Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. LASCIARSI GUIDARE DALLA FEDE (Lunedì di Pasqua)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 11 aprile 19661

Il Vangelo da san Luca. In quel tempo: due dei discepoli di Gesù se ne andavano, quello stesso giorno, ad un villaggio detto Emmaus, distante da Gerusalemme circa 12 Km. Discorrevano insieme di quanto era accaduto. Mentre ragionavano e discutevano fra di loro, Gesù stesso avvicinatosi, si mise a camminare con essi. Ma i loro occhi non potevano conoscerlo. Ed egli chiese loro: «Di che cosa discorrevate lungo la strada, e perché siete così tristi?». Uno di loro, chiamato Cleofa, rispose: «Tu solo sei così forestiero a Gerusalemme da non sapere quanto in questi giorni vi è accaduto?». Ed egli a loro: «Quali cose?». Risposero: «Il fatto di Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e parole dinanzi a Dio ed a tutto il popolo e come i sommi sacerdoti ed i nostri capi l'hanno fatto condannare a morte e crocifiggere. Noi speravamo che avrebbe redento Israele; invece oltre a tutto questo, oggi è il terzo giorno da che tali cose sono avvenute. Ma alcune nostre donne ci hanno meravigliati perché, essendo andate la mattina presto al sepolcro, e non avendo trovato il corpo di lui, son venute a dirci d'avere avuto anche una visione di angeli che lo dicono vivo. Ed alcuni dei nostri sono andati al sepolcro, ove hanno riscontrato quanto avevano detto le donne, ma lui non l'hanno trovato». Allora Gesù disse loro: «Stolti e riluttanti nel credere a tutte queste cose predette dai profeti! Non doveva forse il Cristo patire tali cose, e così entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosé e da tutti i profeti, spiegò loro ciò che a lui si riferiva in tutte le Scritture. Quando furono vicini al villaggio ove erano diretti, egli [fece vista] di andare più oltre. Ma essi lo costrinsero a restare dicendo: «Rimani con noi, poiché si fa sera ed il giorno sta per finire». Ed entrò con essi. Mentre si trovava a tavola con loro, prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo porse ai due. Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dai loro sguardi. Allora dissero tra loro: «Non ardeva forse il cuore nel petto mentre egli per la strada ci parlava e ci spiegava le Scritture?». Ed alzatisi in quell'istante, tornarono a Gerusalemme; si trovarono radunati gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Narrarono anch'essi quanto era accaduto e come l'avevano conosciuto nello spezzare il pane2.
Ora, è uno dei fatti per cui è dimostrata la risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Era già, Gesù, era già apparso a Pietro sulla strada; ma questa è la seconda apparizione per cui si mostrò Gesù risorto.
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Ecco, quali considerazioni dobbiamo fare su questo? «Stolti - disse Gesù - e riluttanti a credere a tutte queste cose predette dai profeti»! La nostra fede è molto scarsa. E difatti avevano dimostrato di essere molto dubbiosi: «Noi speravamo che avrebbe redento Israele, invece oltre a tutto questo, oggi è il terzo giorno da che tali cose sono avvenute. Ma alcune nostre donne ci hanno meravigliati perché, essendo andate la mattina presto al sepolcro, e non avendo trovato il corpo di lui, son venute a dirci d'avere avuto anche una visione di angeli che lo dicono vivo». E allora bisogna che consideriamo la fede. Erano dubbiosi gli Apostoli, ed erano dubbiosi anche quelli che prima avevano creduto a Gesù; e poi ora dubitavano.
Bisogna che noi ricordiamo ciò che già abbiamo sentito ieri. Credere! Fede! fede! La fede che illumina, la fede che conforta, la fede che guida e la fede che ci fa considerare tutte le cose in senso soprannaturale. Fede!
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Per la fede ci siamo consacrati al Signore, in generale; ma poi in particolare, tante volte, i ragionamenti sono umani.
