Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. INTRODUZIONE AGLI ESERCIZI SPIRITUALI: PURIFICAZIONE

Esercizi Spirituali (20-28 gennaio 1966) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 20 gennaio 19661

Benedetto il Signore che rinnova la grazia degli Esercizi anche per quest'anno. E questi Esercizi hanno anche un carattere particolare; cioè, sappiamo che vi è il Giubileo straordinario concesso dal papa Paolo VI2. E perché noi possiamo ricevere questo grande dono, questo dono: perché possiamo purificare tutto quel che ci sia stato dell'anno e degli anni passati, sì, con una grande indulgenza plenaria, e che, quindi, con una buona volontà di incominciare una vita sempre più fervorosa secondo i vostri impegni, i vostri apostolati: apostolato che riguarda la liturgia, il servizio sacerdotale e il servizio eucaristico, sì. Perché siamo tutti servitori di Dio, umili servitori, sì. Così davanti a questa grazia nuova del Giubileo, noi cerchiamo di fare un corso di Esercizi, in particolare, bene.
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E voi conoscete già quello che sono le disposizioni e quelli che sono i mezzi per fare bene il corso degli Esercizi. Presentarsi a Gesù, in primo luogo, con umiltà, ecco; presentarci a Gesù in umiltà ricordando quello che ci possa essere stato di miserie nell'anno che è finito, cioè, dall'ultimo corso degli Esercizi ad oggi. Presentarci nell'umiltà a Gesù, col capo chino, aspettando la sua misericordia, il suo perdono; e, secondo, chiedere le grazie per il nuovo anno. Quindi, nuovo anno in fede, e cioè, la grazia che il Signore concede perché l'anno successivo sia meglio santificato e segni un progresso spirituale. Quindi presentarsi con umiltà e con fede. E negli Esercizi, come?
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Gli Esercizi hanno come tre parti; quello che [è] in primo luogo: purificazione della nostra anima; secondo, la santificazione dell'anima nostra. E, se metà gli Esercizi riguardano la purificazione, l'altra metà, la santificazione; ma la terza parte è quella della preghiera che vale per tutti i giorni degli Esercizi: e meditando, riflettendo, esaminandosi, cercando i mezzi per il progresso, e la preghiera varia e le riflessioni e letture spirituali, ecco.
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Quanto a questo delle letture spirituali, prima cosa: i novissimi; e come riflessioni sui novissimi, quello che ho già predicato in vari luoghi, e cioè, meditare i novissimi, in particolare quel libro di sant'Alfonso de' Liguori che è: Apparecchio alla morte1, che io preferisco chiamare: l'Apparecchio al paradiso. Certo bisogna passare attraverso alla morte, ma dopo la morte c'è il paradiso. Apparecchio al paradiso.
Poi il Vangelo. Il Maestro è quello che è la vostra gloria, la vostra santità. Del resto, tutti; ma in particolare voi che siete le Pie Discepole di Gesù Maestro; quindi: il Vangelo, il Vangelo, il Vangelo.
Dopo, le Costituzioni, perché il Vangelo dà i princìpi generali, ma poi vi sono le varie condizioni, i vari stati e, per voi, vi è quello che è la vocazione, la vita religiosa; ecco, la vita religiosa. E quindi le Costituzioni dipendono dal Vangelo, e cioè, le Costituzioni son l'applicazione del Vangelo alla nostra vita religiosa. E quindi, dopo il Vangelo, vi è il libro delle Costituzioni. Il libro delle Costituzioni serve ad applicare il Vangelo alla nostra vita religiosa. E ricordiamo sempre: che ci stia sempre davanti il Crocifisso; e ci stia davanti sempre ancora, il libro delle Costituzioni. E quando sistemeranno la nostra salma, dopo la morte, sta bene che accanto al capo ci sia il Vangelo: il Maestro Divino come ha parlato; e poi, dall'altra parte, le Costituzioni, sì, che siano come testimonianze che avete imitato, seguito il Maestro; e nelle particolarità in cui seguire il Maestro, ci sono le Costituzioni, Costituzioni le quali sono approvate dal Pontefice, dal Papa, e allora siamo sicuri che questo che è approvato piace al Maestro Divino. Sì, non una vita semplicemente generica - diciamo -, semplicemente cristiana, ma una vita particolare, una vita speciale, vita religiosa; sì, come abbiamo da fare, da vivere.
