Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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14. LUNEDÌ SANTO: PASSIONE DI GESÙ,
PASSIONE NOSTRA1


La Passione di Gesù si rinnova nella santa Messa. Allora contemplare Gesù che va a morire per noi e unire le nostre piccole sofferenze alle grandi sofferenze di Gesù. Assistere meglio alla passione, che è la Messa. Nella Messa il Calvario è portato sull’altare e Gesù Cristo è presente come nell’ultima Cena quando rivolgeva la sua parola agli apostoli e ora la rivolge a noi dall’altare: «Prendete e mangiate». Gesù è presente, vivo, operante come nell’ultima Cena: «Questo è il mio corpo». Fede in questo! «Prendete e bevete: questo è il calice del mio Sangue»2. È lui lì, operante, vivo. Non è soltanto il ricordo di un fatto storico, di un evento avvenuto venti secoli fa, ma è un fatto presente, che si svolge adesso, in maniera diversa esteriormente, ma vera ripetizione o meglio vera riproduzione.
La Messa porta il Calvario in chiesa. Vi assistiamo con la Madonna e con S. Giovanni che si trovavano ai piedi della croce. Immaginate di sentire quelle sette parole di Gesù in croce, cominciando da: «Padre, perdona loro». E siamo noi. Gesù prega veramente che il Padre perdoni i nostri peccati, e parla di ognuno di noi, di ognuna di voi: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno»3. Se pecchiamo è perché non sappiamo quello che facciamo contro Dio e contro noi stessi. Poi [avanti] fino all’ultima parola: «Consummatum est: tutto è compiuto»4; «In manus tuas Domine commendo spiritum meum: Rimetto il mio spirito nelle tue mani»5. E rimettiamolo tutti i giorni aspettando la morte. Questa accettazione ripugna certo alla natura, ma Gesù ha pregato e allora: «Non mea sed tua voluntas fiat: Non sia fatta la mia volontà, ma la tua»6.
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riprodurci per quanto è possibile l’ultima settimana di Gesù e [specialmente] i due ultimi giorni della sua vita. Riprodurcela, perché non siamo nell’azione storica soltanto, ma perché venga vissuta da noi.
Tre pensieri, adesso. Primo, domandiamo a noi medesimi: Noi che parte abbiamo fatto? Come abbiamo contribuito alle sofferenze di Gesù in quell’ultima settimana, in quegli ultimi due giorni della sua vita terrena? Poiché Gesù allora non vedeva solamente gli apostoli che l’abbandonavano, Giuda che lo tradiva, Pietro che lo rinnegava, ecc., ma vedeva tutto il mondo, tutti gli uomini. Per esempio noi: «Figlie di Gerusalemme, non piangete sopra di me, ma piangete sopra di voi e sopra i vostri figli»7. Intendiamoli questi discorsi. «Figlie di Gerusalemme»: Siete figlie di Gerusalemme, figlie del cielo, non piangete su di me, ma su di voi e sui vostri figli, cioè su tutti coloro che dovevano ricevere il bene dal vostro apostolato di preghiera, di buon esempio, di attività varie. Piangere sopra di noi! Prendere l’ammonimento: Noi abbiamo contribuito alle sue sofferenze interiori ed esteriori.
Gesù ha sofferto nella sua intimità, cioè nella sua mente, nei suoi sentimenti, nel suo volere, nella sua volontà: ha sofferto! E noi abbiamo contribuito con pensieri e con sentimenti non sempre santi, con la nostra volontà, con un po’ di testa dura, non sempre santa. Abbiamo contribuito alle sue sofferenze esteriori con gli occhi, con l’udito. Occhi che vogliono vedere tutto, udito che vuole sentire tutto, lingua che vuol dire tutto, gusto che vuol essere soddisfatto, senso che vuole trovare le maggiori comodità e andare fin sull’orlo di ciò che poi è colpa... Nessuno di noi è innocente innanzi al Calvario e alla Croce: «Piangete su di voi».
Il secondo pensiero è questo: Fino a che punto ci ha amato il Signore? Ci ha amato senza misura, poiché egli ha dato tutto se stesso, e nessuno ama più di chi soffre e dà la vita per l’amato8. Nessuno ama di più. Ma il nostro amore com’è? Qualche volta mettiamo dei limiti: Questo l’accetto, ma quello è troppo.
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E cos’è troppo? Quando avremo subìto il martirio e avremo offerto la vita. Ma siamo ben lontani. Come siamo piccoli, come è poca la nostra virtù! La legge del Vangelo è la scuola della suora, del religioso, è la vostra via: «Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce»9. L’accettiamo? Ognuna ha la sua, interiore o esteriore. A volte ci sono più croci di spirito, a volte più croci fisiche, a volte vengono da noi, perché sono meritate, e a volte ci vengono dagli altri, dalle relazioni, dagli avversari della Chiesa. Accettare la nostra croce.
È difficile far bene l’accettazione: Signore, io accetto la morte e in qualunque modo, con qualsiasi pena e circostanza possa avvenire10. Sentire la ripugnanza come Gesù nel Getsemani: «Padre, se è possibile allontana da me questo calice», ma subito dopo: «Non la mia volontà, ma la tua»11. «Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso». Abbiamo capito la legge cristiana? Siamo cristiani? Rinnegare noi stessi!
