Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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39. INTRODUZIONE AGLI ESERCIZI SPIRITUALI: PURIFICAZIONE (VI)

Esercizi Spirituali (22-30 luglio 1966) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 22 luglio 19661

Il primo pensiero è di ringraziare il Signore, il quale ci ha creati e ci ha dato la grazia del battesimo, quindi, entrati nella Chiesa; e poi la vocazione che il Signore vi ha data; e essere state conservate fino adesso in vita. Sempre cominciare dal ringraziare. Estote grati2: siate riconoscenti al Signore, dice san Paolo. Quando noi ringraziamo, allora il Signore ci esaudisce quando poi domandiamo altre grazie. E il ringraziare è una grande preghiera la quale attira altre grazie, altre benedizioni, sì. E se pensate tutte le grazie ricevute, dal momento in cui siamo esistiti fino a quest'oggi, giorno per giorno, il Signore è stato largo con noi, misericordioso con noi. Ringraziare.
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Ora siete venute di buona volontà. Il Signore Gesù vi aspettava; Maria vi aspettava; san Paolo vi aspettava. E allora cominciate il dialogo, la conversazione con Gesù. Va bene che ci siano molte preghiere come formule, per esempio le orazioni del mattino e della sera; sono preghiere molto buone, molto, e sono da recitarsi. Però, quando noi poi individualmente, personalmente parliamo direttamente col Signore e aspettiamo la risposta della grazia e la luce che il Signore dà, allora è più viva la preghiera, anche se è meno, così, elevata, ma si entra in conversazione col Padre celeste, con Gesù. Ora, quindi, ringraziare il Signore di avere questo corso di Esercizi, sì.
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Che cosa siano gli Esercizi, già lo conoscete in tante maniere. Ma subito possiamo dire che gli Esercizi si dividono in due parti e, se vogliamo dire, anche in tre.
In due: la prima parte degli Esercizi è purificazione; specialmente i due primi giorni, per la purificazione. E secondo, poi, i giorni della santificazione. E tutti insieme gli Esercizi sono come una continua preghiera, è una continua preghiera dal mattino in cui si inizia la giornata; tutta la giornata e la stessa notte, 24 ore, tutto offrire al Signore; e come abbiamo il nostro merito quando prendiamo il cibo, perché è dovere ed è volontà di Dio perché manteniamo noi in vita e operiamo nell'apostolato. E come c'è il cibo, e la ricreazione, c'è il riposo, il sonno, e anche quello è volontà di Dio. E anche Gesù dormiva; Maria [dormiva]. Offrire anche quello per compiere la volontà di Dio, sì.
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La purificazione consiste: primo, in esame di coscienza; secondo, eccitarsi al dolore; poi seguire col proposito. Poi, dopo aver fatto questi atti, la preparazione alla confessione, confessione che è il sacramento. E poi dopo, in conseguenza, che ci sia la virtù della penitenza.
Oh! L'esame di coscienza. Ora facciamo una specie di indirizzo, per questo. La prima domanda a noi stessi: in che stato sono io? come mi trovo con Dio? E cioè, sono fervoroso? o sono tiepida o sono in stato non buono? per causa di peccati? Ecco, queste tre domande: se fervorosi, se tiepidi, e se in stato non buono; sì, in generale.
Poi subito si ha da fare l'esame: il carattere com'è? Vivendo in comunità bisogna che ci sia un buon carattere, e se non c'è il buon carattere, si faccia; perché vi sono persone, allora, che pesano sulle altre e quindi manca la carità. E, d'altra parte, neppure si pretende di essere sempre in letizia, no, vi sono anche delle pene interiori ma all'esterno ci si comporta senza far pesare sulle persone con cui si convive. Perché c'è un fastidio, perché si deve pesare sugli altri? No!
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Quanto all'esame di coscienza, ora: la mente, il cuore, la volontà. Sono tre facoltà che il Signore ci ha dato.