Ecco, allora negli Esercizi, dopo la lettura del Vangelo, qua e là - perché non si può leggerlo tutto -, ma si vada a considerare gli articoli principali delle Costituzioni più pratiche; perché vi sono, nelle Costituzioni, delle cose che sono e servono in alcuni tempi, e altri, invece, sono da applicarsi quotidianamente. Altro è l'obbedienza, altro invece, supponiamo, ci sia un consiglio o un concilio, quando si fanno le adunanze, ecco. Così, primo, dopo le riflessioni, dopo il Vangelo, le Costituzioni.
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E poi la preghiera, durante gli Esercizi; preghiera abbondante. Non siano soltanto le formule di preghiere, e cioè, le orazioni mattino e sera, e poi i rosari, e poi le altre orazioni che sono stabilite, e poi la Messa, ecc. Dopo questo, che è in comune, vi sia il dialogo, il dialogo, la conversazione fra l'anima e Gesù. È qui Gesù, il quale vi aspetta, il quale vuol sentire quello che voi avete da dirgli. E, parlando con lui: atti di fede, atti di speranza, atti di carità; poi tacere un po'; poi esporre le difficoltà, e le mancanze, e i desideri, e i propositi, e il progresso che c'è stato, e le grazie che si sono ricevute nell'anno. Oh, quante cose da dire a questo Gesù! Se lo incontraste per istrada, quanto sareste felici d'incontrarvi con lui e parlargli a tu per tu! Ma lui è sempre già in chiesa, quindi l'incontro c'è.
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Ora, la prima parte degli Esercizi è di purificazione; sì, la parte che riguarda la purificazione. Come dobbiamo esaminarla, la nostra anima?
Purificazione dell'intimo nostro: la mente, la volontà, il sentimento. I pensieri nostri, sono buoni o non sono buoni? E il cuore nostro è orientato tutto verso Dio o ci sono ancora sentimenti e amor proprio contrario all'amore di Dio?
Mente: ci sono pensieri i quali sono ispirati da Dio; altri, qualche volta, sono ispirati dall'amor proprio; la volontà nostra, la volontà, cioè: noi dobbiamo fedeltà alle obbedienze che vengono dalla Chiesa, che vengono dal Vangelo, che vengono da coloro che guidano la Congregazione, sì. Vedere di esaminare bene l'intimo: mente, volontà, cuore. Primo, quindi, l'interno; è il principale.
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Secondo: esaminare i sensi interni. E questi sensi sono: la memoria, la fantasia.
Ricordare le cose non buone! E ricordare, [invece,] le cose che son buone, per esempio, un consiglio, un suggerimento, un consiglio; oppure quello che invece ripugna, contro... Quindi ricordare le cose che son buone: gli avvisi, i consigli, le lezioni, le prediche, le letture buone, ecco, ricordare. La memoria.
E poi la fantasia. La fantasia, qualche volta, giuoca, eh? Quante cose si riproducono che sono meno buone? E altre cose che sono molto buone. Ricordare, ad esempio, l'apparizione dell'arcangelo Gabriele a Maria; Maria che va a visitare Elisabetta; tutti i misteri. Quindi, quello che è la fantasia che ci rappresenta la croce, il Crocifisso, Maria che sale al cielo, l'incoronata Regina degli Apostoli e del mondo intiero. Ecco, i sensi interni della memoria, della fantasia.
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Poi vi sono i sensi esterni. Come noi usiamo degli occhi? tutti per il bene, questi occhi? usati per Dio? Oppure ci sono sguardi meno buoni, meno santi? certe curiosità: voler vedere, voler leggere, ecc.? L'uso degli occhi.
L'uso dell'udito, il quale udito è per sentire tante cose buone: e nella scuola, e durante le predicazioni, davanti agli avvisi, ecc., tutto. Ma può essere anche che l'udito si presti [ad] ascoltare discorsi vani, inutili, contrari alla carità, contrari allo spirito buono, ecc. Non ascoltare mai quello che è ispirato dal mondo. Perché? E perché non siete più del mondo1, ma siete di Gesù Cristo. Quindi l'udito bene santificato.
E poi la lingua. La lingua vale [per] tante cose: [per] il canto che voi fate a onore di Dio, il canto liturgico o il canto delle lodi, e le varie parti variabili. Il canto. E questa lingua che serva a trattare col prossimo, in bene. Ma è tanto facile che la lingua si allontani un po' da quello che è santo, e cioè, certi discorsi, certe parole che si dicono, voglio dire, quello che è la mormorazione e i giudizi che si fanno, di persone che non sono degne di dare giudizi. La lingua! la lingua! Oh! Questa lingua ci fa ottenere tanti meriti, bene usata; e ci fa tanti guai, quando non è ben usata, come dice san Giacomo nella Lettera sua, parlando della lingua1.1
