Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. IL CLIMA FAMILIARE, RELIGIOSO, SOCIALE
adatto alla corrispondenza delle vocazioni

Domenica VII dopo Pentecoste, Meditazione, Torino (SAIE), 24 luglio 19601


Il Vangelo di quest’oggi, Domenica VII dopo Pentecoste, ci riferisce le parole di Gesù:

«Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi con vesti di agnello; invece, nel loro interno, sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai frutti»2.

Una pianta buona non dà frutti cattivi e una pianta cattiva non dà frutti buoni. Non può dare frutti cattivi una pianta buona - [per] esempio: il grano non può dare che grano - e una pianta cattiva... come sarebbero le spine: non possono dare altro frutto che quello che ordinariamente portano, e cioè un frutto non gradito. Conoscere le persone dai fatti, non dalle parole: ecco, questo vuol dire conoscere le persone dai frutti. Se le parole che dicono sono buone e invece quelli che le dicono sono cattivi, non porteranno buon frutto: sono parole di lusinga; bisogna guardare alle loro opere.
Voi sentite nel mondo persone che lodano la vita religiosa. In certe famiglie lo spirito religioso si forma facilmente. Genitori che sono tutti ispirati dalla fede e dalla coscienza dei loro doveri verso dei figli, cercano di fare dell’ambiente
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familiare un complesso, una vita, un andamento di vita che è buono. Allora c’è un clima vocazionario. Cioè, se il Signore chiama una di quelle persone, di quei bambini o di quelle bambine a sé, ecco, buoni genitori danno buoni frutti; se non li chiama a sé il Signore, e li vuole soltanto, quei bambini, quelle bambine, nella vita ordinaria, almeno sarà la vita di buoni cristiani.
Perché una vocazione si sviluppi in una fanciulla, si sviluppi in un fanciullo, tre climi sani: l’ambiente familiare, l’ambiente parrocchiale, l’ambiente scolastico e sociale. Veramente anche l’ambiente scolastico è già sociale, ma alle volte si distingue per dire: con chi va questo fanciullo? Chi frequenta oltre che in famiglia, oltre che in parrocchia, oltre che nella scuola? Si trova poi varie ore della giornata, o almeno un po’ di tempo della giornata, in compagnia di fanciulli, di bambine adatte alla sua età, contemporanei. Oh! Ci vogliono tre climi, se vogliamo dire quattro... ma tre comprendono anche i quattro.
Perché si faccia questo, bisogna guardare prima la famiglia: quando i genitori sono buoni cristiani, i genitori si vogliono bene tra di loro, i genitori pregano, i genitori sono ordinati, vivono bene, dicono le loro preghiere, frequentano la Chiesa, la loro vita è una predica. Il bambino, la bambina guardano i genitori e hanno lo spirito di imitazione e si conformano, si conformano.
Quando vi è un ambiente parrocchiale fervoroso: in quella parrocchia le funzioni son ben fatte, ordinate; i catechismi sono regolati bene, sono frequentati; i sacramenti vengono ricevuti spesso e tutto ispira entusiasmo per le cose sacre, per le divozioni, per le processioni, per il canto ecclesiastico, per la predicazione, eccetera... l’ambiente parrocchiale per la gioventù cattolica è forza. Quando le bambine, i bambini vengono presi ancora per tempo, quando sono nell’innocenza, ecco c’è un clima caldo. La vocazione è il risultato di un clima caldo! Però sempre che ci sia la volontà di Dio sopra quell’anima. Ma in generale si può dire che fra cinque persone, una è chiamata alla consecrazione: una su cinque ha vocazione - parlo insieme e di fanciulle e di fanciulli -.
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Quando l’ambiente scolastico poi è riguardoso, e cioè rispettoso delle cose sacre, quando il maestro o la maestra danno buon esempio, quando nella spiegazione introducono qualche parola che significa ricordare il fine della vita, qualche parola che indica la fuga del male, l’evitare i pericoli, che indica le virtù, che cerca di incanalare e avviare il giovane, la giovane verso una vita onesta, buona, ecco, abbiamo un clima lì adatto.
Quando poi si vive in un paese, quando questo paese, questa città ha un ambiente sano, morale, ha un ambiente anche cristiano; quando la gioventù è riguardosa, non vi sono compagnie pericolose, anzi vi sono esempi buoni, ecco, allora abbiamo un clima sociale buono.
Che cosa verrà in seguito? Che cosa sarà per quel fanciullo, di quella fanciulla? Se il Signore ha dei disegni particolari, quel fanciullo o quella fanciulla si sentiranno portati, vedranno la porta aperta. Non che si deve sempre predicare sulla vocazione: no!, qualche volta, sì; ma che ci sia la porta aperta, qualora il Signore faccia sentire ad un’anima l’invito a consecrarsi a lui.
Quando invece in famiglia si è già contrari, quando l’ambiente parrocchiale è freddo, quando la scuola non si ispira a principi cristiani, quando vi sono tanti divertimenti e compagnie che sono pericolose, allora come potrà crescere una vocazione, se anche c’è? Portate una pianta che cresce nell’Africa, la portate sul Monviso o la portate anche soltanto in Piemonte dove l’inverno è gelido... non resiste, muore per il freddo. Così anche un’anima che da principio fosse tanto buona, inclinata al bene, o una fanciulla o un fanciullo che vivesse nell’innocenza, c’è pericolo gravissimo che la vocazione muoia. Per non morire, ci vorrebbero3 delle anime come santa Gemma Galgani4, come san