[Primo:] la mente, questa nostra mente, questa nostra ragione donataci dal Signore. Ecco, i pensieri nostri, sempre buoni? o vi sono pensieri non buoni? pensieri che sono tutti di carità? E, qualche volta, sono di invidia, sono di malevolenza? Pensieri che riguardano Dio, riguardano i doveri quotidiani; se si è allo studio, ad esempio, come applicare la mente a quello che [si è appreso] alla scuola o allo studio o alla meditazione, usando la nostra intelligenza, la nostra ragione. E questa nostra mente si usa in bene? oppure si perde in fantasticherie, diremmo così, pensieri inutili? E se fossero poi pensieri di invidia, contro la bella virtù, contro l'obbedienza?
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Secondo: il cuore. Il cuore il Signore ce l'ha dato per amarlo con tutta la mente, con tutto il cuore; amarlo con tutto il cuore sopra ogni cosa. Si ama veramente Dio con intensità, con fervore?
Carità, il sentimento: si ha veramente la bontà verso le persone con cui si convive? E poi la carità verso tutto il mondo, tutte le persone, pregando perché tutti si salvino? E specialmente per quelle a cui vi rivolgete per l'apostolato. E questa carità e bontà, particolarmente con le persone con cui si convive, con le compagne, sì; e questo, in particolare, l'amore con le persone più vicine, sì, perché abbiamo maggiore impegno. L'amore, quindi al prossimo, alle anime.
Ma questo cuore, qualche volta, potrà avere dei sentimenti di invidia, di superbia e di altre deficienze. Il cuore com'è? Sì.
Persone che hanno veramente bontà, e persone le quali sono piene di egoismo, guardano solamente se stesse; e in fondo è un amor proprio in opposizione all'amore di Dio e all'amore al prossimo.
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Poi oltre la mente e il cuore, la volontà. La nostra volontà è ordinata a compiere il volere di Dio, quello che è il nostro dovere; dal mattino alla sera, compiere la volontà del Signore. E compiere la volontà del Signore, primo i comandamenti; quindi è utile esaminare alcuni, particolarmente, dei comandamenti. La osservanza dei comandamenti. Poi segue, la volontà nostra, quello che c'è nelle Costituzioni: come si osservano, e come si osservano gli orari; e quando il Signore permette una cosa, una cosa che può essere anche una malattia, sopportarla. Compiere la volontà di Dio, accettare la volontà di Dio; anche se una persona cara viene a mancare: la volontà del Signore, sì; subito dire: Sia fatta la volontà di Dio come in cielo, così in terra; come la fanno gli angeli in cielo, così che la facciamo sulla terra1. La nostra volontà. E poi vi sono le disposizioni nella Congregazione: c'è un ufficio, c'è un lavoro, c'è altra occupazione. Accettare gli uffici che sono assegnati, e che questo venga fatto volentieri, con buone intenzioni, per volere del Signore; non perché si strascina, nell'intimo si hanno pensieri contrari perché è stato così disposto.
Quindi l'esame di coscienza dev'essere, in primo luogo, nell'intimo nostro: la mente, il cuore, la volontà.
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Poi vi sono i sensi interni, che sono diversi dai sensi esterni ma da ricordare almeno due: la immaginazione e la memoria.
Immaginare cose buone: e vedi il presepio; vedi il Crocifisso. L'uso quindi della fantasia. E quindi bisogna che si conoscano le persone con cui si ha da trattare, e quindi la fantasia. E vi sono fantasie che non sono veramente buone né per Dio, né per noi. Vigilare sopra la nostra fantasia; e questa fantasia giuoca, tante volte. Perché c'è tanta distrazione nella preghiera? Perché è la fantasia che giuoca.
E quanto, poi, riguarda la memoria. Ricordare tutte le cose buone, e allontanare e dimenticare le cose non buone. Qualche volta sarà stato un discorso non conveniente, bisogna dimenticarlo. E se invece si è ascoltato un discorso buono, ecco la memoria. E così, la memoria per imparare il catechismo; la memoria per rispondere nella scuola; la memoria per fare i nostri doveri; e se hanno insegnato a fare un ufficio, un altro, e allora che si tenga bene a memoria, sì. Allora, le due facoltà, o due sensi, meglio: fantasia e memoria.
Persone che dimenticano tutto quello che si dice, ridice per una settimana, un'altra volta, e poi magari un mese; e poi cose ripetute e si dimenticano ancora. Quindi dobbiamo poi tenere bene a memoria ciò che si apprende nella scuola, ciò che si apprende negli avvisi dal confessore; e poi tutto quello che è utile, come adesso, la memoria, per fare la meditazione dopo, sì.
