Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. «LODATE DIO, POPOLI TUTTI» (Festa della Santissima Trinità)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 5 giugno 19661

In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo»2.
Tanto nell'Epistola, quanto nel Vangelo, si esalta la Santissima Trinità. E questo è il vero e massimo amore a Dio: cercare la gloria di Dio, Dio Trino ed Uno.
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Il Padre celeste ha formato una idea della sua santità, eternità, potenza, ecc. Così, per mezzo di generazione, il Figlio di Dio. E allora, tra il Padre e il Figlio, una corrente di amore, e allora: lo Spirito Santo.
Nella Trinità, fra le divine Persone, vi è una glorificazione eterna, infinita. A questa glorificazione infinita di Dio, noi non possiamo aggiungere [nulla], perché è infinita la gloria nelle tre divine Persone, di Dio Uno e Trino. Ma possiamo aggiungere altra gloria da parte nostra a Dio, perché il Signore Dio ci ha creati per la sua gloria. E nella Scrittura si dice, dice Dio medesimo: «La gloria io non la cedo a nessun altro, è tutta per me1. Guai, quando noi ci lodiamo o ci glorifichiamo, o vogliamo dire che abbiamo dei meriti, e allora noi rubiamo la gloria che è dovuta a Dio solo. Quanto [è] errato, l'avere dell'ambizione, della superbia, della vanità! Togliere a Dio ciò che è di Dio! E così, quando noi per vanità, ambizione e intenzioni non buone, quando cerchiamo di essere amati, lodati, quello è proprio contrario a Dio. «La mia gloria non la cedo a nessun altro». E lo ripete nella Sacra Scrittura più volte. E quando noi facessimo delle cose buone, e così, per soddisfazione di essere conosciuti, amati, lodati, perdiamo il merito e disgustiamo la Santità. Quindi l'Oremus: O Dio onnipotente ed eterno, tu hai concesso a noi, tuoi servi, di conoscere con la professione della vera fede, la gloria dell'eterna Trinità ed adorare l'Unità nella potenza, nella maestà divina, difendici da ogni avversità2.
La maggiore avversità è il peccato, quindi non tanto difenderci dalle avversità esteriori, ma difenderci, vuol dire, dal peccato, dall'ambizione e dal perdere i meriti; pur lavorando, e i meriti sarebbero perduti. Quindi tutto, solo, ordinato a Dio. «Vi adoro con tutto il cuore, ecc.». Tutto a Dio.
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E le parole di san Paolo nella Lettera ai Romani:
O abisso di ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono impenetrabili i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie! Chi, infatti, ha conosciuto il pensiero del Signore? Chi è stato suo consigliere? Chi, con i propri doni, l'ha prevenuto così da destare debito con lui? Poiché tutto è da lui, per mezzo di lui e per lui. A lui la gloria nei secoli. Amen
1. Cioè, per tutta l'eternità, a lui la gloria nei secoli. Amen. E allora la risposta era stata: Rendiamo grazie a Dio.
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È più facile fare l'esame di coscienza per le opere esterne, con le parole o con le azioni; ed è più difficile, invece, scoprire quel che è l'interno, nell'esame di coscienza, sì. E in che maniera? Ci vuole un raccoglimento più profondo; ci vuole una luce più profonda per conoscere noi stessi: quali sono i pensieri, i desideri, i voleri, le cose contrarie; che noi possiamo, allora, essere contro il volere di Dio, contro i desideri di Dio. Quindi ci sono tanti sbagli nella vita quotidiana; tutti... Ma non tanto affliggersi delle cose esteriori, o le azioni o le parole; quello che deve invece preoccuparci - senza scrupoli - però preoccuparci di quello che è dentro. E in che maniere? Quanto alle potenze: la mente, e la volontà, e il cuore, che possono essere contrarie ai pensieri di Dio e ai desideri di Dio.
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Siamo docili, sempre facendo volentieri anche quello che ci porta a soffrire; ma allora la volontà nostra si unisce alla volontà di Dio. E si faranno tante cose perché sono vedute e quindi si eseguiscono. Ma che ci sia la docilità della volontà. Accettare in letizia anche una critica, una parola che ci offende o una sofferenza che procede da altre ragioni.
