Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. L'OBBEDIENZA
(Commento a PC n. 14)1


Esercizi Spirituali (16-24 marzo l967) al gruppo di formazione delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 16 marzo 19672

Gli Esercizi Spirituali hanno particolare... due particolari che sono: la purificazione e la santificazione. Ora, per compiere bene gli Esercizi Spirituali, cominciando dall' invocazione allo Spirito Santo, come avete adesso cantato, cioè: che la grazia dello Spirito Santo porti la luce e porti anche fortezza, e quindi arrivare a compiere perfettamente la vocazione con la perfezione, con la perfezione.
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Ora, l'argomento di quest'oggi: obbedienza. L'obbedienza concentra tutto, tutto quello che è la vita religiosa, tutto; e specialmente è il donare l'intimo e tutto l'essere a Dio, tutto l'essere a Dio. Il centro della vita religiosa è l'obbedienza, e praticando l'obbedienza, viene di conseguenza la castità e la povertà, sì. Quindi centrarci sopra questo: donare ciò che è centrale in noi: il pensiero e il volere. Quindi, conoscere quello che il Signore ci ha insegnato nel Vangelo e quello che noi abbiamo da compiere. Quindi esaminare come è la nostra disposizione, e cioè, come noi possiamo unificarsi a Dio, in Gesù Cristo, nel senso che ha portato lui per vivere santamente. Vivere in Cristo veramente. Tutto procede dalla volontà, e, procedendo dalla volontà, la povertà e la castità seguono. E poi seguono le disposizioni che ci sono nelle disposizioni delle Costituzioni, e poi negli uffici che sono assegnati e tutto quello che è nel regolamento anche delle cose un po' accidentali. Che non lasciamo nulla, e compiere tutto quanto è il volere di Dio.
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Adesso parliamo dell'obbedienza. Ma l'obbedienza si può estendere molto più largo di quanto dobbiamo adesso considerare. L'obbedienza. E se il Signore ci manda una malattia? E se il Signore permette che ci siano molte tentazioni? O che dobbiamo tirare avanti la vita lunga o più breve? E le circostanze di tempo, di luogo, di persone?
Adesso dobbiamo considerare in particolare quello che è l'obbedienza: l'obbedienza nelle Costituzioni, nell'obbedienza al Decreto Perfectae Caritatis È la carità perfetta, e significa donare tutto in volere di Dio, il volere di tutto, e compiere nell'Istituto quello che è compreso.
Oh! Prima consideriamo il Decreto che riguarda la vita religiosa, dopo, povertà e castità.
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Obbedienza. Otto punti ci sono.
I religiosi con la professione di obbedienza offrono a Dio la completa rinunzia della propria volontà. Ecco il centro della vocazione, della vita religiosa: «la completa rinunzia della propria volontà». Completa, ecco l'aggettivo, che è completa, cioè tutto comprende, «la completa rinunzia della propria volontà».
E qui si arriva al massimo merito: come sacrificio di se stessi. È il sacrificio di noi. Non offriamo soltanto Gesù Cristo nella Messa che facciamo, offriamo il sacrificio di Gesù, il sacrificio di Gesù che si offre al Padre celeste; ma qui, ma «come sacrificio di se stesso», di noi stessi, non che lasciamo solamente andare Gesù Cristo a morire, ma che primo noi ci sacrifichiamo, e nel sacrificio principale è noi stessi. Lì subito si può pensare se c'è una vera vocazione oppure se non c'è una vera vocazione; perché tante volte vi sono ragioni, per arrivare alla vocazione, per motivi umani. Il sacrificio di se stessi. È il centro. Se non vi è questo, la vocazione c'è o non c'è? Se [c'è] il sacrificio vero di noi stessi, c'è vera vocazione.
E per mezzo di esso in maniera più salda e sicura, sentirsi nella via della santificazione vera, salda e sicura, si uniscono alla volontà salvifica di Dio. Quando il Signore ha creato la nostra anima, ciascheduna, di una, di ogni anima, il volere di Dio è stato designato; sì, dal volere di Dio. Noi dobbiamo indovinarla - diciamo così - perché una è in una condizione, l'altra in un'altra. «La volontà salvifica», quindi, «sicura, salda», «[si] uniscono alla volontà salvifica di Dio». Quindi il primo punto.