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Poi abbiamo da esaminarci sopra i sensi esterni.
Gli occhi si adoperano sempre per il bene? o qualche volta non sono per il bene? Si può allora usare santamente gli occhi per vedere il tabernacolo, ad esempio; per trattare con le persone con cui è necessario; e gli occhi, per studiare, per leggere, per compiere tutto, in sostanza, quello che è necessario per la vista, ringraziando il Signore che ci ha dato la vista. E se qualche volta l'occhio ci tradisce, la vista sarebbe meglio che non ci fosse stata? E sì.
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E poi vi è l'udito. O si parla in bene o si parla in non bene, sì; conversazioni non buone e conversazioni che son sante; ascoltare anche mormorazioni e ascoltare le prediche. Ascoltare quello che viene insegnato; sì, l'udito. Può piacere un canto, e va bene, che sia però un canto onesto.
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E poi vi è la lingua. Abbiamo sempre dominato la lingua? La lingua è necessaria, la nostra lingua, per dare le lodi a Dio, pregare bene, parlare bene. Quindi che le parole siano sempre parole oneste, gradite al Signore, che fanno del bene, o anche per fare ricreazione vicendevolmente, ecc.; va bene. Ma se poi la lingua serve per mormorazioni, per dire cose che non sono convenienti, parole... Allora che noi usiamo santamente della lingua, sì, santamente della lingua. Ma quante mancanze riguardo alla lingua, quante, o riguardo l'obbedienza o la carità, ecc. L'esame di coscienza.
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E poi anche il gusto. Se noi ci nutriamo col nostro cibo, e se preferiamo solo quello che ci è di gusto e invece quello... Bisogna che noi siamo dominati dal dovere di nutrici in quella misura, o sia piacevole al gusto o sia meno piacevole, e se fosse anche una medicina.
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Poi vi è il tatto. Il tatto è il senso più esteso in tutto il corpo; mentre che la vista, l'udito, la lingua, il gusto, l'odorato son tutti nella testa, invece il tatto è diffuso in tutto il corpo, dai piedi alla testa; per esempio, la pigrizia; oppure sentimenti che provengono da qualche circostanza particolare, sì. Bisogna che sappiamo regolare il senso; in generale: non eccedere nel lavoro, ma neppure cadere nella pigrizia; sì, non eccedere. E prendere e fare quello che è la misura giusta, sì; e che si compia il lavoro in quanto è possibile; e invece, alle volte, può esserci la pigrizia, ritardare, o indisposizioni.
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Adesso qualche altra domanda: che ufficio hai? E come hai fatto il tuo ufficio in quest'anno? L'ufficio che ti hanno assegnato è stato fatto bene? qualunque ufficio che sia [stato]: o sia un ufficio più materiale o sia un ufficio più intellettuale o spirituale - perché chi è superiora, chi è suddita - [come] si è fatto?. Sì, l'ufficio. E se è il tempo dello studio, o se è il tempo di imparare quello che viene insegnato anche per l'ufficio.
Persone che cercano sempre di progredire nel loro ufficio; persone che non progrediscono mai, sanno fare quella piccola cosa e non fanno mai un miglioramento. Quella è la tiepidezza. Quante persone son tiepide perché non progrediscono negli uffici, negli impegni, sì, o sia un ufficio più piacevole o un ufficio non tanto piacevole. Il fervore non sta soltanto nel cantare bene e nel dire bene delle preghiere, questo ci vuole; ma questo fervore nella preghiera è per avere il fervore nel lavoro, nell'apostolato, se no, non è il fervore giusto, no. Il fervore è quando ci impegniamo a fare le cose nostre bene, sempre meglio. Progredire. Persone che, se hanno 25 anni o hanno 40 anni, [fanno] sempre la medesima cosa con distrazione, e tirano avanti come se fossero delle macchine. Oh! L'uomo è persona ragionevole, e persona che ha dei doveri verso Dio, e che noi abbiamo da utilizzare tutte le nostre forze a servizio e a gloria di Dio. Come, ecco, allora, come abbiamo fatto il lavoro, l'ufficio che è stato assegnato? Si è usato bene del tempo? Vi sono persone che nella giornata riempiono, si può dire, le ore bene, sì, e ora per ora compiono gli uffici, i doveri che sono assegnati, ora per ora. Ma vi sono persone che perdono tanto tempo: cinque minuti di qua, cinque minuti di là; parole inutili, e poi distrazioni che non servono. Ora, l'ufficio si è fatto bene? si fa bene? si impiega il tempo in tutto, giustamente? Ma - si dirà - c'è anche la ricreazione. E anche la ricreazione, che bisogna farla, uso del tempo perché quel tempo lì c'è la disposizione, si fa la volontà di Dio, come si deve fare il riposo, appunto.
