47. GESÙ UOMO LIBERO, VERO, SCHIETTO
Dare ciò che spetta a Dio, a Cesare, agli uomini
Domenica XXII dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 6 novembre 19601
Il Vangelo della Domenica XXII dopo Pentecoste.
«I farisei si radunarono e si accordarono per ottenere da Gesù delle dichiarazioni compromettenti. Gli mandarono alcuni discepoli con degli erodiani a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio con franchezza, senza guardare in faccia nessuno, perché non temi l’opinione pubblica. Sentiamo il tuo parere: è lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù, conosciuta la loro malizia, disse: Ipocriti, perché mi tendete un tranello? Mostratemi la moneta che vi serve a pagare le tasse. Gliene presentarono una. Gesù domandò: Di chi è questa immagine con l’iscrizione? Risposero: Di Cesare.
Allora concluse Gesù: Date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quel che è di Dio»2.
Ecco. L’ipocrisia di questa gente che si presenta a Gesù con aspetto di agnello, semplice, candido, e invece nel cuore lupi sono! Ipocrisia... Adoperano delle parole che sembrano tutte di stima, di rispetto, di amore a Gesù, ma invece cercano di farlo cadere in un tranello e prenderlo in parola. Qualunque cosa avesse risposto Gesù, pensavano loro: se dice che bisogna pagare il tributo, l’accuseranno i farisei che diranno: Tu
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sei contro la legge mosaica; se dirà invece che non bisogna pagarlo, gli erodiani l’accuseranno che è ribelle all’imperatore - perché allora già Gerusalemme era sotto l’imperatore romano; ed era rappresentato l’imperatore da Erode: perciò si chiamavano erodiani quelli che tenevano per l’imperatore di Roma -. Come parlano [gli interlocutori]: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio con franchezza. Hanno detto delle buone cose ma, come ha interpretato Gesù che vedeva i loro pensieri, erano parole che coprivano la malizia delle loro intenzioni.
Però notiamo le parole che han detto: Maestro, sappiamo che sei veritiero... ecco, vuol dire che dici la verità a tutti. Gesù è verità e chi ama Gesù deve essere veritiero, sempre. Chi si mostra all’esterno pio, buono, devoto, umile e non lo è nel cuore, nell’interno, è un ipocrita perché [al]l’esterno la figura è di agnello, ma dentro c’è il serpente, o meglio c’è il lupo rapace.
Oh! Chi ama Gesù deve amare in primo luogo la verità, perché il primo amore è con la mente: deve amare in primo luogo la verità. La verità: cioè le verità di fede, si capisce, in primo luogo, ma poi anche la sincerità nel parlare e nel comportamento. In primo luogo esser santi dentro, non solamente rappresentarci come tutti devoti, pii e gentili all’esterno, ma proprio i pensieri, i sentimenti del cuore che siano santi. Allora c’è veramente la sincerità, c’è pietà vera, c’è la virtù vera. La virtù non può essere vera se non è prima nell’interno.
E insegni la via di Dio con franchezza, e cioè: Tu, o Gesù, insegni quel che piace a Dio... la tua parola è santa, i tuoi insegnamenti sono santi. Sì, il Vangelo è pieno di insegnamenti santi: non c’è libro che sorpassi il Vangelo, non c’è parola che sorpassi la parola di Gesù, non ci può essere parola più santa perché Gesù ha mostrato e ha insegnato quel che piaceva al Padre, ha insegnato a diventar simili al Padre, a imitare il Padre: Siate perfetti come è perfetto il Padre mio che è nei cieli [cf Mt 5,48]. Quindi, insegni la via di Dio: quel che ha detto Gesù è santo, quello che ha detto
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Gesù è la via della santità per noi, la via del paradiso, la via della perfezione.
E parli con franchezza: nessuna bugia! Persone che son così schiette che ammettono subito i loro errori, i loro sbagli; persone che son così poco schiette che figurano di fare il bene e invece poi sfuggono... dentro pensano diversamente e, se sono sole, non si comportano così bene come quando son vedute. Franchezza: ammettere i nostri errori, e pure confermare che abbiamo buona volontà quando la buona volontà c’è proprio3 nel cuore.