Possiamo ragionare sopra le illuminazioni che abbiamo avuto da piccoli, cioè giunti alla ragione, all'uso di ragione. E veramente in noi, semplici, si è posata bene la volontà di Dio? E conosciuta [che viene] da Dio, si è seguita anche nelle cose ordinarie della vita?
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Secondo punto. Pertanto, ad imitazione di Gesù Cristo - il secondo punto, cioè di vivere Cristo Gesù - che venne per fare lo volontà del Padre. Egli, il Figlio di Dio si è incarnato secondo il volere del Padre. Quindi ha incominciato lì l'obbedienza del Figlio di Dio incarnato, il quale compì la volontà completa del Padre fino al momento: «Padre, nelle tue mani, rimetto il mio spirito»1, quando, cioè, diceva l'ultima volta, l'ultima parola: Mi rimetto nelle mani del Padre, e spirò, e spirò. L'ultima obbedienza. «Che venne per fare la volontà del Padre».
E prendendo la natura di un servo, la natura di un servo, il servo che serve a Dio, in questo caso, dai patimenti sofferti conobbe a prova la sottomissione. Soffrire così la passione e morte, come mediteremo durante la Settimana Santa. «Conobbe a prova la sottomissione».
I religiosi, mossi dallo Spirito Santo, si sottomettono in spirito di fede ai Superiori che sono i rappresentanti di Dio, e sotto la loro guida si pongono a servizio di tutti i fratelli in Cristo, come Cristo stesso per la sua sottomissione al Padre venne per servire i fratelli (e le sorelle) e diede la sua vita in riscatto per molti. Quindi entrare nelle stesse intenzioni del Figlio di Dio quando si è incarnato. Tutto è stato compito secondo il volere di Dio, come nascere, come è stato, dalla Vergine, come è nato, è nato là; e poi come è vissuto: la vita privata, e la vita pubblica, e la vita dolorosa fino all'estremo; l'ultimo momento: volere di Dio, sì. Questa uniformità. E questo è veramente la suora che è con Gesù Cristo, la Pia Discepola in Gesù Cristo.
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Terzo punto. Così essi (i religiosi) si vincolano sempre più strettamente al servizio della Chiesa e si sforzano di raggiungere la misura della piena statura di Cristo. Quindi uniformazione a Gesù Cristo, uniformazione alla Chiesa. Tutte le disposizioni della Chiesa, liturgiche, ad esempio, e tutte le disposizioni che vengono date per penitenza o per quello che, secondo è necessario, secondo i tempi, quello che la Chiesa dispone. «Si sforzino di raggiungere la misura della piena statura di Cristo». «Si vincolano al servizio della Chiesa».
Siete della Chiesa, siamo della Chiesa. Questa obbedienza così generica e generale; non soltanto considerare, quindi, le Costituzioni, ma prendere quello che è più in generale; quindi poi ci sono le Costituzioni, ma prima in generale quelle che sono le disposizioni della Chiesa.
E veramente, per mezzo dell'Adorazione, allora il nostro spirito si unisce allo spirito della Chiesa e alle disposizioni della Chiesa; per esempio, quello che è preceduto dal Concilio Vaticano II.
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Quarto. Per[ciò] i religiosi in spirito di fede e di amore verso lo volontà di Dio, secondo quanto prescrivono le regole e le Costituzioni, prestino umile ossequio ai loro Superiori col mettere a disposizione tanto le energie della mente e della volontà, quanto i doni di grazia e di natura nella esecuzione degli ordini e del compimento degli uffici loro assegnati.
Oh! Questo dovrebbe essere meditato a lungo. «Perciò i religiosi in spirito di fede e di amore (ripeto) verso la volontà di Dio». In che maniera compiere? «Secondo quanto prescrivono la regola e le Costituzioni» (vediamo poi dopo).
«Prestino umile ossequio ai loro superiori». Quindi cominciare da questo: considerare chi sono i superiori: quelli che rappresentano Dio. «Prestino umile ossequio ai loro superiori». E nei superiori, Dio considerare.
«Col mettere a disposizione», sì, tutte le energie. E una ha più intelligenza; l'altra ha più salute; l'altra si trova in circostanze diverse, per esempio, molto malato, ecc. «Col mettere a disposizione tutte le energie della mente e della volontà».