Quindi, necessario che noi pensiamo non solo al fervore della pietà, ma ci sia il fervore in tutta la giornata, in letizia, gioiosità; fare le cose stabilite, con gioia, ecco, allora. Adesso questo è l'esame di coscienza.
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Poi segue il dolore e il proposito. [In] questo siete già abituate; tutti sono già abituati; ma fermarsi adesso, non soltanto per la confessione settimanale, ma per fare la confessione annuale o mensile; in generale, sì. Qualche persona, potrà anche non fare la confessione né annuale né mensile, ma che tuttavia le disposizioni siano molto sentite, sì. Quindi la penitenza. Confessarsi bene, con rettitudine, con sincerità, e più di tutto, col pentimento, sì. E quanto più il confessore dà penitenze più ampie, quelle opere che si fanno o quelle preghiere che si fanno per ordine del confessore, quelle preghiere hanno più valore che le altre preghiere ordinarie. Perché? Perché queste preghiere assegnate dal confessore son partecipi del sacramento della confessione, fan parte della confessione, del sacramento, sì.
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Ora, un accenno sulla virtù della penitenza di cui si parla raramente, sì.
In che cosa consiste la virtù della penitenza? La virtù della penitenza consiste, primo: sentire il pentimento e l'umiltà di avere offeso Iddio; anche se la confessione è stata fatta bene, però, come buoni figliuoli di Dio noi pensiamo: abbiamo disgustato il Padre celeste, abbiamo fatto dispiacere a Gesù, ecc., e quindi si cammina in un senso di umiltà. Quasi che, fatto il male, poi recitarlo al confessore, se pur ci sia il dolore. Ma e che cosa dopo? La penitenza. E se c'è stato un parlare non sempre a posto, allora bisogna, cosa fare? Mortificarsi e reggere e guidare le nostre parole, sì. Quindi consiste nell'umiltà e consiste ancora nella mortificazione e nella correzione. E se c'è stata la lingua che ha offeso il Signore, che noi regoliamo la lingua, sì.
Nella Teologia1 è scritto che, tutti i Santi, nessuno escluso, tutti i Santi hanno praticato la virtù della penitenza camminando sempre in umiltà e con sempre attenzione a mortificarsi. Se è la lingua che ha offeso la carità, guidarla, reggerla, ecc.; e poi ancora insegnare agli altri, in quanto è possibile, sì. E fare la penitenza, perché non basta, generalmente, la confessione che si fa ogni otto giorni e una breve penitenza. Ah! Bisogna dire che dobbiamo soddisfare, pagare quel che c'è stato.
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Quindi, ad esempio, la Chiesa stabilisce sempre, tra la preghiera e il dolore, domandare grazie e pentirsi. Nella confessione, per spiegare, bisogna che noi diamo molta importanza al dolore; ma nella Messa il sacerdote deve fare nove volte l'atto di dolore, e sono atti di dolore divise nelle parti della Messa: la prima volta dal «Mi confesso a Dio onnipotente... mia colpa, per mia colpa, ecc.»; nove volte almeno. Oh, questo perché in tutte le Messe, in tutti i Rosari, in tutte le Visite, ecc. sempre che si tenga a mente: domandiamo le grazie; ma paghiamo i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori1; cioè, che il Signore rimetta i nostri peccati come noi rimettiamo a chi ci avesse offeso, sì.
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Nella Teologia [si] dice che ci sono tre mezzi. Bisogna appena appena accennarli, perché è passato il tempo.