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Luigi5, così contrari all’ambiente, così penetrati dalla grazia di Dio che, anche se mancava il calore esterno, l’avevano tutto nell’interno il calore dell’amore di Dio, il fervore dell’amore di Dio. Ma si sono dati anche a penitenze straordinarie, hanno evitato i pericoli, si son formati nel cuore un’unione di continua comunicazione con Dio6. Oh!, ma questo richiede eroismo.
Generalmente l’ambiente forma le persone: se da quella famiglia escono vocazioni o escono dei buoni cristiani, vengono dai buoni padri di famiglia e dalle buone madri di famiglia: Dai loro frutti conoscete chi è del mondo. La pianta era buona e i frutti sono buoni; ma se la pianta è cattiva, che frutti darà, che frutti darà?! Oh! Domandare sempre questa grazia al Signore: che noi troviamo - nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nella vita sociale - ambienti buoni, adatti a formare una buona vita cristiana per chi deve passare per la vita comune, e ambienti adatti per formare delle vere vocazioni, per chi è chiamato a Dio. Questa grazia grande: che i fanciulli, le fanciulle vivano in un clima adatto. Quanti esempi cattivi abbiamo: famiglie disperse, famiglie in cui non regna l’amore e non regna né il timore né il rispetto né l’amor di Dio! Pregare, pregare.
Occorre guardarsi dai pericoli sociali. Quanta gioventù, anche educata forse bene in famiglia, trova poi un ambiente sociale pericoloso o nella fabbrica o nell’impiego, oppure nelle compagnie o nei divertimenti, eccetera... Pregare perché la buona educazione ricevuta nell’ambiente familiare, ambiente parrocchiale e scolastico e sociale, non vada rovinata, perché successivamente quell’ambiente è stato poi pericoloso più tardi. Allora domandare al Signore che vi sia un completo ambiente adatto alla vita cristiana, a formare dei buoni cristiani e formare delle buone vocazioni. Sì.
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Si predica tanto per le vocazioni, si dice tanto... ma se queste vocazioni vengono soffocate già, quasi ancor prima di essere sentite, soffocate dal di fuori7; e si comincia con il peccato: quando c’è il diavolo nel cuore, crediamo noi che si senta facilmente la voce di Dio o l’invito di Dio?
Dicono: Parlar tardi di vocazione.... La scelta deve essere tardi, la scelta definitiva; ma il sentirle [le parole adatte] e già avviarsi per una vita favorevole alla vocazione, comincia a sette anni. Il Signore la vocazione la dà creando e la eleva nel Battesimo: e perché dobbiamo tacere? Il bambino, quando riceve il Battesimo, riceve anche l’infusione della fede, ma non si pretende che faccia atto di fede quando è nella culla; più tardi, a sette anni, lo si istruirà: allora è obbligato a fare l’atto di fede, a dire il Credo, a dire l’atto di fede, perché ha raggiunto l’uso di ragione ed è tempo di insegnare le cose bene. Ugualmente per la vocazione. Non che si deve predicare molto, ma che almeno i genitori8 possano dire qualche volta così al loro bambino, alla loro bambina: Oh, se il Signore mi facesse la grazia che uno dei miei figli, delle mie figlie fosse scelto per lui, fosse come un fiore che è messo accanto al tabernacolo, in profumo, un fiore gradito a Gesù!. Questo non è spingere, non è violentare: questo è aprire una strada! Qualora la voce di Dio fosse quella, entra per questa... una porta sarebbe!, entra per questa porta.
«Ex fructibus...»9. Non frequentare il mondo poi, eh! Non ascoltare alle volte certi principi che ci sono anche nelle famiglie, dove Dio è messo in secondo luogo: chi desidera venire [ascoltato] è la mamma, è la nonna, è il padre... Eh!, basta che uno dica: Tu lascia quella strada e, sebbene sentissero dentro al cuore l’invito di Dio... che gli si deve dir? Entra...: è difficile parlare10. Colui che non lascia suo padre, sua madre, i suoi fratelli e le sorelle, i suoi beni, e persino non pospone la sua vita, non è degno di me [cf Lc 14,26]. Allora vi
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sono dottrine, anche in famiglia, alle volte in famiglie che per sé sono cristiane... i principi non sono buoni. Diranno dieci cose buone, ma ne dicono due che non sono buone alle volte, e basta quello per sviare una vocazione, bastano quelle due cose. Dunque, allora, quando ci sono dei principi contrari ai principi del Vangelo, è qui che bisogna chiuder le orecchie; ascoltare invece la parola, l’invito dello Spirito Santo nel cuore.
Scoprite le fanciulle e i fanciulli che mostrano vocazione, avviateli verso Dio, sebbene scoprire è una gran sapienza! Alle volte a quindici anni, a vent’anni non si sa ancora dire una parola definitiva e decisa, ma se uno è guidato dalla sapienza di Dio, dalla luce di Dio, eh! Un sacerdote aveva avviato11 circa duecento sacerdoti. Li scopriva in mezzo a tutta la turba dei ragazzi, ecco. Un genio, questo, morto da parecchi anni fa ormai; ma rimangono ancora parecchi dei sacerdoti da lui formati. E così si deve dire alle volte di suore. Abbiamo un religioso laico il quale ha già portato ventotto persone... che non le ha formate lui, ma che le ha chiamate, le ha invitate, le ha fatte entrare nell’Istituto. Ventotto persone: parte [per] la [sua] professione, come sono le figliuole, perché faceva anche propaganda nelle famiglie delle vocazioni, andando e specialmente utilizzando le vacanze; e parte fra i suoi compagni, conoscenti; e anche quando doveva trasportarsi nelle varie località per la diffusione portando i libri... ventotto. Imitiamo le sue candele accese a Gesù... e continuano12.

