Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. LA VIRTÙ DELLA PENITENZA
(Introduzione agli Esercizi Spirituali)

Esercizi Spirituali (8-16 maggio l967) alle Pie Discepole del Divin Maestro, responsabili delle Case e suore più anziane.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 8 maggio 19671

Il nostro saluto è sempre quello del sacerdote: «Il Signore sia con voi»: Dominus vobiscum. E il Signore sia sempre con voi.
Siete venute in buona volontà. Portare la buona volontà è già la disposizione necessaria; assolutamente necessaria, la buona volontà. E poi insieme già avete pregato, e continuate a pregare, e unite assieme con la preghiera si avrà veramente una ampia medi... quella che è la grazia che si attende.
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Ora, considerare come è da seguire il corso degli Esercizi. Il corso sarebbe diviso in tre parti: la prima parte, riguarda la purificazione; la seconda parte, riguarda la riflessione e le istruzioni; e l'ultima parte, terza, e sono i propositi e i programmi per l'anno successivo; programma spirituale, sì. Quindi tre parti: la purificazione, l'istruzione, e la proposizione, cioè, propositi.
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Ora, come è la prima parte? Si guarda e si considera la purificazione. Questa purificazione riguarda non soltanto l'anno attuale, cioè l'anno che adesso avete già seguito, ma occorre avere in noi una umiltà e una conoscenza delle nostre debolezze, delle nostre vere mancanze. Oh! Sì, saranno tante volte già perdonate, però si deve sempre considerare che siamo così infelici e così anche scarsi un po' a riguardo alla nostra vita.
La prima cosa che abbiamo avuto, come la prima grazia, è stata quella del battesimo per cui siamo stati liberati dal peccato originale, sì. E quindi noi siamo figliuoli di Adamo, di Eva; e sì; e tutte le debolezze che portiamo con noi stessi, e quello che dispiace al Signore quando noi non ci impegniamo per purificarci, e quindi, allora man mano che togliamo quello che dispiace al Signore, ecco, entra in noi una grazia sempre più abbondante.
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Oh! La purificazione. Conoscere noi stessi, ecco, conoscere noi stessi; questo si fa con l'esame di coscienza. E considerarsi come sono scarse le nostre qualità anche naturali, e anche molte mancanze che riguarda lo spirito. E sì, molte cose sono già tolte; ma altre volte, cose, sono ancora tante da venire tolti. Conoscere noi stessi. Nosce teipsum: Conosci te stesso. Inclinati, alle volte, di esaminare gli altri e non esaminare abbastanza noi stessi. E questo tempo è proprio in questo corso di Esercizi.
Poi, durante la parte seconda degli Esercizi, una lettura buona, cercando un libro adatto, e specialmente la Bibbia o il Vangelo; semplicemente il Vangelo, sì, il Vangelo il quale è la parte principale della Bibbia.
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Ora, la virtù di cui vogliamo adesso parlare e meditare, una virtù che non si espone molte volte, ma è assolutamente necessaria: la virtù della penitenza. È l'abitudine, perché noi portiamo in noi stessi le conseguenze del peccato originale e anche le conseguenze dei peccati nostri particolari. Occorre allora pensare che, come siamo così deboli, così fragili, abbiamo sempre bisogno di ottenere le grazie e di essere illuminati, e di essere fortificati, e poi quello che, giorno per giorno, è necessario compiere.
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La virtù della penitenza1 comprende tre cose: quelli che sono i peccati commessi e impegno di toglierli; espiarli; evitarli in futuro, in futuro.
Non basta confessare i nostri peccati, ma bisogna ricordarsi che siamo stati deboli, e dobbiamo camminare con tanta umiltà sempre temendo che, e le tentazioni che vengono dalla carne o le tentazioni che vengono dal prossimo o da noi stessi. Quindi dobbiamo tenere presenti a noi stessi, cioè sempre a noi stessi: cosa pensiamo, cosa diciamo, come facciamo; sopra noi stessi, e governare noi stessi. Questa è grande sapienza: conoscere noi stessi e guidare noi stessi. È tanto difficile! Ci sono in noi sempre le debolezze; e poi, il demonio, anche ai religiosi e alle religiose; e poi quel che riguarda l'esempio delle persone con cui si convive, sì.
Quanto alla virtù della penitenza, quindi, impegnare tutto il nostro volere: togliere il peccato.
