42. CORRISPONDERE A TUTTE LE GRAZIE DEL SIGNORE
(Domenica IX dopo Pentecoste)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 31 luglio 19661
Vangelo secondo Luca. In quel tempo: Gesù, avvicinandosi a Gerusalemme, nel vedere la città pianse su di essa e disse: «Se anche tu avessi conosciuto in questo giorno, che era il tuo, ciò che giova alla tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. Verranno per te giorni in cui i nemici ti circonderanno di trincee e ti accerchieranno e stringeranno da ogni parte e abbatteranno te, e i tuoi figli che sono in te, e non lasceranno di te pietra su pietra perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Poi, entrato nel tempio, prese a scacciarne coloro che vendevano e compravano dicendo: «Sta scritto: La mia casa è casa di preghiera; voi invece ne avete fatto una spelonca di briganti». E ogni giorno insegnava nel tempio2.
Questo indica la durezza di quella gente, durezza perché non accoglievano la parola di Gesù Cristo. «Se anche tu avessi conosciuto in questo giorno, che era il tuo, ciò che giova alla tua pace»! Ecco. E cioè, se tu avessi accettata la mia parola: aver riconosciuto Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato e Messia. Ma non vollero accettarlo e lo contraddicevano, e cercavano, anzi, di ucciderlo e toglierlo di mezzo. Ora, questo si applica sempre alle anime che sono ostinate, dure, dure alla parola e cioè non accolgono le ispirazioni, né la voce di Dio.
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Certamente, noi abbiam sempre da fare un esame di coscienza, perché, se vi è gente che abbia molta grazia, noi ne abbiamo moltissima, grazia, dall'uso di ragione fino ad oggi. Anzi, quando il bambino è portato a battezzare, il bambino riceve già le grazie in proporzione alla vocazione futura. Possiamo noi calcolare le immense grazie, la quantità di grazie che il Signore ci ha dato? Poche volte si medita sopra i doni di Dio. Si è molto portati a domandare grazie, e bisogna invece, in primo luogo, meditare le grazie già ricevute, e poi avendole ricevute, riconoscenza al Signore. E come si fa la riconoscenza? Con la corrispondenza, sì, alle grazie passate, già ricevute. Siamo poco disposti a ringraziare il Signore, poco disposti, e invece siamo sempre tesi per ottenere altre grazie. E quando noi non corrispondiamo alle grazie già ricevute, il Signore aspetta, e cioè non comunica quella quantità di grazie che egli avrebbe donato. Quindi l'esame di coscienza viene dal considerare il battesimo, e quando siamo stati aperti alla ragione a sette anni; più avanti l'istruzione religiosa, le ispirazioni, i sacramenti, la Chiesa, l'educazione; e poi la vocazione, e poi tutto il resto che c'è stato dalla vocazione e Professione, e gli anni di Professione; e da anno ad anno, e cioè da un corso di Esercizi all'altro. E sempre in un corso di Esercizi considerare le grazie passate dell'anno precedente, sì. E se noi abbiamo veramente corrisposto sufficientemente, certamente allora, se si è corrisposto, si è fatto certamente un progresso spirituale. E quando si è sempre allo stesso punto? È trascuranza dei doni di Dio, e il Signore dà meno grazie perché non c'è la disposizione; e non ha corrisposto colui che doveva corrispondere, non ha corrisposto.
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La città, Gerusalemme, sì, aveva conosciuto in qualche maniera, più o meno; ma alla parola di Gesù Cristo non avevano dato corrispondenza. Oh! Se vogliamo ottenere più grazie, bisogna corrispondere alle grazie già concesse dal Signore. E allora Gesù preannunzia il grande male di Gerusalemme. Perché dopo parecchi anni, secondo la profezia di Gesù Cristo, Gerusalemme fu distrutta: «non rimane pietra su pietra», cioè, tutto distrutto. E così la città a che cosa si è ridotta! «Non lasceranno di te pietra su pietra», cioè distrutta (...) «perché non hai riconosciuto il tempo in cui eri visitata». Cioè, «il tempo in cui eri visitata», il Figlio di Dio incarnato aveva visitato e visitava Gerusalemme, il Messia, Gesù Cristo.
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Adesso, tre punti: primo, come abbiamo fatto per il passato? Come siamo stati favoriti dalla misericordia di Dio? Che cosa avremmo già meritato? Niente! (...). Quando non eravamo ancora, il Signore, lui, ci ha creati; cominciando dalla creazione, perché non esisteremmo neppure; e poi non avremmo avuto la vita cristiana, la vocazione. Proprio tutto è da Dio. «Vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, conservato, ecc.». Gli ingrati ricevono poche grazie, allora. Bisogna che noi corrispondiamo alle grazie. E se c'è buona salute, usarla; [se abbiamo] le giornate, non perdere tempo, parlando solo in questo senso, e cioè di quello che è umano; perché, se abbiamo gli occhi che ci vedono, usarli a vedere le cose che si devono vedere, e chiuderli a quello che non è buono. Così della lingua, così dell'udito, così della gola, così del senso del tatto, di tutto. Oh! Se noi usiamo tutte le forze che abbiamo, fisiche, le usiamo queste forze, ecco sono le prime grazie, o che vogliamo dire, doni.