E poi il gusto. Non preferire solo quel che è gusto, ma accettare quello che è necessario e che è presentato. E qualche volta ci sono le mortificazioni da fare, e qualche volta dobbiamo usare bene... ma non per gusto, ma per mantenerci nel servizio di Dio.
E così tutto il tatto. Il tatto il quale richiede il riposo. E prenderlo il riposo: non troppo e non troppo poco, nella misura giusta, secondo il volere di Dio, sì. E se si offre a Dio il riposo, la ricreazione, il cibo, e il riposo di notte, il sonno, se tutto si fa in ordine al volere di Dio, questo, tutto serve alla gloria di Dio; e quindi le ore di riposo hanno i loro meriti, i propri meriti.
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Oh! Poi noi ci dobbiamo fare la domanda: sono in istato di fervore? come mi trovo? Secondo: mi trovo in tiepidezza, son tiepido? Stato cattivo? cattivo stato dell'anima? Allora, ecco come rispondere: son fervoroso; o: son tiepido; o: son cattivo.
Altro punto: l'ufficio proprio che avete in Congregazione ha una responsabilità. Come si è compiuto? L'uso del tempo. Si usa il tempo con diligenza? E cioè, si fanno le cose che sono prescritte, e fare a tempo quel che è da fare? Uso del tempo. E quando è l'abuso e quando è perdita di tempo?
Facciamoci ancora la domanda, e cioè: il carattere nostro, il carattere di ognuno: è dominato il carattere? e il carattere non influisce a gravare sugli altri? Oppure è un carattere buono, il quale porta alla bontà, all'incoraggiamento, alla gioia, alla vita generosa, sì.
Quindi la prima parte degli Esercizi dev'essere preparazione di purificazione.
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Ora, però, per la purificazione non basta l'esame; è necessario, in secondo luogo, il dolore. Certo, nella prima parte degli Esercizi, si fa questo lavoro di purificazione, e la conclusione di queste riflessioni, allora: la confessione; sì, la confessione per seppellire tutto quello che non era buono, e mettere, per parte nostra, i propositi per il futuro. Dare soddisfazione alle nostre colpe. In che maniera? In primo modo è la confessione, sacramento della penitenza. Ora, è necessario che ci sia l'esame di coscienza, sì, ma soprattutto: il dolore e il proposito. Come disposizioni più necessarie: il dolore e il proposito, i propositi.
Quando si tira avanti una vita, così - diciamo - senza muoversi, senza camminare, senza progredire, allora il gran tempo che si perde! Perché il lavoro del religioso, della religiosa, è lavoro di perfezionamento. E ci siamo perfezionati nell'anno? Ecco, e quello è il compito principale della vita religiosa, il primo dovere, la prima responsabilità. La prima cosa da confessare: non progredisco; o, con la grazia di Dio, progredisco un po', potevo ancora progredire meglio; oppure, per la grazia di Dio, ho progredito quanto mi era possibile. Ora, questo esame sopra il lavoro di perfezionamento.
Il perfezionamento in cosa consiste? Consiste in una fede sempre più viva, e in una speranza più viva, e [in] una carità più viva, e l'osservanza delle Costituzioni, e poi le virtù cardinali, e la virtù della religione, ché la virtù della religione è proprio dei religiosi, delle religiose.
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Ora, non vi sono confessioni inutili quando realmente non c'è un vero proposito di cambiare, un dolore proprio vivo, sentito? Sì, vi è grande pericolo in questo: che nella vita religiosa, o religiosi o religiose, si cade facilmente in una confessione inutile: non c'era un vero dolore, non c'era un proponimento fermo; quindi mai progresso. Si conosce quando non c'è il proposito fermo: quando non si migliora mai. Allora sono confessioni inutili. E se uno si accorgesse che in realtà, non ha questo vero dolore, questo proposito fermo, fermo, veramente fermo e segnato da un po' di progresso... sì, ci possono essere sacramenti-sacrilegi, quando uno lo sa che non ha un vero pentimento; e si accorge che non ha il vero pentimento perché non progredisce mai, oppure va indietro. E se non c'è questo nuovo dolore e nuovo proposito fermo, forte, si rischia di fare i sacrilegi. Non vi voglio dare scrupoli, ma la teologia insiste qui sopra, la Teologia della Perfezione Cristiana1 Religiosa. Sì, è necessario che ci sia assolutamente. Piuttosto non si vada a confessarsi. Aspetta, pregherai per avere il dono del dolore, e avrai il dono del proposito, dei propositi; sì, certamente.
