Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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41. SPIEGAZIONE DELLE COSTITUZIONI - VII41
Il segreto
1. Uno dei mezzi per conservare più serenità nelle case è l'osservanza dei segreti che sono di varia gravità. Chi vuole salvaguardare la fiducia e la confidenza, deve mantenere i segreti come le lettere personali ricevute. Vi possono essere due eccessi: svelare con troppa chiarezza una confidenza ricevuta o pretendere di avere troppi segreti e non saperli mantenere.
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2. Se si amano i segreti, anzitutto bisogna mantenerli e dirli solamente a chi si deve. Anche se c'è stato un difetto non si comunichi di casa in casa. Quando vi incontrate sorelle di varie case, portate il bene e tentate di diminuire le mancanze, se è possibile, e non ingrandirle. Mentre si ospita non si mormori; molte persone infatti vengono troppo giudicate e criticate e questo è un danno alle persone e alla comunità.
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Il buon esempio
3. Altro mezzo di carità è il buon esempio. Non sono necessarie tante prediche e parole; il precedere con l'esempio è una predica silenziosa ma efficacissima.
Dare l'esempio nella pietà, nella fedele osservanza delle costituzioni e nel comune sentire.
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4. Ci vuole una particolare cura perché la convivenza sia serena e familiare. Se si continuano a sottolineare gli stessi punti, si arriva a una divisione: non vi sono dei padroni e dei servi, siete tutte sorelle. Come in un'oasi, tutte in buona armonia, serene; ci vuole anche qualche scherzo, ridete!
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La correzione
5. Vi è poi una pratica che esige eroismo ed è la correzione. Ci vuole molta virtù a fare una buona correzione ed anche a riceverla. La correzione fraterna è obbligatoria da parte dei superiori ed anche tra sorelle se si spera un buon frutto.
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6. Il Vangelo ci esorta ad avere sempre parole miti e dolci nel fare le correzioni, mai fare correzioni con amarezza. Se c'è stato un cattivo esempio da parte dei superiori, si deve correggere, ma quando l'anima è in pace. Quando ci sono difetti comuni la correzione può essere comunitaria.
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7. Chi riceve la correzione deve avere umiltà, mansuetudine e gratitudine verso chi corregge. Chi guardasse con occhio torvo chi ha fatto una correzione farebbe una mancanza notevole. Bisogna ammirare le virtù usate da chi ci ha corretto. La correzione in certi casi diventa eroismo, ma è un obbligo.
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La confessione
8. Per la confessione ci sia libertà sufficiente, ma evitare che dalla libertà vengano abusi. Vi sono confessori che si interessano un po' troppo della penitente. La suora si comporti con serietà; molte cose che può dire altrove non le dica in confessione e soprattutto non confessi i peccati degli altri anziché i suoi. Il nostro dire sia «sì sì, no no, il di più vien dal maligno» (Mt 5,37).
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9. La confessione esige un buon proposito. Non si parli del confessore e della confessione delle sorelle e non ci siano sospetti su una persona che non si comunica.
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Il silenzio
10. Si conserva abbastanza il silenzio nelle nostre case? Occorre vedere che il silenzio stabilito venga osservato, specialmente al mattino e alla sera.
Le uscite fuori di casa non ragionevoli e non approvate non si facciano; il mondo è tanto cattivo. Le suore devono essere tanto buone per dare buon esempio al mondo e non riceverne i cattivi esempi.
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La perfezione
11. Il nostro lavoro di perfezionamento deve durare fino alla morte, deve migliorare le confessioni perché l'ultima sia più fervorosa delle altre; deve migliorare la comunione, la visita, il modo di fare le opere di apostolato e la vita in casa. Camminare sempre innanzi non fermandosi mai, un anno sia migliore dell'altro e segni un aumento di grazia.
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12. Durante l'anno possiamo dare colpe agli altri del mancato miglioramento, ma negli esercizi riconosciamo che il torto è nostro.
Insieme provvediamo che la vita di faglia sia un nido di pace, un lembo di cielo. Allora le numerose pene si sopportano nella pace per amore di Dio e il paradiso è anticipato.

Albano Laziale (Roma)
7 agosto 1954

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41 Albano Laziale (Roma), 7 agosto 1954