Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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60. UMILTÀ NELLA VERITÀ (Domenica III di Avvento)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 11 dicembre 19661

Dal Vangelo secondo Giovanni. In quel tempo: I Giudei da Gerusalemme mandarono a Giovanni sacerdoti e leviti per domandargli: «Chi sei tu?». Ed egli riconobbe e non negò e riconobbe: «Non sono io il Cristo». Gli chiesero, allora: «Chi, dunque? Sei Elia?». «No», rispose. «Sei il profeta?». «No», rispose ancora. E allora gli domandarono: «Chi sei tu? affinché noi possiamo dare una risposta a quelli che ci hanno mandato, che dici di te stesso?». Ed egli: «Io sono la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore; come disse il profeta Isaia». Gli inviati, che erano farisei, lo interrogarono ancora dicendo: «Perché, dunque, battezzi se non sei né il Cristo, né Elia, né il profeta?». Rispose loro Giovanni: «Io battezzo in acqua, ma in mezzo a voi c'è uno che non conoscete. È lui che viene dopo di me ed è passato avanti a me ed io non sono degno di sciogliere le cinghia dei suoi calzari». Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni battezzava2.
Allora bisogna anche unire l'Epistola col Vangelo: «Fratelli, siate sempre lieti nel Signore; ve lo ripeto, siate lieti. La vostra mitezza sia manifesta a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non vi angustiate di nulla, ma in ogni cosa, mediante la preghiera e la supplica col rendimento di grazie, le vostre domande siano rese note a Dio. E la pace di Dio, che sorpassa ogni umano sentire, custodisca i vostri cuori ed i vostri pensieri in Gesù Cristo nostro Signore»3.
Giovanni era andato nel deserto a fare penitenza e preghiera. Intanto il popolo lo avvicinava, e allora egli predicava. Predicava che cosa? La preparazione al Messia; cioè, aspettare, gli uomini, aspettare il Salvatore, ma riceverlo con la penitenza, purificazione di coscienza, sì. Quello predicava. E siccome molti accorrevano e sentivano le sue prediche, poi battezzava con l'acqua, come un segno che voleva dire: purificate le vostre anime, lavare le vostre anime. Il battesimo non era sacramento, ma era un segno di purificazione. Il sacramento del battesimo, poi, è stato istituito da Gesù Cristo.
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L'umiltà di Giovanni. Lui era vero profeta e più che un profeta - come ha dichiarato Gesù Cristo -. Quindi, non solamente un profeta, ma uno che è più che un profeta. Perché, non solamente parlava del Salvatore, del Messia, ma egli doveva indicarlo già; non solamente che venisse, ma lo indicò. E quindi conobbe il Salvatore Gesù Cristo, il quale [egli] stesso, volle essere battezzato con l'acqua da Giovanni. L'umiltà.
Molte volte noi ci crediamo di più di quel che abbiamo. E quel che abbiamo dobbiamo riconoscerlo, ma soltanto per lodare Dio, non per vantarci di possedere una cosa o un'altra, di avere una capacità o un'altra. Bisogna, quel che c'è, bisogna riconoscerlo perché è da glorificar Dio che ha dato questi doni, queste grazie. Allora in umiltà riconoscere che tutto è di Dio e che dobbiamo lodarne Iddio: gloria in excelsis Deo1, sì. Ma quello che noi abbiamo non bisogna pretendere e lodarci quasi che avessimo...2
Oh! Allora, come è stato sincero: «Chi sei tu?». Riconobbe quel che era e non lo negò e riconobbe: «Non sono io il Cristo». Egli riconobbe quel che era e non volle essere chiamato il Cristo. Gli chiesero allora: «Chi, dunque, sei? Elia?». «No!». E così: «No!». Negò. E allora domandarono: «Chi sei tu? affinché noi possiamo dare una risposta a quelli che ci hanno mandato, che dici di te stesso?». Ecco la sua umiltà e la sua realtà. Umiltà che quel che aveva era di Dio; e quello che doveva fare, doveva compierlo ammettendo ciò che era e ciò che doveva fare: «Io sono la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate le vie del Signore». Che cosa si voleva da loro?
