Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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15. NELLA FESTA DI GESÙ BUON PASTORE15
1. Nel Vangelo si legge: «Io sono il buon Pastore» (Gv 10,11). Gesù come pasce le sue pecorelle? Con il proprio corpo e col proprio sangue. Nessun pastore ha mai dato da mangiare il proprio corpo, Gesù ha dato tutto se stesso. In secondo luogo Gesù pasce con il pane della verità, che è il pane dello spirito, infinitamente più nobile del pane materiale. Pasce poi le anime anche con i suoi esempi. Suo cibo è fare la volontà del Padre celeste e noi seguiamo gli esempi di Gesù quando facciamo la volontà di Dio. Un triplice nutrimento ci dà Gesù: nutrimento del cuore con l'eucarestia della mente con la verità, della volontà con gli stessi suoi esempi.
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2. Dobbiamo considerare i santi apostoli Pietro e Paolo, pregarli e imitarli perché furono sommi pastori nella chiesa e perché ebbero un grande amore a Gesù e alle anime. Un sommo amore a Gesù e alle anime «fa» la pastorella. Per questo bisogna che non ci sia amore alla carne, ma ci sia la purezza; in un'anima che si macchia di peccato non entra la sapienza celeste.
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3. Vi sono tre pericoli per la nostra anima l'impurità, l'attaccamento ai beni della terra, l'orgoglio. san Pietro e san Paolo vissero nella povertà. Essi, che vivevano del loro lavoro e davano il più ai poveri, ci concedano amore alla povertà e zelo per le anime in modo da giungere al doppio premio, perché si vive santificandosi e si lavora e si cerca di santificare gli altri con i catechismi e con le opere pastorali.

Albano Laziale (Roma)
2 maggio 1954

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15 Albano Laziale (Roma), 2 maggio 1954