9. FAR FRUTTIFICARE AL MASSIMO LA PAROLA DI DIO (Domenica di Sessagesima)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 13 febbraio 19661
Già è stato letto il Vangelo, da san Luca.
In quel tempo: Radunandosi una immensa folla che accorreva a Gesù da tutte le città, egli disse la parabola: «Il seminatore uscì per seminare la sua semenza, e mentre seminava parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono; parte cadde sul terreno sassoso, ma appena nata seccò per mancanza di umore; parte cadde tra le spine, e queste, cresciute insieme, la soffocarono; parte, poi, cadde in terreno buono, e, cresciuta, fruttò il cento per uno». Detto questo esclamò: «Chi ha orecchi per intendere intenda». I suoi discepoli gli chiesero, allora, cosa significasse la parabola. Ed egli rispose: «A voi è dato conoscere il mistero del regno di Dio; agli altri, invece, è proposto in parabole in modo che guardando non vedano, e ascoltando non intendano. Ecco il senso della parabola: il seme è la parola di Dio. Quelli il diavolo e strappa la parola dal loro cuore perché non credano e non si salvino. Quelli del terreno sassoso sono coloro i quali udita la parola, l'accolgono con gioia ma non hanno radici, per un certo tempo credono, ma vengono meno nel momento della prova. Ciò che cade tra le spine sono quelli che hanno ascoltato; ma nel cammino si lasciano soffocare dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita e non arrivano a maturare il frutto. Infine, ciò che cade sul buon terreno sono coloro che, udita la parola, la conservano in un cuore buono e perfetto e nella perseveranza portano frutto»2.
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Questa è la parabola. E il Vangelo risponde anche alla Epistola, e cioè, quello che è stato detto da Saulo quando è stato il giorno della conversione. Una parola da Gesù Cristo, egli, da persecutore della Chiesa, divenne il grande apostolo della Chiesa. La parola di Dio, la parola di Gesù Cristo lo aveva convertito. E come egli poi si è dedicato tutta la vita a predicare il Vangelo; non solamente credere, ma predicarlo a tutto il mondo. E predicò il Vangelo, con tanti sacrifici e come egli qui li ricorda: Dai Giudei cinque volte ho ricevuto le quaranta battiture meno una, tre volte sono stato percosso con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; per una notte e un giorno mi sono trovato nell'abisso del mare. Viaggi frequenti, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli da parte della mia gente, pericoli da parte dei pagani, pericoli in città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da falsi fratelli, veglie senza numero, fame e sete, digiuni frequenti, freddo e nudità. E tralasciando il resto, il mio assillo quotidiano, la sollecitudine per tutte le chiese. Chi è debole senza che io sia debole? Chi soffre scandalo senza che io mi senta bruciare? Se proprio bisogna vantarsi, mi vanterò della mia debolezza...1. E cioè, la persecuzione che ebbe, e la visione che ebbe del cielo.
Oh! Allora questa domenica ci fa ricordare san Paolo. O Dio, tu sai che la nostra fiducia non si fonda sulle azioni umane; per la tua misericordia, ci protegga contro ogni avversità, l'apostolo delle genti2. Sì, e quindi abbiamo oggi da domandare al Signore la grazia di capir bene la sua Parola. Parola di Dio. E come [per] la parola di Dio, Saulo diventato Paolo: conversione piena; e poi non solamente la conversione, ma l'attività apostolica. Prima perseguitava Gesù Cristo, e poi lo predica in tutte le nazioni dove è arrivato. Quindi domandare al Signore la grazia, per intercessione di san Paolo, di capir bene la parabola.
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Noi abbiamo avuta molta Parola, cioè molta predicazione. Ci sono stati i catechismi, ci sono state le varie prediche, gli Esercizi, le meditazioni e poi tutte le istruzioni che ci sono state. E la parola di Dio come è stata ricevuta da noi? Ecco, vi sarà chi ha fatto più frutto e chi avrà fatto meno frutto, ecco. Perché bisogna che noi ci ricordiamo che molte sono le grazie per noi. E la corrispondenza è stata conforme alla misericordia di Dio? alle grazie ricevute da Dio?
Questa parabola, in altro testo del Vangelo1 si dice che, coloro che corrispondono alla parola di Dio, in parte produce il trenta per uno, in altra parte, il 60 per uno e il 100 per uno. Il che indica che vi sono coloro che fanno un qualche frutto, già un buon frutto, ma qualche frutto soltanto, della parola di Dio, il 30 per uno. E quelli che fanno più... più impegno, e porteranno e portano il frutto del 60 per uno; e coloro che corrispondono del tutto alla parola di Dio, il centuplo; cioè: piena corrispondenza alla grazia, alla grazia di Dio, alla parola di Dio. Perché, in primo luogo, deve essere la conoscenza, cioè conoscere, capire la parola di Dio, meditarla; poi allora ci orientiamo verso una vita di perfezionamento, di miglior condotta. E poi la preghiera per cui noi seguiamo l'insegnamento della parola di Dio.