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Poi, espiare i peccati commessi. Son sempre del tutto espiati i peccati? Può essere che nella confessione ci sia stato un pentimento molto profondo; ma, generalmente, bisogna ammettere che non sempre [c'è stata] l'espiazione, non sempre, sì. E potrà il confessore dare una piccola penitenza, ma poi certo non viene del tutto espiato quel che è stato manchevole. E allora continuare, e sentire di avere dei debiti con Dio. Non ci sarà più il peccato; ma forse ci sarà quello che, invece, si riguarda al peccato, sì, per il purgatorio, per togliere del tutto quello che è stato difettoso.
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E poi, evitare in futuro, evitare in futuro; cioè togliere quello che non è buono; evitare i pensieri, i pensieri inutili, i pensieri che sono più per le cose umane che non le cose divine; [pensare] quel che riguarda il dovere, i doveri quotidiani. Evitare. Evitare, poi, quei difetti che abbiamo confessato e riconosciuti, e combatterli quanto possiamo. E per questo interrogare a noi, il nostro io: l'anno scorso sono stati fatti gli Esercizi, e nell'anno, si sono fatti dei progressi? Ecco l'esame che dev'essere in primo luogo: come ero l'anno scorso? e come è passato l'anno, mese per mese, settimana per settimana? E quando si apre il libretto dove ci sono i propositi, constatare se abbiamo veramente praticato, oppure se vi sono ancora delle debolezze. Quindi evitare in futuro, di conseguenza.
Ora, presente, esame, sì; ma portarsi all'umiltà e ai propositi. Questo è della virtù della penitenza, sì. Ora, perché noi possiamo progredire realmente per l'anno che vogliamo cominciare, l'anno di spiritualità, e allora molta umiltà, riconoscendo le nostre fragilità; e poi quelli che sono i propositi che vogliamo preparare. Non molti propositi, ma tanta umiltà; e, tanta debolezza, e tanta necessità di aumento della grazia.
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Ora, perché noi possiamo superare la virtù, che chiamiamo la virtù della penitenza, che continui, allora pensare [la Messa]. La Messa è il sacrificio della croce di Gesù, sì; e quindi la Messa è il sacrificio, e questo sacrificio è per espiare le nostre debolezze, i nostri peccati, i peccati di tutta l'umanità anche, se vogliamo allargare il nostro cuore, quindi. I santi si impegnano in continuità a lavorare per la purificazione.
E per commettere giorno per giorno i propositi, e insieme vogliamo prendere dalla Messa. Nella Messa il sacerdote ha da compiere nove preghiere per la mortificazione, cioè per il pentimento, per domandar perdono; nove sono, nella Messa, cominciando dal confiteor e fino all'ultimo. Questo: essere insieme la preghiera, la domanda con i bisogni, i peccati; quindi le preghiere come mortificazione; in preghiera.
Oh! Allora, dobbiamo dare molta importanza alla Messa. La Messa è il sacrificio della croce, e questo sacrificio della croce è compiuto da Gesù, sì, ma per noi, per noi, sì; non è che egli abbia avuto da scontare delle mancanze, ma per noi. Egli è morto sulla croce per noi.
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Tutti i santi - dice la Teologia1 - tutti i santi sono quelli che si sentono sempre più essere colpevoli, di essere sempre più colpevoli. Questo è il segno dei santi: sentirsi tanto umiliati per le nostre debolezze umane. La santità parte di lì, la santificazione, per mezzo dell'umiltà di riconoscere noi stessi. Nosce teipsum, sì. Quindi il segno di progredire e il segno di santificarsi è, e deve essere sempre: partire dall'umiliazione, conoscere i nostri innumerevoli debol..., difetti e mancanze, e mancanze. Tutti i santi. E se non c'è questo spirito, non giudicate che quella persona sia realmente santa. E se vogliamo, cominciando da noi stessi, e come dobbiamo fare per noi stessi: conoscere le mancanze e le debolezze nostre.
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Tre mezzi poi espone la Teologia. La prima è questa: la riparazione, sì; la riparazione delle mancanze. Ma in primo luogo, la preghiera, e cioè, quello che dice il Messale: pro petitione lacrimarum1, come la preghiera del Messale. Cioè domandare il dono delle lacrime e di piangere noi stessi, su noi stessi. Quanto è più facile guardare i difetti degli altri! Ma quello che è necessario è guardare su noi stessi, e compatire tanti che hanno anche dei difetti. Quindi, primo: preghiera pro petitione lacrimarum.