Tutto quello che è nella giornata, tutte le 24 ore della giornata, come bisogna considerare tutto il tempo che il Signore ci dà giorno per giorno, mese per mese, quanto ce ne ha dato finora? Si pensa secondo la fede? Si prende il riposo con la fede? e il nutrimento? E quel fare un ufficio o farne un altro? La relazione con una persona, relazione con un'altra? E le parole che diciamo e le parole che tacciamo? E poi tutto quello che ci fa muovere nella giornata? Se questo è dalla fede, cioè che tutto proviene dalla fede, allora siamo persone di fede; se invece le cose le facciamo nel modo naturale come le facevano le nostre madri o altri... Ma se noi abbiamo fede, ragioniamo e pensiamo e siamo illuminati da un'altra luce; perché se si chiede a uno: Perché lavori? Per esser pagato e così posso mangiare; guadagno il denaro necessario per mangiare. E non si alzano di più nei pensieri.
[Per] mantenersi nel servizio di Dio, nell'apostolato! Bisogna che pensiamo così, tanto che sia per i cibi, come per le medicine, come per tutti i passi che dobbiamo fare qua e là, entro o fuori.
La fede è troppo generica, ed è troppo superficiale, per cui non l'applichiamo bene alle cose. Prima di dire una parola: piace a Dio? fa del bene? fa del male? o è indifferente? E quello che ci illude: Eh! Ma il Credo lo diciamo, o il Credo apostolico o il Credo della Messa. Sì, ma se è solamente quell'atto di fede che si fa al mattino o nelle orazioni o nella Messa... e ha già un valore, ha già un merito, sì. E si può anche ordinare tutta la giornata secondo la fede. Ma questa fede, questa luce di Dio ci guidi in tutto! E nei pensieri interni, e nei sentimenti interni, e poi nelle parole che diciamo e nelle azioni che facciamo, [che] siamo guidati dalla luce di Dio!
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In realtà la santità è in proporzione della fede. E molte anime si credono... hanno un po' di sentimento qua e là o nella preghiera... Ma il merito comincia dalla fede; è tutta l'azione che procede dalla fede affinché l'azione sia buona e sia ordinata a Dio e ordinata alla felicità eterna, al paradiso. Non si creda di posseder tutti già una grande fede, non si creda. Bisogna che dubitiamo, dubitiamo in questo senso, che la nostra fede non è ancor tale che guidi tutto, che guidi ogni azione, ogni pensiero, ogni ragionamento interno. E se c'è un sentimento buono deve procedere dalla fede; tutto. Come tutta la giornata e tutto l'anno la casa si appoggia sulle fondazioni, così la vita; tutta la giornata e tutto l'anno, e tutte le parole che diciamo, e tutti i pensieri che abbiamo, e tutti i sentimenti e i desideri che abbiamo, ecc., tutto deve appoggiare sulla fede, sì. E se tu hai fede e non fai le opere, è segno che la tua fede non è profonda1.
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Non bisogna soltanto considerare i misteri della santa fede. C'è nel Credo, catechismo: uno Dio; Dio uno e trino; e l'incarnazione del Verbo di Dio che ha redento l'uomo, l'umanità; la risurrezione. Sì, questa recitazione ha il suo valore. Ma bisogna che questa luce, questa fede, deve guidare i sentimenti interiori, i pensieri e le azioni. Quando si ha da ricevere il viatico, se il malato è in condizioni, deve far l'atto di fede: «Io credo in Dio Padre, ecc.», se ci sono ancora le condizioni della salute che permettono. Ma quello che importa, se noi abbiamo, nella vita, abbiamo... Figliuole che si fanno suore mica con il ragionamento che procede dalla fede, ma scegliere lì una vita che è tranquilla, ecc.; è diversa dalla vita cristiana soltanto. Ma se non è la fede che muove la figliuola o il figliuolo ad abbracciare una vita religiosa, tutta la vita come [è]? Non è arricchita di meriti profondi, grandi. Ci sono poi dei casi di fede. Ma se è stata sempre la fede che ci ha mossi, allora tutto è arricchito.