Fare i propositi buoni senza guardare in faccia a nessuno, e cioè: «Non est tibi cura de aliquo; non enim respicis personam hominum», tu non guardi come fanno gli altri, guardi come devi fare tu; se gli altri non fan bene, non hai da seguirli, e se gli altri facessero bene, facessero come Gesù ha insegnato, hai da imitarli. E se anche tutti disapprovassero come facciamo ma fosse del bene quel che facciamo, bisogna star fermi, e cioè continuare a fare il bene, non guardare i giudizi contrari; le disapprovazioni possono venire dall’uno o dall’altro o dall’altro, ma non guardiamo le parole degli uomini; se ci vengono osservazioni da chi ha da farcele, le osservazioni le prendiamo, e se son buone le osservazioni e correggono qualche difetto, siamo riconoscenti. Ma se i giudizi son contrari e non son giusti, se contraddicono la vita religiosa, la vita di consecrazione a Dio, eccetera, eh, quello non è giusto, non si devono ascoltare questi giudizi degli uomini. Gesù non predicava quel che piaceva agli uomini, ma predicava quel che è giusto, quel che è santo, sì. E se noi piacessimo ancora agli uomini, contentassimo il mondo, seguissimo il loro andamento, divertimenti, eccetera, allora non saremmo figli di Dio. San Paolo dice: Se io seguissi il mondo, non piacerei al Signore [cf 1Cor 2,6-12; Gal 1,10; 1Ts 2,4-7]; bisogna subito decidere: o che vogliam piacere a Dio o che vogliam piacere al mondo. Ma sì che vogliam piacere a Dio!, perché sono proprio quei che piacciono a Dio che sono ammessi in paradiso.
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Gesù nella sua sapienza, conosciuta la malizia che era nel cuore di quella gente che lo interrogava, disse: Dare a Dio quel che è di Dio e dare a Cesare quel che è di Cesare. Ecco, e allora erano così ammoniti tutti gli erodiani: Date a Cesare quel che è di Cesare; ed erano ammoniti i farisei: Date a Dio quel che è di Dio. Che cosa è di Dio? L’obbedienza ai suoi comandamenti. Cosa è di Dio? È il sacrificio, la mortificazione, la vita buona, in sostanza; esercitare le virtù, questo appartiene al servizio di Dio. E dare agli uomini, cioè al Governo quel che aspetta al Governo e agli uomini quel che aspetta agli uomini. Per esempio, oggi si fa il dovere civico della votazione4: si dà a Cesare quel che è di Cesare, e si deve dare secondo coscienza perché è un atto molto importante della vita, questo. E si dà agli uomini quel che appartiene agli uomini: si dà l’apostolato, si fa l’apostolato. E particolarmente la vita per le vocazioni, la preghiera per le vocazioni, le occupazioni e i sacrifici in ordine alle vocazioni, poi l’istruzione in questo senso e la preparazione ad entrare nell’apostolato sempre meglio e secondo lo spirito dell’apostolato.
Dunque, a Dio quel che è di Dio: il primo comandamento! Agli uomini ciò che aspetta agli uomini: il secondo comandamento, amerai il prossimo come te stesso. E primo comandamento: Amare il Signore con tutta la mente, il cuore, la volontà [cf Mt 22,36-39].
Amare il Signore. Qualche persona può domandare: Che mortificazione dovrei fare?. Primo: quella mortificazione di parlare bene con Dio, migliorare la preghiera, perché noi dobbiam combattere le distrazioni, dobbiamo sforzarci di pregare bene il Signore; e poi viene la mortificazione che segue: far bene quello che dispone l’obbedienza, la volontà di Dio. L’anima deve essere come il girasole il quale si volta verso il sole con il suo fiore e segue il giro del sole: così noi dobbiamo sempre voltarci verso Dio e poi muoverci secondo [come] vuole Dio... sempre guardando in ogni cosa: Cosa vuoi da
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me, Signore, in questo momento?; se Gesù fosse nella mia situazione, se fosse al mio posto in sostanza, cosa farebbe? come lo farebbe?... a Dio quel che è di Dio, al prossimo quel che è del prossimo.
Il buon tratto, il buon esempio, la preghiera: al prossimo, ciò che è del prossimo. Poi quelle cose che sono utili per l’Istituto, perché quello è dare agli uomini ciò che è degli uomini.
Ci benedica il Signore: che veramente possiamo camminare nelle vie del Signore, nelle vie di Dio, sempre meglio, come buoni figli di Dio...
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 84/60 (Nastro archivio 80a. Cassetta 80, lato 1. File audio AP 080a). Titolo Cassetta: “Il tributo a Cesare”.
2 Vangelo: Mt 22,15-21. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.
3 Sta per: veramente, realmente.
4 In Italia, il 6-7 novembre 1960 si sono svolte le elezioni amministrative, per i Comuni e le Province.