16. DOMENICA III DOPO PASQUA
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 16 aprile 19671
Dal Vangelo secondo Giovanni2.
In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete; e ancora un poco e mi rivedrete, perché vado al Padre». Allora, alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cosa significa quello che ci dice: Un poco e non mi vedrete, e ancora un poco e mi rivedrete, perché vado al Padre?». E dicevano: «Cosa intende con quel suo un poco? Non comprendiamo ciò che dice». Gesù, conoscendo quello che volevano interrogarlo disse loro: «Vi chiedete l'un l'altro che cosa voglia dire quel mio: un poco e non mi vedrete e ancora un poco e mi rivedrete? In verità vi dico: Vi lamenterete e piangerete, mentre il mondo godrà. Voi invece sarete afflitti, ma la vostra tristezza si muterà in gioia. La donna, quando sta per partorire, è nella tristezza, perché è venuta la sua ora; ma appena ha dato alla luce il bambino, non ricorda più la sofferenza per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Anche voi, ora siete nella tristezza; ma io vi rivedrò e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».
Le parole principali, fondamentali, in questo Vangelo: «In verità vi dico: vi lamenterete e piangerete mentre il mondo godrà, voi invece sarete afflitti, ma la vostra tristezza si muterà in gioia». E cioè, quello che si ha da fare sulla terra, quello che porta l'osservanza dei comandamenti, la vita buona, la vita religiosa, sì, vi è qualche cosa da soffrire, è privarsi di certe soddisfazioni e compiere quello che è nella vita religiosa: povertà, castità e obbedienza. Sì, così passano i giorni e passano gli anni. E questo è un poco. La vita è così poco, così breve! E poi: «la vostra tristezza si muterà in gioia». E quindi si muterà in gioia nel gaudio eterno. Perciò dobbiamo tenere sempre presente quello che è la vita attuale e quello che è la vita eterna. Ben poco che possiamo fare, qualche cosa sulla terra, ben poco; e anche poco la sofferenza, ma poi il gaudio eterno. Così Gesù, 33 anni: la vita privata, la vita pubblica, la vita dolorosa, la crocifissione e morte in croce. Ma poi risorse, ris... risuscitò.
139
La novella vita, che è dono della Pasqua, viene alle anime dalla loro intima unione con Cristo, nella fede e nella carità. Ci costituisce in creature nuove, creature nuove, e cioè, non persone umane, ma persone cristiane e poi religiose. Di conseguenza il cristiano, pur vivendo nel mondo, vi dimora come «forestiero e pellegrino»1 e deve maturare in se stesso nel dolore e nella contraddizione una vita interiore che è nascosta e misteriosa. E quindi consultare quello che è la vita presente e quello che è la vita eterna.
140
Poco, sì, un poco sulla terra. E se contempliamo o almeno visitiamo, qualche volta, un cimitero, uno sguardo, un pensiero: qui sono già tanti che sono sepolti; secoli, dacché il cimitero ha raccolto tante persone defunte. Perché per ognuno di noi è un poco, poi quello che sarà eterno, quello che è il gaudio eterno. E Gesù: «mi rivedrete». E tutti gli Undici sono passati all'eternità nel gaudio con Gesù Cristo. Come Gesù salì al cielo, così gli Apostoli, tutti martiri; dalla vita presente son passati alla vita eterna. Quindi: «un poco e non mi vedrete e ancora un poco e mi rivedrete». Sì, come gli Apostoli son stati con Gesù, adesso sono con Gesù nel gaudio eterno. «Voi sarete afflitti, ma la vostra tristezza si muterà in gioia», in gioia.
Bisogna che (...) e meditiamo questo poco, e questo, quello che è la vita presente e quello che è la vita futura, eterna; vita futura. Allora, anche tutte le sofferenze, e tutti i sacrifici, tutte le mortificazioni e tutte le privazioni del mondo, delle soddisfazioni privarsi, sì, ma poi si possiede di là, Dio, si possiede Dio, Dio infinita sapienza, infinita onnipotenza, e Gesù nella, con la santissima Trinità; il gaudio.