Della mente e della volontà. Quindi: pensare con Ge... con Dio e seguire i pensieri che guidano la Congregazione, cioè avere i pensieri della Congregazione. E alle volte può essere qualche sbaglio, quindi anche giudicare e contraddire e allora la mente non si unisce alla mente della Congregazione.
E poi, dalla volontà, e a quello che viene disposto. E preferire una cosa, un'altra, possono essere cose che piacciono di più o di meno. Ci sia, e nelle mani di [chi] guida, la volontà, la volontà di coloro che devono guidare.
«Quanto i doni di grazia e di natura». Usare i doni di natura: se c'è píù salute, c'è più intelligenza, c'è stato più infusa di grazia durante la vita precedente.
«Nelle esecuzioni degli ordini e nel compimento degli uffici loro assegnati». E quindi compiere esattamente, perfettamente e uniformarsi anche nell'intimo, perché ha disposto questo o quello. E uniformarsi nei pensieri e quindi uniformarsi con chi ha disposto secondo il volere di Dio.
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Poi, quinto. Sapendo di dare la propria collaborazione all'edificazione del corpo di Cristo secondo il piano di Dio. E quindi nell'Istituto dare la collaborazione, e alla edificazione dell'Istituto. Quindi collaborare, edificare l'Istituto sia per aumentare le vocazioni, sia uniformarsi a tutto quel che è nella Congregazione secondo il piano di Dio, quando le Costituzioni sono state approvate dalla Santa Sede.
E quindi: Così l'obbedienza religiosa lungi dal diminuire la dignità della persona umana, la fa pervenire al suo pieno sviluppo, avendo ampliata la libertà dei figli di Dio. E quindi l'obbedienza religiosa «lungi dal diminuire la dignità della persona». E cioè, che noi siamo meno persone umane, no; piuttosto noi mettiamo la persona umana a disposizione del volere di Dio, al volere di Dio, «la fa pervenire al suo pieno sviluppo avendo ampliata la libertà dei figli di Dio»; dei figli di Dio, sì. Questa edificazione. Ognuno viene edificato in Cristo. E se per esempio noi confrontiamo la nostra vita e come Gesù è nato, grotta; e come la famiglia: Maria, Gesù, Giuseppe hanno dovuto partire dalla [propria] terra e arrivare all'Egitto, e poi ritornare, e poi vivere tanti anni nella famiglia di Nazaret; e poi quindi tutto il complesso della vita; e specialmente il giorno, il Giovedì santo e il Venerdi santo.
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Sesto punto. I superiori poi dovendo un giorno rendere conto a Dio delle anime che sono state loro affidate. Questa è la tremenda responsabilità dei Superiori. E che sia una, sia un superiore generale o particolare di una casa, oppure in un ufficio, supponiamo, a fare, a guidare un lavoro particolare, ecc., e se ci fosse anche solamente quel che guida un ufficio, supponiamo per cucire o per lavare. «Dovendo un giorno rendere conto a Dio delle anime (i superiori e le superiore) che sono state loro affidate». Affidate le anime da Dio, affidate. Quanto è delicato questo! Dio che affida le anime, attraverso a secoli. Che siano docili alla volontà di Dio nel compimento del dovere.
E allora che i superiori esercitino l'autorità di spirito di servizio. Sì, hanno il compito di esercire bene l'ufficio, l'autorità in spirito di servizio in modo di esprimere la carità con [cui] Dio le ama. Oh, quindi, la grande responsabilità dei superiori e delle superiore! Chi è nelle condizioni umile risponde solamente per sé, e chi, invece, si trova in altra posizione, deve rispondere oltre che a sé, a quello che ha fatto, disposto per i sudditi.
Reggano i sudditi come figli di Dio e con rispetto alla persona umana. E quindi parlare anche con rispetto alla persona umana. Prima di dare una disposizione o una correzione, considerarsi umili. E dobbiamo fare un servizio a Dio e all'anima perché si possa santificare di più quell'anima. E quindi, come una preghiera l'osservazione, la disposizione, e le conferenze, e tutte le circolari, e tutto. Coloro che le danno, in umiltà; e quelle che le ricevono, con umiltà per seguirle.