Oh, la benedizione sopra le famiglie, sopra gli ambienti familiari, parrocchiali, scolastici, sociali. La grazia che abbiate
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il dono dello Spirito Santo per scoprire le vocazioni. La grazia di capire le parole che vengono da Dio dalle parole che vengono dagli uomini, che alle volte possono anche essere in certo senso uguali. Ma chi giudica delle vocazioni sono quei che hanno la vocazione. Noi sacerdoti, voi religiose non sapete giudicare bene della convenienza di un matrimonio, eccetera, perché non è il vostro mestiere... e ognuno fa il suo mestiere. Parlando di vocazioni, è colui che è chiamato, è colui che ha seguito la sua vocazione. Quindi nei consigli sempre rivolgervi a chi è stato fedele al Signore, perché ha dato buoni frutti colui, è stato fedele al Signore e allora parla con la sapienza di Dio [...] e indica le strade buone.
Diceva un autore che ho letto - questo libro è anche di mio uso -, che i genitori sono spesso i più pericolosi nemici della vocazione13... Spesso, non sempre: ci sono famiglie che tutt’altro che sviare i figli e le figlie... sono buone. Ma vi sono ancora delle eccezioni, e però bisogna dire che i genitori non sono in generale buoni consiglieri sulla vocazione. Bisogna che il consigliere sia disinteressato, ami Dio e voglia bene all’anima: voglia condurla al dipendere da Dio.
Avete una bellissima luce su quello che avete stasera14 meditato, sentito da Dio, e sopra tutti gli ambienti: siano favorevoli alle vocazioni.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 70/60 (Nastro archivio 67c. Cassetta 67bis, lato 1. File audio AP 067c). Titolo Cassetta: “L’ambiente e le vocazioni”.

