Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. IL SIGNORE CHIAMA A TUTTE LE ORE
Chiedere la grazia di corrispondere alle grazie

Domenica di Settuagesima, Ritiro alle ragazze, Castel Gandolfo, 14 febbraio 19601


Questo tempo è chiamato di Settuagesima2 e cioè: mancheranno sette domeniche ad arrivare alla domenica di Passione e nove domeniche per arrivare alla domenica di Pasqua. Questo tempo di Settuagesima si compone di tre settimane, sebbene una non sia intiera: domenica di Settuagesima, oggi, poi di Sessagesima e poi Quinquagesima. È come un preludio questo tempo, un preludio e preparazione alla Quaresima.
Dall’Avvento sino ad oggi si può dire che abbiamo celebrato un ciclo che si chiama natalizio: l’Avvento è una preparazione al Natale, poi le feste natalizie e poi la vita di Gesù, la vita privata di Gesù.
Ora, dalla Settuagesima in avanti fino alla Pentecoste, alla Trinità, abbiamo il ciclo di Pasqua: la preparazione alla Pasqua, la celebrazione delle feste pasquali e i frutti della Pasqua. Ora la preparazione è appunto composta di queste tre settimane di Settuagesima, poi quattro di Quaresima, e poi vi è la domenica di Passione e poi la domenica delle Palme, quindi il Venerdì Santo, e finalmente la Risurrezione pasquale.
Se questo tempo è preparazione alla Quaresima, la Chiesa ci esorta ad entrare come in una certa tristezza, ma non tristezza cattiva, tristezza buona che è il pentimento dei peccati e che è il desiderio di ripararli con una vita più fervorosa; più la passione
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di Gesù Cristo, il quale è morto per noi... e noi che cosa facciamo per lui? Ecco, entrare in un tempo di fervore: fervore di spirito, fervore di attività, fervore... cioè amore a Gesù, il desiderio della santità e la generosità nel lavoro per santificarci.
Il Vangelo ci porta a considerare che il Signore ci chiama a tutte le ore della vita, tutti i giorni della vita, e promette il suo premio. E vi sono persone che tardano a corrispondere: hanno più grazie di quante ne corrispondono; e vi sono persone invece che sono generose... La parabola dice:

«È simile il regno dei cieli ad un padre di famiglia il quale andò di gran mattino a fissare lavoratori per la sua vigna. E avendo convenuto con i lavoratori ad un denaro per giorno, li mandò al lavoro; e uscito poi fuori circa l’ora terza, ne vide altri che se ne stavano per la piazza disoccupati, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna e vi darò quel che sarà giusto. E quelli andarono. Uscì di nuovo, circa l’ora sesta e la nona e fece lo stesso; circa l’undecima uscì ancora e ne trovò altri che stavano oziosi e disse loro: Perché state qui tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Venuta la sera il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga ad essi la mercede, cominciando dagli ultimi venuti fino ai primi. Venuti adunque quelli che erano andati circa l’undecima ora a lavorare ricevettero un denaro per ciascheduno. Venuti poi anche i primi, pensavano di ricevere di più ma ebbero anch’essi un denaro per uno, e ricevutolo, mormoravano contro il padre di famiglia dicendo: Gli ultimi hanno lavorato un’ora e li hai uguagliati a noi che abbiamo portato il peso della giornata e del caldo. Ma egli rispose ad uno di loro e disse: Amico, io non ti faccio ingiustizia. Non hai convenuto con me di un denaro? Piglia il tuo e vattene. Io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare quello che mi piace? O perché io sono buono, il tuo occhio diviene cattivo? Così saranno ultimi i primi, e primi gli ultimi. Poiché molti son chiamati, ma pochi gli eletti»3.
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Questo significa molte cose, la parabola. Ma soltanto considerando nella maniera più semplice, [possiamo dire]: il Signore chiama a tutte le ore... e chiamò di buon mattino, poi l’ora terza, l’ora sesta, l’ora nona, poi l’undecima ora - era un modo di contare le ore che avevano gli Ebrei, questo -; ma l’undecima ora significa un’ora prima di notte. Ora vi sono tante grazie nella fanciullezza, quando si è bambini e poi più avanti nell’adolescenza, nella gioventù... più avanti ancora quando si è arrivati ad una certa età: il Signore chiama a tutte le ore. E tuttavia vi sono anime che non corrispondono mai, mai: van sino alla morte senza pensare che cosa sarà al di là, che cosa sarà al di là. Gente imprudente che pensa solo al momento presente, alla vita presente, e poi dopo si trova delusa perché tutto si lascia qui, e si parte... e dove si va?, dove si va? Oh! Ecco invece coloro che sono prudenti si possono assomigliare alle vergini prudenti [cf Mt 25,1-13]. Sì, prudenti, corrispondono alle grazie. Anime belle che fin dalla fanciullezza hanno sentito il Signore, lo hanno amato, han sempre temuto il peccato, si sono sforzate di far bene e giorno per giorno migliorare... ecco, la giornata resta piena, cioè la vita resta piena di meriti. E più tardi, quando saranno già giunte avanti negli anni, ecco faranno ancor meglio e continueranno a raccogliere meriti, sì, e quindi a prepararsi il premio eterno.
Il Signore può chiamare prima alcuni e può chiamare dopo altri, cioè chiama sempre, ma vi son dei momenti nella vita in cui fa sentire più forte la voce sua: Adesso è il momento decisivo, fatti santa... ti aspetto... aprimi tutto il cuore tuo, dammelo intiero, dammi la tua vita. Sì, questo è la voce della vocazione; e altre persone non hanno proprio una vocazione particolare di consacrarsi a Dio, ma hanno sempre la vocazione al paradiso, e quindi a lavorare nel loro stato per la loro anima e vivere bene: vivere in grazia di Dio e progredire nella virtù e prepararsi così al paradiso.
Tuttavia anche ogni giorno il Signore chiama, ogni momento, ogni mattina specialmente nella Comunione, e poi nella giornata nella Messa e nella Visita al Santissimo Sacramento...
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Ci chiama: Più fervore, più generosità!. E queste voci di Dio, le ascoltiamo? Persone che sentono [di] più la voce di Dio più tardi... e persone che l’han sentita più presto, la voce di Dio... A noi ciò che importa è di corrispondere: chi ha ricevuto di più da Dio - più grazia - e chi ne ha ricevuto meno, ma il Signore dà sempre il paradiso anche a chi ha ricevuto meno e che però ha fatto bene, ha corrisposto alle grazie che aveva, ha corrisposto alle grazie che aveva! Poiché a uno ha dato cinque talenti, all’altro due e all’altro ancora ne ha dato uno [cf Mt 25,14-30]... ma coloro che avevano ricevuto di più - e cioè chi aveva ricevuto cinque, chi aveva ricevuto due -, acquistano lo stesso paradiso, se corrispondono; e cioè, ad esempio, se una ha più salute, deve far di più, non deve guardare l’altra: Ma io ho già fatto questo... adesso spetta [al]l’altra. No, ciascheduno fa secondo che ha di ingegno, di grazia interiore, di salute. Ecco. E corrispondere alle grazie che ognuno ha: non guardare gli altri... guardare sempre noi stessi. Tanto al giudizio di Dio non si va tutti insieme - nel giudizio particolare dove è fissata l’eterna sorte nostra -, ognuno va per suo conto, «unusquisque...», lo dice chiaramente san Paolo: «unusquisque... oportet manifestari ante tribunal Christi»4 [cf 2Cor 5,10], ciascheduno. E a ciascheduno il Signore darà il premio, e il premio proporzionato ai meriti, alla generosità, alla santità. Così, se aveva due talenti riceve il paradiso, avendoli fatti rendere i due talenti; o avendone cinque e ha fatto rendere cinque, riceve il paradiso, sì.
