VII
LA PRUDENZA1
La settimana scorsa noi sacerdoti abbiamo fatto le meditazioni sulla prudenza. Che cos’è la prudenza? È una virtù cardinale: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Se volete farvi sante, bisogna che abbiate anche la prudenza, perché per la canonizzazione bisogna dimostrare che si è eroici nella fede, speranza, carità e nelle quattro virtù cardinali.
Perciò, messa a capo delle virtù cardinali, la prudenza ha un’importanza grande, subito dopo le virtù teologali e la virtù della religione. La sentenza su cui si meditava per conoscere bene e praticamente bene la prudenza era: «Abbi pure diecimila amici, ma un confidente, dopo averlo molto provato»2. Provato non solo nei giorni della letizia, nei giorni della serenità, ma ancora più provato nei giorni della sventura, delle pene, perché l’amico sincero si prova nelle difficoltà. Quando tutto va bene, gli amici che ci attorniano sono tanti. La virtù della prudenza però dice: «Un solo confidente tra diecimila amici»3.
Che cosa significa prudenza? Prudenza significa: riflettere bene, giudicare bene, sentenziare bene nelle cose; sapere valutare le cose, saperle capire. Secondo: saperle giudicare opportune o non opportune nelle varie circostanze di tempo e di luogo, e sapere risolvere secondo saggezza. Ma quando si è deciso, quando si è certi che una cosa va bene, fermezza ad eseguire.
Distinguiamo subito. C’è la prudenza diabolica, e c’è invece la prudenza santa, savia: virtù cardinale. Prudenza diabolica quando, ad esempio, si cerca di nascondere il male e si finge di
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fare le cose bene, ma con questo non si vuole essere disturbati nella via non buona; si vuole continuare in quella, si cercano astuzie e bugie per ingannare; si lavora con ipocrisia per attirarsi l’affezione, la stima. «Prudentia carnis»4, dice S. Paolo, è la prudenza della carne, quando cioè uno vuole sbagliare e non essere disturbato; vuole continuare e non essere richiamato; se è richiamato, non vuole ammettere. Invece c’è la prudenza divina, quella paolina, quella evangelica: «Estote prudentes sicut serpentes, simplices sicut columbae»5, dice il Maestro divino. Prudenti come i serpenti, perché? Perché i serpenti, appena vedono un pericolo scappano, e se anche vengono assaliti, sono pronti a rimetterci la coda, ma non la testa, perché la coda può ritornare, ma se schiacci la testa, è finito.
«Siate prudenti come i serpenti», lo dico alle persone che vanno nel mondo in propaganda o nelle librerie o nella necessità di avvicinare persone varie, ecc. «Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi», e i lupi cercano di divorare l’agnello. Candide colombe a volte, queste suore, ma lo sparviero si precipita addosso, ed esse non si accorgono e sono vittime.
Prudenti! Il primo peccato è stato un peccato di imprudenza. Eva vede il serpente e sta ad ascoltarlo. Il serpente le dice: «Perché non mangiate quel frutto che è così buono?». «Iddio ce l’ha proibito, perché se ne mangiamo poi moriremo». Dice il serpente: «Non è vero che morirete. Diverrete invece come Dio». Voleva dire: il Signore ha invidia che diventiate come lui, che conosciate il bene e il male. Quindi, voleva dire, sarebbe un vantaggio mangiare il frutto vietato da Dio.
Valeva più la voce di Dio che aveva parlato proibendo o la voce del serpente che lusingava e parlava bugiardamente? Eva stette in sospeso. Cominciò a guardare il frutto e quel frutto le sembrava tanto bello, e già le veniva l’acquolina in bocca. Finalmente si decise: staccò il frutto e lo mangiò. Anzi ne mangiò una parte e l’altra parte la diede ad Adamo6. Così entrambi caddero nel peccato. Quella è stata una grande imprudenza.
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Vedete come avviene: il diavolo dapprima vi chiede un dito poi, se glielo date, vi attira la mano; poi se gli date la mano, chiede il braccio, chiede poi il corpo e lo inghiottisce. Ecco la morte all’anima. Principiis obsta: Bada al principio7. È al principio che bisogna dire: Qui bisogna gridare allarme, c’è pericolo. Prudenza!