2 Vangelo: Mt 7,15-21. Questi citati sono i versetti 15-16. All’interno della meditazione, il PM cita ancora i versetti del Vangelo e li applica al suo discorso.

3 Il PM dice: ci andrebbero.

4 Gemma Galgani (Capannori, 1878 – Lucca, 1903), giovane mistica, visse grandi sofferenze fisiche e morali, ed ebbe molti impedimenti e ostacoli vocazionali. Offrì se stessa in unione alla passione del Signore nell’assimilazione sempre più piena a Cristo Crocifisso.

5 Luigi Gonzaga (Castiglione delle Stiviere, 1568 – Roma, 1591), figlio primogenito del duca di Mantova, rinunciò al titolo e all’eredità paterni, e agli agi della sua nobiltà per diventare gesuita, dedicandosi ad una vita di mortificazione, preghiera, servizio ai poveri e sofferenti. Fu però ostacolato a lungo dal padre che lo fece attendere alcuni anni prima di accordargli il permesso di seguire la sua vocazione religiosa.

6 La frase è detta al femminile.

7 Espressione incerta.

8 Il PM dice: il genitore. Poi prosegue usando il plurale.

9 «Dai [loro] frutti [dunque li riconoscerete]». È il versetto 20 del Vangelo del giorno.

10 Espressioni incerte.

11 Il PM dice: aveva fatto.

12 Si tratta di fratel Cendron Evaristo M. Camillo (Villanova d’Istrana/Treviso, 3 aprile 1913 - 7 luglio1972). Il profilo apparso sul San Paolo [Settembre-Ottobre 1972, n. 9-10, pp. 2-4], ricorda il suo apostolato di propaganda a domicilio e il suo fiorente lavoro vocazionale: «Con la generosità che gli fu sempre caratteristica, percorse tutte le regioni d’Italia. Entrava in contatto coi parroci, scuole, istituti, famiglie e spargeva con abbondanza la parola di Dio. Con la gioventù parlava in maniera popolare, ma efficace, della missione del Paolino. E furono una quarantina le vocazioni che attirò nella Famiglia Paolina!».

13 Questo concetto è ampiamente presentato da sant’Alfonso Maria de Liguori nei due libretti: Avvisi spettanti alla vocazione religiosa e Conforto a’ novizj per la perseveranza nella loro vocazione. Egli avvalora le sue tesi citando i concili, i Padri, autori spirituali e fatti della vita di santi. Questi testi videro la luce nel 1750 e furono stampati la prima volta nel 1771, insieme ad altri con lo stesso tema, in appendice ai Sermoni compendiati. Tra il 1800 e gli inizi del 1900 seguirono molte altre edizioni; quindi, nel 1943 furono ripubblicati in una nuova edizione nella tipografia Società Figlie di S. Paolo in Alba: cf S. ALFONSO M. DE LIGUORI, Opuscoli sulla vocazione, Istituto Missionario Pia Società S. Paolo, Alba 1943, pp. 54-61; 70-73; 161-167.

14 Parola incerta.