Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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37. NUTRIRSI ALLA MENSA DELLA PAROLA E DELL'EUCARISTIA
(Domenica VI dopo Pentecoste)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 10 luglio 19661

Vangelo secondo Marco. In quel tempo: Una gran folla era con Gesù, e poiché essa non aveva da mangiare, egli chiamò i suoi discepoli e disse loro: «Ho compassione di questa gente, perché già da tre giorni sono con me e non hanno di che mangiare. Se li rimando digiuni a casa loro, verranno meno per la via, ed alcuni di essi sono venuti da lontano». I suoi discepoli gli risposero: «E chi potrebbe qui, nel deserto, trovare tanto pane da saziarli?». Egli domandò loro: «Quanti pani avete?». «Sette», risposero. Allora ordinò alla folla di sedersi per terra. E presi i sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai suoi discepoli perché li distribuissero; e li distribuirono alla folla. Avevano anche alcuni piccoli pesci, e li benedisse, e ordinò che fossero distribuiti. Così mangiarono e furono sazi, e raccolsero sette sporte dei pezzi avanzati. E quelli che avevano mangiato erano circa quattromila. Poi li congedò2.
Abbiamo da considerare, in primo luogo, quegli uomini, quelle persone, e cioè: «da tre giorni sono con me e non hanno di che mangiare». Quanta sete e fame della parola di Dio! «Sono con me e non hanno di che mangiare». «Da tre giorni sono con me». Il che vuol dire che quella moltitudine, in primo luogo voleva saziarsi della parola del Signore Gesù. E questo indica: che quelle anime, quelle persone erano illuminate da Dio, e, quindi, illuminate da Dio, cercavano ancora di essere più illuminati. Perché c'era già una luce per seguire Gesù, ma ascoltando la parola di Dio, allora la parola illuminava ancora di più.
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Bisogna che noi ricordiamo che dobbiamo avere fame e sete della parola di Dio. È vero che prima del Vangelo si fa il segno della croce, e poi dopo aver letto il Vangelo si bacia il Vangelo, il che indica che dobbiamo avere grande amore alla parola di Dio.
Oh! Bisogna riflettere: che noi abbiamo fame e sete del Vangelo e in generale della parola di Dio. La Scrittura del tempo antico, Antico Testamento: 43-45 libri; e poi i libri del Nuovo Testamento: 27.
Ora l'esame: c'è stata veramente la meditazione del Nuovo Testamento, in primo luogo? Sono stati letti bene i Vangeli e poi gli Atti degli Apostoli, e poi le Lettere degli Apostoli, di san Paolo in particolare, e poi di san Pietro, san Giacomo, ecc.? e l'Apocalissi?
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Oh! Persone che sono consacrate a Dio, devono nutrirsi della parola di Dio, in primissimo luogo. La prima parte della Messa è la parola di Dio, sì, cominciando dall'Introibo ad altare Dei fino a dopo la recita del Credo e l'Offertorio. Anche persone consacrate a Dio, sono più assetate e cercano più notizie e curiosità e discorsi, oppure letture che hanno più o meno di buono. Ma è necessario che sia arrivata, la persona consacrata a Dio: il Vangelo, le parole specialmente del Nuovo Testamento, nel complesso. Come si medita, e come si è letto, e come lo si è mandato a memoria? Bisogna prima, quindi, che noi meditiamo la parola di Dio. Sono più curiose, alle volte, di notizie che di quello che il Signore vuole da noi. Bisogna proprio che ci si nutra della parola di Dio. Anche nel Decreto si ripete varie volte1; ma specialmente quello che ieri si è dovuto spiegare, e cioè, il nutrimento è duplice: il primo nutrimento è la parola di Dio; il secondo, l'Eucaristia. C'è questa fame e sete? Magari si fanno dei discorsi, delle conversazioni che non hanno nessun valore. E invece, non si ascolta la parola di Dio più abbondantemente?