La prudenza non è mai troppa, si dice generalmente. E vediamo un po’: prudenza nel fare i contratti. Questa stoffa è così bella e la compra per chissà che cosa, invece era cotone guasto. Poi si vanta: L’ho pagata poco. Ma fa un po’ vedere. Che cosa era? Non era certo quello che aveva creduto. Oppure non ha verificato i soldi, gliene hanno dato di meno: altra mancanza di prudenza. [C’è chi dice:] Mi ricordo a memoria, ne prendo poi nota domani. Affidati alla memoria che qualche volta sembrerebbe fatta per dimenticare. Prudenza, non fidiamoci! Ci vuole prudenza in casa, proprio dentro le mura. Prudenza, perché l’imprudente va con quelli che sono più scadenti. Il prudente invece ne elegge uno tra mille. Viene detto questo: Il confessore, cioè il direttore spirituale lo vorrei scegliere fra mille, e S. Francesco aggiunge: Fra diecimila8. Prima di dare la coscienza in mano a qualcuno, occorre badare: la sincerità necessaria nella Confessione ci vuole sempre, ma per le confidenze, per prendere l’indirizzo, per studiare i propositi, per lasciarsi dirigere. E tutto questo, dopo prove! Aspettate, colombe bianche e ingenue, particolarmente nella comunità con le persone con cui si stabilisce un’amicizia particolare, perché da principio dicono sempre cose che paiono gradite, che sembrano buone, ma bisogna vedere, dopo che hanno conquistato un poco la vostra stima, la benevolenza e la fiducia, che cosa succederà. I santi vanno con i santi, i cattivi vanno con i cattivi. Entrato in comunità, dopo quattro, cinque giorni, già si sono conosciuti tra di loro quelli che hanno una tendenza non buona, alla tiepidezza o all’orgoglio o sulla purezza.
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Prudenza, perché chi si permette tutto ciò che è lecito, vuole andare fino alla fine del lecito e cadrà sicuro nell’illecito, come se l’automobile volesse mettersi con le ruote proprio sull’orlo della strada, e sotto c’è un precipizio. Un bel momento, una disattenzione si va giù. Non ci si può permettere tutto il lecito, perché non si vuole arrivare là. Solamente questo pensiero, fino lì, questa curiosità; solamente quella parola; solamente leggere quell’articolo oppure quel romanzo; se vedessi anche quella pellicola, sentissi anche che cosa dice quella lì che narra certe vicende, certi fatti... Se andassi a una trasmissione radio o televisione; se mi trattengo un pochino in parlatorio; se mi permetto di mettere le mani addosso: è solamente amicizia, un’intesa, una dimostrazione di benevolenza... Ci sia sempre l’angelo custode in mezzo, tra due, ci sia ancora sempre l’angelo custode in mezzo e gli si faccia posto! Poi non importa che ci siano le tenebre, cioè la notte, e non importa che il pensiero sia proprio nascosto nel cervello: Dio vede tutto. Prudenza, quindi, nelle case per le trasmissioni radio, televisione, per le pellicole e per le letture. Per questo, stare del tutto a quello che vi dice la Prima Maestra a voce o nelle circolari. Prudenza!
Si comincia sempre dal poco. Giuda era uno dei Dodici: vocazione sicurissima, non è vero? Gliel’aveva data Gesù. Ufficio di fiducia: era economo. Aveva veduto tanti miracoli di Gesù. Aveva sentito consigli di sapienza, di perfezione. Con gli altri apostoli aveva avuto istruzioni a parte dalla turba. Ma cominciò, con piccole somme, a mettere da parte un po’ di quel denaro che veniva offerto al collegio apostolico, a Gesù. Tanto che, mettendo un po’ da parte ogni volta che poteva, riuscì a comprarsi quel campicello, come risulta dalla Sacra Scrittura. Alla fine, tradì Gesù Cristo. «Ho tradito il sangue innocente»9, disse poi disperatamente. E allora? Allora andò ad appendersi a una pianta e morì disperato.
La disperazione non può mai aver luogo, perché c’è sempre Gesù, anche se l’anima fosse più nera di satana, anche se i peccati fossero tanti che fosse impossibile numerarli. Il sangue di Gesù ha un valore infinitamente superiore alla nostra malizia
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e ai nostri peccati. La sua bontà vale infinitamente di più della nostra debolezza. Il Crocifisso è là che attende. Fiducia!
