33. DOMENICA XIV DOPO PENTECOSTE
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 20 agosto 19671
Dal Vangelo secondo Matteo2.
In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire a due padroni. Infatti: o odierà l'uno e amerà l'altro, o si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e al danaro. Perciò vi dico: non angustiatevi per la vostra vita di che mangerete, né per il vostro corpo di che vestirete; la vita non è forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né accumulano nei granai; ma il vostro Padre celeste li nutre. Non valete voi, forse, più di loro? E chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un solo cubito alla sua statura? E per il vestito perché vi angustiate? Osservate i gigli dei campi come crescono: non lavorano, né filano. Ma io vi dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria, fu rivestito come uno di questi. Se dunque Dio riveste così l'erba dei campi, che oggi è e domani sarà gettata nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede? Non angustiatevi dunque dicendo: Che mangeremo? Che berremo? Di che vestiremo? Perché sono i pagani che vanno in cerca di tutte queste cose; il Padre vostro sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate, dunque, prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».
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[In] questo giorno, 20 di agosto, è stato iniziato l'apostolato paolino; 20 di agosto, giorno che noi dobbiamo ricordare. Non avevamo nulla, ma abbiamo sempre avuto il necessario; il necessario per la vita della Famiglia Paolina, e il necessario per dare l'apostolato, per svolgere l'apostolato, sì1.
Se noi compiamo il nostro dovere e vogliamo seguire l'apostolato che dobbiamo compiere, bisogna pensare che il Signore provvede.
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In generale, meglio, moltissimi si preoccupano soltanto delle cose materiali per avere la vita, così, quotidiana.
«Nessuno può servire a due padroni; infatti: o odierà l'uno e amerà l'altro, o si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e al denaro. Perciò vi dico: non angustiatevi per la vostra vita, ecc.».
E bisogna che noi cerchiamo di servire il Signore, e compiere quello che è nei nostri doveri quotidiani, sì. E se compiamo il dovere nostro, il Signore provvede, e mentre che noi operiamo, interviene anche il necessario per la vita quotidiana.
«Non angustiatevi per la vostra vita di che mangerete, né per il vostro corpo di che vestirete». Noi abbiamo preso una vita particolare: la vita religiosa, sì, e nella stessa vita religiosa vi è il lavoro, il compito, quanto è di salute.
«La vita non è forse più del cibo e il corpo più del vestito? Sì. Guardate gli uccelli...». E cioè il Signore ci esorta a fidarci di Dio; fidarsi di Dio. Quindi, compiendo il nostro quotidiano proprio lavoro, il necessario il Signore non ci lascia mancare. Il Signore stesso provvede per le cose diverse.
«Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né accumulano nei granai. Ma il vostro Padre celeste li nutre». Ecco, il Signore provvede a tutto. «Non valete voi forse più di loro?». Che se il Signore provvede per gli uccelli, «non valete voi, forse, più di loro»? Se son nutriti gli uccelli...
«E chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un solo cubito alla sua statura?». Noi non possiamo fare un cubito della «sua statura».
«E per il vestito perché vi angustiate»? Il Signore dà il colore ai gigli dei campi; «come crescono, non lavorano, né filano».
«Ma io vi dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria fu rivestito come uno di questi». Per quanto sia preziosa una veste, è sempre meno. Che cosa significa? «Ma io vi dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria fu rivestito come uno di questi». Il giglio, rosa e tutti i fiori, sono vestiti da Dio stesso. E vale di più di quello che sia un abito umano che come è un vestito, perché il giglio, la pianta vive; invece un abito, per quanto sia prezioso, non ha vita.
«Se dunque Dio veste così l'erba dei campi, che oggi è e domani sarà gettata nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede?». Sì, gente di poca fede! E quindi il necessario, così da compiere i nostri doveri e fare quanto possiamo secondo le forze, l'intelligenza che noi abbiamo ricevuto. Usare intelligenza, e salute adoperare. Se poi, qualche volta, come [il] malato che non può più fare, allora il Signore provvede diversamente.
«Non angustiatevi dunque dicendo: Che mangeremo? Che berremo? Di che vestiremo? Perché sono i pagani che vanno in cerca di tutte queste cose». Noi dobbiamo pensare a Dio che provvede, la Divina Provvidenza.