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E poi i pensieri, la mente. Tutti i pensieri si corrispondono alla fede? Oppure consideriamo le cose in una maniera umana? Sì, la fede sempre viva. Ed [evitare] tutti i pensieri inutili, e tutte le curiosità che non ci portano alla santità; pensieri di superbia, pensieri contro la carità, ecc. L'interiore. E quindi pensare come Dio. Anime che, poco a poco nella vita, e al fin della vita non hanno più altri pensieri che i pensieri di Dio, come una preparazione al cielo, quando là si vedrà Dio. Adesso, però, in fede; in paradiso poi è in visione. Santificar la mente.
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E poi quello che è il cuore; il cuore, quando è tutto ordinato a Dio. Quando si è fatto la Professione si è voluto dire: tutto sono per Dio e non ho altri desideri, né nessuna ambizione, e nessuna cosa che possa dispiacere a Dio. Ma che l'amore del cuore sia ordinato al Signore, e sia ordinato alla bontà con il prossimo, cercando di mettere il nostro impegno nella preghiera: perché sia amato Iddio e che si salvino le anime. Questo è l'amore. Qualche cosa si può fare anche direttamente in azioni. Ma più, voi, nella preghiera, nell'Adorazione: l'amore a Dio e l'amore a tutte le anime che vivono. Oh, tre miliardi e mezzo di uomini! Tener presenti tutti gli uomini; tre miliardi e mezzo, presentarli tutti a Gesù: abbi pietà di noi, abbi pietà di loro. Quante persone non lodano Dio! E lodiamolo noi: Laudate Dominum omnes gentes1: lodate [Dio], tutte voi, nazioni.
E quest'oggi, sempre recitavamo, e ancora si recita il Quicumque2, cioè che tutti dobbiamo credere nella Trinità. È il mistero più grande: Dio in tre Persone e in Unità; tre Persone e un solo Dio. Ecco, credo in un Dio solo.
Oh! Allora, vedere se nell'intimo dei nostri cuori, nelle nostre menti, nelle nostre volontà ci conformiamo a Gesù Cristo nel tabernacolo, all'Ostia che vive nel tabernacolo. E quando si arriva? Prima di tutto esprimere i pensieri, i desideri che ha questo Gesù nel tabernacolo, e allora, accompagnare i desideri che ha Gesù. Lui che loda il Padre; lui che dev'essere onorato, lodato, ringraziato, sì.
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Sì, ci sono quattro formule di preghiera. Le due prime sono: adorare Dio e ringraziare Dio; poi le altre due parti: domandare il perdono dei peccati, riparazione, e poi ottenere le grazie. Chi comincia dal domandar le grazie, è anche bene che lo faccia. Ma perché la preghiera sia gradita a Dio, in primo luogo lodare Dio e ringraziare Dio. Se noi lodiamo già, e mostriamo noi riconoscenza al Signore per le grazie ricevute, allora Dio ci esaudisce più abbondantemente. Dire grazie, essere riconoscenti, e poi domandargli tutto quello che noi abbiamo bisogno di ricevere. E anche quando non sapessimo subito che cosa dire, [recitare] il Padre nostro che ce l'ha insegnato Gesù Cristo; e se ce l'ha insegnato lui è una preghiera gradita al Padre celeste; formato da Gesù Cristo stesso. E quando vorrete pregare dite: «Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà»1. Queste sono tre domande che glorificano Dio. E poi, secondo, di conseguenza, il Signore ci esaudisce nelle nostre necessità.
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E nella giornata, se ci raccogliamo un po', la giaculatoria migliore: Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo; la giaculatoria che oggi è da ripetersi, se ci ricordiamo; ma non solamente oggi, ma per tutta la vita. Per tutto quel che dispone il Signore: sia gloria al Padre, sia gloria al Figlio, sia gloria allo Spirito Santo. Anche quando ci castiga, e per questo: gloria a Dio, gloria al Figlio e allo Spirito Santo.
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Vedere, dunque, questa nostra interiorità della mente, del cuore, della volontà. Quando saremo pienamente assimilati, conformati a Gesù Cristo, allora l'anima nostra è del tutto purgata e quindi l'ingresso immediato in paradiso a contemplare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, tre Persone in Unità.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 136/d (= cassetta 216/b). Voce incisa: “Santissima Trinità 1966: meditazione del PM”. In PM, nessun accenno cronologico. Questa meditazione è stata registrata sullo stesso nastro della meditazione n. 23 (cf c212 in PM). - dAS. 5 giugno 1966 (domenica): «m.s. cappella CGSSP e Castelgandolfo» (cf dAS in c9).

2 Mt 28,18-20.

1 Cf Is 42,8 et passim.

2 Missale Romanum, luogo citato: Oremus.

1 Rm 11,33-36.

1 Sal 116,1.

2 Quicumque o Simbolo Atanasiano, dopo l'Ora di Prima, nelle Domeniche dopo Pentecoste e nella Festa della SS. Trinità. Cf Psalterium Breviarii Romani... Dominica, Ad Primam, Si veda pure Es 75-76.

1 Cf Mt 6,9-10.