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Il Battista: «Raddrizzate le vie del Signore». Cioè mettersi a posto in coscienza coi nostri difetti e coi nostri peccati. «Raddrizzate le vie del Signore». Che vuol dire vivere secondo Dio, sì. Egli voleva con questo che il popolo si preparasse a ricevere il Messia. «E gli inviati, che erano farisei, lo interrogarono ancora dicendo: Perché, dunque, battezzi se non sei né il Cristo, né Elia, né il profeta?». Egli aveva detto che non era il Cristo, né Elia, né il profeta. Rispose: «Io battezzo in acqua». E poi: Aspettate il Messia. «È lui che viene dopo di me ed è passato avanti a me e io non sono degno di sciogliere le cinghia dei suoi calzari». E cioè, egli doveva compiere tutta la sua missione di preparare la via al Salvatore, a Gesù Cristo, sì. «Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano dove Giovanni battezzava».
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E Gesù stesso volle essere battezzato da Giovanni. Quale umiltà in Giovanni! E, nello stesso tempo, quale umiltà in Gesù! Lui, Figlio di Dio incarnato, egli volle essere battezzato tra i peccatori; cioè, quelli che volevano far penitenza, venivano battezzati con l'acqua. Anche Gesù volle. E Giovanni conobbe il Messia e allora aveva detto che: «Non son degno io di battezzare te, che devo essere battezzato io». Ma Gesù volle essere battezzato1.
Allora, tutto quello che abbiamo da Dio, riconoscerlo, e riconoscere che è solo di Dio, e l'obbligo di lodare: Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis2, sì. E poi, quello che non è, ammetterlo quello che non c'è. E qualche volta si vuol fare come se insegnassimo, come la sappiamo lunga, o siamo più capaci. E tante volte abbiamo da umiliarci perché molte cose si vorrebbero riconoscere come virtù o come altro vantaggio. Bisogna che noi stiamo nella verità, né più né meno. «Io battezzo in acqua, ma in mezzo a voi c'è uno che non conoscete. È lui che viene dopo di me ed è passato davanti a me, ed io non sono degno di sciogliere le cinghia dei suoi calzari».
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Dunque bisogna che entriamo nella realtà e nella verità. E nella realtà: quel che è di Dio, quindi: gloria a Dio; e quello che non c'è, riconoscere quello che non sappiamo, quello che non abbiamo, sì, e specialmente se sono... anzi [riconoscere] i debiti che abbiamo con Dio, coi peccati; allora l'umiltà: ringraziar Dio e umiliarci di quello che non abbiamo, e, nello stesso tempo, che noi riconosciamo che, non solo non abbiamo niente di noi, [ma] abbiamo di noi i peccati, i difetti, le miserie. «Non son degno di sciogliere le cinghia dei suoi calzari».
E quando si va alla comunione, non solamente non si scioglie i calzari, ma ci nutriamo di Gesù Cristo stesso. La comunione. Quali doni! Come dobbiamo dirlo: «Signore, non son degno; Signore, non son degno; Signore, non son degno»1. Lo dicessimo bene, con convinzione! La realtà, la verità, ecco. Quel che ci ha dato Dio [è] di Dio, e lo diamo a Dio. E quel che è debito nostro con Dio: «non son degno» e «abbi pietà di noi». Picchiarci il petto, per le nostre infermità e per i nostri peccati, per le nostre mancanze, sì. Trovarci bene col Signore.
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La conclusione è questa: nella novena del Natale, la verità, sì: [riconoscere] quello che sono i debiti che abbiamo con Dio, e domandar perdono per ricevere bene Gesù nella comunione, e poi ricevere l'incontro, nel Natale, l'incontro con Gesù Bambino nella grotta. Questo che si deve pensare: che il Figlio di Dio incarnato, Messia, in quale stato ha voluto nascere! dove ci son le bestie! Quanto siamo ancora ignoranti di noi stessi! Ci sarebbe bisogno di fare l'esame di coscienza; ma specialmente, lodar Dio di quel che il Signore ci ha dato, e confonderci di avere anche usato poco bene i doni di Dio. Così, la preparazione al Natale, la novena.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 143/c (= cassetta 228/a.1). - Voce incisa: “Domenica III di Avvento: meditazione del PM”. In PM, nessun indizio cronologico (cf PM e nostra nota in c523). - dAS 11 dicembre 1966) (domenica): «Celebra il PM in lingua italiana, alle 5,15; tiene meditazione alle PD della comunità CGSSP».

2 Gv 1,19-28.

3 Fil 4,4-7.

1 Lc 2,14.

2 Cf 1Cor 4,7.

1 Cf Mt 3,14-15.

2 Lc 2,14.

1 Cf Mt 8,8 e anche Missale Romanum, Canon Missae, Domine, non sum dignus...