Noi usiamo proprio il tempo, e le nostre forze, e l'intelligenza, e i sensi, usiamo proprio tutto per dare gloria a Dio e portare del bene alle anime? Questo anche soltanto per la natura umana; poi se si aggiungono tutte le grazie dal battesimo in avanti, la grazia; e poi c'è, in terzo luogo, di ordine di grazie, la vocazione, ecco.
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Quando si fa l'esame di coscienza, non si ha solo da considerare le mancanze; ma considerare prima se abbiamo, nella giornata, corrisposto alle grazie della giornata. Se il Signore ci dà la giornata, allora quella è una grazia. E noi dobbiamo considerare: abbiamo usato i minuti, le ore della giornata, tutto, in ordine alla gloria di Dio e anche alla nostra santificazione? Allora quando consideriamo le grazie, se non abbiamo corrisposto?. Al mattino: la Messa, il sacrificio, la Messa, la comunione, che dono è quello per la giornata! E noi ricevendo queste grazie nella mattinata, la giornata la impieghiamo bene tutta? secondo il tempo, la salute, le forze, i doveri quotidiani, il governo di noi stessi? E poi, tutto quello che rimane, nell'unione con Gesù Cristo. Dopo la comunione, il Signore Gesù che è venuto in noi, il Padre, lo Spirito Santo col Figlio, il Figlio di Dio incarnato, cioè, la Santissima Trinità abita in noi. Dobbiamo essere tanto attenti, e consacrarci al Signore, in questo senso, di ricevere bene la Santissima Trinità, che vive in noi la Trinità quando c'è la grazia. E noi rispettiamo noi stessi, rispettiamo noi stessi perché è il tempio, in noi, è il tempio della Trinità. Se si va in chiesa, bisogna andare bene, c'è Gesù Cristo; in noi, quando c'è la grazia, c'è la Trinità. E come andando in chiesa bisogna far bene la genuflessione, e così, pensando che tutta la giornata c'è sempre la Trinità in noi, quando c'è la grazia. E come ci comportiamo?
Oh! Allora, considerare le innumerevoli grazie e doni di Dio. E poi non perdere mai il tempo, perché verrà il giorno in cui non ci sarà più tempo, e quindi la fine della vita; potrà ancor durare qualche cosa, anche solamente qualche minuto; ma tutto il tempo della vita, ecco, se usato bene, anche gli ultimi momenti: per dare gloria a Dio, amore al Signore e prepararsi all'ingresso in cielo, sì.
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Nella preghiera ci sono due parti da fare, quanto a preghiera; le due prime parti: l'adorazione al Signore infinito, autore di tutto; ma subito il ringraziamento; riconoscere Dio e ringraziarlo; dopo viene il domandare il perdono; e domandar le grazie è la quarta parte. Ma la prima parte è riconoscere Dio infinito, nostro creatore; Gesù Cristo, nostro redentore; e ringraziare il Signore dei doni fatti a noi, all'Istituto e a tutta l'umanità. Ringraziare il Signore.
Misurare se noi facciamo più domande che ringraziare; oppure se noi ringraziamo abbondantemente e poi domandiamo le grazie, sì, per la giornata. Se noi giorno per giorno utilizziamo il tempo per il Signore, il Signore continuerà le sue misericordie per noi. Oh! Fare quindi una riflessione, e questa riflessione che sia approfondita, e cioè: abbiamo corrisposto a tutte le grazie? e abbiamo corrisposto abbastanza ieri? un mese fa, un anno, la vita intiera? Sì. E se c'è stata ingratitudine, cosa bisogna pensare? Quando si dice di uno: sei un ingrato! E allora picchiare il nostro petto: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Io non ho più così abbondanza di grazie perché non ho corrisposto a quelle ricevute. Quindi, allora, almeno domandar perdono dell'ingratitudine. E allora, se noi almeno considerando adesso, almeno adesso, ringraziare di tutto, di tutto quello che riguarda la creazione, il battesimo, la conservazione finora, la vocazione e tutto quello che ci dà di salute; tutto va ed è da usare per la gloria di Dio e la santificazione nostra. Tante volte dobbiamo picchiarci il petto: sono stato ingrato a Dio. E come sono stato ingrato? Non corrispondendo, perché: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
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Adesso i propositi: vogliamo usare tutti i minuti della giornata per compiere il volere del Signore; e quel rispetto che dobbiamo avere a noi stessi, come corpo e come grazia, e utilizzare tutto quel complesso di grazie. Perché poi alla fine sarà esaminato ogni giorno e ogni ora della vita, al giudizio di Dio; se abbiamo utilizzato il tempo, la salute, le facoltà fisiche, le facoltà spirituali, i doni e le grazie, sì. E allora canteremo la lode a Dio come Maria: Magnificat. Lodò, lodò il Signore, Maria, per i doni ricevuti.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 139/d (= cassetta 222/a). - Voce incisa: “Domenica IX dopo Pentecoste: meditazione del PM”. In PM, nessun indizio cronologico (cf nostra nota in c336). - dAS, 31 luglio 1966 (domenica): «cappella CGSSP e Apostoline» (cf dAS in c9).
2 Cf Lc 19,41-47.