24. DOMENICA III DOPO PENTECOSTE
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 4 giugno 19671
Dal Vangelo secondo Luca2.
In quel tempo: Si avvicinarono a Gesù pubblicani e peccatori per ascoltarlo. E i farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi avendo cento pecore se ne perde una, non lascia le altre 99 nel deserto per andare dietro a quella smarrita, finché non la ritrovi? E quando l'ha trovata se la metta sulle spalle tutto contento e arrivato a casa chiama gli amici e i vicini dicendo loro: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era smarrita. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore che si pente, che per 99 giusti i quali non hanno bisogno di penitenza. Oppure: Quale donna, avendo dieci dragme se ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca con gran cura finché non la trovi? E quando l'ha ritrovata, chiama le amiche e le vicine dicendo loro: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dragma che avevo smarrita. Così, vi dico, ci sarà più gioia alla presenza degli angeli di Dio per un solo peccatore che si pente».
Nel Vangelo impariamo che i peccatori... Meglio: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Allora accusavano Gesù di vivere e di mangiare con i peccatori. E allora la parabola delle cento pecore. Novantanove sono al riparo per andare dietro a quella smarrita finché non la trovi. E, finalmente, quando l'ha ritrovata si rallegra: «Rallegratevi con me perché ho ritrovato la mia pecora che era smarrita». E così, un peccatore che si converte, rispetto a 99 giusti, i quali non hanno bisogno di penitenza. E poi la donna, avendo dieci dramme se ne perde una, e si da con impegno a cercarla, la perduta, [accende] la lucerna e spazza la casa e cerca con ogni cura affinché non la ritrovi? E quando la trova, allora si rallegra con le amiche: «Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo smarrita».
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Veramente nell'Epistola1 si richiede che non si cada nel peccato:
Siate sobri e vigilate perché il vostro avversario, il diavolo, come leone ruggente si aggira cercando chi divorare. E cioè, evitare il peccato. Meglio non peccare, certamente. Piuttosto, che avendo commesso il peccato, e allora chiediamo il perdono delle colpe.
Quindi, tra l'Epistola e il Vangelo: in primo luogo, non cadere nel peccato; e secondo, se il peccato è commesso, allora domandare perdono al Signore e farne penitenza. Quindi, correzione, correzione.
Il peccato. Il peccato è quello che distacca l'anima da Dio. Vi sono i peccati gravi che distaccano del tutto da Dio; ma vi sono anche le mancanze, le venialità le quali non distaccano [da] Dio; ma queste, mentre che non distaccano da Dio, rendono però tiepido lo spirito, le venialità.
E allora, il primo punto: non distaccarsi dal Signore e non raffreddarsi col Signore. Vivere in fervore. Evitare la colpa. Quindi, queste due parabole: una che riguarda le 99 pecorelle e la pecorella smarrita; e per quella donna delle dieci dragme, ne aveva perduta una, e allora ha cercato finché l'ha trovato e si è rallegrata, sì.
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Le conseguenze e le applicazioni di questi giorni, anzi di questo giorno in particolare: non commettere il peccato; e secondo, se il peccato è commesso, che noi ce ne pentiamo e ci confessiamo e vogliamo riprendere la strada buona. Vivere bene, sì. Delle imperfezioni ce ne sono tante, ma, che non siano volontarie; delle imperfezioni ce ne sono in continuità. Tuttavia, mantenersi nell'umiltà e nella prudenza e nell'attenzione di non cadere. Se nella nostra vita abbiamo commesso dei peccati, già sono stati perdonati, però bisogna ancora fare la penitenza. E poi vigilare, e [stare] nell'umiltà, perché non si rischia di nuovo di cadere. Quindi i propositi che dobbiamo... due propositi: il primo, di non peccare; e il secondo, di purificare il nostro intimo.
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«Questo tuo sacramento da noi ricevuto ci dia la vita...». Come dunque abbiamo ricevuto il sacramento, la comunione, «questo tuo sacramento da noi ricevuto ci dia la vita, Signore, purificandoci renda noi degni della tua perenne misericordia»1. E quindi, se c'è stato il peccato, [ci sia] il pentimento; e poi, se noi ci siamo purificati, allora non soltanto evitare il peccato, ma arrivare alla virtù, al fervore: «purificandoci renda noi degni della tua perenne misericordia», sì.
Il tempo pasquale è passato, ma molti non hanno fatto la loro Pasqua. Ma si può fare anche tutto l'anno. Meglio che si faccia nel tempo pasquale, ma almeno una volta l'anno la confessione e la comunione, sì. Quindi avere il proposito di pregare per tutti coloro che, disgraziatamente, o non arrivano alla grazia... ma almeno la buona volontà, o il tempo pasquale o il tempo anche successivo.
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Noi che siamo consecrati al Signore, dobbiamo [avere] l'impegno e la volontà di evitare tutte le venialità volontarie. Questo proposito: di non commettere neppure venialità, evitarle, volontariamente. E se, per disgrazia, vi sono state delle cadute, umilmente presentarci davanti a Dio, e il Miserere; aver pietà di noi stessi: o, Signore, pietà. Portiamo molti difetti con noi e se facciamo l'esame di coscienza ne troviamo sempre di più; difetti sempre, ma che siano involontarii e quindi volontariamente lavorare per esercitare le virtù, sì. Quindi la conclusione: lavorare per la perfezione. Se noi ci siamo orientati bene verso la purificazione e la santificazione, quello è già fervore. Che noi non ripetiamo quelle mancanze che ci sono state. Purificando ed evitando adesso.
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La conclusione della giornata presente: pregare per i peccatori; domandare perdono al Signore delle imperfezioni e delle mancanze; propositi di evitare il male; e sentire in noi la riconoscenza al Signore, noi che abbiamo mancato, e che ci perdoni. E ci ha perdonato la vita passata.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 148/b (= cassetta 238/b.2). Voce incisa: “Domenica III dopo Pentecoste: meditazione del PM”. In PM, nessun indizio cronologico (cf nostra nota in c207). - dAS, 4 giugno 1967 (domenica): «Dopo Messa in cappella di CGSSP, tiene la meditazione alle PD della comunità».
2 Lc 15,1-10.
1 1Pt 5,6-11.
1 Cf l'orazione dopo la comunione.