Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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52. LA NASCITA STORICA, LA NASCITA MISTICA
E LA NASCITA ETERNA DI GESÙ

Natale del Signore, Meditazione, Castel Gandolfo, 25 dicembre 19601


Un Natale di letizia, particolarmente quest’anno. E tutti noi abbiamo festeggiato l’arrivo del Bambinello Gesù, portatoci da Maria, nostra Madre. Maria certamente ha deposto il suo Bambino nel vostro cuore, come nel presepio l’aveva deposto sopra a pannilini bianchi, sulla paglia, nella mangiatoia. E se lo ha deposto nei vostri cuori, così rimanga sempre e sia sempre con noi.
Quest’oggi2 celebriamo come tre feste in una. Le tre feste sono le tre nascite di Gesù: la nascita temporale è quella che si celebra e ricorda soprattutto nella prima Messa; poi c’è la nascita mistica: è quella che si celebra e ricorda nella seconda Messa; poi c’è la nascita eterna che specialmente si celebra, ricorda nella terza Messa3.

Nascita temporale è quella storica. Nacque: «Filius datus est nobis», così, ci è stato dato un figlio; «Parvulus natus est nobis» [Is 9,6], ci è nato un piccolo bambino, sì.
La notte di Natale, fra tutte le notti che durerà il mondo, fra tutte le notti che sono già passate e che passano e che
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passeranno, quella è la più solenne, la notte più fortunata della storia umana, di tutte le migliaia di anni e di tutti i secoli che son passati o passano o passeranno. La notte più felice, perché Dio è disceso in mezzo agli uomini, Dio ci ha portato, facendosi uomo, i beni celesti! Dio...
«Verbum caro factum est, et habitavit in nobis» [Gv 1,14], il Verbo, cioè il Figlio di Dio, si è incarnato. Si dice: si è fatto carne; più chiaro è: si è fatto uomo, cioè ha preso un corpo ed un’anima come abbiamo noi, per opera dello Spirito Santo, dalla Santissima Vergine, «conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine»4. Ecco, nascita temporale, temporanea o temporale, perché egli è venuto al mondo, è nato per morire e cioè, è venuto, ha preso un corpo ed un’anima per sacrificarsi per noi sulla croce - come Dio non poteva morire -; e allora, ecco, si è fatto uomo e con le sofferenze della sua passione, i dolori della sua agonia, rimise lo spirito nelle mani del Padre: «In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum» [Lc 23,46], come c’era già nel Salmo antico [cf Sal 31(30),6] che avrebbe fatto così, perché tutto quel che è stato fatto da Gesù Cristo era già annunziato dai profeti, dal salmista - il salmista, si chiama così Davide5, perché egli ha composto la maggior parte dei Salmi che abbiamo, centocinquanta Salmi, di cui ne recitiamo alcuni. I sacerdoti li recitano tutti in una settimana e i fedeli li cantano almeno alla domenica, o recitano alla domenica -.
Oh! La sua nascita temporale: nacque in una grotta, intervennero gli angeli a cantare il suo ingresso nel mondo, annunziare il suo programma: Gloria a Dio e pace agli uomini [cf Lc 2,14]; intervennero gli angeli ad avvertire i pastori che era nato il Salvatore a Betlemme e, quindi, andassero per adorarlo; arrivarono più tardi i magi; il Bambino dovette esulare in Egitto, poi ritornare in Palestina e stabilirsi a Nazaret. E poi là la sua vita privata, quindi la vita pubblica, poi la passione e morte, la risurrezione, l’ascensione al cielo... La
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sua vita temporale, cioè quella di un uomo - ma di un uomo che era anche Dio -, come ogni bambino passa per le diverse età e cresce e raggiunge la maggiore età, compie quel che Dio vuole che sia da lui compìto sulla terra, e poi passa all’eterno premio. E la celebriamo, questa data, perché si celebrano le date dei maggiori uomini, o della nascita o della morte... gli anniversari, i centenari.