«Il Padre vostro sa che avete bisogno di tutte queste cose». Il Signore lo sa, quello che abbiamo, di cui abbiamo bisogno.
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E la conclusione che dev'essere fissata sempre nella nostra mente:
«Cercate prima il regno di Dío e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta». La conclusione di questo tratto di Vangelo è questa: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia».
«Cercate il regno di Dio». E cioè, che noi serviamo Dio, obbediamo a Dio secondo i suoi comandamenti e secondo la sua volontà. Prima il regno di Dio. Cioè, che nel mondo si ami il Signore, si segua il Signore, si obbedisca al Signore.
«E la sua giustizia». E fare quindi il dovere. Il dovere. Il dovere sono le virtù e gli obblighi che abbiamo.
«Il regno di Dio»: che nel mondo il Signore sia obbedito, e che noi compiamo il giusto dovere, la sua giustizia. E allora la conclusione:
«Tutte queste cose vi saranno date in aggiunta». E cioè, se noi cerchiamo il regno di Dio e la sua giustizia, tutte le cose che ci son necessarie, «tutte queste cose vi saranno date in aggiunta». Quindi il Signore ci dà il necessario, «e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».
Quindi facendo bene le nostre cose, e il Signore provvede al cibo e al vestito e a tutte le necessità naturali, materiali.
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Quindi, avere sempre in mente: compiere il volere di Dio. E quello che noi dobbiamo compiere, come l'osservanza dei comandamenti, e degli obblighi che abbiamo dei voti religiosi, dei doveri religiosi. Tutto questo: la gloria di Dio e la santità. E allora il Signore viene, provvede [a] quelle necessità umane.
Perciò, sempre le nostre cose che dobbiamo compiere, i nostri doveri che dobbiamo compiere, sì. Ma poi fiducia nella Provvidenza.
E difatti, dopo 53 anni che si è incominciato con l'apostolato, e non ci è mancato mai nulla, il necessario.
Però se facessimo anche un... e ogni dovere... qualche volta manchiamo anche, manchiamo anche, alle volte, e allora domandare perdono al Signore; quando abbiamo sbagliato, rimettersi bene di nuovo nella strada giusta. E sì, allora non solamente arriva il cibo e il necessario, ma arrivano i meriti, quando cerchiamo il regno di Dio e la giustizia, la santità.
Allora: gloria a Dio e santità a noi.
Persone che fanno anche delle preghiere, delle pratiche di pietà anche, ma poi dopo si preoccupano di cose materiali. Cercate il regno di Dio e cercate la santità. Il resto, «tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».
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Questo tratto del Vangelo, il santo Cottolengo lo predicava sempre e lo spiegava sempre, questo tratto di Vangelo. Perché in quella casa attualmente, come mi hanno detto, che nella casa attualmente erano circa 13 mila malati, disgraziati in certa maniera, ecco, e non manca il necessario, la Provvidenza vi è.
Bisogna che, quando abbiamo salute, che la adoperiamo per fare il nostro dovere, e poi la Provvidenza arriverà sempre per tutto quel che è necessario per la nostra vita, sì.
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Questa frase che dev'essere segnata nei propositi: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia». La gloria di Dio e la santità. E allora «tutte queste cose vi saranno date in aggiunta». E ci pensa la Provvidenza e quello…
«Se dunque Dio riveste così l'erba dei campi che oggi è e domani sarà gettata nel forno, quanto più farà per voi gente di poca fede?». Ecco, gente di poca fede.
Ma bisogna che noi adoperiamo le forze in quanto che abbiamo e allora il Signore darà. E se mancheranno le forze, il Signore provvede diversamente.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 150/a (= cassetta 241/a.1). Per la datazione, cf PM: «Questo giorno, 20 agosto, è stato iniziato l'apostolato paolino... Dopo 53 anni che si è incominciato con l'apostolato...». Le meditazioni che seguono, nn. 34, 35, 36, sono registrate su questo stesso nastro e quindi possono offrire garanzia che siano anche dello stesso anno. - dAS, 20 agosto 1967 (domenica): «m. s. per Messa e meditazione» (cf dAs in c220).
2 Mt 6,24-33.
1 Richiamo al giorno in cui don Giacomo Alberione, ad Alba (Cuneo) diede inizio alle sue fondazioni apostoliche; era il giorno 20 agosto 1914.