Guardiamo sempre noi stessi. Dagli altri [prendere] quando c’è il buon esempio o qualche parola santa. Da chi guida, sentire la volontà di Dio ed eseguire ed obbedire. Ma poi non vedere gli altri per paragonarsi agli altri; non temere di far di più perché abbiam già fatto una cosa adesso, e tocca agli altri. Siamo generosi, impieghiamo tutti i talenti che
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abbiamo! E se, ad esempio, c’è più salute, più salute! E se il Signore ha dato intelligenza per arrivare a una cosa, occupar l’intelligenza; e se abbiamo intelligenza, imparare, studiare... e imparare mica soltanto a scrivere o leggere, ma imparare quello che è volontà di Dio, quello che è l’ascetica, quello che sono le regole, le Costituzioni, per far sempre meglio, e leggere il Vangelo, e quindi conoscere sempre di più il Signore e conoscere sempre più noi stessi. Perciò una santa paura - ben intesa, eh, non male intesa! - di non corrispondere alla grazia di Dio, di essere un po’ sordi alla voce di Dio, e allora [di ricevere] meno grazia, meno luce. Ma se oggi noi facciamo fruttare le grazie ricevute oggi, ricevute stamattina nella Comunione, nella Messa, domani ne avremo anche di più. Non sprecar le grazie! Sempre generosità, perché può essere che anche un’anima consecrata a Dio viva nella tiepidezza e che faccia meno meriti di una persona che non è consecrata a Dio, ma che vive nel fervore, anche nel mondo; e tuttavia chi vive bene nella vita religiosa ha più grazia e può salire ad una maggior perfezione, se corrisponde. Perciò sempre questo: oltre alle grazie, chiediamo la grazia di corrispondere, la grazia di corrispondere alle grazie... che è tanto, che è tanto5. Perché se uno non corrisponde... i primi saranno gli ultimi, ecco: ha ricevuto molta grazia e non ha corrisposto, e quindi è più colpevole che un altro che ha ricevuto meno grazie e ha risposto a meno grazie. Ma noi che abbiamo ricevuto tanto, ecco, bisogna che, essendo i primi, i favoriti nella distribuzione della grazia, che siamo i primi anche nel corrispondere alla grazia: nella generosità, nel fervore, sì.
E pensare che ciascheduno riceve il suo premio: fossero anche mille persone che facessero male, se tu fai bene, tu ti troverai bene al giudizio di Dio, ti troverai bene all’eternità; e se mille altri invece facessero tutti bene e tu facessi male, al giudizio sarai solo e riceverai quello che avrai meritato. Non guardare gli altri, ma guardare noi stessi, guardare noi medesimi!
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Allora costantemente domandare questa grazia di sentirle le ispirazioni di Dio e di corrispondere alle ispirazioni di Dio... con prontezza: Gesù non manca di parlare, non manca di invitare a lavorare di più, cioè a farsi più santi, a correggere i difetti ed entrare in maggior attività di fervore, maggiore attività di opere, di lavoro, maggior rendimento per il Signore, sì. Il Signore non cessa... noi ascoltiamo umilmente e docilmente il Signore. Allora, premio eterno. «Ite et vos in vineam meam»6, ha detto là il padre di famiglia: su, anche voi al lavoro, voleva dire; quindi anche noi il Signore sempre ci invita: andiamo, non è mai troppo tardi metterci ma è sempre troppo tardi non corrispondere alle grazie che si hanno oggi... non è mai troppo tardi. E anche se uno avesse perduto [in] una giornata qualche cosa, ecco: oggi faccio meglio, questo mese meglio, questa settimana meglio lì7... si corrisponde allora alle grazie del Signore.

Sia lodato Gesù Cristo8.
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1 Nastro originale 62/60 (Nastro archivio 63b. Cassetta 63, lato 2. File audio AP 063b). Titolo Cassetta: “Gli operai della vigna. La vocazione”.

2 Queste prime parole sono ricavate dal Nastro originale.

3 Vangelo: Mt 20,1-16. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

4 Il versetto recita: «Omnes enim nos manifestari oportet ante tribunal Christi, ut referat unusquisque propria corporis, prout gessit, sive bonum, sive malum», «Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male». Il PM dice: oportet manifestare...

5 Espressione incerta.

6 «Andate anche voi nella [mia] vigna».

7 Espressione incerta.

8 Segue la preghiera Cara e tenera mia Madre, Maria.