Però non aprire la strada al peccato che è una grande imprudenza: Solo questo..., solo quell’altro...; Mia mamma che aspetta un regalo e mia sorella che ha un figlio.... Togli un po’ di qua, e togli un po’ di là: povera povertà davvero! Povera povertà dove se ne va? Non importa: il diavolo non ha paura che una abbia fatto i voti, conosce bene le sue arti. Sii prudente, taglia in principio, non permetterti nulla, perché dopo non sai dove finirai.
Prudenza nel consigliarsi. Può avvenire che si chiedono consigli: primo, a chi non si devono chiedere; secondo, in una materia in cui non bisogna che si chieda; terzo, il modo con cui chiedere consiglio. Portate nel vostro cuore un tesoro che è la grazia di Dio: non esporlo! Ma, non so a chi parlarne. Scrivi una lettera, oppure parlarne con Gesù! Anzi, questa è la regola stessa: quando c’è dubbio se fu peccato o non peccato, si può dire in generale: Confesso anche i peccati dubbi, senza andare nei particolari a descrivere come è stato il pensiero cattivo, come è stato l’atto, se grave o non grave. Confesso anche i peccati della vita passata e i peccati dubbi, e quelli che non ricordo: tutto compreso. Nel dubbio se è da confessare o no, in materia del sesto comandamento, del voto di castità, stare dalla parte di non confessare. Penso di essermi spiegato bene. Materia dubbia, quindi: no.
Se si pensa poi di andare troppo nei particolari, allora stare piuttosto indietro. Il Signore, se lo facciamo per delicatezza, ci dà un’ampia assoluzione. Quindi, non siete più bambine. Si è tutti di carne ed ossa. Si dovrebbe tentare il confessore e mettere nel rischio anche lui, oltre che mettervi voi? Sempre dignità! È sacro il sacramento della Penitenza. Perciò non ritornare più lì sopra, non descrizioni non decorose. Quindi molta prudenza per quello che riguarda lo spirito e per le circostanze varie. Vedete un po’ le disposizioni dei letti, come sono. Sempre, noi sacerdoti, per spiegarmi, dobbiamo dire nelle prediche ai sacerdoti, questo: la persona di servizio abiti all’estremità della casa, e tu all’altra estremità. Da qui voi sapete che cosa voglio dire: applicatelo!
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Vi sono poi persone che si avvicinano troppo. Vigilare, vigilare! Anche se tu scegli come persona che frequenti una mormoratrice, che ha sempre da dire qualche cosa contro il cibo o contro l’orario o contro la Maestra tale, ecc. Chi è prudente, eviti. Quella sarebbe una persona che danneggia lo spirito. Stare lontane, debitamente lontane.
Certe novelle e certi periodici non fanno per noi, tanto meno, se si stampano dei romanzi, non si stampano per noi. Si fa la diffusione, perché chi leggerebbe una cosa proprio cattiva, almeno legga, volendo prendere un po’ di sollievo, una cosa innocua, per evitare una colpa o un pericolo maggiore.
Poi vi è sempre la prudenza nel modo di stare. Le posizioni che si prendono stando seduti, nello stare a letto: ovunque dignitose. Suore consacrate a Dio, il corpo è tempio sacro, e quando una cosa è consacrata a Dio, è di Dio. Il calice dopo che è stato consacrato non può essere adoperato per bere a tavola. È consacrato, deve e può solo contenere il sangue preziosissimo di Gesù. Così voi: contenere, portare nel vostro cuore, come in un tabernacolo, il Signore Gesù.
Quanto poi alle relazioni esterne, [osservare] questa regola di prudenza: Brevi nel parlare, con esterni; confidenze con nessuno; svelte nelle varie cose, se basta una parola... Gesù ha detto: «Sì sì, no no»10. Parlate così. Quindi non molte parole. Mostrarsi educate, ben educate certamente. Trattare con carità soprannaturale, ma non permettere che la libreria sia un luogo di conversazioni; che nell’agenzia si prolunghi la conversazione. Siate sempre in due nella propaganda, che ci sia tutta la prudenza che vi ha insegnato la Prima Maestra. Riguardo ad alloggiare fuori: sempre, se si può, tornare a casa alla sera, oppure al sabato, secondo le maggiori o minori distanze. D’altra parte è necessario che nelle varie circostanze si parli con chi ha l’obbligo e la grazia per guidare, per dirigere. Prudenza divina, prudenza soprannaturale, quella che piace al Signore; non mai «prudentia carnis».
