Governo della congregazione 1. Speravo che negli esercizi avremmo potuto consegnare i quadri che devono ornare le vostre cappelle in modo che rappresentino una uniformità ed entrando ci si accorga che si entra in una cappella di pastorelle. Per voi il quadro, la statua più bella deve essere l'Ostia divina, Gesù; lo vedete tutti i giorni esposto, vi incontrate con lui, egli vi parla e voi lo ascoltate. Quando venite in chiesa, lui guarda voi e voi guardate lui e vi intendete. «La mia carne è veramente cibo, il mio sangue è veramente bevanda» (Gv 6,55). Le pecorelle (e siete voi) vanno a bere di quel sangue tutte le mattine.
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2. Nell'articolo 300 delle costituzioni si parla del governo, ma tra di voi deve regnare la carità tanto da non accorgersi nemmeno che c'è chi comanda: questo richiede maternità da parte di chi guida, e docilità da parte di chi obbedisce. La carità rende facile la vita, Maternità e docilità filiale, materna carità e carità filiale.
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3. Chi governa deve compiere il suo ufficio per carità e se non comanda manca perché fa perdere il merito dell'obbedienza. Non si dica: «vedete voi, fate come vi pare». No, non vi è potestà che non venga da Dio. E' lui il superiore, è lui che ha autorità di disporre di noi, ma vuole essere rappresentato da chi guida. Gesù obbediva a san Giuseppe che rappresentava il Padre. Il comando è esercizio di carità perché tutto cammini, e ci sia ordine nella casa dove vivete.
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4. Finora nelle case principali faceva il Primo Maestro, ora è stata eletta la madre Generale e il consiglio. Intendo facciano loro, d'ora in avanti; scrivete a loro, fate con loro. Nei casi più importanti potrete chiedere. Questo è stato fatto perché l'istituto corra, adesso ci sono le rotaie, è perciò ora di camminare svelte, con poche parole ma molti fatti. Potete sbagliare tutte, dovete fare molte esperienze, state perciò umili, in cerca di ciò che piace al Signore. In certe cose nessuna ha ancora esperienza. In venticinque anni l'istituto avrà preso uno sviluppo tale che sentirete il bisogno di ringraziare il buon Pastore.
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5. Siate tutte unite, l'unione è il gran bene della congregazione; unite di pensiero, di cuore e di opere perché le singole case seguono casa madre e casa madre sta in unione con la santa Sede.
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6. Tre sono i superiori, primo fra tutti è il Papa. L'obbedienza verso il Papa è obbligatoria nelle cose che riguardano la congregazione. Se il Papa ci invita a fare un'opera bisogna farla. Poi vengono i vescovi e i parroci. Ai parroci si deve obbedienza nell'opera d'apostolato, non nell'amministrazione. La terza autorità è il governo dell'istituto a cui si deve obbedienza diretta e ordinaria.
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7. Articolo 310. L'esempio è il primo modo di governare; si deve poter dire: «fate come ho fatto io». Distinguersi nella carità. La superiorità bisogna che venga dalla superiorità nella pietà, nel sapere nell'osservanza nello zelo per l'apostolato; non sia una cosa imposta, ma venga a confermare ciò che già c'è. Se chi è superiora non lavora più degli altri, non è più superiora.
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8. Faremo grande ossequio a Gesù se vivremo nell'obbedienza al Papa e ai vescovi, e ci verrà concesso tutto l'aiuto necessario. Rinnoviamo il voto di obbedienza, tutto si vedrà alla luce di Dio.