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Questo è veramente un esame da farsi: la grazia, la parola di Dio ha prodotto in me il 30 o il 60 o il 100 per uno?. Ecco, grazia si è già ricevuta, e [a] una certa grazia si è corrisposto con la vocazione; ma con la vocazione bisogna vedere a che misura noi corrispondiamo alla vocazione; e bisogna ricordarsi che non ci sia soltanto sentimento o parole, ma che ci sia veramente una vita religiosa. Di fronte a un periodo: le beatificazioni e le canonizzazioni di religiosi, sacerdoti, quasi duecento beatificati, canonizzati; quanto a suore, soltanto una sessantina. Questo può dipendere da tante cose, ma dipende molto dall'aver approfondita la fede, e approfondita la speranza, e approfondita la carità. Le opere. E altro è sentimentalismo. Ma la nostra santificazione deve partire dall'intelletto, dalla fede profonda; e poi da osservanza, osservanza dei comandamenti e dei voti. E poi segue la pietà, la preghiera, che è poi, l'amore. Quindi esaminarci se la nostra santificazione è completa: profondità di fede; e speranza piena nel seguire Gesù Cristo per i suoi meriti, per la sua grazia; e poi, allora, conformare del tutto il nostro cuore a Dio. E vedo ben poco che si cerchi la gloria di Dio. Questo è l'amore perfetto. Invece neppure lo capiscono, alle volte. Deve essere perfetto il nostro amore a Dio, perché il Signore ci ha creati per la sua gloria. E se noi non miriamo alla gloria di Dio, allora ci sarà qualche cosa di buono, ma perché sia perfetto: omnia in gloriam Dei facite1: tutto fate alla gloria di Dio. Considerare bene la santificazione vera, perfetta, o della vita meno perfetta, secondo.
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Quindi l'esame sopra la nostra fede. E credere che c'è un Dio, uno solo in tre Persone realmente distinte. E poi, Gesù Cristo. Ma bisognerebbe arrivare a credere alle Beatitudini: «Beati i poveri... beati quelli che soffrono, ecc.»1. È lì che ci deve essere la profondità della fede. Pensare a questo: che sia tutto il Vangelo che sia creduto. E quello che porta alla perfezione son le Beatitudini e il senso delle parole pronunciate da Gesù Cristo dopo la crocifissione, sul calvario, sulla croce.
E così vivere noi Gesù Cristo imitando e sperando solo nei meriti di Gesù Cristo perché noi possiamo fare qualche bene. Ma questo bene, se unito a Gesù Cristo, allora [è] valido; ma se lo pronunziamo solamente nel modo umano non accresce in noi la grazia.
Allora, poi, segue la preghiera, ed è, sì, è più facile la preghiera; ma la preghiera bisogna che sia secondo l'Atto di carità. L'amore perfetto in Dio.
Dunque pensare a questa grande`lezione: il 30 per uno, il 60 per uno, il 100 per uno. L'esame di coscienza sia sempre più preciso, ma non scrupoli; lo scrupolo è una malattia; invece, quello che veramente è, ciò che ci porti alla santità. Allora l'esame di coscienza e i propositi per il futuro.
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Oh! Nelle Adorazioni che si fanno, nelle Adorazioni, si ottenga che tutta la Famiglia Paolina ami il Signore con fede profonda, con speranza ferma, con amore intenso a Dio cercando la sua gloria. Che tutta sia una Famiglia di santità! Perché questa è la parte delle Pie Discepole, che devono veramente pregare per la santificazione di tutta la Famiglia Paolina, e del frutto e dell'apostolato che si ottiene.
Quindi i propositi, adesso, li vogliamo fare; e poi nella giornata ricordare i nostri propositi. E vivere in quella atmosfera di raccoglimento, di unione con Dio. Sì, ciò che non ci porta alla santità, alla perfezione, ciò che non ci porta a questo è vano. Ma ciò che ci porta alla santità, a compiere tutta la volontà del Signore, sì, allora siamo sulla via buona, sulla via che piace a Dio. E il Signore ci esaudisce, sì.
Allora adesso, per intercessione di san Paolo, questo Oremus che la Chiesa ci fa recitare, è bene sempre ricordarlo, sì, ricordarlo affinché il nostro protettore san Paolo ci guidi sempre meglio e ci ottenga la grazia di capire bene la parola di Dio per poterla vivere santamente. Per intercessione di san Paolo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 135/a (= cassetta 208/a). - Voce incisa: “Domenica di Sessagesima: meditazione del PM”. In PM, nessun accenno cronologico. Le meditazioni nn. 9. 11. 12. 14, registrate di seguito sullo stesso nastro, non contengono sicuri indizi cronologici in PM, ma dai richiami, che alcune di esse hanno, al Concilio e al dopo Concilio, sembra che possano offrire sufficienti garanzie che siano dell'anno indicato (1966). Le date, inoltre, trovano conferma nel dAS. - dAS, 13 febbraio 1966: «Celebra [il PM] verso le ore 5, cappella CGSSP; tiene la meditazione alle PD. Andato in via Portuense per una visita ai malati [clinica a Gesù Maestro] e suore PD)».
2 Lc 8,4-15.
1 Epistola: 2Cor 11,19-33; 12,1-9.
2 Cf Missale Romanum, Oremus della Messa odierna.
1 Cf Mc 4,1-20; Mt 13,1-15.
1 1Cor 10,31.
1 Mt 5,3-10.