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Per conseguenza, domandare al Signore il grande dono: la fede, la fede viva. «Stolti e riluttanti nel credere a tutte queste cose predette dai profeti!». Veramente lo meritiamo questo titolo: «Stolti e riluttanti anche nel credere». Se non c'è la fede, come si fa a obbedire? Magari si eseguisce materialmente, ma non si eseguisce perché è la volontà di Dio, perché piace al Signore quella cosa: per sopportare quel male, fare quell'ufficio, muoversi di qua, di là, nelle relazioni, ecc. Se veramente c'è la fede, tutto ha il valore eterno. Ma non sono molti quelli che ragionano dai principi della fede interiore; non ci arrivano; non ragionano così come devono ragionare secondo la luce di Dio.
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Allora in questi 40 giorni chiediamo al Signore Gesù la fede, la fede quella che è dell'intimo, e quella che domina e che tutto guida, ma non soltanto esteriormente, ma interiormente: perché dico questa parola? o perché taccio questa parola? o perché faccio questo o perché fare altro? Tutto è mosso dal Signore, dalla fede. E se non è così, che cosa dobbiamo dire dei nostri ragionamenti? Che cosa abbiam da dire? Sì, sì, bisogna che l'esame di coscienza parta precisamente, parta dalla fede. Allora: O Dio, che con le feste pasquali portasti la salute al mondo, accompagna il tuo popolo con i doni celesti affinché meriti di conseguire la perfetta libertà e ad arrivare alla vita eterna1.
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Gesù è veramente risorto. È confermato dal Salvatore stesso che appare a due discepoli sulla via di Emmaus; dalle pie donne venute dal sepolcro; e da san Pietro che annunzia il fatto strepitoso ai gentili di Cesarea1.
Bisogna che lodiamo il Signore per l'avvenuta redenzione di salvezza e innalziamo a lui l'inno di ringraziamento perché per mezzo del battesimo ci ha introdotti nella Chiesa e ci ha donato la «perfetta libertà».
Gesù si fa conoscere, si svela all'anima in fractione panis2. È proprio al momento della comunione, in fractione panis che deve aumentare la fede; cioè, alla comunione.
Impariamo da Gesù l'unione di mente e di pensiero, di cuore e di affetti, di volontà e di opere. Ma bisogna sempre che proceda: di mente e di pensieri, e di cuore e di affetti. Alle volte la vita religiosa diviene materiale, si fa quello perché quello... No, perché ci sono i pensieri e ci sono i sentimenti di cuore, di affetto. Allora sì, quanto si arricchisce la giornata! Anche se la vita non è tanto lunga. E se c'è questa vita di fede così profonda anche nella giornata, alla sera vi è già un arricchimento, arricchimento di quello che è stato guidato, nella giornata, guidato dalla fede.
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Oh, esame di coscienza, primo: come stiamo di fede? come vediamo le cose? secondo la fede? come giudichiamo? secondo la fede? come parliamo? secondo la fede? come son mossi i nostri sentimenti e le nostre risoluzioni, giorno per giorno? Non basta che ci siano cinque ore di orazione nella giornata e poi il resto si faccia tutto materialmente nel modo comune (...) come (...) se non ci fosse (...). E allora com'è la giornata? È dominata per cinque ore dalla fede o è dominata per 24 ore, la nostra giornata? Come è dominata? Signore, che io creda sempre di più.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 136/a (= cassetta 212/b). In PM, nessun indizio cronologico. Questa meditazione si trova registrata sullo stesso nastro della meditazione n. 23 (cf PM in c212). - dAS, 11 aprile 1966: «Celebra [il PM] verso le 5, cappella CGSSP, e dopo la Messa tiene la meditazione alle PD della comunità».

2 Lc 24,13-35.

1 Cf Gc 2,17.

1 Cf Missale Romanum, Feria secunda infra Octavam Paschae, Oratio.

1 Cf Epistola odierna: At 10,37-43.

2 Lc 24,35.