche qualche città composta tutta di lebbrosi e isolata un poco, lontana dalle altre città, perché non venga l’infezione; e c’è qualche suora che si è consecrata alla cura dei lebbrosi, come qualche sacerdote,
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anzi diversi sacerdoti che vanno a curare questi lebbrosi, sapendo già che prenderanno il male e che ne moriranno. Città di venti-venticinquemila abitanti.
Oh! La lebbra indica il peccato e Gesù, se siamo pentiti, lo vuole sempre togliere. Ma [il lebbroso] ebbe fede...
Oh! Secondo, venne il centurione pagano, il quale aveva una fede straordinaria, così da [far] rimanere ammirato Gesù in quello che egli disse. Se vuoi - aveva detto il lebbroso - puoi guarirmi. Qui il centurione dice: Non occorre che tu venga a casa mia, perché Gesù aveva risposto: Io vengo e lo guarirò. Ma il centurione aveva una fede più profonda e voleva dire: Non occorre che tu venga a casa mia, puoi guarirlo da lontano, perché io non son degno che tu entri sotto il mio tetto. Anch’io ho delle persone soggette - e parlava dei suoi soldati e parlava del suo servo -; allora dico a un soldato: va’, ed egli va, e a un altro soldato: vieni, ed egli viene, e dico al servo: fai la tal cosa, e la fa. Così voleva dire: Tu, a cui stanno soggetti i mali, e che puoi permetterli e puoi toglierli quando vuoi, non hai bisogno di venire fino a casa mia per guarirlo, puoi guarirlo di lontano. Mentre che il lebbroso, ecco, si era presentato a Gesù, e Gesù lo toccò: Lo voglio, sii guarito, Stese la mano e lo toccò.
Dunque a Gesù costava lo stesso8, o guarendo il lebbroso col tocco della mano e con la sua parola, o guarendo il servo del centurione senza né vederlo né toccarlo, da lontano: e così lo guarì. Perciò Gesù disse che non aveva finora trovato una fede così grande in Israele; e quindi: Molti verranno dall’oriente e dall’occidente… ci verranno dei pagani, tanti, dall’oriente e dall’occidente, e entreranno nel regno dei cieli; e purtroppo gli ostinati, cioè i figli del regno che si ostineranno, che non crederanno, saranno gettati nelle tenebre esteriori, cioè nelle tenebre più fitte.
9Il centurione ripartì dopo che aveva sentito le [parole].
[…]
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1 Nastro originale 23/58 (Nastri archivio 51a / 62c. Cassette 51, lato 1 / 62bis, lato 1. File audio AP 051a / AP 062c). Titolo Cassette: “La fede” / “Guarigione del lebbroso e del servo del centurione”. Il Nastro originale è stato erroneamente duplicato in due Nastri archivio, da cui poi sono state ricavate le Cassette e i File audio.

2 È l’antichissimo inno eucaristico cantato durante la processione eucaristica del Giovedì Santo e del Corpus Domini, e ai primi e ai secondi vespri di questa festa. È attribuito a Tommaso d’Aquino (1225-1274) che lo avrebbe elaborato a partire da un inno precedentemente composto dal Vescovo Venanzio Fortunato (530 ca.-607 ca.). Le ultime due strofe (Tantum ergo Sacramentum) si cantano comunemente alla Benedizione Eucaristica.

3 Vangelo: Mt 8,1–13. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

4 Si riferisce probabilmente alla breve “istruzione in forma catechistica” dei Messalini delle Edizioni Paoline, in cui veniva sviluppato un tema attinente alla liturgia. Nella presente domenica il commento aveva per titolo, infatti: La virtù della fede. Cf ad esempio: Messale Romano Quotidiano, III ed., Alba 1953, p. 122.

5 Il PM dice: mostrò tanta fede così come.

6 Cf Concilio di Trento (1545-1563), sessione VI, cap. VIII: «fides est humanae salutis initium...», «la fede è il principio dell’umana salvezza...», in Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Decreto sulla giustificazione, Bologna 1991, p. 674.

7 Normalmente il PM parla di consigli “evangelici”. È possibile che intendesse dire questa parola.

8 Intende: per Gesù non cambiava nulla.

9 Da questo punto in poi, il breve testo che segue non risulta sul file audio AP 062c, e solo in parte è sul file AP 051a. È ricavato dal Nastro originale, che termina qui.