Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
LE VOCAZIONI TARDIVE.
LA LITURGIA1


Per l’autunno prossimo spero si possa iniziare una piccola opera per le vocazioni tardive, cioè per le vocazioni che si sono manifestate tardi oppure che non hanno avuto modo di venire prima corrisposte per qualche ragione.
Con il nome di vocazioni tardive, parlando della Famiglia maschile, s’intendono quelle che cominciano a farsi sentire dai diciotto, venticinque anni, raramente anche più tardi. In varie diocesi e anche in varie nazioni, fra cui la Francia, vi sono istituti che accolgono soltanto vocazioni tardive. Anche in Italia vi è qualche esempio, pochi però finora. Vi sono giovani che, a volte, hanno fatto soltanto le scuole elementari; giovani che hanno invece già frequentato il liceo, oppure semplici operai, semplici contadini, commercianti; giovani che si trovano magari già all’università o hanno terminato i corsi universitari e forse anche, meno frequentemente, hanno raggiunto la laurea in medicina, in legge e in altre materie, storia, filosofia, ecc.
Il Signore può chiamare a tutte le ore: all’ora prima, all’ora terza, all’ora sesta, all’ora nona, e anche all’ora undecima2. Però non è consueto che a San Paolo si accolgano quelli che sentono la vocazione all’ora undecima. Per quale ragione? Perché può essere che uno si converta e senta anche, eccezionalmente, una vocazione a sessant’anni. Ma la Pia Società San Paolo ha bisogno di gioventù, di gente in forza, e a sessanta, a settant’anni possono ancora dedicarsi alla preghiera, celebrare la Messa e fare qualche ministero, supponiamo di Confessione. Veramente l’intenzione è di prendere persone piuttosto giovani, ma dobbiamo pensare che nostro Signore ha scelto
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anche uomini fatti: S. Pietro e anche S. Giovanni, che era il più giovane e non era certamente più un ragazzo! Quando si dice giovane, si poteva pensare dai venticinque, trent’anni.
Per questo chiedo la vostra collaborazione, perché so che vi sono giovani, non ovunque, ma in certe regioni, in certe diocesi, che frequentano anche la libreria o almeno di cui avete conoscenza, che sentono in sé una tendenza alla vita religiosa, e specialmente parlo della vita sacerdotale. Quanto alla vita del discepolo, questo si fa già da molto tempo. Ora penso alla vita sacerdotale. Giovani anche laureati, di ventiquattro, venticinque, vent’otto anni, che non sono ancora soddisfatti, pur avendo conseguito il buon risultato dei loro esami, sentono che manca qualcosa, che nella loro vita potrebbero fare qualcosa di più.
In un istituto dove si coltivano queste vocazioni tardive, l’anno scorso, all’ordinazione sacerdotale, ordinazione che l’istituto tiene ogni anno, vi erano ventun nuovi sacerdoti, tutti già oltre i trenta, trentacinque anni. Si capisce che entrando ci sono già gli studi. Si aiuteranno anche quelli che invece hanno fatto poco studio, mettendoli in una casa a parte. Allo stesso tempo, aiutando invece coloro che hanno già fatto gli studi e mancano particolarmente della filosofia tomista, cioè la filosofia che noi insegniamo negli istituti religiosi, nei seminari, e in modo particolarissimo poi della teologia sacra.
Tuttavia, nel fare tutto questo occorre che ci sia docilità. In generale, se arrivano troppo tardi, non prendono più lo spirito, pur rimanendo nell’Istituto, non lo assorbono più, come fanno coloro che entrano presto, in gioventù. Attenzione, però! Vi sono aspiranti al sacerdozio, alla vita religiosa, ma sono già dei falliti nella vita, non hanno saputo farsi una vita, non hanno amore al lavoro, non hanno dedicato il loro tempo agli studi, non si sono formati una vita. Chi non è uomo, non può essere cristiano, tanto meno religioso o sacerdote. E un uomo, anche soltanto ragionevole, si mostra, e mostra le sue qualità di uomo, amando il lavoro, facendosi una vita e preparandosi una vita. In sostanza, non sono giovani squilibrati, malati di psiche.
Mi si ripete questo da un po’ di tempo: le figliuole e i figliuoli che aspirano alla vita religiosa oggi, 1960-61, sono i figli della guerra, quindi ci sono più anomalie. Perciò vigilare di più
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e scegliere meglio sia riguardo la Società San Paolo, sia riguardo le Figlie di San Paolo e ogni istituto. Qualche cosa è stato pubblicato nel San Paolo3 l’altro anno. Rileggere quell’articolo. Qualche altra cosa sarà pubblicata verso giugno prossimo4, e in generale in questi casi sempre è necessario il giudizio di un medico cattolico. Vocazioni tardive. Voi mi aiuterete a pregare e mi aiuterete anche quando si presenta l’occasione con l’opera, cioè parlarne, istruirli, indirizzarli, facilitare, ma in quella maniera che è conveniente per la Figlia di San Paolo.