Primo, nel Messale c'è un Oremus in cui si domanda al Signore il dono delle lacrime1 - non fa bisogno che ci siano sempre le gocce (...) di lacrime, ma che ci sia un profondo sentimento di umiltà, di dolore - il dono delle lacrime che si chiede allo Spirito Santo, verso la fine del Messale.
Secondo mezzo: meditare la passione di Gesù Cristo: pensare Gesù dal Getsemani alla flagellazione, all'incoronazione di spine, la croce, il viaggio al calvario, la crocifissione, le agonie. Ora, il Signore non è mica come siamo noi. Il Signore era Dio e uomo, quindi conosceva già tutti i nostri peccati, il futuro, perché egli, Figlio di Dio incarnato. Allora, meditando la passione e morte di Gesù Cristo, ecco noi ricordiamo le nostre mancanze, non perché si faccia lo scrupolo, per ricordare di nuovo e voler sempre dire le stesse cose in confessionale, no. Si può sempre dire: mi confesso in generale di ogni peccato? Questo va bene. Mi accuso di nuovo di quel che ho commesso nella mia vita in generale. Così basta. Ma che noi possiamo ricordare: io ho mancato particolarmente sulla lingua; oppure ho mancato più sopra la fantasia, ecc. E quindi meditare la passione di Gesù Cristo. Gesù Cristo nella passione ha pagato per tutti; ecco.
Terzo mezzo: stabilirci qualche mortificazione: se era la lingua che parlava troppo, quando non fa bisogno, mortificazione; se ci siamo soddisfatti di più per la gola, che noi possiamo fare un atto di mortificazione; e così se abbiamo perduto tempo, impegnarlo di più ora per ora. E così si possono fare tutti gli altri esempi che possono essere ricordati. E così si mortificano i nostri sensi e la nostra fantasia, il nostro cuore, tutto il nostro essere.
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Ecco, dunque, primo: l'esame di coscienza che si faccia un po' più diligente per gli Esercizi; specialmente se vi è qualche difetto principale che si ripete, allora bisognerà eccitarci a un maggior pentimento, sì. Quindi l'esame, il dolore, e poi il proposito. Quindi bene la confessione. Non scrupoli, no, ma la sincerità, sì. Lo scrupolo è una malattia e impedisce di far bene la confessione; lo scrupolo impedisce di far bene la confessione; si credono di far meglio e invece guastano, e cioè impediscono la buona confessione. Si possono sempre fare i pentimenti, e questo è buono; ma non pensare che un peccato sia ancora sulla coscienza, no, perché è già stato perdonato.
Oh! Poi questo che riguarda la vita, e la virtù della penitenza. La Teologia lo spiega lungamente e si potrà ancora spiegare più abbondantemente.
Quindi la prima parte degli Esercizi è per la purificazione, sì. Si possono impegnare due giorni, specialmente, per la purificazione. E se già fatto l'esame di coscienza, si prega di più per ottenere il perdono, quindi il dolore. Ma si può fare un po' di più o un po' di meno secondo ciascheduna anima si trova nella propria condizione. E poi successivamente, sia tutto il lavoro per la santificazione negli Esercizi, e santificazione che nell'anno noi poi progrediamo con i propositi. E se possiamo considerare poi, se mese per mese, possiamo dire: abbiamo fatto un progresso, oppure abbiamo perduto tempo, secondo. Ma per ottenere questo pentimento, per compiere questa purificazione, grande fiducia in Gesù e nell'angelo custode che ci ha sempre veduti a peccare; e poi il disgusto che possiamo aver dato al Cuore sacratissimo di Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 89/a (= cassetta 221/a). Per la datazione, cf PM: «...possiamo dire che gli Esercizi si dividono in due parti e se vogliamo dire, anche in tre: prima parte, la purificazione... seconda parte, la santificazione, e tutti i giorni... continua preghiera». - dAS, 22 luglio 1966: «Apre gli Esercizi alle PD e Suore Apostoline (insieme) con l'introduzione» - VV: «Esercizi, Ariccia, 22-30 luglio 1966. 22 luglio: PM: Introduzione».

2 Col 3,15.

1 Cf Mt 6,10.

1 A. ROYO MARIN, O.P., Teologia della Perfezione Cristiana, op. cit.

1 Cf Mt 6,12.

1 Missale Romanum, Orationes diversae... n. 22: Ad petendam compunctionem cordis.