Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. VIVERE GESÙ CRISTO MAESTRO VIA, VERITÀ E VITA

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 19 marzo 19661

... la vita interiore. Egli, [san Giuseppe], è stato il più gran santo, dopo la Vergine Santissima: il suo raccoglimento abituale, la sua unione con Dio, la docilità alla volontà di Dio in tutto, sempre disposto a qualsiasi [cosa che] il Signore chiedeva in varie occasioni, secondo noi capiamo dal Vangelo. Vita interiore.
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Ci stanno tanto bene i canti; necessaria la parte liturgica anche esterna; ma poi la vita interiore, cioè una fede sempre più viva, e una speranza sempre più viva, e una carità sempre più viva. E la vita religiosa come viene osservata nelle varie disposizioni delle Costituzioni religiose, ma che sia più osservata nell'intimo che nell'esterno, e in tutto, dal primo all'ultimo articolo delle Costituzioni. Prima di tutto, che sia animata dalla fede; e dalla speranza in Gesù Cristo e nell'imitazione di Gesù Cristo; e nell'amore a Dio e amore al prossimo. Questa vita interiore. L'abbondanza di preghiera onora Dio e ottiene le grazie di cui abbiam bisogno; ma ancora di più, curare di più l'interno che l'osservanza esteriore. E così si devono ricevere i sacramenti, e così si devono assistere le funzioni. E poi, in tutta la giornata, vi è sempre una letizia religiosa, ma una santa unione con Dio, unione con Dio. È vero che nelle opere, in quello che si ha da fare, bisogna guardare anche la parte esteriore, ed è necessario. Ma che prima di tutto, parta tutto dall'intimo.
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E allora, egli che non ha fatto cose straordinarie, san Giuseppe, ma è arrivato alla maggior santità. Egli non è stato né un apostolo, né un martire, né un pontefice, ma è sopra di tutti in paradiso, eccetto la Vergine Santissima Perché? E la sua vita è stata di falegname. Ma perché è arrivato a tale santità? Per la sua interiorità.
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Secondo pensiero, questo (bellissima questa chiesa, sì; e bellissima la cripta, e porta e compone al raccoglimento, sì): ottenere che veramente da tutta la Famiglia Paolina si capisca e si segua il Maestro Divino, e il Maestro Divino come noi lo riceviamo per mezzo della comunione, sì.
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Dobbiamo però ricordare che il Maestro Divino viene onorato, in primo luogo, dalla verità: fede; e poi dalla sua vita, cioè dei suoi esempi: la via; e poi l'amore, cioè: la vita; l'amore a Dio, l'amore alle anime. Sì, si ripeta tante volte, questo, come più volte vengono ripetute le giaculatorie.
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Però, in questa intimità, posso dire così: che finora chi ha compreso e lo viva: don Dragone1, il quale ha già stabilito e già fatto stampare un altro volume; già tre volumi sono già pubblicati e altro sta preparandosi. Lo ha capito profondamente, il Maestro Divino, e quando era Creatore già, il Maestro Divino. Perché è lui che ha fatto il disegno del mondo e lo ha operato. E qui anche gli ingegneri hanno fatto i disegni, e avete fatto anche la vostra parte, in questo. Questo, sì.
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Ma ci vuole la scienza, allora, e la sapienza: «Io son la Verità»1, il Figlio di Dio nel seno del Padre. E poi il primo libro è fatto dalla scienza umana, dalla creazione, in sostanza, come è stato. Però: omnia per ipsum facta sunt2: tutte le cose sono state fatte [per mezzo di lui].
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Secondo, poi, viene quello che è la volontà (primo c'è l'intelligenza), la volontà, e cioè i comandamenti. E tutto il resto, tutto quel che è buono, quel che è santo, sono anche espressi nei comandamenti e in tutto quel che è stato insegnato nell'Antico Testamento. Oh! Poi successivamente allora, la rivelazione del Figlio di Dio incarnato, e quindi il Vangelo. E poi la tradizione, perché non tutto è stato scritto nei Vangeli, molto non è stato scritto1, e allora c'è la tradizione. L'insegnamento del Figlio di Dio incarnato, una parte è scritta nei Vangeli; altra parte è tradizione. E allora [lo] interpreta e lo comprende e lo spiega il Magistero della Chiesa.
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E poi la vita, la vita di Gesù Cristo in noi. E come lui ci trasforma. E che cosa diventiamo dopo? Fino: «Non [sono] più io che vivo, ma vive in me Gesù Cristo»1. E questo è il Magistero.
Poi quello che noi consideriamo e meditiamo in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, c'è il riflesso in Maria, la quale è colei che più di tutte le creature ha capito e ha seguito il Maestro Divino com'è.
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Ora, quello che volevo dire: mettere queste intenzioni, e sia per quello che già si è fatto, e poi quello che si deve fare, e cioè: ottenere che in tutta la Famiglia Paolina, in ognuno della Famiglia Paolina, si comprenda e si viva il Maestro Divino. Vi affido questo. Ottenere questa grazia. E allora questa grazia viene legata a questa chiesa.
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Nell'elenco delle domande che faccio al mattino al Signore, vi è questa, almeno da sei anni in cui tutte le mattine ricordavo la costruzione di questa chiesa al Divin Maestro. E questa chiesa sarà come un centro, e questo centro in Gesù Cristo; in Gesù Cristo, perché vi è la presenza reale eucaristica; ma che poi i raggi che si diffondono un po' in tutto il mondo cominciando dalla Famiglia Paolina.
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Ecco i due pensieri: primo, prima importanza: la vita interiore, l'interiorità. E, secondo, ottenere questa grazia: che tutti comprendano, che tutti capiscano, ecco: Io sono il Maestro, Gesù. Lui vive nell'Eucaristia e vive nel Vangelo e nell'insegnamento che ha dato. E allora sempre unire la parola di Dio con l'Eucaristia; sempre unita Eucaristia e Vangelo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 87/a (= cassetta 212/a.1). In PM, nessun accenno cronologico. - dAS, 19 marzo 1966: «Andato il PM a via Portuense dalle PD a celebrare altra Messa e tenere altra meditazione». - dAC: «19 marzo 1966 (san Giuseppe): Il rev.mo PM viene ancora a celebrare alle 7,30 e tiene la meditazione alla comunità».
Il giorno 18 marzo 1966 si celebrò il rito della consacrazione dell'altare della cripta della chiesa dedicata a “Gesù Maestro” in costruzione sulla via Portuense 739, in Roma. Il rito fu presieduto da mons. Giovanni Canestri, allora ausiliare della diocesi di Roma. Il Primo Maestro, don Giacomo Alberione, celebra su detto altare la prima Messa, verso le ore 12. Altra Messa la celebrerà il giorno seguente, solennità di san Giuseppe (19 marzo 1966) in cui tenne questa meditazione (cf anche CP giugno 1966, pp. 20-21).

1 Si tratta del sacerdote paolino Dragone Carlo Tommaso (1911-1974) che fece particolari studi su Gesù Maestro. I volumi qui ricordati sono rimasti tre, perché il quarto non fu stampato.

1 Gv 14,6.

2 Gv 1,3.

1 Cf Gv 21,25.

1 Gal 2,20.