Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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38. SPIEGAZIONE DELLE COSTITUZIONI - IV38
Castità
1. Già si è accennato qualche cosa riguardo al voto di castità. Il santo Padre alla fine dell'enciclica «Sacra Virginitas» ci insegna i mezzi per viverla.
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2. La castità risiede prima di tutto nella mente, poi risiede nel cuore e accende di vero amore; poi risiede nei sensi, attraverso la pratica non di penitenze eroiche ma di quelle di ogni giorno: l'osservanza degli orari, l'impegno nell'apostolato, la mortificazione della gola e della curiosità, che apre la porta a tanti peccati. Certe cose è meglio non saperle mai piuttosto che siano a rovina dell'anima. Offri il tuo giglio purissimo a Gesù che profumi tutta la tua vita, tutto il tuo passaggio.
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3. La pastorella deve essere così pura, non solo da non essere tentazione per gli altri, ma da imporre molto riserbo. Vi sono suore che camminano così bene a questo riguardo, con serenità, semplicità e umiltà, che tutti coloro che hanno motivi seri possano accostarle e sentire il profumo della virtù. Chiedere per tutta la vita questa grazia. Occorre non solo che la suora custodisca se stessa ma si custodisca per gli altri.
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4. Vigilate et orate. Il diavolo è furbo, vuol tentare anche nelle relazioni con le altre. Camminare diritte verso Gesù, né da una parte, né dall'altra, in mezzo.
Vigilare anche nella disposizione dei letti, vigilare sempre: questa vigilanza e questo combattere le tentazioni è di gran merito. Non lamentarsi troppo delle tentazioni, ma cercare di vincere la battaglia.
Anche le relazioni con una persona possono essere santissime ma non dare occasione che la gente maligna possa parlar male.
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5. Anche la visita alle famiglie sia sempre fatta con sveltezza, come l'angelo a Maria. Se dovete fare certe visite necessarie, considerate il secondo mistero gaudioso, come Maria visita sant’Elisabetta. Qualche volta certe persone vengono troppo spesso a parlare, non siete le suore di poche persone o di poche famiglie, ma voi siete le suore di tutti.
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6. Ricevere tutti, ma con sveltezza, e pensare alle famiglie che non vengono. Gesù diceva: «Ho altre pecorelle che non sono di questo ovile; anche quelle bisogna che io guidi» (Gv 10,16).
Il Vangelo è il nostro libro di pastorale. Amarlo tanto e dire a Gesù: «Fate che sia una vera pastorella».
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Povertà
7. Con il voto di povertà noi consideriamo le cose della congregazione come beni del vicino e le teniamo in uso. Quando qualche cosa si deteriora per negligenza, si manca; dobbiamo vigilare sempre perché non sono cose nostre.
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8. Siate sempre giudiziose perché la vita della pastorella è così complicata che richiede una mente larga. Contare di più sulle grazie, pregando, facendo bene le pratiche di pietà; avrete le grazie necessarie perché sono grazie di vocazione e Dio ve le darà. Per la vita comune non ci devono essere preferenze. Possono custodirsi le cose da rimanere sotto segreto e non tutte devono vedere l'archivio, così non tutte maneggino i soldi.
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9. Sulla povertà, quando si notano mancanze è necessario darne l'avviso. E' diversa la nostra povertà da quella dei cappuccini che sono un ordine mendicante. A voi il vitto e le cose ordinarie, il vestito e la cura della salute devono venire dal vostro lavoro.
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10. Per le cose straordinarie si può chiedere la beneficienza e fare delle sottoscrizioni. Si fa bene a parlare dei bisogni della congregazione a certe persone benestanti perché aiutino. Le cose straordinarie si possono fare con teatrini, sottoscrizioni, beneficenza. Si può contrarre qualche debito in condizioni straordinarie, ma con prudenza.
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11. La carità è buona cosa quando si fa con spirito buono. In un borgo più grosso, di duemila, tremila, cinquemila anime, si può fare il centro caritativo e si può fare la carità. Farsi tramite verso i poveri e gli indigenti. Aver cura della mensa comune, che sia proporzionata al bisogno e al lavoro. Col lavoro la provvidenza non manca.

Albano Laziale (Roma)
6 agosto 1954

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38 Albano Laziale (Roma), 6 agosto 1954