Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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56. VIVERE L'ANNO LITURGICO (I) (Domenica XXIV dopo Pentecoste)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 20 novembre 19661

Il Vangelo secondo Matteo. In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete presente nel luogo santo l'abominazione della desolazione della quale ha parlato il profeta Daniele - chi legge comprenda -, allora quelli che sono nella Giudea fuggano sui monti; chi sarà sulla terrazza non scenda in casa a prendere qualcosa; chi sarà nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. Guai alle donne che saranno incinte o allatteranno in quei giorni. E pregare che la vostra fuga non avvenga durante l'inverno né in giorno di sabato. Perché la tribolazione sarà grande, quale non fu dal principio del mondo fino ad ora, ne mai sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. Allora, se uno dirà: Ecco, qui, il Cristo, oppure: eccolo là, non lo credete. Poiché sorgeranno dei falsi Cristi e dei falsi profeti che opereranno grandi miracoli e prodigi, così da trarre in inganno, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l'ho predetto. Se dunque vi diranno: Eccolo, è nel deserto, non andateci; ecco, è nell'interno della casa, non credete. Come, infatti, il lampo parte da oriente e guizza fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque è il cadavere, là si raduneranno le aquile. Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scosse. E allora apparirà in cielo il segno del Figlio dell'uomo; tutte le genti della terra si batteranno il petto e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angioli che al suono di una potente tromba raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da una estremità all'altra dei cieli. Imparate poi dall'albero del fico una parabola: quando il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi capite che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che [egli] è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto ciò si compia. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»2.
Nel Vangelo si parla [di] due cose, e cioè: la caduta di Gerusalemme, perché Gerusalemme non ha prestato fede a Gesù Cristo e l'hanno condannato a morire sulla croce; così sarà la fine del mondo. Quindi, due cose: la caduta di Gerusalemme, la rovina (e non si è ancora messa a posto); e poi quello che sarà alla fine del mondo; due cose assieme, e cioè, quello che sarà di Gerusalemme ed è stato di Gerusalemme, la rovina; e quello che sarà la fine del mondo, dove tutto, tutta l'umanità sarà raccolta, con la divisione dei buoni dai cattivi, e dall'alto dei cieli discenderà il Signore Gesù preceduto dalla croce.
Questo significa... è l'ultima domenica dopo la Pentecoste. Quindi, questa settimana si chiude l'anno liturgico, e poi, per la domenica prossima, si incomincerà l'altro anno liturgico.
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Ora, noi, conchiudendo l'anno liturgico con questa settimana: fare penitenza, e domandar perdono al Signore di tutte le mancanze; e ringraziare il Signore di tutte le grazie ricevute; e, di quel che si è fatto di bene, offrirlo al Signore, sì, avendo seguito l'anno liturgico.
Ora, voi, per la domenica prossima, l'inizio del nuovo anno liturgico, e quindi: l'Avvento, l'aspettazione del Figlio di Dio incarnato, bambino. Il Natale. E poi tutto di nuovo l'anno liturgico: la predicazione di Gesù, la morte di croce, la discesa dello Spirito Santo, e poi il periodo dopo la Pentecoste, le domeniche. E bisogna vivere di nuovo l'anno liturgico. Ma, come passa il tempo ogni anno, così devono pensare le anime a progredire; come si progredisce negli anni, si progredisca nella santità. Questa settimana far penitenza di quello che non è stato buono; e poi, per la prossima settimana, domanderemo con l'Avvento, di fare un anno più santo.
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C'è l'anno civile, che inizia al 1° gennaio e termina al 31 dicembre; quello, l'anno civile. Oh! Ma adesso parliamo dell'anno spirituale, dell'anno liturgico. La Chiesa ci mette davanti tutta la redenzione, l'attesa della redenzione. E poi la venuta del Figlio di Dio incarnato, la sua vita privata, la vita pubblica di predicazione; e poi il sacrificio della croce e la risurrezione e il tempo pasquale, e poi la discesa dello Spirito Santo. E vivere, allora, vivere santamente la redenzione. Perché, presso a poco così: sono 26 settimane per la celebrazione della redenzione, e 26 domeniche per praticare quello che il Signore Gesù ha predicato, quello che Gesù ci ha insegnato e di cui ci ha dato l'esempio. Bisogna studiare l'anno liturgico e seguirlo.
