Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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RITIRO NOVEMBRE 1954
57. IL GIUDIZIO PARTICOLARE57
1. Vi sono due giudizi: il giudizio universale alla fine del mondo, e il giudizio particolare subito dopo la morte. L'anima, appena si separa dal corpo, sente la sua sentenza definitiva, nella stessa camera, nello stesso luogo in cui muore. Adesso sulla terra, l'uomo non capisce se è degno di amore o no ma in quel momento, l'anima avrà una luce e vedrà chiaramente ciò che merita: inferno o paradiso o purgatorio.
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2. Se l'anima è uscita dal corpo in grazia di Dio e senza alcuna macchia, viene ammessa alla beatitudine eterna. Se è spirata in grazia ma con qualche debito di pena, prima di entrare in paradiso, deve passare in purgatorio per soddisfare la giustizia divina. Se poi è morta in peccato mortale, è condannata immediatamente all'inferno. Appena la sentenza è pronunciata, il peso dei meriti e dei demeriti spinge l'anima subito nel luogo meritato. Tutto si compie in un istante.
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3. Dobbiamo meditare in questo ritiro mensile quello che ci dice il breviario: «Il tempo di prova è breve». Anche cento anni, che sono di fronte all'eternità? Sono meno di un istante. Il Signore ci dà la prova per darci poi un premio infinito: «Non c'è paragone fra la prova ed il premio che ci darà Dio (cf. Rm 8,18).
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4. Diceva una santa: «Breve è il patire, eterno è il godere». Per quelli che peccano, è vero il contrario: «Breve è il godere, eterno è il patire».
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5. Il giudizio particolare termina con una delle tre sentenze: o salvi, o in purgatorio o per sempre nell'inferno.
Che cos'è il paradiso? E' il posto dell'anima felice, che si troverà insieme con la santissima Trinità, con Gesù, con Maria regina gloriosa, coi cori angelici, con gli apostoli, i martiri, i vergini. Il paradiso è l'abitazione di tutti i santi, è la città di Dio, è la dimora preparata per noi: «Vado parare vobis locum» (Gv 14,2). Gesù è andato a prepararci il posto fra le persone più care.
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6. Il paradiso è il premio che il Signore dà a chi lo merita. Nel fare la professione emettiamo il voto di povertà che fa rinunciare a tutti i beni, ma acquistiamo il diritto alla ricompensa eterna.
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7. Per il battesimo siamo diventati figli di Dio, ma sì può perdere questa figliolanza e il diritto al paradiso col perdere la grazia, come fece il figliol prodigo.
Un palazzo, a Salerno, è stato portato via dal nubifragio. Ma i beni del paradiso nessuno può portarli via perché sono eterni. Il paradiso è la casa del Padre celeste, nella quale invita tutti i suoi figli. Il peccato prepone il piacere di quaggiù alle gioie eterne.
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8. Il paradiso è la casa di Gesù, della nostra mamma celeste che, da lassù, si occupa continuamente di noi. E' la patria di tutti i giusti, di tutti i santi, è la patria specialmente di suore e di religiosi il cui nome è già perduto su questa terra, mentre sono per sempre in paradiso, nella casa di quelli che praticano le beatitudini.
Beati quelli che conducono le anime al paradiso, come fate voi pastorelle.
Beati quelli che piangono i peccati propri e degli altri.
Beati quelli che hanno la misericordia e la bontà nel cuore.
Beati gli obbedienti e gli umili di cuore.
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9. In paradiso vi è tutto ciò che c'è di meglio su questa terra; è la «civitas sanctorum omnium».
E dove si trova? Il posto preciso non si sa, comunemente si dice in cielo per indicare un luogo superiore. E' una casa non manu facta (Col 2,11), cioè non fatta da mano di uomini; è la casa in cui abiteremo fra poco tempo.

Albano Laziale (Roma)
31 ottobre 1954

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57 Albano Laziale (Roma), 31 ottobre 1954