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Ora, questi giorni, due, tre giorni degli Esercizi, e poi anche continuando gli Esercizi, questo: vi è il sacramento della penitenza; è il sacramento; ma quello è di poco tempo, pochi minuti il sacramento; si riceve.
Ma oltre il sacramento, che è soltanto del momento - diciamo - occorre che ci sia la virtù della penitenza. Cos'è questa virtù della penitenza? La penitenza è una virtù che, in primo luogo, ci fa ricordare le nostre mancanze e le nostre miserie, e quindi, camminare in umiltà e dolore; sì, camminare nell'umiltà, nell'umiltà; secondo, cercare per noi di fare qualche penitenza, ecco; essere inclinati a fare mortificazioni; [in] quella misura che è ragionevole, si capisce; ma che ci sia veramente questa vita di purgazione, questa virtù della penitenza. Poco si parla della virtù della penitenza, ed è una virtù grande. E poi, d'altra parte, sempre vigilanza su di noi, per non cadere di nuovo, anzi per lavorare all'opposto: se prima c'era stata la disobbedienza, adesso ci sia l'obbedienza. Così. Ci sono allora i segni della virtù della penitenza.
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Nella Teologia1 si dice questo, e ricorda tre punti, [primo], leggi l'Oremus per chiedere il dono delle lacrime che c'è nel Messale2, nel Messalino; secondo, considerazione della passione e morte di Gesù Cristo, ché noi abbiamo ferito Gesù; e i flagelli, e le spine, e i chiodi, secondo le nostre mancanze; e, terzo luogo, fare tanto conto di quello che ci dice il confessore, quando ci confessiamo. Dopo l'assoluzione [il sacerdote] fa una preghiera in cui si dice: Tutto quello che farai di bene e tutto quello che sopporterai di pene... Questo dà un grande valore al sacramento; sì, al sacramento. Notando che, se ti vai a confessare e ti dà, come penitenza, un Pater, una Salve Regina, tre Ave Maria, ecc., quella preghiera che assegna il confessore, o un'altra penitenza, ha molto valore, valore di più. Altro è dire un Padre nostro di nostra iniziativa, altro il Padre nostro che ci viene dato come penitenza. Quello dato come penitenza ha molto più valore del Pater noster che abbiamo scelto noi. Perché il valore è così, che la penitenza è parte del sacramento della confessione, sì, e quindi è una grande cosa se ci danno una penitenza più lunga. E allora, tutto quel bene di opere o quel tanto di preghiere che sono abbondanti, allora abbiamo più merito, perché è parte del sacramento della confessione.
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Il Signore vi benedica tanto, in questi giorni, con la sua grazia; raccogliendovi bene nella silenziosità con le persone; e invece parlare tanto con la persona di Gesù Cristo, Gesù Maestro. Allora la chiusa degli Esercizi sarà una chiusura veramente di letizia e di ringraziamento al Signore delle grazie ricevute in questi giorni.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 84/f (= cassetta 205/b). Per la datazione, cf PM: «...e sappiamo che vi è il Giubileo straordinario concesso dal papa Paolo VI...» (cf nota 1 del numero marginale 20). - dAS, 20 gennaio 1966: «Andato [il PM] ad Ariccia per l'introduzione al corso di Esercizi Spirituali delle PD». - VV: «Esercizi, professe perpetue, Ariccia, 20-28 gennaio 1966». - 20 gennaio: «PM: Introduzione: Purificazione».

2 PAOLO VI, Costituzione apostolica, Mirificus eventus, 7 dicembre 1965. Testo italiano in Encicliche e Discorsi di Paolo VI, vol. VIII (Roma, EP, 1966) pp. 249-256.

1 S. ALfONSO DE' LIGUORI, Dottore della Chiesa, Apparecchio alla morte. Decima edizione, Francavilla al mare (Chieti), EP, 1965.

1 Cf Gv 17,16.

2 Cf Gc 3,3-12.

1 ANTONIO ROYO MARIN. O.P., Teologia della Perfezione Cristiana. II edizione Roma, EP, 1960. - Tratta del Sacramento della Penitenza, dalla pagina 530 alla pagina 539.

1 A. ROYO MARIN, Teologia della Perfezione Cristiana, o.c.

2 Cf Missale Romanum, Orationes diversae, n. 22: Ad petendam compunctionem cordis (oratio - secreta, postcommunio).