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Secondo: Gesù, nella passione e morte di croce, Gesù, egli ha soddisfatto per ciascheduno dei nostri peccati, dei nostri difetti volontarii. Quindi meditare spesso la passione di Nostro Signore, cominciando dal momento in cui Gesù ha cominciato la sua missione, sì, la sua passione, sì, pregando nell'orto del Getsemani; e pregando, e così pregando per le mancanze, le infelicità degli uomini, e quindi il suo sudore di sangue. E la passione che comincia dall'orto del Getsemani e termina con il respiro di Gesù ultimo, e: inclinato capite, emisit spiritum1. Piegò la testa e spirò dalla croce. Pensare.
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Poi, per riguardo alla virtù della penitenza è necessario che noi stessi cerchiamo piccole sofferenze. Se non sappiamo sopportare molte... forse, non abbiamo la facoltà di potere fare sofferenze, penitenza molto forte, ma almeno quello che possiamo; e che siano anche piccole sofferenze, quelle piccole mortificazioni, ma sono gradite al Signore e, a poco a poco, ci eliminano i nostri difetti.
Qualche volta si viene magari agli Esercizi, e allora si pensa e si fa l'esame di coscienza se siamo andati avanti oppure siamo rimasti indietro.
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Il Signore Gesù perché è venuto nel mondo? È venuto per togliere il peccato, il peccato di Adamo e tutti i peccati, di conseguenza; sì, tutto. Venuto per il peccato, e, il peccato, espiato sulla croce.
Ma adesso, facendo a noi stessi una considerazione: se Gesù è venuto per togliere il peccato con la sua sofferenza, e noi?
Noi che siamo consecrati a Dio, ecco, allora non soltanto pensare che si guadagnano meriti nella vita religiosa, ma noi dobbiamo estendere le nostre intenzioni. cioè, per tutta l'umanità, pregare per tutti e soffrire qualche cosa per tutta l'umanità.
Sono tre miliardi e mezzo di persone che vivono1. E chi si è consecrato a Dio, e tutto deve operare e fare in ordine a Dio. Dobbiamo allora... che noi possediamo il cuore di Gesù che è venuto per soffrire e per salvare le anime. Così, noi dobbiamo prender lo stesso spirito di Gesù, Gesù Figlio di Dio incarnato.
E noi, consecrati a Dio, non avere un egoismo di pensare solo a noi stessi, un egoismo che possiamo chiamarlo spirituale (ma non è un vero egoismo). Più, il nostro cuore bisogna si dilata, dilata come è il cuore [di Gesù] infinitamente ampio, sì.
E quindi, il Signore Gesù, ci ha dato come, il Padre nostro2, in plurale; cioè, non pregare per me, ma pregare: «Padre nostro che sei nei cieli». Quindi: «sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; sia fatta la volonta di Dio».
E quindi che noi parliamo in plurale, parlando delle nostre necessità. Estendere quanto è possibile, giorno per giorno, secondo come siamo disposti. Allora che noi, sì, seguire e imitare Gesù Cristo.
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Oh! Allora, questi due giorni degli Esercizi, riguardano la virtù della penitenza; sì, con la tranquillità, senza nessuno scrupolo, ma quello che è la realtà, sì. Le nostre debolezze sono tante e questo ci porta all'umiliazione; partendo dall'umiliazione pratichiamo la virtù della penitenza.
Questa penitenza, questa virtù della penitenza, dev'essere fino alla fine del momento della vita; ma però, in principale luogo, è per questi due, tre giorni, in particolar modo. Ma abitualmente dobbiamo sempre portare in noi medesimi l'umiltà, e sentire le mancanze che abbiamo commesso, il tempo che abbiamo perduto, e quello che è stato, per qualche tempo, in condizione di debolezze. Allora finiamo in questo modo la virtù della penitenza.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 91/c (= cassetta 236/b). Per la datazione, cf PM: «Considerare come è da seguire il corso degli Esercizi...». - In dAS, in data 28 aprile 1967 si legge: «Andato [il PM] ad Ariccia, Casa “Divin Maestro” per fermarsi una settimana in raccoglimento e preghiera. Alla fine della settimana gli viene comunicato che non conviene tornare a Roma perché vi erano i muratori... (...). Dall'8 al 16 maggio, le PD fanno ad Ariccia, gli Esercizi. Sono le Madri delle Case e le suore più anziane (cf PM in c183). Tiene per loro l'introduzione e la chiusura e una meditazione nel mezzo» (cf dAC in questa stessa nota e in c183) - dAC: «8 maggio 1967. Inizio SS. Esercizi ad Ariccia. Introduzione del PM». VV: «Esercizi 8-16 maggio 1967 Madri e altre» (cf PM in c183).

1 Cf Teologia della Perfezione Cristiana A. ROYO MARIN o.c. n. 223.

1 Cf Teologia della Perfezione Cristiana A. ROYO MARIN o.c. n. 223.

1 Cf Teologia della Perfezione Cristiana, A. ROYO MARIN o.c. n. 223.

1 Gv 19,30.

1 Cifra approssimativa per il 1967.

2 Mt 6,9-13.