Quante volte non siamo ancora abbastanza cristiani e pretendiamo di fare il più perfetto, perché si seguono certe cerimonie, si dicono certe parole, si porta un certo abito. Non facciamo delle mascherate di carnevale! No, rinnegare noi stessi. La legge cristiana è questa: «Chi vuole venire dietro di me rinneghi se stesso». E non è: curiosità, orgoglio, attaccamenti e soddisfazioni sensibili, se non del tutto sensuali. Pretese... Religiose che paiono fatte per mangiare il pane migliore, per essere soddisfatte con tutte le vivande, avere il letto più comodo, essere rispettate... Ma così neghiamo la legge cristiana, noi pretendiamo... Tante volte non si è abbastanza cristiani. Se uno fosse abbastanza cristiano non avrebbe difficoltà ad esercitare i voti, praticarli: povertà, castità e obbedienza.
«E venga dietro di me». La terza parte della legge cristiana è amare. Amare Gesù, amarlo senza misura e non in questo sì e in quell’altro no, questo troppo e quello niente.... A volte c’è un eccesso di servizi, e non si è ancora abbastanza riconoscenti. Non vengo per giudicare o condannare, ma: Ricordiamo
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sempre di essere consacrati a Dio? Ce lo siamo ricordato sempre? È vissuta la consacrazione, la professione? Interroghiamoci. Abbiamo fiducia nella persona di Gesù Cristo? Questo è il concetto dell’Oremus della Messa: Intercedente passione12. Ecco: la Passione di Gesù Cristo intercede per noi. Sono i colpi dei flagelli, il sudore di sangue, la corona di spine e il viaggio al Calvario, la crocifissione... che intercedono per noi. Questa è la nostra preghiera. Quando noi preghiamo con Gesù Cristo e in Gesù Cristo proprio in questa giornata tremenda. Giornata tremenda per chi moriva, ma per noi giornata di riparazione, di risurrezione, poiché Gesù moriva per dare a noi la vita e riaprirci il paradiso.
Ora bisogna che contiamo su questo: Gesù ha sofferto nel suo sentire, nell’ascoltare tutte quelle bestemmie contro di lui, quel «Crucifigatur»13 contro di lui, quell’ostinazione fino a negare ciò che era chiaro agli occhi materiali, e vedersi abbandonato dagli intimi amici: «Non dicam vos servos sed amicos»14; lasciato solo davanti al tribunale e poi lasciato solo a portare la croce. Ci ha ottenuto la grazia del raccoglimento per dominare i pensieri e dominare il cuore. Tenerlo a posto questo cuore, che proprio ami bene il Signore, lo ami totalmente, non sia diviso tra Dio e qualcun’altro. Tanto vale allora fare il voto di castità! Che questo nostro volere sia pieno, cioè [accogliere] pienamente il volere di Dio.
Gesù ci ha ottenuto queste grazie: dominare la mente, il cuore, la volontà. Ci ha ottenuto le grazie per dominare i sensi: gli occhi che stiano a posto; l’udito che non ascolti né mormorazioni né discorsi mondani o troppo umani; la lingua perché si moderi. I Giudei come hanno ucciso Gesù? Non con la spada, ma con la lingua, quando hanno gridato: «Crucifigatur». S. Agostino fa rilevare: Non tendiamo a soddisfare sempre la gola, mentre Gesù Cristo dice «Sitio: Ho sete»15, e viene dato al Salvatore aceto, fiele, mirra. Gesù ci ha ottenuto queste
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grazie [per] mortificare un po’ il senso del tatto, che è più esteso; moderare certi nostri desideri, comodità o atteggiamenti un po’ scomposti, posizioni non tanto convenienti a chi è consacrato a Dio. E poi di sopportare la fatica, interrompere il sonno con prontezza e nell’assoggettarsi a quanto ci viene detto...
C’è un’enormità di cose che dobbiamo esaminare... Confidare che il Signore ci ha ottenuto la grazia per tutto. Mortificare noi stessi e santificare tutto il nostro interno: la mente, il cuore, la volontà; e santificare tutto il nostro esterno: gli occhi, l’udito, la lingua, il tatto, il gusto e anche l’odorato.
Si fanno tante cose sotto l’aspetto spirituale che invece sono, in fondo in fondo, pretesti o voglia di accontentare noi stessi o di perdere tempo. Sotto l’aspetto di gentilezze e di servizi, si può anche abusare. E allora Gesù ci dice: «Venite post me»16. Diventiamo cristiani! E se restiamo cristiani non troveremo difficile praticare la povertà, la castità e l’obbedienza.
Dunque tre pensieri: primo, che Gesù ha sofferto in tutto il suo essere; secondo, che ci ha amato fino a dare la sua vita; terzo, ci ha ottenuto la grazia per la santificazione. Noi diciamo: D’ora in poi voglio essere cristiano. Non badare alle cosette che hanno più o meno importanza relativa, ma in primo luogo, vivere in Cristo nella mente. Le Costituzioni sono sempre per migliorare la vita cristiana e portarla ad un perfezionamento. Vita cristiana più piena e totale.
Adesso si può ascoltare la Messa con questi pensieri, con questi sentimenti.
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1 Meditazione tenuta ad Albano (RM) il 27 marzo 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 102a = ac 169b.

2 Cf Mt 26,26-28.

3 Cf Lc 23,34.

4 Cf Gv 19,30.

5 Cf Lc 23,46.

6 Cf Mt 26,39.

7 Cf Lc 23,28.

8 Cf Gv 15,13.

9 Cf Mt 16,24.

10 Cf Preghiera per la buona morte in LP, ed. 2011, p. 156.

11 Cf Lc 22,42.

12 Cf Colletta del Lunedì Santo: Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio.

13 Cf Mt 27,22: «Sia crocifisso».

14 Cf Gv 15,9-15: «Non vi chiamo più servi…, ma vi ho chiamato amici».

15 Cf Gv 19,28.

16 Cf Mc 1,17: «Venite dietro di me».