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Ora, questa settimana, due cose da farsi per la chiusura: ringraziare il Signore di quello che noi abbiamo ricevuto in quest'anno liturgico. Non si tratta dell'anno civile, ma si tratterà dell'anno liturgico che è l'anno della Chiesa; l'altro, anno civile, dello Stato. Allora due cose, questa settimana: ringraziare e chiedere perdono.
Ringraziare. Si può fare un po' l'elenco, la meditazione sopra le grazie che abbiamo ricevute, che il Signore ci ha dato questo tempo di santificarci. Come lo utilizziamo questo tempo, questo anno? Come è stato utilizzato? Ringraziare di tutto quello che possiamo aver fatto, per la misericordia di Dio, di grazia e di merito. L'esame, e ringraziare.
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Poi, in secondo luogo, sentire i pentimenti, il dolore delle negligenze, delle distrazioni volontarie, delle mancanze di pensiero, di parole, di sentimenti, delle azioni. Una riparazione. Ringraziare e riparare. Ringraziare la Santissima Trinità, e domandare perdono, così che, nella settimana, ci purifichiamo in questa maniera: e cioè, detestare le mancanze che [ci] sono state; e la mortificazione per riparare nelle parole, nei pensieri, nelle opere, nei sentimenti. Sì, quindi, ringraziare. Allora, che amiamo più il Signore, sì, amarlo di più il Signore per il tempo che ci ha dato. E perché ce l'ha dato? Perché noi ci arricchiamo ancora di meriti. L'abbiamo fatto? E abbiamo utilizzato veramente tutte le grazie che il Signore ci ha dato? Tutte le ispirazioni e tutte le meditazioni? E poi tutte le Messe, tutte le Adorazioni? E tutto l'apostolato? E tutta la salute, le forze, sì, che abbiamo usate? [Esaminarci] se veramente abbiamo corrisposto.
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E qualche riparazione ci vuole per non portare al nuovo anno dei debiti col Signore; pagarli questa settimana, non portare di nuovo debito con debito, ma invece pagare tutto; e non portarlo al di là, e non portarlo neppure per il purgatorio. Avere [fiducia in] questa misericordia: che possiamo passare dalla vita presente direttamente in cielo senza il passaggio al purgatorio. Ci sentiamo? E bisogna, però, che noi facciamo bene l'esame; senza scrupoli, ma con la verità, sì. Come sono state le parole? E come sono stati i sentimenti? E come sono state le opere? i giorni? le relazioni? E poi quello che c'è stato di parole e opere, sì. Non portare debiti all'anno seguente liturgico. Allora avremo più grazia. E vivere meglio poi l'anno liturgico successivo.
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Sono questi i frutti che noi ricaviamo dal Vangelo di oggi e dal Vangelo della domenica prossima. Perché di nuovo là si parla della fine del mondo (questo verrà spiegato dopo). Intanto occupiamoci solo di santificare la settimana presente con il pentimento di ciò che è stato manchevole; e ringraziamento, per quello che è stato di bene. Tutto si deve a Dio, tutto. Poteva già, il Signore, chiamarci al suo tribunale, ma ci ha dato il tempo ancora per guadagnare meriti e dare gloria al Signore, glorificare il Signore. Perché la preghiera consiste sempre in due parti: lodare Dio e ringraziarlo; e, secondo, domandare perdono, e chiedere le grazie che sono necessarie per la nostra vita spirituale. Sono due domeniche di grande importanza.
Credo che nell'anno abbiate letto [tutto] il Vangelo; e con la domenica prossima, cominciare a leggere il Vangelo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 142/d (= cassetta 227/a.1). - Voce incisa: “Ultima domenica dopo Pentecoste: meditazione del PM”. Per la datazione, cf PM: «Questa settimana si chiude l'anno liturgico e poi per la domenica prossima s'incomincerà l'altro anno liturgico e quindi l'Avvento» (cf PM in c487). Le meditazioni nn. 52.53.54 sono registrate sullo stesso nastro di questa meditazione che contiene un indizio cronologico sicuro in PM, perciò sembra che possano offrire sufficiente garanzia che siano anche dello stesso anno. - dAS, 20 novembre 1966 (domenica) «m.s. celebra [il PM] alle 5,15; meditazione alle PD».

2 Mt 24,15-35.