Ora, ho detto che dobbiamo parlare della liturgia. Che cosa è la liturgia? La liturgia è quella scienza che regola il culto esterno. Vi sono le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. A queste segue la virtù della religione che può essere praticata poco e può essere praticata molto. Voi, che la praticate moltissimo, prendete il nome di religiose. La pratica della religione prevale in voi soprattutto, e la religiosa è tale perché pratica la virtù della religione. Sapete anche che è proprio per la virtù della religione che sempre, mediante i voti, si acquista doppio merito, supponiamo nell’obbedire, perché c’è il merito dell’obbedienza e c’è il merito della virtù della religione.
La virtù della religione è l’amore alle cose sacre, comprende in generale fede, speranza, carità, cioè via, verità e vita. Ma a parte questo che è l’interno, parlando dell’esterno la virtù della religione è il culto e l’amore al culto. Amore alla chiesa, perché sia bella, sia pulita; perché i paramenti siano belli e ordinati; perché si costruiscano chiese; perché nelle vostre camere ci siano i quadri sacri; perché si frequenti la chiesa; perché si assista alle funzioni, si amino le belle funzioni; si porti l’abito religiosamente, perché l’abito è un segno di vita religiosa... In sostanza, tutto quello che è culto esteriore è amore alle cose di religione, alle pratiche di pietà, alle belle Messe, alle solenni funzioni, alle pratiche della Visita, della meditazione, ecc. Il culto esterno.
Questo culto esterno però è regolato dalla Chiesa. Come la Chiesa definisce i dogmi e indica quale sia la via della virtù, così la Chiesa è maestra di orazione, non soltanto maestra di fede,
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maestra di morale, ma maestra di preghiera. E allora, come c’è un codice che regola chi cammina sulla strada, il codice stradale, c’è un codice commerciale per chi fa commercio, e c’è un codice civile per tutte le relazioni sociali, così vi è un codice e si chiama liturgia per quello che riguarda il culto cristiano. I libri in cui è raccolto questo sono il Messale, il Breviario, il Rituale, il Pontificale romano. Questi quattro libri sono quelli che ci conducono e ci danno le norme per compiere il culto esterno. Ora si sta preparando, ed in parte già pubblicato, il Codice liturgico5, che è il complesso delle regole che guidano il culto sacro ossia come si deve celebrare, come si deve dare la benedizione con il Santissimo Sacramento, come si deve tenere la chiesa, come deve essere costruita la chiesa, come devono essere i paramenti sacri, come celebrare le funzioni straordinarie, supponiamo della Settimana Santa, delle Ceneri, ecc. Abbiamo il Codice liturgico.
La liturgia, occorre dirlo, guida il cristiano, perché pratichi meglio la fede, perché si avvii alla santificazione, all’apostolato e perché parli meglio con Dio, perché il culto sia degno di Dio. Il culto ha infatti due fini: glorificare Dio e portare la salvezza alle anime.
Se prendete il Messalino, ad esempio, vi è l’introduzione, in cui si dice questo: primo punto, la liturgia ci porta alla fede, ci fa conoscere le verità di fede, ce le fa amare e quindi si arriva agli atti e alla virtù della fede. Secondo, la liturgia ci insegna come vivere per santificarci, per evitare o togliere il peccato, e la liturgia ci insegna a santificarci. In terzo luogo, la liturgia ci insegna che cosa dire al Signore, come esprimerci con il Signore, ci porta allo spirito di orazione. Quindi nell’introduzione, nella prefazione fatta per il Messalino, si diceva: La liturgia è maestra di fede, di morale e di preghiera.
In ogni Messa infatti vi è la parte didattica, la prima, che è istruttiva, quindi si svolge la fede, e particolarmente l’introito, l’epistola e il Vangelo ci insegnano le cose da credere. Poi
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nella Messa c’è la parte sacrificale, e lì noi impariamo come vivere: Gesù si immola per noi e noi dobbiamo immolarci, consumare la vita per lui. Noi vogliamo e dobbiamo prendere esempio da Gesù: fino a che punto ci ha amati? Morendo sulla croce per noi. E noi fino a che punto ameremo il Signore? La consacrazione ci deve sempre richiamare questo pensiero: anime consacrate a Dio oppure non consacrate a Dio. Anime che devono vivere cristianamente la vita che è per Dio, per il Signore, vita indirizzata tutta a Dio e alla salvezza eterna. Attingere dal sacrificio della Messa le grazie per vivere la vita cristiana, la vita religiosa.
