Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. L'OBBEDIENZA - II7
1. Vi è come una promessa divina che dice così: «Se volete essere ascoltate da Dio, ascoltate Dio». La preghiera dell'obbediente è molto efficace per farsi sante. Quando un'anima dice: «Non come voglio io, ma come vuoi tu Signore», allora l'anima è guidata da Dio nella via della santità. In questo modo il Signore non ci libera dalle croci, ma ci dà grazia di sopportare tutto volentieri come Gesù che santificò la croce.
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2. Colui che desidera che le sue preghiere siano ascoltate, ascolti lui, sia obbediente. Il Signore fa la volontà di quelli che lo ascoltano ed obbediscono. La domanda centrale del Padre nostro è: «sia fatta la tua volontà» (Mt 6,10). Dio è obbediente alla voce dell'uomo quando noi siamo obbedienti a Lui. Questa è la miglior maniera per diventare buone pastorelle. Siate buone pastorelle e troverete maggior corrispondenza.
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3. Vi sono persone che fanno tante belle conferenze, ma non ottengono niente. Occorre che ci sia in ogni nostra parola la grazia di Dio. Diventerete direttrici di molte anime se avrete imparato a farvi dirigere. Non avrete il comando, ma la vostra preghiera sarà ascoltata. Quando una persona è sempre umile e docile è ascoltata da Dio e dagli uomini.
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4. L'obbedienza inoltre vi darà la possibilità di intuire e scoprire le vocazioni e darà al vostro lavoro maggior efficacia. Quando passa un'anima santa è come passasse l'acqua benedetta. Quando non c'è acqua in un terreno, anche se è un bel terreno, non vale niente. Sarete potenti in una parrocchia nella misura in cui sarete sante, invece vi renderete inutili nella misura in cui non sarete sante.
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5. Gesù nel Vangelo si dimostra molto duro con il fico che non ha portato frutto. Molte volte il Signore mette da parte delle persone perché non portano frutto. Se non abbiamo fruttificato, facciamolo adesso. Quando c'è l'obbedienza si ha la grazia di scoprire le vocazioni, di fare in modo che accolgano l'invito del Signore e di trovare il modo di formarle santamente.
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6. Un altro punto su cui riflettere è questo: l'istituto deve avere molte persone, ma molto obbedienti. La forza è nell'unità e questa viene dall'obbedienza. Quando si è unite nella preghiera si può ottenere da Dio ogni dono, quando invece non c'è unità si è slegati, si è come tanti fili che è facile strappare.
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7. L'istituto ha forza nella vostra unione, in essa vi moltiplicherete, farete un grande bene alle anime e porterete grande frutto di santità. Se nell'istituto ci saranno delle sante queste sosterranno la chiesa.
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8. E' necessario perciò in primo luogo obbedire bene, praticare la carità, la vita comune; in ultimo il lavoro. Ecco, queste sono le nostre penitenze. L'istituto si ingrandirà mano a mano che avrà delle sante, cioè delle persone che sappiano obbedire.
«Fiat voluntas tua» (Mt 6,10), mettere spiritualmente la testa sotto il tabernacolo tutte le mattine.
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9. Monsignor Pasetto quando parlava del paradiso si trasformava e diceva: «Cerco il tuo volto o Signore». La sua parola era «obbedisco», e distingueva i buoni religiosi e le buone religiose dall'obbedienza. Dica ognuna di voi: «Signore, sono tutta tua».

Albano Laziale (Roma)
6 febbraio 1954

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7 Albano Laziale (Roma), 6 febbraio 1954