Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. IL CROCIFISSO E LA PASTORELLA12
1. Domani si ricorda il giorno in cui il divino Pastore diede se stesso in cibo alle pecorelle: «Tu nos pasce, nos tuere», «Tu, nutrici; tu, difendici». Avendo amato i suoi li amò fino all'estremo, fino alla fine della vita e ci lasciò i segni del suo amore nell'istituzione dell'eucarestia, nella sua morte in croce, e donandoci Maria per madre.
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2. Guardando il crocifisso si possono fare due considerazioni: in primo luogo riflettere sul nostro atteggiamento verso Gesù, poi, meditare su ciò che Gesù ha fatto per nostro amore.
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3. I soldati non sapevano di crocifiggere il figlio di Dio, quindi non erano colpevoli; erano colpevoli invece coloro che consegnarono Gesù a Pilato. Gesù però fu appeso alla croce per i peccati di tutti gli uomini, siamo infatti noi i colpevoli della crocifissione di Gesù. «Hanno trapassato le mie mani ed i miei piedi, hanno contatto tutte le mie ossa» (Sal 21,17b-18a).
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4. Riflettiamo: Gesù è coronato di spine, sono stati i nostri cattivi pensieri, le nostre testardaggini, il nostro orgoglio. Contempliamo il volto di Gesù, livido per gli schiaffi e gli occhi segnati dal pianto, e pensiamo come anche noi abbiamo contribuito a questo con l'ambizione. Considerando Gesù che beve il fiele e la mirra, pensiamo ai nostri peccati di gola. Considerando Gesù flagellato, il suo costato aperto e le mani trapassate da chiodi, pensiamo ai peccati commessi con le mani e ai passi fatti non solo per il bene.
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5. Molti peccati dipendono dalla memoria e dalla rappresentazione; Gesù ha sofferto la sua passione interiormente, il suo dolore esterno era dato anche solo dal pensiero dei nostri peccati.
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6. La pastorella deve sentire più vivamente il dolore dei peccati. Sotto la croce di Gesù c'erano tre categorie di persone: i suoi nemici che cercavano di rendergli più penose le ultime ore, gli indifferenti che erano andati come ad uno spettacolo e gli amici che soffrivano per lui e con lui. La pastorella è un'anima che soffre tanto, quando soffre Gesù. Si chiama pastorella perché deve essere simile a Gesù. Vi era sul calvario Giovanni perché il suo amore aveva superato il timore ed era stato capace di seguire Gesù fino lassù.
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7. La pastorella deve stare vicino al tabernacolo tra Gesù e le anime, supplicandolo per la loro salvezza. C'era sul calvario la madre di Gesù che aveva l'anima trapassata dalla spada del dolore, che offriva il figlio, come vittima al Padre.
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8. Se saprete interpretare i sentimenti di Maria al calvario, sarete veramente sue e di Gesù e salverete le anime. Cercate di comprendere, in questa settimana, le parole di Gesù: «Io sono il buon Pastore, che dà la vita per le pecorelle» (Gv 10,11), e dite a Gesù che volete vivere con i suoi pensieri e i suoi desideri. Non neghiamo a Gesù le piccole cose che ci chiede. Quando ci sono le «ambizioncelle» ci si offende per niente, non si ama Gesù: amarlo, amarlo Gesù. Egli ci ha amato tanto. Questa settimana, la Pasqua vi porterà una vita nuova.

14 aprile 1954

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12 14 aprile 1954