25. DOMENICA V DOPO PENTECOSTE
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 18 giugno 19671
Dal Vangelo secondo Matteo2.
In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete udito che fu detto agli antichi: Non uccidere; chiunque ucciderà sarà condannato in giudizio. Io invece vi dico che: chiunque si adira col suo fratello, sarà condannato in giudizio; e chi dirà al suo fratello: raca, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dirà: empio, sarà condannato alla geenna del fuoco. Se dunque presenti la tua offerta all'altare e là ti viene in mente che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia la tua offerta davanti all'altare e va' a riconciliarti prima col tuo fratello, poi torni a presentare la tua offerta».
Tanto il Vangelo come l'Epistola3 parlano della carità, della bontà verso il prossimo. Infatti la Lettera presa da san Pietro:
Carissimi, siate tutti uniti nella preghiera, e siate compassionevoli, pieni di amor fraterno, misericordiosi, miti, umili: non rendete male per male, né maledizione per maledizione, ma, al contrario, benedite; perché siete stati chiamati a possedere, in eredità, la benedizione. Infatti, chi vuole amare la vita e vedere giorni sereni, distolga la sua lingua dal male, e le sue labbra non pronuncino inganno; eviti il male e faccia il bene, cerchi la pace e la segua, perché gli occhi del Signore si volgono ai giusti e le sue orecchie sono tese alle loro preghiere. Ma il volto del Signore è contro chi opera il male. E chi potrà farvi del male, se sarete zelanti nel bene? Anzi, beati voi, se dovete soffrire a causa della giustizia. Non abbiate di loro alcun timore, e non lasciatevi turbare, ma glorificate, nei vostri cuori, Cristo nostro Signore.
Si tratta della carità, cioè, di voler bene a Dio, primo luogo; secondo luogo, voler bene al prossimo, sì. Qui viene detto, e cioè: se vi è ancora nel nostro cuore qualche cosa non piacevole, quando non si è ancora fatto la buona carità, l'unione, il Signore non ci benedice quando noi siamo contrarii al prossimo, perché il prossimo è immagine di Dio. E quando si vuole del male a persone, allora si vuole il male a Dio o, si può dire, là è soltanto un quadro che rappresenta il Signore.
Ora, come dobbiamo ragionare? Dobbiamo ragionare: in primo luogo, amare il prossimo che è immagine di Dio; ecco immagine di Dio, e fare e dare del bene, quanto è possibile, al prossimo.
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Bisogna che noi pensiamo: come è la carità, come si manifesta in noi la carità, il voler bene?
Primo, pensare in bene. Quindi pensieri buoni, ed evitare pensieri contrarii al prossimo. Primo, quindi, è santificare la mente (...), carità verso il prossimo.
Dopo i pensieri, vengono i sentimenti. Vi sono i sentimenti cattivi, come l'invidia, ad esempio, o pensare al male, e non solamente pensare del male, ma nell'intimo si vorrebbe fare del male. Bisogna che i sentimenti siano conformati al cuore di Gesù Cristo. Quanto Gesù Cristo ci ha amato! E noi non dobbiamo amare il prossimo? E non siamo obbligati ad amare il prossimo? Quindi, oltre i pensieri buoni, anche i sentimenti buoni. E quando si può fare qualche cosa di bene, ecco la carità.
Terzo, oltre i pensieri e i sentimenti, ci sono le parole. Chi parla in bene e chi parla in male. Chi parla in bene delle persone e chi parla in male. Quale conseguenza? Sì.
Operare il bene per il prossimo. E quando vi sono dei disordini, e si cerca del male per il prossimo? Potremmo operare per il prossimo e dobbiamo farlo in quanto ci è possibile. Dopo le parole vi sono le azioni di bene. Il servire il prossimo è carità, e questo è un servizio quotidiano, servizio quotidiano che può essere per la cucina, e può essere la preghiera per il prossimo; e poi (...) confessare il prossimo; e poi tutto quello che serve per considerare l'immagine di Dio; l'immagine di Dio, sì. Quindi, oltre i pensieri, i sentimenti, le parole, allora vi sono anche le azioni.