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Per conseguenza concedano loro lo dovuta libertà, specialmente per quanto riguarda il sacramento della penitenza e la direzione della coscienza. Quindi i superiori, le superiore concedano loro la dovuta libertà per (...) qualche cose, e specialmente, centrale: «per quanto riguarda il sacramento della penitenza». E chi vuole una certa libertà. E neppure bisognerebbe che le persone facessero un uso non buono della libertà per cambiare confessore, ecc. «Per conseguenza concedano loro la dovuta libertà, specialmente per quanto riguarda il sacramento della penitenza e la direzione della coscienza». Forse si ha una esigenza, da qualcheduno, direzione di coscienza? Bisogna che ci sia quella libertà dovuta, intima, alla persona, sì. E neppure che si esiga di volere ricevere certe confidenze. E tuttavia è un atto di docilità di consigliarsi con colo... con chi guida l'Istituto o una casa o un ufficio o un lavoro che si fa, e anche quando c'è un gruppo di persone che fanno lavori e anche coloro che sono nei Centri.
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Guidi[no] i sudditi in maniera tale che questi nell' assolvere i propri compiti e nell'intraprendere iniziative cooperino con un'obbedienza attiva e responsabile. Perciò i Superiori ascoltino volentieri i religiosi e promuovano l'unione delle loro forze per il bene dell'Istituto e della Chiesa, pur rimanendo ferma la loro autorità di decidere e di comandare ciò che si deve fare.
Quindi: «I superiori ascoltino volentieri i religiosi». Ascoltino delle difficoltà che ci sono o i bisogni che ci sono.
«E promuovano l'unione delle forze». Perché se uno ha un'idea, l'altro ne ha un'altra... «l'unione delle loro forze». Se si concentrano tutte le forze nel disposto che è venuto, il bene dell'Istituto, allora, e il bene della Chiesa; perché, ad esempio, tutti i vostri uffici sono principalmente il servizio della Chiesa: la parte liturgica, la parte che riguarda il sacerdote, l'Adorazione. L'unione.
«Pur rimanendo ferma la loro autorità». Perché poi vengono fuori dei capricci, delle volontà proprie, un po' diverse da quello che è nell'Istituto. «Rimanendo ferma la loro autorità», chi guida per il bene dell'Istituto e della Chiesa. «Pur rimanendo ferma la loro autorità di decidere». Perché, uno può esprimere un pensiero, l'altro vorrebbe un'altra cosa. E chi deve guidare prima deve riflettere, deve anche domandare consiglio e pregare, ma poi a un certo punto, presa la decisione «di decidere e di comandare ciò che si deve fare».
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Ultimo punto. I Capitoli e i Consigli eseguiscano fedelmente i compiti che sono stati loro affidati nel governo. I Capitoli e i Consigli. I Consigli, quando ci sono le unioni, supponiamo quando si deve fare un Capitolo o un Consiglio e poi se si prendono tutti assieme le decisioni, allora eseguiscano fedelmente i compiti che sono stati loro affidati nel governo e tutti a loro modo siano l'espressione della partecipazione e delle sollecitudini di tutti i membri per il bene dell'intera comunità. E che [in] tutti e [in] tutte ci sia un grande affetto all'Istituto, un grande amore; non che ci siano delle simpatie e delle antipatie; ma si deve guardare quello che è nell'Istituto e quindi quello che nell'Istituto si deve fare, se compiti, quindi, secondo i tre fini che avete.
Siete ricche di grazie e siete anche con molti impegni, come tre uffici nella Chiesa. Portatevi in grande umiltà e allora avrete una grande abbondanza di grazia, allora arriverete a una santità particolare.
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Quindi adesso, in questi giorni, sia l'esame di ciò che è passato, quindi l'anno che è passato; e poi quello che si vuole fare, compiere, e santificare l'anno prossimo, cioè da questo corso di Esercizi a un altro corso di Esercizi, sì.
Abbiate grande fiducia in Gesù, tanta fiducia in tutte le grazie di cui vi sentite in bisogno. E se poi vi mediate in Gesù Cristo, meditare il Vangelo in continuità, allora questa uniformazione a Gesù Cristo come pensieri, come parole, come attività, sì, e con la grazia di Gesù Cristo, sì.
Cosa sono tanti libri che vengono consigliati o che sono cercati, esposti. Ma [il Vangelo] è il libro dei libri, se vogliamo avere i pensieri di Gesù Cristo, e i voleri di Gesù Cristo, e le grazie di Gesù Cristo. Quello è la fonte, la fonte, l'acqua che viene alla fonte; poi si estende, si allarga. Ma noi andiamo a prenderla dalla fonte che e il tabernacolo, Gesù Cristo.