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«Ho compassione di questa gente perché già da tre giorni sono con me e non hanno di che mangiare; se li rimando digiuni a casa loro, verranno meno per la via, ed alcuni di essi sono venuti da lontano». Allora: «chi potrebbe qui, nel deserto, trovare tanto pane da saziarli?», dicevano gli Apostoli. E allora il Signore Gesù moltiplicò i pani e moltiplicò i piccoli pesci, e la folla sedette come aveva detto il Signore, e sono stati distribuiti i pani e, man mano che [li] avevano nelle mani, si moltiplicavano. «Così mangiarono e furono sazi»; e come erano sette pani, «raccolsero sette sporte dei pezzi avanzati. E quelli che avevano mangiato erano circa quattromila; poi li congedò». Quindi il primo pane è la parola di Dio; il secondo pane è l'Eucaristia, indicato, figurato nella moltiplicazione dei pani. Quanti sono coloro che vogliono comunicarsi, ecco.
Fortunati coloro che si nutrono quotidianamente del pane eucaristico, dopo la Parola.
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E poi bisogna ricordare che l'Eucaristia è da considerarsi sotto tre aspetti: primo è il sacrificio della Messa, [che] è lo stesso sacrificio della croce; poi la Comunione, e terzo, l'Adorazione.
Leone XIII1 e Paolo VI2, tutti due hanno fatto encicliche per il mistero eucaristico. Quindi abbiamo la perseveranza e lo spirito sempre più ispirato dalla fede. Eucaristia.
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[Primo,] il sacrificio della Messa è lo stesso sacrificio della croce; cambiato il modo, ma la sostanza è uguale; secondo, la Messa ha un valore infinito in Gesù Cristo, sì. Bisogna pensare, però, che la Messa ha un valore infinito, ma bisogna vedere come noi siamo disposti e come abbiamo lo spirito di fede. La Messa ha valore infinito, ma dipende, per quanto l'applicazione a noi, secondo le disposizioni, che sono: fede, speranza e carità, sì; in terzo luogo, ricordare che dobbiamo domandare sempre perdono, e domandare le grazie necessarie, sì.
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Ora, fare l'esame di coscienza: primo, il sacrificio, la Messa; secondo, come è stata la nostra Comunione; e terzo, come sono le Adorazioni. Sì, ci vuole uno spirito molto più profondo; giorno per giorno, sempre più profondo. Da che cosa? Dalla fede e, nello stesso tempo, dalla fiducia, speranza, e poi dall'amore verso il Signore, sì.
Quindi nutriamoci del duplice cibo: il pane della parola di Dio, e il pane eucaristico. E se ci nutriamo di questi cibi, saremo sempre più santificati, avremo più grazie. E poi, alla fede, risponde la visione di Dio. Adesso bisogna leggerla e meditare la parola di Dio, ma poi si vedrà il Signore stesso; la visione di Dio e il gaudio in Dio che corrisponde alla Comunione e all'Eucaristia che noi abbiamo celebrato, sì. Allora il gaudio eterno, la visione di Dio e il gaudio di Dio. Si possiederà Dio, Dio.
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Vedere che non ci sia l'amor proprio, umano, l'ambizione, ecc. Ma se cerchiamo noi stessi, come possederemo Dio, quando c'è l'amor proprio? Bisogna che ci sia l'amore a Dio sempre vivo, vero, sì. Questo dovrebbe essere per tutti gli uomini, almeno per tutti i cristiani, ma specialmente per chi è consacrato al Signore!
Adesso, di conseguenza: come si ama la parola di Dio e come noi abbiamo la divozione per l'Eucaristia?
Chiedono una novena di preghiere per un Santuario, ecc. Ma la Messa qual è, vale più che tutte le novene, e tutti i tridui; la Messa ha valore infinito in se stessa. Dipende dalla nostra disposizione, se veramente noi arriviamo con le disposizioni giuste nostre, per avere i maggior frutti per la nostra anima, sì. E poi pensare a tutta l'umanità e pregare per tutti, specialmente per i cristiani, i cattolici.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 139/a (= cassetta 220/a.2). - Voce incisa: “Meditazione del PM. Domenica VI dopo Pentecoste”. Per la datazione, cf PM: «Bisogna proprio che ci si nutra della Parola di Dio. Anche nel Decreto si ripete varie volte» (DV, del 18 novembre 1965). Le meditazioni nn. 37.38.40.42 registrate di seguito sullo stesso nastro, non contengono sicuri indizi cronologici in PM. Ma dai richiami che alcune di esse hanno al Concilio e al dopo Concilio, sembra che possano offrire sufficiente garanzia che siano dell'anno indicato (1966). - dAS, 10 luglio 1966: «m.s.» (cf dAS in c9).

2 Mc 8,1-9.

1 Costituzione Dogmatica «Dei Verbum» sulla Divina Rivelazione del 18 novembre 1965. Cf, per esempio, il n. 21.

1 LEONE XIII, Epistola enciclica Mirae caritatis, 28 maggio 1902.

2 PAOLO VI Lettera enciclica Mysterium fidei, 3 settembre 1965.