Dobbiamo essere l'un l'altro in bontà, quanto è possibile. «Non rendete male per male, né maledizione per maledizione, ma, al contrario, benedite; perchè siete stati chiamati a possedere, in eredità, la benedizione». La benedizione che è il paradiso. «Infatti chi vuole amare la vita e vedere giorni sereni distolga la sua lingua dal male e le sue labbra non pronuncino inganno». Anche se uno ha fatto del male, tacere; e poi può anche difendere il prossimo.
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«Se dunque presenti la tua offerta all'altare». Cioè, quando vai alla Messa (adesso), perché l'offerta all'altare era, secondo gli Ebrei... «la tua offerta all'altare e là ti viene in mente che tuo fratello ha qualche cosa contro di te». E cioè, tu hai offeso il fratello o il fratello ha (...) allora «che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia la tua offerta». E questo la Messa, perché Gesù Cristo muore per noi. Quanto ci ha amati! E se la Messa non è sentita bene, non si sente che la Messa è tutta carità di Dio, di Gesù Cristo. «Lascia la tua offerta davanti all'altare», prima di cominciar la Messa, e poi preparati alla comunione. Gesù entra nell'anima se l'anima ha veramente amore al Signore e amore al prossimo. «Va' a riconciliarti prima con tuo fratello, poi torna a presentare la tua offerta». Quindi l'offerta è il sacrificio di Gesù Cristo, l'offerta, la Messa. Oh! La carità è la virtù più preziosa; la base della santità; a base, la fede, ma poi, dopo l'esercizio della fede, c'è anche la speranza, ma soprattutto poi, la carità, il voler bene, amare e fare il bene.
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Oh! L'esame di coscienza ci porta a questi quattro punti: dei pensieri, dei sentimenti, delle parole e delle azioni. Come vorremmo che gli altri facessero verso di noi, è cosi che noi dobbiamo fare verso degli altri1. Alle volte vi sono persone che sono con amicizie particolari, e quella si pensa che si vuol bene. Ma quando c'è una preferenza, i sentimenti allora è tutto carità? E molte volte non è tutta carità, è soltanto una sensibilità umana; e qualche volta poi diviene anche pericolosa, diviene pericolosa. Del resto i sacerdoti sono per la carità, e le suore sono per la carità; carità, primo, verso Dio, e carità verso tutto il prossimo. Le preghiere delle persone, delle persone consecrate a Dio, estendere largamente a tutta l'umanità, cioè pregare per tutta l'umanità perché ci sia la salvezza. Se il Signore chiama alla vocazione è perché ci sia la perfezione della carità. Perfectae caritatis secondo il Decreto2.
Si può fare l'esame di coscienza molto bene, con chiarezza: pensieri, sentimenti, parole, azioni. E quello che vogliamo che sia fatto a noi, cominciamo a fare noi verso gli altri.
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«Non abbiate di loro alcun timore, e non lasciatevi turbare, ma glorificate, nei vostri cuori, Cristo Signore». Avere un cuore simile al cuore di Gesù. Qualche volta interroghiamoci: amiamo veramente come Gesù ama le anime, il prossimo? Ecco la domanda. Richiede una risposta a noi stessi.
E quindi la giornata presente sia ordinata alla carità, carità del prossimo. Certo, primo luogo: «Vi amo con tutto il cuore», Dio; ma dopo c'è l'immagine di Dio che è l'anima dell'uomo, amare. L'anima è l'immagine di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 148/c (= cassetta 239/a.1). Voce incisa: “Domenica V dopo Pentecoste: meditazione del PM”. In PM nessun accenno cronologico (cf nostra nota in c207). - dAS, 18 giugno 1967 (domenica): «m.s. [= more solito] cappella CGSSP e Castelgandolfo». E cioè: il PM celebra la Messa in cappella e poi tiene la meditazione alle PD della comunità di CGSSP.
2 Mt 5,20-24.
3 1Pt 3,8-15.
1 Mt 7,12.
2 Richiamo al Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis, pubblicato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, 28 ottobre 1965.