Prudenza anche nelle cose spirituali. Non fare grandi propositi. Se li fate grandi, dividerli punto per punto. Per la pietà ci
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sono tanti punti; per lo spirito di fede ci sono tanti punti che si possono considerare a parte. Così nella vita comune, vi sono le variazioni della vita comune. Così in tutte le altre cose. Propositi proporzionati alle forze, propositi anche grandi, ma da praticarsi parte per parte. Negli Esercizi è sempre utile che si dicano i propositi che si vogliono fare, anche perché allora avranno il merito dell’obbedienza e quindi maggiore grazia nel praticarli.
D’altra parte vi è chi desidera che si dicano molte parole per persuadere. Chi invece guida la comunità da anni, chi guida il reparto da anni ha già acquistato una certa esperienza, per cui con poche parole dice tutto quello che è necessario. La molteplicità delle parole, tante volte non giova per la chiarezza e non giova neanche per avere l’indirizzo più esatto, più giusto. Consigliarsi con chi ci si deve consigliare e non con altri: «Consilium a sapiente inquire: Cerca il consiglio da chi è sapiente»11. Quante volte si attribuisce il male all’uno, all’altra, ecc., e invece bisogna dire qualcosa di diverso, cioè una cosa che serve per spiegare un po’ tutto. Si dice che un bel giorno il diavolo andò da S. Antonio12 e andò con il capo chino per chiedere consiglio. S. Antonio l’aveva già scoperto: Cosa sei venuto a fare?. Sono venuto a chiederti giustizia. Perché? Ti hanno fatto del male?. I tuoi frati mi calunniano. Se sbagliano una cosa, ecco: È il diavolo che mi ha tentato, è il diavolo che mi ha fatto cadere. Invece la colpa è loro e danno la colpa a me. Ecco, molti si tentano da sé, diceva il diavolo Sono pigri, perché non si alzano per tempo. Poi la causa sono io che non li ho svegliati o che ho chiuso loro le orecchie. Così vi sono persone che, appena avvertite, alt! Si scagionano, si scusano. Così non si fa frutto!
Dice la Scrittura: «Non disprezzare mai i consigli di chi ha esperienza, di chi è anziano»13, perché già ha visto molte cose. «Fili... Figliolo, adattati, segui i miei consigli»14, dice la sapienza celeste, la sapienza di Dio.
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Le applicazioni sul fatto della prudenza sono tante, ma bastano almeno queste, le principali. Però bisogna notare che, per quanto uno sia guardingo, attento, vigilante nel parlare, nel comportamento e nell’accompagnarsi con persone, ecc. sempre si può nascondere il pericolo. Preghiamo il Signore che ci liberi: Ab omni peccato, libera nos Domine. Ab omni peccato, …A periculo mortis della morte dell’anima, che il Signore ci liberi!
Ora mi hanno domandato di benedire le corone che non fossero ancora benedette. Così lo faccio qui, perché siete tutte assieme... Basta che le abbiate con voi, anche in tasca.
Adiutorium nostrum in nomine Domini15... (recita la preghiera di benedizione).
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 27 febbraio 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 97b = ac 163a.
2 Cf Sir 6,7.
3 Cf Sir 6,6.
4 Cf Rm 8,6: «Prudenza della carne…[nemica di Dio]» (Volgata).
5 Cf Mt 10,16: «[Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi] siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe».
6 Cf Gen 3,1-6.
7 “Resisti ai princìpi”. Locuzione latina attribuita a Ovidio (43 a.C.-18 d.C.).
8 Cf S. Francesco di Sales, Filotea, Edizioni Paoline, Roma 1984, parte II, cap. IV, p. 73. Espressione testuale: “…scegline uno tra mille, dice Avila; io ti dico, uno tra diecimila”.
9 Cf Mt 27,4.
10 Cf Mt 5,37.
11 Cf Tb 4,18.
12 S. Antonio (251ca.-357) eremita egiziano, padre del monachesimo cristiano e primo degli abati.
13 Cf Pr 23,26.
14 Cf Pr 1,8.
15 Il nostro aiuto è nel nome del Signore…