Nella Messa poi vi è la parte unitiva che è la Comunione. La preparazione comincia con il Padre nostro. Seguono altre orazioni, poi avviene la distribuzione della Comunione, quindi il ringraziamento. La liturgia regola la Messa che è parte centrale della liturgia. Tutto dipende dalla Messa, quindi per la Messa vi sono più regole, più articoli del Codice liturgico. Oggi poi vi è il culto regolato in modo molto più perfetto, e non solamente è regolato il modo di sentire la Messa, ma di partecipare alla Messa, che è di più, specialmente se si partecipa anche con la Comunione. È suggerito il modo, anzi i vari modi di ascoltare la Messa, di partecipare più interamente ai frutti della Messa.
Ora, [parliamo] della liturgia essenziale dove opera Gesù Cristo; la liturgia nella quale opera la Chiesa; la liturgia in cui operiamo noi.
La liturgia in cui opera Gesù Cristo stesso: è Lui che celebra la Messa, che battezza, che assolve, che conferma nella Cresima, che consacra i sacerdoti, che celebra e conferisce il sacramento del matrimonio; che consola il morente per mezzo dell’Olio santo: lì opera sempre Gesù Cristo. Il centro è la Messa, i sacramenti sono attorno come tanti rigagnoli di grazia che arrivano alle anime. La Messa: «Fons aquae salientis in vitam aeternam»6. Quindi grande devozione della Messa. Quanto più si può ascoltarne, tanto meglio, ma guardare più alla qualità che non alla quantità.
Per guardare più alla qualità, si viva la Messa come centro
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della giornata: dalla Messa [del mattino] a mezzodì il ringraziamento; da mezzodì alla sera e fino al mattino dell’altra Messa, preparazione alla Messa e alla Comunione. Allora si vive la Messa che è il sacrificio dell’umanità, ho detto stamattina, il Calvario, a cui tutti gli uomini che hanno preceduto la venuta del Messia si sono rivolti. E tutti gli uomini che seguono la venuta del Messia, come noi, sono rivolti là, a ciò che è avvenuto sul Calvario il Venerdì Santo.
Quindi la Messa, il polo delle devozioni, è il sacrificio dell’umanità. Ma è anche il sacrificio della comunità: alla Messa del mattino io vi porto sempre tutte e tutti all’altare. Non ci viene a vedere, ma, non l’abbiamo più visto.... Ma siete sempre lì... Non è molto che ci siamo incontrati, infatti ci incontriamo all’altare ogni mattina.
Ricevere poi i sacramenti o portare la gente ai sacramenti, vuol dire raccogliere i frutti della Messa e portare le anime a ricevere i frutti della Messa: il Battesimo, la Penitenza, la Comunione, l’Olio santo, il Matrimonio, l’Ordine. Santificati, e di più la Cresima che tutti abbiamo avuto la grazia di ricevere.
La liturgia della Chiesa, cioè la preghiera della Chiesa. Oltre a questa in cui è Gesù che fa, lui che offre, vi sono le altre pratiche di religione, ed è la Chiesa che offre. Supponiamo, tutte le benedizioni. Si danno tante benedizioni: si benedicono i bambini, i malati, si benedicono le campagne, si dà la benedizione con il Santissimo Sacramento alla sera, e questa è la benedizione principale. E poi si benedicono anche le macchine, le automobili, si benedicono gli aerei e si benedicono tutti gli strumenti che devono servire al bene, ad esempio, la tipografia, ogni macchina della tipografia; e la propaganda, la libreria e le persone propagandiste. Si benedice ogni cosa. Allora è la Chiesa che prega e noi preghiamo per la Chiesa. Invece nel primo caso preghiamo in Cristo: «Vivit vero in me Christus»7, cioè Cristo opera in noi. E qui opera la Chiesa che intercede, ed è tutta la Chiesa. La Chiesa che cos’è? La Chiesa siamo noi cattolici, vicini ai cinquecento milioni. La Chiesa come società
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perfetta deve aver un capo, il Papa, deve avere i ministri e tutti i mezzi per condurre le anime a salvezza.