Se noi teniamo presente questo poco e poi quello che «rivedrete», allora ragioniamo diversamente. In generale, e per lo più, molti pensano solamente la vita presente, e, raramente, o almeno soltanto poco, poco pensano alla vita di là, sì. E anche poco tempo: sofferenza, sacrifici, lavoro, preghiera. Sì, tutto questo è un poco, e poi guardare più avanti: «sarete afflitti, ma la vostra tristezza si muterà in gioia». È utile seguire il Vangelo di oggi.
141
D'altra parte, anche le parole di san Pietro, che è l'Epistola1:
Rispettate tutti; amate i fratelli; temete Dio, onorate il re. Voi domestici siate sottomessi ai padroni con ogni rispetto, e non solo a quelli buoni ed umani, ma anche agli scontrosi. Cioè, quando abbiamo difficoltà nella convivenza. Questa infatti è una grazia in Gesù Cristo nostro Signore. Sì.
142
E come pensiamo, come mortificarci, come servire il Signore, come praticar le virtù? Pensare che quello è poco, il sacrificio, e poi il gaudio eterno. Quando si arriva in paradiso: la visione di Dio. Qui, è la fede, ma di là è la visione di Dio, la contemplazione. Sulla terra non cerchiamo i beni della terra, ma di là possederemo Dio, infinito Bene, e quindi, la conseguenza, il gaudio eterno, l'amore eterno a Dio. E sulla terra, se noi orientiamo il cuore nostro verso Dio, il cuore santificato sulla terra, e al di là è l'amore, è il gaudio del cuore, consolazione, gioia, Dio, paradiso, che è visione di Dio, che è possesso di Dio e che è (...) amore e gioia in Dio, eterna. Questo si deve meditare un po' più frequentemente. Paragonare la vita presente e la vita futura, sì. E allora, anche in mezzo alle varie difficoltà, tentazioni, lotte, allora ci sembra cosa [da] poco, cioè un poco di sofferenza; ma quello che è eterno dobbiamo contemplarlo.
143
Adesso, quanti martiri e quante persone sono già passate all'eternità, nei secoli dei secoli finora. Sono già al gaudio. E in continuità, giorno per giorno, passano all'eternità delle anime. E dove vanno? E dove entrano? Nella vita [della gioia] eterna, oppure nella vita della pena eterna? Sì, perché l'anima non muore. E poi ci sarà la risurrezione per cui il corpo si riunirà all'anima. E se si è santificato il corpo e si è santificato l'anima, in gaudio assieme, corpo e anima. E quando invece si è soddisfatto i piaceri del mondo, la superbia del mondo, e allora porteremo le responsabilità, risponderemo. Quindi consultare sempre e contemplare cosa sia la vita presente: misera, povera, e prova di amore di Dio, sì.
Vivere, specialmente, religiosamente: tutto l'essere a Dio, consacrato a Dio. E questo viene glorificato in gaudio eterno, in gaudio eterno. Consultate, qualche volta, ciò che è il gaudio eterno e quello che è l'infelice eterno, infelice nella perdizione. Allora, qualunque cosa che ci costi fatica o dispiacere, ma pensiamo: siamo per entrare nel gaudio eterno. Un po' del tempo già è passato, per la vita presente. Ora, quel che vorrà dare. Allora, se noi tutto offriamo al Signore e compiamo bene la sua volontà in tutto, allora la volontà di Dio, e cioè: «Entrate nel gaudio eterno»1.
144
Propositi. E fissarseli bene in mente, perché troppe volte guardiamo le cose sotto un aspetto umano. Ma guardare sotto la luce divina, cioè, la fede. Propositi, e poi pregare nella giornata perché diventiamo saggi, illuminati. «Ancora un poco e poi mi rivedrete».
Sia lodato Gesù Cristo.
145
1 Nastro 146/b (= cassetta 235/b). Voce incisa: “Domenica III dopo Pasqua: meditazione del PM”. - In PM, nessun accenno cronologico (cf nostra nota in c131). - dAS, 16 aprile 1967 (domenica): «Celebra [il PM], dopo la Messa tiene la meditaziooe alle PD della comunità CGSSP».
2 Gv 16,16-22.
1 Cf 1Pt 2,11.
1 Cf 1Pt 2,11-19.
1 Mt 25,21.23.