Secondo: nella Messa si ricorda la nascita mistica di Gesù. La parola mistica è sempre un po’ confusa per le persone che non sono abituate a questi termini. Mistica vuol dire spirituale: la nascita del Figlio di Dio nei nostri cuori. Avete ricevuto stamattina Gesù, nato nel vostro cuore, e se la fede vi ha accompagnato, avete pensato che è Maria che ve lo donava e che lo metteva nei nostri cuori. Nasce nel nostro cuore. Notiamo bene che nasce già comunicando una vita soprannaturale: Io sono la vita [cf Gv 11,25;14,6] e cioè, alla vita naturale nostra, comune, aggiunge la vita soprannaturale, la nuova vita. Come alla scienza aggiunge la fede, le verità di fede, come alla morale naturale aggiunge le virtù che son soprannaturali, così alla vita naturale aggiunge la vita soprannaturale che è la vita della grazia, vita della salvezza.
Ora egli abita in noi e noi siamo come altrettanti tabernacoli. Il tabernacolo contiene Gesù sacramentalmente; quando noi facciam la Comunione lo conteniamo anche sacramentalmente, ma poi le specie si consumano e allora rimane spiritualmente in noi, ma sempre rimane realmente con la sua vita, egli, con la vita soprannaturale.
Quando una persona muore, l’anima parte: non c’è più la vita; quando un’anima commette il peccato mortale, parte Gesù: non c’è più la vita soprannaturale. Ma finché c’è la grazia, allora c’è la vita soprannaturale, Gesù è con noi. Può essere che questa vita sia ben vissuta da noi, per la nostra santità, per le virtù, per l’amor di Dio, sì, ma la nostra vita può essere perduta e può essere anche meno in salute. Quando siamo sani, si è vivi, ma alle volte si hanno delle pene, si hanno dei dolori... e sono malati i denti o è malato il
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polmone, è malato il cuore... qualche cosa: quelli che vivono la vita fervorosa hanno piena sanità, e quelli che vivono la vita tiepida, con troppi difetti volontari, hanno malattie, sono ancor vivi alla grazia, ma [hanno] malattie. Sì, Gesù vive in noi... non si perde Gesù se non col peccato mortale; finché siamo in grazia di Dio, si vive così che Gesù Cristo vive in noi [cf Gal 2,20].
Questo si ricorda specialmente nella seconda Messa, ho detto, quando i pastori furono invitati a Betlemme: si prostrarono ad adorare il Messia e allora entrarono in redenzione e ricevettero la grazia... quindi, la nascita di Gesù nei loro cuori, ancorché non avessero6 ricevuto il sacramento dell’Eucarestia perché non era ancora istituito.

Terzo. Si celebra e ricorda la nascita eterna del Figlio di Dio. Il Padre genera il Figlio e lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio... che è l’amore del Padre e del Figlio, lo Spirito Santo.
Come noi pensiamo una cosa, qualunque cosa - ad esempio: Dio esiste -, c’è nella nostra mente e lo diciamo, ecco, noi pensiamo e possiamo esprimere il pensiero, così il Padre Celeste pensa il Figlio: pensando, ecco, il suo pensiero è persona, il Figlio di Dio, che si chiama anche Verbo, parola greca che vuol dire parola, sapienza vuol dire. Il Figlio è la sapienza del Padre: come il Padre è persona, così il Figlio è persona, così lo Spirito Santo è persona.
Quindi la nascita del Figlio dal Padre, quando è stata? Da tutta l’eternità... prima che esistesse il mondo c’era tutta l’eternità già. «In principio - si dice - erat Verbum, et Verbum erat apud Deum»7 [Gv 1,1]. Quel in principio vuol dire: prima di tutti i secoli, prima che il mondo si creasse ed esistesse. Egli è quindi generato dal Padre dall’eternità: «Ego hodie genui te»8 [Sal 2,7] - dice il Padre -, io ti ho generato... Generazione, e cioè nascita eterna. La quale esistenza
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del Figlio di Dio non verrà mai meno perché Dio è eterno e il mondo no... può arrivare alla fine, ma Dio esisterà sempre... questo mondo va scambiandosi. Nella Sacra Scrittura [si] dice: Dio resta come colui che vive e non è mai nato e non morirà mai. Dio sempre: è esistito, esiste, sempre esisterà [cf Es 3,14; Ap 1,8.17; 22,13]. Ma gli uomini sulla terra passano: una generazione, un’altra, un’altra... E la Scrittura dice: Tu, o Signore, li cambi gli uomini come uno cambia la giacca, cambia l’abito... gli uomini passano e tu resti! «Ipsi veterascent», essi invecchieranno e saranno mutati, e Dio rimane eterno [cf Sal 102(101),13.25-28; Eb 1,10-12].
Però il Figlio nasce dal Padre. E cosa vogliono dire quelle parole del Credo quando cantate: «Deum de Deo, lumen de lumine, Deum verum de Deo vero. Genitum, non factum, consubstantialem Patri... Qui propter nos homines», eccetera? Dio da Dio: cioè, Dio Figlio da Dio Padre. Dio vero da Dio vero: Deum verum de Deo vero. Generato, non fatto: non creato ma generato, unito a lui e formando con lui una sola natura, con il Padre e con lo Spirito Santo. Questo ab æterno9.
Tutto quel Vangelo che diciamo quasi tutti i giorni nella Messa10 - poche volte eccettuate nell’anno -: «In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum..», [sono parole che] ricordano questa nascita del Figlio di Dio dal Padre.
Ecco. Questo, ho detto, specialmente nella terza Messa [del Natale] in cui si dice proprio questo Vangelo a metà della Messa, e cioè prima del Credo.