Poi vi è una liturgia nostra, la liturgia della famiglia. Che si tengano il Crocifisso e il Vangelo dovunque nelle famiglie, in ogni casa; che il bambino sia segnato con la croce, appena è nato, e ogni sera quando la mamma lo mette a riposo; che nelle case si dicano le orazioni, possibilmente anche il rosario, in modo particolare, il rosario alla sera. Si riceva poi la benedizione del sacerdote quando viene a benedire le case. Quando vi sono degli ammalati si chiami per tempo il sacerdote e si orni la casa perché si deve portare il viatico. Che si prepari tutto per l’Olio santo. Se una persona è defunta, sia vestita decentemente e si accenda almeno qualche candela. Prima che il malato renda l’anima a Dio, venga aiutato dalle preghiere di coloro che assistono e dai suggerimenti che si possono dare, secondo le condizioni di spirito dell’infermo.
Vi è la liturgia di famiglia che poi si estende di più: va al Natale, alle attuali tre Messe; alla Settimana Santa. Prendere parte alle funzioni: se c’è la Purificazione8 portare la candela; se ci sono le Palme, portare l’ulivo. Prendere parte alle compagnie che vestono un abito sacro, come ad esempio le Figlie di Maria, le Madri cristiane, ecc.
Quindi vi è una liturgia individuale, privata. Liturgia in cui prega Gesù Cristo, liturgia in cui prega la Chiesa, liturgia in cui prega l’individuo, il cristiano e la religiosa. La religiosa ha una liturgia particolarissima: l’abito sacro, il cingolo, la corona, il Crocifisso, il distintivo, il velo. Poi ciò che forma l’abitudine della vita religiosa, cioè l’osservanza della clausura che può essere rigorosissima, può essere rigorosa o almeno deve essere sempre religiosa. Il corpo è sacro, e per osservare la liturgia devi tenerlo e usarlo come sacro. E gli occhi devono solamente guardare cose sante; le mani devono solamente fare cose sante e i piedi devono solamente portarti in luogo santo; la lingua deve solo dire cose sante, e così tutta la vita. Liturgia religiosa privata.
La scuola di liturgia si fa sempre, non è vero? Però vi è qualche libro che porta un riassunto delle cose principali. Del
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resto ci sono anche nel catechismo, perché il catechismo è diviso in tre parti: dogma, morale e culto. Quindi la terza parte, compresa la devozione alla Madonna, è dedicata al culto. Man mano che si va avanti, prendere i libri che ne parlano più ampiamente. Quest’anno è stato pubblicato il Codice. Cercare di conoscerlo sempre meglio, anche perché a volte si devono spiegare le cose agli altri.
Ma soprattutto amare e praticare bene la liturgia. Curare che i paramenti siano decorosi, adatti al giorno; che le ostie siano ben preparate, siano veramente un pane bianco, ben confezionato; che il vino sia sicuro e non ci siano pericoli; che le risposte al sacerdote che celebra, siano date bene con buon latino; che il canto delle Messe solenni, delle benedizioni venga fatto devotamente. Si scenda nei particolari: la patena sia tenuta bene per la Comunione e ci sia facilità a ricevere bene l’ostia sporgendo bene la lingua; stare in chiesa con le mani giunte e sempre ben composti, certamente chi non sta bene, può anche sedersi. Queste cose si sanno, non è vero? Ma il comportamento, l’atteggiamento deve essere non solo devoto, ma anche di buon esempio. La suora è un po’ legata, dipende un po’ dagli occhi di tutti, quindi, comportandosi santamente, umilmente, fa una predica, cioè influisce e richiama le persone a stare meglio in chiesa. Con il suo comportamento aiuta a vivere cristianamente. Quando va nelle case, con lo stesso suo comparire, edifica. Può lasciare dietro di sé un profumo di virtù: «Bonus odor Christi»9.
Ora, basta. Amare la sacra liturgia, praticarla e possibilmente intenderne il senso. Per esempio: perché c’è la processione delle candele? Perché si benedice l’incenso? E perché si fa il tale canto, supponiamo nella Settimana Santa, ecc.? Rendersi ragione. La cosa più semplice però è usare il Messalino e diffondere il Messalino. Poi va bene se si arriva anche ad adoperare il Rituale in certe occasioni. Vi sono persone che amano dire l’Ufficio della Madonna, e va bene. Tuttavia molto buono che...10
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 14 febbraio 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 93b = ac 158b.

2 Cf Mt 20,1-16.

3 Cf San Paolo, febbraio-marzo (1960), pp. 1-6, in CISP, pp. 763-771.

4 Cf San Paolo, giugno-luglio (1961), pp.1-2, in CISP, pp. 738-739.

5 Cf Giovanni XXIII, Lettera Apostolica Motu Proprio Rubricarum Instructum con la quale si approva il nuovo Codice delle Rubriche del Breviario e del Messale Romano (25 luglio 1960).

6 Cf Gv 4,14: «…una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».

7 Cf Gal 2,20: «Cristo vive in me».

8 Festa della Presentazione al tempio, 2 febbraio.

9 Cf 2Cor 2,15: «Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo».

10 Registrazione interrotta.