E se siete stati così (...) avete sempre stato... sempre più purificate, non solo, ma anche avete avuto preferenze da Dio, allora corrispondere santamente.
Preghiamo tutti assieme perché gli Esercizi abbiano un grande risultato.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Decreto Perfectae Caritatis, del 28 ottobre 1965, sul rinnovamento della vita religiosa. AAS (1965) 702-712. - Testo italiano in Concilio Ecumenico Vaticano II, o.c. pp. 349-364. Il n. 14 si trova a pagina 358 s, e qui lo riportiamo.
L'obbedienza
14 — I religiosi con la professione di obbedienza offrono a Dio la completa rinuncia della propria volontà come sacrificio di se stessi, e per mezzo di esso in maniera più salda e sicura si uniscono alla volontà salvifica di Dio. Pertanto, ad imitazione di Gesù Cristo, che venne per fare la volontà del Padre (cfr. Giov. 4,34; 5,30; Ebr. 10,7; Sal. 39,9) e «prendendo la natura di un servo» (Fil 2,7) dai patimenti sofferti conobbe a prova la sottomissione (cfr. Ebr. 5,8), i religiosi, mossi dallo Spirito Santo, si sottomettono in spirito di fede ai Superiori che sono i rappresentanti di Dio, e sotto la loro guida si pongono al servizio di tutti i fratelli in Cristo, come Cristo stesso per la sua sottomissione al Padre venne per servire i fratelli e diede la sua vita in riscatto per molti (cfr. Mat. 20,28; Giov. 10,14-18). Così essi si vincolano sempre più strettamente al servizio della Chiesa e si sforzano di raggiungere la misura della piena statura di Cristo (cf Ef. 4,13).
Perciò i religiosi in spirito di fede e di amore verso la volontà di Dio, secondo quanto prescrivono la regola e le costituzioni, prestino umile ossequio ai loro Superiori col mettere a disposizione tanto le energie della mente e della volontà, quanto i doni di grazia e di natura, nella esecuzione degli ordini e nel compimento degli uffici loro assegnati, sapendo di dare la propria collaborazione alla edificazione del Corpo di Cristo secondo il piano di Dio. Così l'obbedienza religiosa, lungi dal diminuire la dignità della persona umana, la fa pervenire al suo pieno sviluppo, avendo accresciuta la libertà dei figli di Dio.
I Superiori poi, dovendo un giorno rendere conto a Dio delle anime che sono state loro affidate (cf Ebr. 13,17), docili alla volontà di Dio nel compimento del dovere, esercitino l'autorità in spirito di servizio verso i fratelli, in modo da esprimere la carità con cui Dio li ama. Reggano i sudditi come figli di Dio e con rispetto della persona umana, facendo sì che la loro soggezione sia volontaria. Per conseguenza concedano loro la dovuta libertà, specialmente per quanto riguarda il sacramento della penitenza e la direzione della coscienza. Guidino i sudditi in maniera tale che questi nell'assolvere i propri compiti e nell'intraprendere iniziative cooperino con un'obbedienza attiva e responsabile. Perciò i Superiori ascoltino volentieri i religiosi e promuovano l'unione delle loro forze per il bene dell'Istituto e della Chiesa, pur rimanendo ferma la loro autorità di decidere e di comandare ciò che deve farsi.
I Capitoli e i Consigli eseguiscano fedelmente i compiti che sono stati loro affidati nel governo, e tutti al loro modo siano l'espressione della partecipazione e delle sollecitudini di tutti i membri per il bene dell'intera comunità.

2 Nastro 90/c (= cassetta 233/b). Per la datazione, cf PM: «L'argomento di quest'oggi, l'obbedienza; l'obbedienza nelle Costituzioni (cf PM in c107) e l'obbedienza nel Decreto PC» (la presente meditazione). - dAS, 16 marzo 1967: «...nel pomeriggio [il PM] va ad Ariccia per tenere due meditazioni alle PD in Esercizi». - VV: «Esercizi (Professioni) Ariccia: 16-24 marzo 1967.
«16 marzo: PM — Obbedienza su PC.
— Obbedienza sulle Costituzioni».

1 Lc 23,46.