Oh! Allora, tre nascite: la nascita in Betlemme, la nascita nel nostro cuore, la nascita in paradiso dal Padre. Quindi tre nascite ricordiamo oggi.
Quella che celebriamo noi è quella del Bambinello, che avete esposto sull’altare. Ecco, il Bambinello è nato là in una grotta. Perché in una grotta, in una stalla? Perché? «Non erat [eis] locus in diversorio» [Lc 2,7], per Maria e Gesù non c’era
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posto all’albergo: dovettero cercarsi un ricovero qualunque; e siccome Maria ha dovuto mettere il Bambino, deporlo nella mangiatoia, è segno che era un posto in stalla.

Oh! Allora quest’oggi avete ricevuto il Bambinello. E chissà Maria come l’ha avuto11, con che gaudio, quanti baci, quanto affetto, quante cose gli ha detto! Le mamme buone quante cose dicono ai loro buoni bambini, quanto amore gli portano! Così avete fatto voi in questa giornata lieta e serena.
Allora adesso diciamo a questo Bambino che ci benedica e ringraziamo la mamma, Maria, che ce lo ha dato. E poi, in questo periodo - si chiama periodo natalizio: da oggi fino all’Epifania, periodo natalizio - rallegriamoci ed eccitiamoci ad amare il Bambino Gesù, cantando delle belle lodi e ringraziando Maria, la Madre di Gesù, la Vergine di cui Dio si è servito per dare a noi Gesù Cristo, come si serve del sacerdote per dare l’Ostia, sì. Ma Maria è Madre vera di Dio: è così denominata ed è così in realtà.
Perciò guardare spesso al Bambino, fargli tanti ossequi e omaggi, atti di amore, mortificazioni, e [avere] fiducia nella sua grazia. E tanti atti di ringraziamento a Maria. E tanta bontà in questo tempo: il tempo natalizio è il tempo della bontà, il tempo della letizia.

Sia lodato Gesù Cristo.

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1 Nastro originale 86/60 (Nastro archivio 81c. Cassetta 81bis, lato 1. File audio AP 081c). Titolo Cassetta: “Significato delle tre Messe del Natale”.

2 La notte di Natale, il PM aveva celebrato le tre Messe nella Cappella della Casa di Castel Gandolfo, come risulta dal Registro delle Sante Messe. Era tornato poi nel pomeriggio e aveva dettato la presente meditazione.

3 Le letture delle Messe di Natale: per la prima Messa, Tt 2,11-15; Lc 2,1-14; per la seconda Messa, Tt 3,4-7; Lc 2,15-20; per la terza Messa, Eb 1,1-12; Gv 1,1-14.

4 Dal Credo (Simbolo degli Apostoli).

5 Vuole dire: quando si dice “il salmista”, si intende Davide.

6 Il PM dice: non abbiano.

7 «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio».

8 «[Tu sei mio figlio,] io oggi ti ho generato».

9 Dall’eternità, da sempre.

10 Era il cosiddetto ultimo Vangelo (Gv 1,1-14) che veniva proclamato dopo la benedizione finale della Messa.

11 Parola incerta.